13.2.2 Atti civili ordinari

Livello: sottoserie

Comprendono i procedimenti giudiziari comuni. La presentazione del libello (libellus) era sostanziale agli effetti del successivo svolgersi della causa. La citazione del convenuto era atto del giudice e seguiva all'esame del libello medesimo. L'esame terminava con l'emanazione di un decreto con cui si ammetteva o respingeva il libello. Nel primo caso il giudice faceva citare attore e convenuto per la contestazione della lite (litis contestatio). Terminato il periodo istruttorio o probatorio, il processo era pubblicato, cioè dato in visione alle parti per eventuali osservazioni e aggiunte; quindi, con decreto del giudice si procedeva alla conclusio in causa, cioè alla chiusura del processo, ormai sufficientemente istruito. Seguiva la fase della discussione della causa, con la presentazione e lo scambio, tra i difensori o le parti stesse, delle allegazioni difensive. Mediante pronuncia del giudice si concludeva la lite, che non fosse venuta a cessare per altri motivi (prescrizione, rinunzia, transazione, compromesso in arbitri, ecc.). La sentenza era definitiva, se riguardava la questione principale; interlocutoria, se una incidentale. Gli altri provvedimenti del giudice erano detti decreti. Dopo la stesura, la sentenza doveva essere pubblicata.
La sottoserie accoglie, altresì, gli atti delle cause di competenza della Sede Apostolica (o avocate al proprio giudizio) ed esaminate da giudici da essa designati, nonché gli atti dei giudizi in appello, rimessi al tribunale ecclesiastico di Prato da altri tribunali o dalla Santa Sede. Per salvare il diritto delle parti al triplice grado di giurisdizione, per le cause trattate in prima istanza dinanzi al metropolita (il che accadeva, ovviamente, per i sudditi, enti o persone, appartenenti alla sua sede episcopale), era stabilito che ne giudicasse in seconda istanza il tribunale di un ordinario locale.
Sono infine riportate alcune filze di «frammenti di atti civili», raccolti e legati insieme senza un ordine preciso intorno al 1792, quando gli atti ebbero un riordinamento e furono cuciti in filze (v. nn. 1099-1106).