Tipologia: inventario analitico
a cura di Ilaria Pagliai (Cooperativa Scripta Manent) , Chiara Tumminello (Cooperativa Scripta Manent)
patrocinio: Comune della Città di Chiusi; Regione Toscana; ReDoS - Rete Documentaria Senese
Pubblicazione: Siena, Edizioni Cantagalli, 2017
Descrizione fisica: pp. 488, ill. [5] a colori, cm. 22
Contenuti:
Il fondo Bonci Casuccini conservato nell'Archivio storico di Chiusi è costituito
da una raccolta di libri contabili e altri documenti amministrativi della
fattoria di Chiusi che vanno dal 1758 fino al 1970. Alla morte di Caterina,
moglie dell'Ing. Guido Bonci Casuccini, nel 1970, tutti i beni di Chiusi,
compresi i registri dell'amministrazione conservati nello scrittoio della
abitazione cittadina, passarono alla Società di Esecutori di Pie Disposizioni di
Siena.
La raccolta fu poi acquisita dall'Amministrazione Comunale e
temporaneamente fu conservata in una sezione del Museo Civico, oggi è stata
trasferita nell'Archivio Storico comunale, a disposizione degli studiosi e per
una migliore conservazione. La famiglia Casuccini, originaria di Chianciano, già
dal 1694 aveva una proprietà nella corte di Chiusi con il podere Fontecucchiaia.
Altre proprietà arrivarono dal matrimonio di Niccolò Casuccini con Portia
Bonci.
Ma a questo punto è necessario fare un passo indietro. Agli inizi
del XVII sec. troviamo a Chiusi la antichissima famiglia Bonci rappresentata da
Dionisio, nato nel 1623 da Anton Maria e Cintia Formichi, che sarà il
costruttore del bel palazzo di famiglia che diverrà poi residenza cittadina dei
Bonci Casuccini e dal fratello Michelangelo che intraprese la carriera
ecclesiastica e ottenne incarichi prestigiosi alla corte di papa Alessandro VII,
al secolo Fabio Chigi.
La vicinanza con la famiglia Chigi procurò grandi
vantaggi anche a Dionisio che fu giudice e governatore in varie parti della
Toscana e ricoprì quattro volte la carica di Gonfaloniere di Chiusi. Da Livia
Andreucci di Siena ebbe vari figli ma sopravvisse un solo maschio: Anton Maria
nato nel 1666 che ricoprì molte volte le più alte cariche della Comunità, sposò
Agnese Sozzi e non ebbe discendenza.
Dionisio ebbe anche due figlie:
Calidonia e Porzia e quest'ultima sposò Niccolò Casuccini. Molte proprietà della
famiglia Bonci, di cui si era estinta la linea maschile, passarono alla famiglia
Casuccini o meglio al ramo di Niccolò che entrò a far parte della nobiltà
chiusina e senese ma dovette anteporre il cognome Bonci al suo così come
accadeva in molte altre famiglie toscane e anche a Chiusi con i Ciaja Barni e
poi con i Nardi Dei.
I poderi dell'eredità Bonci erano Peschiera (vicino a
località Querce al Pino), Poggio al Ghiaccio e Lama (nella cura di Macciano),
Montebello (nella collina di Poggio Renzo), i Forti (attuale giardino pubblico)
e Bagnolo. Questi ultimi tre erano andati in eredità a Calidonia, ultima figlia
di Dioniso Bonci, che nel 1693 aveva sposato Ferdinando Andreucci.
Gli
eredi di Niccolò Casuccini, che già tenevano in affitto questi tre poderi, li
acquisteranno poi nella seconda metà del Settecento. Nel 1699 Niccolò Casuccini
aveva acquistato i poderi Gragnano e Gragnanello e terre spezzate a Fonte
Rotella dai fratelli Augusto e Pier Francesco Petrozzi gravati da molti debiti
ereditati dal padre Rosato.
Nel secolo successivo gli eredi di Niccolò
Casuccini, ed in particolare il nipote Dioniso Bonci Casuccini (1719-1785)
continueranno ad acquistare terreni nel comune di Chiusi ma la fattoria non
navigava in buone acque così come tutta l'economia chiusina che soffriva
fortemente per l'allagamento continuo del suo territorio di pianura, per la
forte mortalità nelle famiglie contadine a causa della malaria e per la scarsa
imprenditorialità dei proprietari, spesso enti ecclesiastici.
È questo un
periodo di transizione che vede la fine della vecchia nobiltà terriera quando
ancora non era sbocciata una borghesia sufficientemente capace e dotata di mezzi
economici. Le cose cambieranno con l'avvento al governo della Toscana della
dinastia Asburgo Lorena quando con Francesco prima, ma sopratutto con Pietro
Leopoldo poi, si faranno quelle necessarie riforme amministrative che
permetteranno lo svilupparsi ed il consolidarsi di una borghesia
imprenditoriale.
Altro fatto importante sarà la realizzazione in Val di
Chiana di nuove strade che la toglieranno, nel breve giro di pochi decenni, dal
secolare isolamento e che permetteranno di allargare i mercati dei prodotti
agricoli oltre il territorio senese. Alla metà del Settecento, la famiglia
possiede ben diciassette poderi, a quelli elencati fino ad ora si erano aggiunti
altri come Fonte Pinella e Palazzo Bello.
Le produzioni non sono molto
floride e permettono a malapena la sopravvivenza delle famiglie contadine;si
coltiva grano, ma con delle rendite molto basse, granoturco, fave, fagioli,
canapa. Buona è la produzione di vino e scarsa quella di olio, si allevano
pecore e si produce lana e cacio. In tutti i poderi sono presenti almeno due
bovi da lavoro e vacche e vitelli per la riproduzione.
Nel 1784 si
vendettero i beni del Seminario Vescovile che da molti anni non aveva più
allievi ed aveva poderi poverissimi, il figlio di Dionisio, Pietro (1757-1842),
acquistò molti beni che erano appartenuti a questo ente e tra questi alcuni
poderi che già da molti anni teneva in affitto come Pellegrina e Colle e molti
terreni sulla collina di Poggio Renzo e il fabbricato cittadino dove era stata
per secoli la chiesa di S. Faustino che poi nell'Ottocento diverrà l'oliviera
dei poderi di Chiusi.
Pietro Bonci Casuccini sarà il vero artefice della
rinascita economica della fattoria di Chiusi e Chianciano negli ultimi decenni
del secolo XVIII, acquistando i piccoli poderi degli enti ecclesiastici
soppressi, accorpando terreni, costruendo nuove strade a servizio dei poderi,
acquistando terreni della Comunità per poi bonificarli e renderli produttivi e
costruendo nuove case coloniche o restaurando e ampliando quelle esistenti.
Nel 1790 i poderi di Chiusi sono 22 con Paccianese di Sopra, Paccianese di Sotto
(oggi sede di un ristorante, allora dei frati di S. Francesco di Chiusi) e
Astrone; oltre ai mezzadri molti altri lavoratori sono tenuti in conto corrente
e sono pigionali, fabbri, falegnami, muratori e molti operanti a giornata usati
negli orti di fattoria o a lavorare nelle bonifiche.
Pietro Bonci Casuccini
ricoprì varie volte le più alte cariche cittadine e, vantando amicizie molto in
alto, riuscì molte volte ad eludere le regole e sbaragliare gli avversari e
divenne in breve tempo il padrone assoluto dell'economia chiusina. Nella
gestione 1816-1817 i poderi registrati sono 28, i prodotti sono gli stessi
elencati prima ma sono aumentate fortemente le rendite e i bestiami presenti nei
poderi dai quali era possibile per le famiglie trarre qualche risorsa.
I
mezzadri sono costantemente indebitati nei loro conti correnti e solo con il
conto stima dei bestiami, che sono capitale in comune con il proprietario del
podere, riescono ad alleviare il loro debito con la fattoria. Pochissimi sono i
mezzadri che lasciano un podere senza avere un debito con l'amministrazione,
infatti, seppure gli utili di fattoria fossero in qualche anno anche notevoli,
questo non si ripercuoteva sulla situazione economica delle famiglie contadine
proprio per la natura stessa del patto mezzadrile.
In questi anni i
Casuccini realizzarono molte fabbriche di case rurali, il nuovo mulino da olio
dell'Astrone e si iniziò la costruzione del fabbricato di Poggio Casale su
terreni acquisiti dal soppresso convento di S. Francesco e delle monache di S.
Stefano.
Alla morte di Pietro Bonci Casuccini nel 1842 i poderi della
fattoria di Chiusi sono 33 e ci sono 27 lavoranti in conto corrente tra
artigiani, operanti, pigionali e guardie. L'erede di Pietro, il figlio Francesco
(1781-1857), non aveva grande attitudine per gli affari, era dedito alla musica
ed ebbe il solo merito di promuovere scavi archeologici al Colle e
Pellegrina.
La fattoria non cresce più anche perché sulla scena si
affacciano altri imprenditori agricoli che hanno imparato la lezione dal
Casuccini e tra questi sicuramente il più intraprendente sarà Antonio Lucioli e
il figlio Leopoldo nella seconda metà dell'Ottocento. I figli di Francesco,
Ottavio (1819-1886) e Pietro (1831-1907) si dividono i beni rurali, ad Ottavio
vanno i poderi di Chianciano e la villa di Poggio alla Sala che era stata per
tanto tempo la residenza estiva della famiglia, a Pietro la fattoria di Chiusi,
quella di cui stiamo trattando.
Lattività di Pietro fu incessante e
nonostante avesse frequentato scuole d'arte e fosse molto portato per
l'architettura e il disegno, dovette occuparsi delle proprietà terriere che
riuscì a rendere ancora più produttive adottando nuove tecniche agricole di cui
fu grande promotore. Ospitò a Chiusi il grande architetto senese Arturo
Viligiardi che fu impegnato nel 1891 alla imponente decorazione del Duomo, ma
anche a corteggiare la figlia Marianna che poi sposò nel 1902.
Alla morte
di Pietro nel 1907 la fattoria di Chiusi passò ai figli Emilio (1876-1934) e
Guido (1884-1960) e si formarono così due gruppi di poderi. Gruppo dell'Astrone
guidato da Emilio con 14 poderi: Astrone, Ficomontanino, Ficomontano, Fonte
Pinella di Sopra, Fonte Pinella di Sotto, Fornace, Marcianella, Montollo,
Molinaccio, Palazzuolo, Peschiera, Pollo, Querce al Pino, S. Pietro.
Gruppo
delle Chiane assegnato a Guido con 17 poderi: Bagnolo, Boncia, Casalino,
Casella, Colle di Sopra, Colle di Sotto, Fontecucchiaia, Forti, Montebello,
Paccianese, Pellegrina, Poggio Casale, Poggio Gallina, Portovecchio, Portonuovo,
Romitorio, Vignaccio.
Naturalmente a questo punto la documentazione del
gruppo dei poderi dell'Astrone si cominciò a conservare nella villa di
Marcianella fatta costruire da Emilio nei primi decenni del Novecento e pertanto
nella casa padronale di Chiusi ritroviamo d'ora innanzi solo i registri del
gruppo dei poderi delle Chiane che nel 1921 sono aumentati di quattro unità con
Palazzuolo, Arcisa, Fonteregina e Lago.
Negli anni successivi Guido Bonci
Casuccini vende molti poderi e nel 1960 (anno della sua morte) rimangono le
proprietà di terreni in loc. Il Colle, Poggio Gallina e Bagnolo. La
documentazione della fattoria di Chiusi termina al 1970, ricordando che mancano
tutti i volumi dei poderi del gruppo dell'Astrone ereditati da Niccolò Casini di
Siena, unico nipote di Emilio Bonci Casuccini.
È del tutto evidente
l'importanza di questi materiali per uno studio attento della economia chiusina
per un arco di tempo di poco inferiore ai due secoli, analizzando le produzioni
dei poderi, la situazione delle famiglie contadine, l'evoluzione del contratto
mezzadrile e confrontando i dati disponibili con quelli di altre fattorie coeve
nel territorio di Chiusi.
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