Livello: serie
Estremi cronologici: 1866 - 1973Consistenza: 66 unità
La serie, molto frammentaria e lacunosa, è costituita da 66 unità
archivistiche comprese nelle sottoserie "Ruoli generali" (16 unità, 1935-1955),
"Ruoli ordinari" (2 unità, 1944-1973),
"Schede dei contribuenti" (8 unità,
1948-1960), "Ruoli delle rendite e delle entrate ordinarie e straordinarie" (16
unità, 1868-1943), "Imposta di famiglia" (3 unità, 1870-1875), "Imposta sul
bestiame" (3 unità,1936-1944),
"Imposta su vetture e domestici" (4 unità,
1867-1872), "Imposta sui cani" (4 unità, 1870-1964) , "Imposte diverse" (8 unità,
1873-1868) e "Atti delle commissioni" (2 unità, 1932-1970).
Altra
documentazione relativa alla esazione delle imposte si trova nella relativa
categoria della serie Carteggio e atti degli affari comunali.
La materia
relativa alle imposizioni comunali era disciplinata dall'art. 118 della Legge per
l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia del 20 marzo 1865, che aveva
provveduto all'abolizione delle diverse imposizioni vigenti negli stati
preunitari.
In base a tali disposizioni il comune poteva imporre tasse e dazi
propri e sovrimposte a tributi statali, ricalcando quanto stabilito dalla normativa
tributaria del Regno di Sardegna.
La contribuzione diretta poggiava su tre
imposte principali valide su tutto il territorio nazionale: l'imposta fondiaria,
l'imposta sulla ricchezza mobile e l'imposta sui fabbricati.
Le imposte
indirette erano costituite principalmente, oltre che dai dazi doganali, dal dazio
governativo sui consumi (che fu fin dall'inizio il gettito fiscale più redditizio) e
dalle imposte di fabbricazione.
Negli anni successivi fu prevista la
possibilità per i comuni di istituire altre tasse per provvedere alle accresciute
esigenze di amministrazione del territorio: un'imposta sulle bestie da tiro (1865),
una tassa sui cani (1865, obbligatoria dal 1919),
una tassa sul valore locativo
delle abitazioni (1866, abolita dal 1925 al 1931), una tassa di famiglia (1868,
abolita dal 1923 al 1925), una tassa sul bestiame (1868), una tassa su vetture e
domestici (decreto del1866 e legge del 1870),
una tassa di licenza (attribuita
ai comuni dal 1870), una tassa di esercizio e di rivendita (1870, abolita nel 1925)
e una tassa sulle insegne (1874).
Nei primi decenni del Novecento le
contribuzioni comunali subirono mutamenti, abolizioni provvisorie e sostituzioni,
arricchendosi con numerose altre imposte: su pianoforti e biliardi (1917), sui
redditi delle industrie, commerci,
arti e professioni (1925), una complementare
sul reddito (1925) che sostituiva la tassa di famiglia e quella sul valore locativo
delle abitazioni, una di patente e una sulle macchine da caffè (1926).
I
contribuenti dovevano essere iscritti su appositi ruoli, che potevano riguardare una
singola tassa, o comprendere invece tutti i tributi comunali unificati (ruoli
generali).