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Tipologia: inventario analitico
a cura di Roberto Barducci
patrocinio: Provincia di Pistoia - Regione Toscana - Comune di San Marcello Pistoiese
Pubblicazione: Pisa, Pacini Editore, 2000
Descrizione fisica: pp. 415, ill. 4 colore, mm. 210 x 180
Collezione: Beni culturali / Provincia di Pistoia, 19
Numeri: ISBN - 88-7781-249-4
Contenuti:
Le carte che con il presente inventario e con l'altro relativo all'Archivio del Capitanato poi Vicariato della Montagna restituiamo alla Comunità di San Marcello, sono il frutto di una tradizione documentaria plurisecolare e di complesse vicende politiche e amministrative che il territorio della Montagna pistoiese ha conosciuto attraverso i secoli. Per questa ragione i documenti prodotti nel territorio sono attualmente conservati presso istituti documentari diversi, come appunto l'Archivio del Capitanato della Montagna presso l'Archivio di Stato di Pistoia. Il programma di salvaguardia delle fonti locali condotto dalla Provincia di Pistoia raccoglie così altri importanti frutti. L'impegno dell'Amministrazione Comunale ha reso possibile la conservazione di documenti in locali idonei che ospitano anche l'Archivio della Ferrovia Alto Pistoiese, dando vita così ad un ragguardevole complesso documentario che riguarda la Montagna Pistoiese. Infine un ringraziamento alla Regione Toscana e alla Sovrintendenza Archivistica che ci hanno sempre seguito con attenzione e disponibilità.
Moreno Seghi Sindaco di San Marcello Pistoiese
Luigi Giorgetti Assessore alla cultura Provincia di Pistoia
Le operazioni di ordinamento ed inventariazione dell'archivio storico comunale di San Marcello Pistoiese non sono state né semplici né brevi, data la complessità e la mole di tale patrimonio documentario, ma Roberto Barducci ha lavorato con grande pazienza e competenza, giungendo alla stesura di uno strumento di corredo attento e analitico. Nell'introduzione egli fornisce un quadro storico-istituzionale puntuale e accurato sia delle vicende relative al territorio cui i documenti si riferiscono, sia agli organismi locali che li hanno prodotti, e ricostruisce con precisione la storia dell'archivio. I risultati sono davvero soddisfacenti e la stampa dell'inventario consentirà una più vasta diffusione ed una più approfondita conoscenza di quanto è contenuto nell'archivio storico comunale, con il conseguente impulso a nuovi studi e ricerche che permetteranno di fare luce sulla Montagna Pistoiese, territorio che fin dai tempi antichi ha assistito a scontri e lotte per il suo controllo e la cui storia è ancora tutta da raccontare. Quest'inventario costituisce dunque, oltre che un imprescindibile e valido aiuto per tali studi e ricerche, un importante passo sulla via della valorizzazione delle fonti storico-documentarie. Via da tempo intrapresa dall'Amministrazione comunale di San Marcello con la'cquisizione del fondo archivistico della Ferrovia Alto Pistoiese, già dotato di inventario, e di quello dell'Ospedale Pacini, in procinto di essere riordinato; in tale direzione va inoltre la scelta di una sempre maggiore apertura degli archivi al pubblico, anche con il graduale avvicinamento dei ragazzi delle scuole alle fonti documentarie. Il percorso di recupero e valorizzazione delle fonti documentarie presenti sul territorio non sarebbe possibile senza il concreto e sostanziale contributo dell'Amministrazione Provinciale di Pistoia che da anni si impegna, accanto alla Sovrintendenza Archivistica per la Toscana, in progetti di riordinamento ed inventariazione degli archivi, progetti i cui risultati trovano la loro più completa espressione nella pubblicazione all'interno della collana "Provincia di Pistoia/Beni culturali.
Gabriela Todros Sovrintendenza Archivistica per la Toscana
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A partire dall'epoca romana, la Montagna Alta di Pistoia ha rappresentato non soltanto un teatro di scontro fra civiltà2, ma anche un continuo e fondamentale luogo di passaggio e di unione fra la pianura padana e la Toscana3. Nel Medioevo, dopo che i suoi comuni erano stati conquistati da Pistoia e sottoposti a regime podestarile, il territorio montano cominciò a risentire pesantemente degli scontri di fazioni e partiti facenti capo a Panciatichi e Cancellieri, i quali, cominciati alla fine del Duecento, durarono fin quasi alla metà del Cinquecento, provocando una sorta di "guerra civile allo stato di latenza"4. Intanto, la Montagna veniva assumendo una precisa fisionomia economica, basata sul castagno, sulla pastorizia transumante e su un'agricoltura povera; a tali caratteristiche si aggiunse, a partire dal XV secolo, una rinomata attività metallurgica, dovuta all'abbondanza di combustibile (boschi) e di forza motrice (torrenti e fiumi), e al commercio del ferro proveniente dall'isola d'Elba5. Povertà, carestia, scontri politici produssero, comunque, violente turbolenze sociali che sfociarono in un endemico banditismo6. In età lorenese, fra la metà del Settecento ed il primo Ottocento, tale quadro andò parzialmente modificandosi: grazie alle riforme politiche granducali7, all'iniziativa di alcune famiglie8 e all'allacciamento di importanti comunicazioni stradali9, alcune zone del territorio montano (e specificatamente Mammiano e la valle del Lima) si affermarono come importanti centri siderurgici, soppiantando la valle del Reno10. Le ferriere della Montagna andarono, così, costituendo con le fabbriche della città un vero e proprio sistema integrato, basato sul ferro11, sempre, tuttavia, all'interno di un quadro generale toscano e pistoiese industrialmente arretrato, dove il vapore come fonte di energia era una "reclamatissima eccezione"12. Le riforme economiche leopoldine, con l'abolizione della privativa dell'industria del ferro, la vendita delle terre comunali e la liberalizzazione della proprietà privata, determinarono la nascita di nuovi problemi economici e sociali. A causa dell'abolizione degli usi civici, decisa dal liberismo leopoldino, scomparvero quelle che erano state importanti risorse per gli abitanti della Montagna; così, la tradizionale migrazione stagionale nelle Maremme, legata alla transumanza, si accrebbe, unendosi anche ad altre attività e trasformandosi in una sorta di "emigrazione di massa"13. Intanto, il dissennato taglio del bosco, dovuto all'attività siderurgica e all'estendersi della coltivazione del grano, cominciò a provocare un dannoso dilavamento del suolo, ravvisato anche dai vicari di San Marcello14. Fino alla metà del Novecento, la Montagna ha continuato a caratterizzarsi per una forte e persistente migrazione stagionale15 e a basare la propria soppravvivenza alimentare sul castagno, anche se il terreno destinato ai castagneti si è venuto drasticamante riducendo16. Le già presenti attività industriali (siderurgiche, cartarie e del ghiaccio) si radicarono e si svilupparono ulteriormente, grazie anche alla vicinanza della ferrovia Porrettana, principale linea italiana nord-sud fino al 1934, determinando nel 1926, in conseguenza di un forte incremento di mobilità di persone e merci nel territorio, la nascita della ferrovia elettrica Alto Pistoiese da Pracchia a san Marcello (F.A.P.)17. Infine, nel dopoguerra, come alternativa essenziale alla progressiva crisi dell'industria siderurgica e metallurgica, accompagnatasi ad una ormai definitiva e devastante emigrazione verso l'estero18, si è andato sviluppando, lungo la statale 66, con l'affermrsi dell'automobile, il turismo montano19.
Se la storia economico-sociale della Montagna pistoiese si è dimostrata tutt'altro che immobile, altrettanto movimentata è apparsa quella politico-istituzionale, tanto da poterne definire la relativa documentazione archivistica, per rubare l'espressione usata da Franzese a proposito dell'archivio di Monsummano, come "...una documentazione che riflette la vita non di uno, ma di più enti, le cui carte, per una serie di vicende storiche ed istituzionali, subirono un processo di concentrazione, ma poi anche di dispersione, per certi versi alquanto singolare"20. Per cominciare a definire gli aspetti giuridici del territorio montano nel suo complesso è necessario riferirsi, innanzitutto, alla lunga e ancora non ben chiarita storia del Capitanato di Montagna. Del resto, è proprio all'interno dell'evoluzione istituzionale del Capitanato che si svilupperà poi, intorno ad una sua specifica cancelleria, l'archivio. Per circa quattro secoli e mezzo, dal 1330, almeno, fino al 1772, l'attività militare, politica, amministrativa e giudiziaria dei comuni della Montagna ha ruotato, infatti, in modi e tempi differenti, intorno alla figura di un capitano della Montagna superiore. Sappiamo sia dalla cronca del pistoiese Jacopo Maria Fioravanti, sia dalle provvisioni del comune di Pistoia21, che un capitano così denominato apparve sulla scena politica, o perlomeno risultò apparire, negli anni 1329-1330, quando la Montagna era sconvolta dalle guerre tra fiorentini e lucchesi e dagli scontri tra le fazioni dei Panciatichi e dei Cancellieri. In quel tempo, i comuni della Montagna superiore, da San Marcello a Cutigliano, da Gavinana a Lizzano, da Piteglio a Popiglio, erano retti da podestà nominati da Pistoia; i podestà rappresentavano il potere politico centrale e amministravano la giustizia. Il capitano quindi doveva impersonare inizialmente una magistratura eccezionale, con poteri speciali, mandato sulla montagna in occasione di gravi fatti militari e insubordinazioni. Intorno alla metà del Trecento la carica di capitano della Montagna superiore, di durata trimestrale, tese a normalizzarsi, acquisendo poi nel 1361 limitate funzioni giudiziarie in ambito civile e criminale e ponendo la propria residenza a Lizzano. Le modalità dell'estrazione dell'ufficio mutarono nel temopo, finendo comunque per favorire i rappresentanti delle famiglie magnatizie di Pistoia, fra cui Panciatichi e Cancellieri. Quando, a partire dal 1366, i podestà dei singoli comuni furono sollevati dall'incarico, il capitano divenne l'unica autorità politica, militare e giudiziaria di tutta la Montagna superiore. Dal 1373, la nomina del capitano passò ufficialmente, in conseguenza della stipulazione di un trattato fra pistoiesi e fiorentini, a questi ultimi22, che temevano invasioni da nord da parte dei Visconti e non si fidavano delle fazioni pistoiesi.Inoltre, i fiorentini si erano ormai insinuati, soprattutto dopo il 1351, negli affari interni di Pistoia, della quale avrebbero inglobato progressivamente nell'orbita delle proprie magistrature anche il territorio (Cinque conservatorie del contado e Sei di Arezzo nel secolo XV, Quattro commissari e la Pratica Segreta nel cinquecento)23. Da allora, i capitani della Montagna, per circa quattrocento anni, precisamente fino al 1772, furono scelti fra le principali famiglie di Firenze. In base a quel trattato, al capitano vennero concessi un buon seguito e i pieni poteri. La sua giurisdizione spaziava da Piteglio a Popiglio, da Mammiano a San Marcello, da Gavinana a Lizzano e Cutigliano, comprendendo anche i castelli di Sicurana e di Mura, oggi distrutti. a questi primi comuni si sarebbero aggiunti, nei primi decenni del Quattrocento, Crespole, Calamecca e Lanciole, e più tardi, nel Cinquecento, Sambuca. La sua residenza fu fissata inizialmente a Cutigliano, dove venne costruito appositamente un palazzo pretorio per accoglierlo24; in seguito dovette alternarsi a Cutigliano, San Marcello e Lizzano. Ma la storia di questa alternanza, dalla quale nel 1512 fu esclusa Lizzano, resta ancora tutta da verificare e da scrivere. Si ha comunque la sensazione che di queste tre, poi due capitali, fosse Cutigliano, e non San Marcello, la sede più prestigiosa. Cutigliano era l'unico comune che poteva vantare due rappresentanti nel Consiglio generale del Capitanato; era il suo vicario a ricevere il capitano che entrava in carica; era nella pieve di San Bartolomeo che il capitano consegnava le sue lettere credenziali, lette davanti a turro il popolo. Con il passare dei secoli, il potere giudiziario del capitano, come quello degli altri governatori e giudici del dominio fiorentino, diminuì. Il Granducato mediceo operò anche nel settore giudiziario un forte accentramento politico e amministrativo. Così il capitano finì per occuparsi di reati minori, che implicavano al massimo 50 lire di pena pecuniaria. Le cause più importanti e gravi venivano demandate e giudicate fra Pistoia e Firenze e il personale venne ridotto. Un'importante funzione del capitano rimaneva quella di collettore delle imposte, che il prorpio camarlingo s'incaricava di riscuotere dai singoli comuni e di versare poi nelle casse dei Nove Conservatori della Giurisdizione e del Dominio fiorentino, magistrati che amministravano i territori sottoposti a Firenze25. I comuni appartenenti al Capitanato avevano mantenuto la propria autonomia amministrativa ed erano governati secondo propri statuti, buona parte dei quali costituisce un rilevante patrimonio del locale archivio. I loro rettori erano chiamati vicari, o rappresentanti, ed erano assistiti da consigli. I vicari e i rappresentanti formavano il Consiglio Generale del Capitanato. Nel proprio comune proponevano leggi che venivano poi discusse nei consigli; inoltre, eleggevano o appaltavano le altre cariche comunali: il camarlingo, gli stimatori dei bani, la guardia campestre, il cancelliere. E fu proprio il cancelliere, come è noto, a diventare, dalla seconda metà del Cinquecento, una figura-chiave in tutte le comunità del Granducato26. Inizialmente egli esercitava la funzione di notaio ed era incaricato di redigere leggi, statuti e deliberazioni. Poi, durante il governo del Granduca Cosimo I, fu trasformato in un funzionario statale stabile, e perciò obbediente e fidato. La durata della sua carica si allungò. Le sue competenze aumentarono: fu obbligato a conservare tutte le scritture pubbliche, a controllare l'operato finanziario dei camarlinghi comunali sottoposti alla propria giurisdizione e a preparare i relativi dazzaioli. Le sue relazioni con gli uffici centrali cominciarono a formare un vasto carteggio. Nel 1646 la Pratica Segreta di Pistoia, magistratura che a partire dalla seconda metà del '500 si occupò degli affari giuridici e amministrativi pistoiesi, assegnò anche al Capitanato della Montagna un cancelliere nominato dal centro. Mentre aboliva tutti i cancellieri dei comuni del Capitanato, la Pratica elesse quale unico cancelliere messer Vincenzo Pacioni da Cutigliano. Il Pacioni aveva - riporto le parole del decreto - "...obbligo e carico di ricevere in consegna e custodire tutti i libri e scritture pubbliche di ciascheduna comunità...". Inoltre, avrebbe dovuto visitare, di tempo in tempo, le comunità stesse, controllarne i negozi e vigilare sull'attività dei camarlinghi. È in questo momento che nasce virtualmente l'archivio del Capitananto della Montagna. Non sappiamo quali risultati raggiunse il Pacioni nel suo incarico di archivista. Fu il secondo cancelliere, Francesco Palladi, a stilare, nel 1648, il primo inventario - riporto il sottotitolo [-] "di tutti i libri e scritture che si trovano nella cancelleria del Capitanato della Montagna di Pistoia". L'alternanza dei capitani e dei loro cancellieri su e giù per la montagna fra San Marcello e Cutigliano terminò nel 1772. In quell'anno, la carica di capitano fu abolita e venne sostituita da quella di vicario regio27. Il vicario era una nuova magistratura giudiziaria, a cui si poteva accedere soltanto per titoli universitari e non per onori politici. Grazie ai ministri di Pietro Leopoldo, si stava realizzando in Toscana una vasta riforma per razionalizzare e omologare l'amministrazione della giustizia, renderla insomma più efficiente; così tutto il Granducato fu suddiviso in vicariati, con competenze civili e criminali, e podesterie, con competenze soltanto civili. Nel corso di questa riforma San Marcello rimase l'unica sede del giusdicente e del cancelliere. Non è possibile, per ora, ricostruire esattamente le ragioni di questa scelta: fu forse perchè San Marcello si trovava in una posizione più centrale e razionale, rispetto ai comuni sottoposti al nuovo vicariato, o perchè la strada regia modenese aveva oltrepassato il paese e consentiva un migliore collegamento con la pianura. In ogni modo, l'avvenimento non passò del tutto indolore: l'agibilità del palazzo pretorio di San Marcello destava preoccupazioni e l'edificio dovette essere riadattato per ospitare le carceri e potervi fare comodamente i processi. Il vicario, infatti, era un giudice potente, che poteva condannare alle massime pene e doveva avere una sede sicura ed adeguata. Intanto, gli abitanti di Cutigliano, che non avevano digerito quel declassamento improvviso dopo secoli di prestigio politico, inviavano suppliche per poter mantenere a proprie spese il palazzo e poterlo comprare in caso di vendita. Da una lettera inviata alla Pratica Segreta di Pistoia il 22 novembre 177228 si deduce che anche il primo vicario della Montagna, Francesco Biondi, si ritenesse soddisfatto dello spostamento del tribunale a San Marcello. Egli si mostra, infatti, irritato con il messo del tribunale, che si ostinava ad abitare a Cutigliano. In questo modo, veniva a ritardare gli affari della giustizia, che, come affermava il vicario, sopra a Cutigliano e nella stessa Cutigliano erano nulli, o pochi. Dopo l'istituzione del Vicariato, San Marcello era divenuto, a tutti gli effetti, l'unico capoluogo giudiziario e amministrativo del territorio montano. Qui risiedevano sia il giudice che il cancelliere. Nel 1775, in seguito ad un'altra riforma leopoldina, San Marcello divenne anche il capoluogo politico della neonata Comunità della Montagna: i governi comunali con le loro leggi vennero aboliti e furono sostituiti da un unico magistrato comunitativo, composto da un gonfaloniere e da cinque priori. I rappresentanti dei sedici popoli confluiti in questa comunità formarono il Consiglio Generale29. Così, fra il 1775 e il 1808, si realizzò a San Marcello il massimo concentramento di funzioni ed istituzioni nella storia della Montagna di Pistoia: niente più governi comunali, un magistrato che decideva per tutte le località, un tribunale civile e criminale dagli ampi poteri, una cancelleria con competenze legali, archivistiche, fiscali. Tutti gli affari politici, giudiziari e amministrativi facevano capo al palazzo pretorio del capoluogo. Nel 1808, con l'annessione della Toscana all'impero napoleonico30, la Montagna venne amministrativamente risuddivisa, in un modo che sarebbe risultato, anche in futuro, pressoché definitivo; dal frazionamento voluto dai francesi emersero, infatti, quattro comuni, o mairies (San Marcello, Cutigliano, Piteglio, che si sosituì nel 1812 a Popiglio, e Sambuca)31, i quali in seguito, con il ritorno dei Lorena, conservarono l'autonomia divenendo comunità, e poi, dopo l'unità d'Italia, comuni. Altre già prestigiose località, come Lizzano, Gavinana, Popiglio, (per non parlare di Mammiano, Calamecca e Lanciole), scomparvero definitivamente in seno alle nuove circoscrizioni, nonostante conservassero un buon livello demografico e, nel caso di Mammiano, interessanti attività economiche. San Marcello continuava a rappresentare il capoluogo giudiziario e amministrativo del territorio; così divenne sede anche di un Ingegnere di circondario (dal 1840), di un circondario di arruolamento (dal 1820) e di un distretto elettorale (dal 1848). In campo giudiziario, dopo l'abolizione dei vicariati e delle podesterie e l'istituzione delle preture, nel 1848, a San Marcello restò la sola competenza in materia criminale. Anche Cutigliano e Piteglio ottennero infatti un pretore civile. Con l'unificazione legislativa avvenuta nel 1865, le comunità vennero sostituite dai comuni, le cancellerie sciolte e i loro archivi smembrati. Gli uffici delle Tasse si presero gli estimi e i registri catastali, le Preture inglobarono quelli giudiziari. Come è noto, la documentazione catastale e i registri dei processi civili e criminali dei capitani e dei vicari sono poi confluiti nell'Archivio di Stato di Pistoia. Il resto venne lasciato ai comuni. Cutigliano e Piteglio prelevarono ciascuno ciò che loro spettava. Per San Marcello il ruolo di capoluogo amministrativo della Montagna volgeva al termine. Scomparso il cancelliere, restava, come magistratura esterna, soltanto un distaccamento della Pretura di Pistoia, che funzionò, come si deduce da alcuni registri rimasti fortunosamente nel palazzo comunale, almeno fino alla metà degli anni '60. Comunque, la maggior parte dei documenti giudiziari fu aggregata al Tribunale, per confluire poi, anch'essa, nell'Archivio di Stato di Pistoia.
Come si è potuto constatare, il fatto che l'archivio di san Marcello si sia venuto strutturando in un contesto territoriale quanto mai instabile e complesso ha determinato il sorgere di problematiche storico-archivistiche di non sempre facile soluzione, come: la collocazione politico-amministrativa delle dodici comunità costituenti la circoscrizione montana; la nascita e la formazione dell'archivio stesso; l'accidentata scelta di San Marcello come sua sede; le mutevoli conformazioni date per tre secoli e mezzo al materiale documentario da parte di cancellieri ed archivisti; le cause e le conseguenze dei numerosi trasferimenti di materiali avvenuti da un comune ad un altro, o da un comune al capoluogo pistoiese. Una volta inquadrata l'evoluzione istituzionale dei comuni montani e la successione delle magistrature inviate dal governo centrale, restava da scrivere la storia interna dell'archivio, con la verifica degli accrescimenti, degli spostamenti e delle eventuali perdite di materiale, e l'individuazione dei modelli ordinativi usati. Nonostante la risposta evasiva del tribunale di Cutigliano e San Marcello alle istruzioni inviate da Pompeo Neri nel 1745 a tutti i cancellieri del Granducato, riguardo la consistenza e la tipologia dei loro archivi32, l'abbondanza di inventari di "scritture e mobilia", anche se spesso sommari, presenti nella Cancelleria di San Marcello, consente di seguire costantemente la storia della documentazione dal 1648 al 1861, mentre più difficile risulta seguire la consistenza dell'archivio durante il comune postunitario, in quanto dall'inventariazione del 1866 si passa a quella del 1971, con un'escursione cronologia di quasi cento anni. È con il primo e breve inventario del cancelliere Palladi, stilato nel 1648, che tocchiamo con mano il formarsi dell'archivio del Capitanato. I pezzi dei vari comuni e dell'ufficio del capitano cominciarono ad affluire verso la cancelleria; il Palladi riuscì a recuperare anche i registri civili e criminali che vedeva, come dice lui, "...stare in libertà di tutti". Egli dette a filze e registri la prima organizzazione, almeno sulla carta, suddividendoli per istituzioni (comuni e capitanato), e, all'interno di ciascuna istituzione, per serie (estimi, partiti, ragioni, statuti, accuse, viveri, civili, criminali, ecc.), denotandone anche il numero e gli estremi cronologici. Complessivamente la consistenza dell'archivio ricostruito dal Palladi era di 248 pezzi. In pochissimi casi i documenti risalivano ad epoche anteriori al '500; per cui si può pensare che in parte siano andati perduti durante eventi bellici del XVI secolo, come è stato suggerito33, ma che in parte non siano stati conservati per incuria o perché "stavano in libertà di tutti". Nell'inventario del Palladi, ma anche negli altri numerosi inventari che sono stati eseguiti in esecuzione al sindacato e alla consegna del materiale posseduto dai cancellieri succedutisi in carica, non viene specificato dove affluissero i documenti, se nel palazzo pretorio di Cutigliano o in quello di San Marcello, o se seguissero i viaggi di quell'archivista itinerante. Dopo il Palladi, furono i cancellieri Spigliati (1751-52), Ticciati (1781), Giglioli (1790), il maire Cini (1813), di nuovo i cancellieri Giovacchini (1816), Pieri (1819), Zoppini (1827), Montanini (1871), a compilare inventari più o meno sommari, aggiornati via via da altri cancellieri, come Ristorini, Baschieri, Reali, Puccini. Da essi emerge, innanzitutto, il progresso nella organizzazione e nella sistemazione dei pezzi, i quali, furono disposti prima su scaffali e palchetti (1751), poi su scaffali numerati (1781), vennero riuniti a partire dal 1816 nella stanza "ad uso di cancelliere", infine furono suddivisi nel 1827 in tre vani (stanza del cancelliere, stanza detta dell'archivista, archivio e stanza del sottocancelliere). Da tali elenchi si deduce, inoltre, il continuo arricchimento quantitativo e qualitativo dell'archivio: ad estimi, partiti dei comuni, accuse, memorie, saldi, distribnuzione dei viveri e processi civili e criminali, si aggiunsero negli anni ottanta del secolo XVIII i primi registri relativi alla nuova Comunità della Montagna, i documenti delle opere e compagnie religiose consegnati secondo gli ordini relativi al patrimnonio ecclesiatico e ben 602 pezzi (volumi, spogli, matrici e copie di piante) relativi al catasto portato a termine nel 1787 nei sedici popoli della comunità. Da alcuni inventari compilati da Clemente Cini, maire di San Marcello, si viene a conoscenza della separazione di Popiglio e di Cutigliano nel 1809 e del trasferimento di materiale loro spettante; della consistenza dell'archivio prima e dopo l'istituzione della mairie di San Marcello; della consistenza di quello della mairie di Cutigliano. Dagli inventari delle soppresse mairies di San Marcello, Piteglio, Cutigliano e Sambuca, stilati dal Cancelliere Giovacchini nel 1816, si rileva la restituzione alle parrocchie degli stati d'anime, precedentemente prelevati a fini demografici dai francesi. Nell'inventario complilato dal cancelliere Zoppini in piena restaurazione (1827), la consistenza, la sistemazione, la numerazione e la descrizione dei pezzi si fa più precisa che non in quelli precedenti, fino a specificare la tipologia (pacchi, filze, libri, registri) e la distribuzione dei documenti in stanze e sezioni diverse e a distinguerne fisicamente certe serie da altre34. Con la descrizione del 29 marzo del 1861, a firma del cancelliere Montanini, si concludeva, nell'ambito di quel vasto censimento archivistico sollecitato negli anni cinquanta in tutti i comuni del Granducato da Francesco Bonaini35, la serie degli inventari preunitari di San Marcello36. Continuamente accresciuto dai documenti di vecchie e nuove magistrature, l'archivio dei cancellieri si espanse fino a contenere, alla vigilia dell'unità d'Italia, circa 1800 pezzi: in duecento anni si era quasi decuplicato. L'inventario del Montanini rappresenta una sorta di quadro fotografico della massima espansione dell'archivio comunitativo prima dell'unificazione amministrativa del 1865, dopo la quale, a causa dell'abolizione delle cancellerie e dei conseguenti spostamenti di materiale, esso si sarebbe svuotato in modo consistente, per riprendere a crescere con l'avvento del comune postunitario. A tale importante inventario bisognerà necessariamente riferirsi per poter determinare le eventuali perdite, i trasferimenti e le novità metodologiche, confrontandolo con quello successivo del 1886. Esso non specifica né la posizione topografica dei pezzi (palchetti, scaffali, stanze, sezioni), né la tipologia del materiale, risultando organizzato in modo differente dal precedente, in quanto non ripartito tanto per materia, ma, grosso modo, secondo le varie istituzioni (processi dei giusdicenti, filze dei cancellieri, comunità di San Marcello, Piteglio e Cutigliano, ecc.), suddivise a loro volta in serie, con la consistenza dei pezzi e l'arco cronologico37. Con il successivo inventario del 1886, il primo del periodo postunitario (e l'unico fino al 1971), vengono superate le precedenti incertezze e le ambiguità del processo ordinativo e scelta un'inventariazione per materia38. L'archivio subì, tuttavia, due tipi diversi di trattamento, venendo suddiviso in "vecchio archivio" (dal 1599 al 1858) e "nuovo archivio" (1859-1886), cui si deve aggiungere una parte legislativa (232 pezzi). Il primo, formato da 271 unità poste nella stanza del sindaco, non consisteva che dei resti di quello già inventariato nel 1861 dal Montanini. Mancava la documentazione relativa a Piteglio e Cutigliano, già ripresa probabilmente dai rispettivi comuni; mancavano gli atti processuali, finiti inizialmente nell'archivio della Pretura ed oggi conservati per la maggior parte nell'Archivio di Stato pistoiese; mancavano anche le filze dei cancellieri, il fondo dell'Ingegnere di circondario e la serie dell'arruolamento militare, che comunque sarebbero tornate in seguito nell'archivio. Rimaneva la parte relativa alla Comunità di San Marcello39, ma sfrondata della documentazione catastale e priva di alcuni fondi, come la Pia Eredità Pacini, l'Amministrazione delle pubbliche scuole, probabilmente disperso e la Pia Opera Achilli, assorbita in seguito dalla Congregazione di Carità comunale. Alle serie così rimaste, riportate nello stesso ordine del precedente inventario, fu assegnata una lettera (dalla A alla G) e una classe (dalla Prima alla Settima), mentre le ultime tre restavano senza classe40. A tutte fu imposta una numerazione aperta. Il "nuovo archivio" (dal 1859 al 1886) fu inventariato invece per categorie (dalla A alla Q)41 e contava 176 buste con numerazione pregressiva chiusa. Dal riordino curato da Raul Rossi e terminato nel 1971, avvenuto dopo la riscoperta e la prima utilizzazione scientifica della documentazione, verso la fine degli anni sessanta, da parte di Gabriella Aschieri, sappiamo che l'archivio fu trasferito nel 1924 dall'antico palazzo pretorio alla sede attuale del palazzo comunale, come risulta anche dagli atti deliberativi del tempo, con conseguente incauta eliminazione di materiale postunitario databile fra il 1885 e il 1923; un danno aggravato, secondo il curatore, anche da eventi bellici dell'ultima guerra. In quest'ultimo è chiara soprattutto la suddivisione fra sezione separata e archivio di deposito. All'interno della sezione separata è stata distinta la parte preunitaria, cui è stata assegnata una numerazione progressiva chiusa, da quella postunitaria, che è stata ripartita in serie aperte distinte da lettere alfabetiche. I documenti relativi al Capitanato della Montagna, alla Cancelleria, chiamata del Censo, ai comunelli, al Vicariato e alle Opere Pie, pur appartenendo al periodo preunitario, sono stati inventariati a parte42. Altre importanti magistrature e istituzioni avvicendatesi nel territorio montano con una loro peculiare documentazione, come il Comune di San Marcello, la Comunità della Montagna, la Mairie, l'Ingegnere di Circondario, sono contenute, invece, nelle varie sezioni dell'inventario. La terminologia di "comunelli", estesa agli ex comuni di Gavinana, Lizzano, Mammiano, Lancisa e Spignana, i cui archivi sono stati accodati alla documentazione del Capitanato e della Cancelleria, può essere ritenuta valida soltanto da quando essi confluiscono nella nuova Comunità della Montagna (1775); in precedenza essi devono essere considerati politicamente e giuridicamente veri e propri comuni, con un'amministrazione propria e magistrati indipendenti, come la stessa San Marcello. Per quanto riguarda l'ordinamento del postunitario, le buste originarie dell'inventario sono scomparse; i registri, sciolti, sono stati ricomposti in serie, mentre il carteggio degli affari comunali, o per meglio dire, quel poco che è rimasto del carteggio (fascicoli e registri sparsi), è stato ordinato in buste moderne, caratterizzate dalla lettera "C", dove spesso sono stati raggruppati materiali relativi ad annate diverse. Da un immediato confronto fra quest'ultimo inventario e quello del 1886, emergono le pesanti perdite, già rilevate, soprattutto per una categoria come quella allora denominata "D" (ruoli e matricole dei tributi comunali), la cui documentazione è completamente perduta.
Al momento del presente riordino abbiamo trovato l'archivio nella suddetta disposizione terminata e firmata nel 1971, con le relative segnature. Tracce del precedente inventario del 1886 emergono ancora nella costola di registri e filze, contrassegnate da lettere alfabetiche corrispondenti alle varie categorie, seguite dal numero di corda. Buste risalenti almeno alla prima metà dell'Ottocento, all'inventario Zoppini, di colore turchino e per lo più lacere, fasciano ancora alcune unità, specialmente quelle relative alla serie dei Provveditori del sale. Una numerazione recente in rosso, segnalata con una x accanto al numero, di origine sconosciuta, completa la serie di stratificazioni ordinative di quello che appare come un vero e proprio giacimento archivistico. Da parte nostra abbiamo elaborato il presente inventario affidandoci rigorosamente ad un criterio di tipo storico43, sulle tracce di un modello ormai consolidato44, assecondando perciò l'evoluzione politico-istituzionale del territorio montano, quale delineata nella prima parte di questa introduzione. I registri contenuti nelle buste antiche e moderne sono stati inventariati analiticamente e quindi il numero complessivo dei pezzi componenti l'archivio risulta molto masggiore che non quello dei precedenti inventari. Ciò specialmente per quanto riguarda le serie dei dazzaioli, della tassa del sale, dell'arruolamento militare, delle elezioni. Da notare che la serie decisamente più numerosa è quella relativa al soccorso annonario, in conseguenza delle difficoltà alimentari di cui la Montagna ha sempre sofferto. Da evidenziare anche la completa assenza, tranne sporadiche eccezioni, dei registri della tassa del macinato e la presenza invece di altre fonti fiscali dei secoli XVII e XVIII (collette universali, tassa del piè tondo, tassa del sale), delle quali sono state recentemente rimarcate le potenzialità storiche in sede di ricerca locale45. Abbiamo infatti fatto iniziare la parte preunitaria dell'archivio con le istituzioni politiche locali più antiche: innanzitutto il Comune di San Marcello; poi i comuni di Lizzano, Gavinana, Mammiano, Lancisa e Spignana, assorbiti in seguito, prima dalla Comunità della Montagna (1775), poi dalla Comunità di San Marcello (1816), e perciò qui presenti; indi la Conunità della Montagna, composta dai sedici popoli che formavano il Capitanato e il Vicariato, sostituitasi ai governi comunali dal 1775 al 1808; poi la Mairie di San Marcello (1808-1814), espressione municipale del dominio francese, nata, con quelle di Cutigliano, di Piteglio e di Sambuca, dalla suddivisione territoriale operata dai prefetti e sottoprefetti napoleonici; infine la Comunità di San Marcello (1816-1865), restaurata dopo la sconfitta napoleonica, con la stessa circoscrizione territoriale posseduta dalla Mairie. Agli archivi delle istituzioni locali abbiamo fatto seguire quelli delle magistrature nominate o inviate dal governo centrale, come la Cancelleria (1648-1865), l'Ingegnere di Circondario (1825-1849), ed infine quelli dei giusdicenti (Capitanato, Vicariato, Giudicatura di pace, Pretura), i cui processi civili e criminali si trovano tuttavia presso l'Archivio di Stato di Pistoia. Abbiamo considerato un archivio aggregato quello rappresentato da registri e atti relativi alle Corporazioni religiose, i cui fondi giacciono anch'essi per lo più nell'archivio statale pistoiese.
Per quanto riguarda l'inventariazione della parte postunitaria, confermiamo le lacune, sottolineate nel precedente inventario, relative al periodo 1885-1924, specialmente per le serie dei Protocolli della corrispondenza, del Carteggio degli affari comunali e dei Libri Mastri. Le deliberazioni del Consiglio e della Giunta sono invece pressoché complete. Abbiamo descritto nella sezione "archivi aggregati" quelli della Congregazione di Carità, poi ECA, dell'Opera Pia Achilli, ed infine del Giudice Conciliatore e della Pretura, alcuni registri dei quali sono stati ultimamente ritrovati nel palazzo comunale. Rispetto all'inventario precedente, sono da considerarsi nuove accessioni, oltre ai registri del Giudice Conciliatore e della Pretura, i progetti dell'Ufficio Tecnico, che soltanto di recente sono stati versati nell'archivio storico, e alcuni registri relativi ai Tributi comunali, che erano inseriti fra gli allegati ai mandati destinati allo scarto.
Criteri per la descrizione dei documenti
Numero di serie. La numerazione di corda è continuativa e non tiene conto della suddivisione in serie, ormai considerate "chiuse" e non più suscettibili di ampliamenti. Numero antico. Il numero antico, o quello relativo ad altri precedenti inventari, è stato racchiuso entro parentesi tonda a fianco di quello moderno. Datazione. Le date dei documenti sono riportate in stile moderno. Il criterio di datazione dei documenti del territorio pistoiese si basava sullo stile cronologico della Natività, che faceva cominciare l'anno il 25 dicembre, uniformandosi a quello in vigore a Lucca. Sembra, d'altra parte, e i casi riscontrati nei documenti di questo archivio lo confermano, che, a partire dai primi anni del Cinquecento, i giorni compresi fra il 25 ed il 31 dicembre non venissero computati nell'anno nuovo. Tutta la datazione di questo archivio coincide praticamente con l'era volgare, anche prima che essa fosse imposta nel Granducato, a partire dal gennaio 175046. Quando la data originale è conformata chiaramente allo stile fiorentino, ciò viene segnalato. Titolo. Quando l'intitolazione è originale, essa viene riportata in carattere corsivo, preceduta, se si trova nella costola, da una specificazione in carattere tondo. In tale circostanza, le parole abbreviate sono state sciolte. In caso di assenza dell'intitolazione, o di una sua inintelligibilità, è stato riportato l'incipit della prima pagina, seguito da tre puntini senza parentesi. Mancando ambedue queste caratteristiche, o essendo state ritenute insufficienti per la comprensione dell'unità documentaria, abbiamo desunto un titolo, estrapolandolo dal documento relativo e rappresentandolo in carattere tondo; oppure, sempre allo scopo di una maggiore chiarezza, è stato integrato, sempre in tondo, quello originale. Le lacune, dovute ad assenze ed imperfezioni del testo, o all'incomprensione da parte del curatore, sono segnalate con puntini racchiusi fra parentesi quadre. Descrizione dei documenti. Per la descrizione delle unità documentarie ci siamo avvalsi delle usuali definizioni come registro, filza, busta, fascicolo, foglio. Una gran quantità di documenti preunitari, attinenti specialmente a reparti di tasse, dazzaioli, liste di leva e liste elettorali, sono composti di più fogli piegati in due e legati con filo, spesso senza coperta, identificabili formalmente in quaderni. Tali unità sono talvolta composte anche da due o più quaderni legati fra loro. I dazzaioli e i registri attinenti al sale sono definiti come quaderni, quadernetti e quadernucci dagli scrivani locali, i quali però definiscono quaderni anche le unità rilegate definibili come volumi. Vista la spesso labile differenza fra i due tipi di unità, è stata usata anche per i quaderni la definizione di registri. Stato di conservazione. Il cattivo stato di conservazione dei documenti è stato segnalato apponendo alla parte descrittiva uno, due o tre asterischi, a secondo del livello del danno (* danneggiato, ** con parziale perdita del testo, *** con grave perdita del testo). Numero delle carte. La numerazione delle carte è riportata quando è presente nel testo. Se il documento è composto da carte bianche numerate, ciò è stato segnalato, riportando anche il numero delle carte scritte. È ugualmente segnalata la presenza di carte scritte e di carte bianche non numerate.
Abbreviazioni usate nella descrizione dei documenti
Abbreviazioni dei titoli delle opere maggiormente citate
Abbreviazioni dei nomi di enti e istituzioni
Cancellieri47
Capitani48
Vicari
La colonna in chiaro è relativa alla numerazione dell'inventario del 1971; quella in grassetto al nuovo inventario. Dal momento che alcune buste moderne sono state sciolte e il loro contenuto ricollocato altrove, il rimando si è reso talvolta impossibile. In ogni caso la mancanza di corrispondenza fra la vecchia e la nuova segnatura è segnalata con una lineetta nella seconda colonna.
Parte prima: archivio preunitario (1470-1865)
Comune di San Marcello (1551 - 1775)
Statuti
Partiti e deliberazioni
Danno dato
Tassa del macinato
Debitori comunali
Soccorso di viveri
Distribuzione e levata
Spogli di debitori
Riscossione di viveri e pagamenti
Incorporo di beni
Saldi dei camarlinghi
Comune di Lizzano (1550 - 1775)
Incorpori e possessi
Nota di bestie paganti il danno dato e il dazio
Dazio
Catasto
Carteggio e atti
Libro di ricordanze
Comune di Gavinana (1470 - 1775)
Campioni e proventi dei beni comunali
Dazio e polizze del macinato
Registro di polizze e spese
Registro di contabilità
Comune di Mammiano (1579 - 1775)
Depositario dei pegni
Spoglio di debitori comunali
Dazzaioli di varie imposizioni
Dazzaiolo
Spogli di debitori, di entrate e uscite per viveri, di camarlinghi
Riscossioni di viveri e pagamenti
Comune di Lancisa e Spignana (1568 - 1775)
Imposizione straordinaria per il restauro della pieve di Lizzano
Stime e incorpori di beni
Comuni vari appartenenti alla cancelleria della Montagna di Pistoia
Comune di Calamecca
Comune di Crespole
Colletta annuale
Comune di Cutigliano
Spoglio di debitori
Comune di Lanciole
Comune di Piteglio
Registro di debitori
Portate di bocche, distribuzione e levata
Riscossione di viveri e di pagamenti
Comune di Popiglio
Portate di bocche e levata
Inventari
Comune di Sambuca
Estimo
Registri e carte di incerta attribuzione
Comunità della Montagna di Pistoia (1775 - 1808)
Imborsazioni e tratte
Campione di strade
Dazio comunitativo
Entrate e uscite ordinarie
Imposizioni straordinarie su nuove fabbriche e osterie
Dazzaioli
Dazio dei possidenti
San Marcello
Lizzano
Gavinana
Mammiano
Lancisa e Spignana
Tassa prediale
Saldi dei camrlinghi
Mairie di San Marcello (1808 - 1814)
Deliberazioni e partiti
Repertori di atti
Protocolli della corrispondenza
Carteggio del maire
Registro dei passaporti
Stato civile
Stato civile dell'anno 1808
Atti di nascita
Atti di morte
Atti di matrimonio
Stato civile degli anni 1809, 1810, 1811, 1812, 1813
Carteggio
Registro civico
Arruolamento militare
Liste di coscrizione
Contribuzioni dirette
Matricole dei contribuenti
Giornale di cassa
Documenti di corredo al saldo
Mairie di Cutigliano
Mairie di Piteglio
Comunità di San Marcello (1816 - 1865)
Partiti e deliberazioni del Magistrato e del Consiglio
Obblighi dei camarlinghi
Atti magistrali
Carteggio del gonfaloniere
Carteggio, ordini e circolari
Carteggio con autorità centrali
Accolli di strade e lavori pubblici
Partiti della Deputazione
Protocolli delle deliberazioni del Consiglio di circondario
Ordini e circolari
Atti della Deputazione
Atti del Consiglio di circondario
Registri delle reclute
Cancelleria della Montagna di Pistoia, poi di San Marcello (1646 - 1808; 1814 - 1865)
Editti e intimazioni
Lettere e negozi
Copialettere
Memorie di negozi, partiti e tratte
Accolli di strade
Contratti di confinazione
Reparti della tassa di famiglia e stato economico delle famiglie
Portate di beni e di raccolte
Tassa del sale
Portate di bocche e bestie da cacio
Reparti di bocche e bestie da cacio
Distribuzione, levata e defalchi
Montagna
Sambuca
Calamecca
Registro di rimessi volontari di contribuenti
Colletta universale e altre imposizioni straordinarie
Reparti della tassa del mezzo per cento
Reparti della tassa dell'uno per cento
Imposizione universale del 10 per cento
Imposizione universale del 2 per cento
Tassa delle bestie del pie' tondo
Reparti
Spogli di saldi di camarlinghi
Registri diversi
Osservazioni ai saldi
Aiuto ingegnere, poi ingegnere di circondario di San Marcello (1825 - 1849)
Carteggio ed atti
Diari delle visite alle strade comunitative
Relazioni e perizie
Registri dei lavori
Mantenimento e pronti restauri
Lavori nuovi
Lavori a nota
Giusdicenti della Montagna di Pistoia
Capitanato della Montagna di Pistoia (1559 - 1772)
Vicariato della Montagna di Pistoia, poi di San Marcello (1772 - 1808; 1814 - 1848)
Carteggio del vicario
Carteggio del vicario con i tribunali toscani
Atti economici
Giudicature di pace di San Marcello e della Sambuca (1808 - 1814)
Atti civili
Pretura e Delegazione di governo di San Marcello (1848 - 1865)
Rapporti al delegato di governo
Protocollo delle sentenze criminali
Registri carcerari
Carteggio con il tribunale di prima istanza di Pistoia
Corporazioni religiose della Montagna di Pistoia (1475 - 1778)
Compagnia del SS. Sacramento a San Miniato
Opera di San Miniato
Crespole
Compagnia del Rosario
Cutigliano
Compagnia del SS. Rosario
Compagnia del SS. Sacramento
Compagnia della Beata Vergine di Piazza
Opera di San Bartolomeo
Opera di Santa Maria a Gavinana
Lanciole
Compagnia di Santa Maria della Neve
Opera di Santa Maria Assunta
Opera di San Biagio
Piteglio
Compagnia del Corpus Domini
Compagnia della Santissima Vergine
Popiglio
Compagnia del Nome di Gesù
Compagnia della SS. Concezione
Compagnia della Madonna del Rosario
Spignana
Opera di San Lorenzo
Opere a stampa
Legislazione toscana raccolta e illustrata dal dott. Lorenzo Cantini
Leggi e bandi
Legislazione francese
Parte seconda: archivio postunitario (1865-1955)
Archivio postunitario del Comune di San Marcello Pistoiese (1865 - 1956)
I. Protocolli delle deliberazioni del Consiglio
II. Indici delle deliberazioni del Consiglio
III. Elenchi dei componenti il Consiglio
IV. Protocolli delle deliberazioni della Giunta
V. Indici delle deliberazioni della Giunta e del Podestà
VI. Indici delle circolari delle autorità
VII. Protocolli della corrispondenza
VIII. Protocollo riservato
IX. Carteggio e atti degli affari comunali
X. Liste elettorali
XI. Registro delle commissioni comunali
XII. Bilanci di previsione
XIII. Conti consuntivi e verbali di chiusura dell'esercizio finanziario
XIV. Repertori delle assegnazioni e libri mastri
XV. Giornali di entrata e uscita
XVI. Tributi comunali
Ruolo alfabetico dei contribuenti
Imposta di ricchezza mobile
Addizionale all'imposta complementare sul reddito
Tassa sui cani
Tassa sul bestiame
Tassa speciale sugli animali caprini
Tassa di famiglia
Tassa sulle vetture e sui domestici
Tassa sulle insegne
Imposta sui pianoforti e biliardi
Imposta sulle industrie, commerci, arti e professioni
Tassa sulle industrie per gli opifici industriali stralciati dall'imposta sui fabbricati
Imposta di patente
Imposta di licenza sulle macchine da caffè espresso
Tassa sull'acqua potabile
Ruolo principale unificato dei tributi comunali
XVII. Liste di leva
XVIII. Ruoli matricolari e liste dei riformati e renitenti
Ruoli matricolari
Liste dei riformati
Liste dei renitenti
XIX. Assistenza militare
Ufficio notizie militari alle armi
Sussidi militari
Pensioni di guerra
Orfani di guerra
Partigiani caduti in guerra
Danni di guerra
XX. Censimenti della popolazione
XXI. Liste di censimento per il servizio del lavoro
XXII. Registri degli atti di nascita
XXIII. Indici decennali degli atti di nascita
XXIV. Registri degli atti di matrimonio
XXV. Indici decennali degli atti di matrimonio
XXVI. Registri degli atti di morte
XXVII. Indici decennali degli atti di morte
XXVIII. Registri degli atti di cittadinanza
XXIX. Registri della popolazione
XXX. Registri del movimento della popolazione
XXXI. Commercio ambulante
XXXII. Ufficio tecnico. Opere pubbliche
Bardalone
Campotizzoro
Maresca
Pontepetri
Frazioni varie
XXXIII. Registri diversi
XXXIV. Inventari comunali
Atti appartenenti a comuni diversi
Archivi aggregati
Congregazione di carità, poi Ente comunale di assistenza (1889 - 1963 mar. 2)
Protocolli delle deliberazioni
Bilanci preventivi
Conti consuntivi e allegati ai conti
Registri dei mandati, giornali e libri mastri
Opera Pia Achilli in Gavinana (1856 gen. 23 - 1892 dic. 16)
Carteggio, Conti consuntivi e allegati ai conti
Giudice conciliatore (1866 - 1955)
Processi verbali
Registro cronologico degli atti originali
Repertorio degli atti eseguiti dall'usciere
Atti di notorietà delegati dal Pretore
Registro per la convocazione dei Consigli di famiglia
Registro di spese
Carteggio e atti dell'ufficio del Conciliatore
Regia pretura del mandamento di Pistoia. Sezione distaccata di San Marcello Pistoiese (1924 - 1969)
Ruolo delle udienze
Registro delle sentenze
Registri cronologici degli atti civili
Registro cronologico degli atti penali
Repertori degli atti civili
Repertorio degli atti penali
Ruolo generale degli affari civili
Registro generale degli affari penali
Registri di spese
Volumi a stampa
Codifica: Ilaria Pagliai, 2012Massimo Braccini, 2012 - 2013Paolo Santoboni, revisione, agosto 2012 [archivio preunitario]; luglio 2013 [archivio postunitario]