Livello: serie
Estremi cronologici: 1620 ago. 16 - 1759 ago. 22Consistenza: 69 unità
Fin quando non fu istituito nel Granducato, negli ultimi decenni del XVIII
secolo, un libero mercato dei grani
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, i governanti comunali
dovevano occuparsi di approntare efficaci rimedi alle frequenti carestie,
soprattutto di farina di castagne, che colpivano ripetutamente gli abitanti della
Montagna pistoiese. I registri delle deliberazioni abbondano di provvedimenti atti a
tamponare le crisi annonarie, rivelando il meccanismo amministrativo e finanziario
che veniva messo in atto. In caso di necessità, i rettori chiedevano soccorso, in
natura o in denaro, alla Pratica Segreta, magistratura che soprintendeva
giuridicamente e amministrativamente a Pistoia e al suo territorio e che aveva la
facoltà di concedere ai richiedenti un prestito agevolato, da prelevare presso il
Monte di Pietà di Firenze o di Pistoia. In caso di rifiuto, o di impotenza, delle
magistrature centrali, si ricorreva al "censo" privato, che sarebbe stato restituito
al mutuante insieme ad un interesse prestabilito. Una volta acquistate a prezzi
controllati le derrate, chiamate in gergo la "robba", presso l'ufficio
dell'Abbondanza di Firenze o di Pistoia
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, o anche presso privati, essa sarebbe stata distribuita a coloro
che l'avessero richiesta da due deputati appositamente eletti. I beneficiati
avrebbero comunque dovuto restituire, dietro la garanzia di appositi mallevadori, la
quantità di viveri ricevuta o il valore corrispettivo in danaro. Una tale operazione
annonaria implicava tutta una serie di operazioni, che si concretizzavano nella
tenuta di registri e quaderni per l'acquisto delle derrate, la distribuzione dei
viveri, l'inventario dei debitori e il versamento dei pagamenti per la restituzione
dei capitali e dei loro interessi, e venivano effettuati da un apposito camarlingo
detto "dei viveri". Le operazioni di pagamento e di restituzione dei debiti si
procastinavano nel tempo per molti anni; infatti, ancora nel 1772 le comunità della
Montagna avevano da saldare debiti vecchi, risalenti anche al 1710, per complessive
45.000 lire
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