Livello: serie
Estremi cronologici: 1742 [mar. 1] - 1744Consistenza: 2 unità
Derivata da una "gabella delle farine", imposta nel 1552 per sopperire alle
impellenti necessità militari del Granducato, da pagarsi al momento della molitura,
dietro il rilascio di una "polizza" da parte del camarlingo
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, la tassa del macinato divenne successivamente, a
apartire dal 1678, una sorta di imposta personale sugli individui, basata su un
prelievo annuale regolare contingentato in rapporto alle possibilità delle singole
comunità. Queste ultime dovevano approntare un'apposita deputazione per compilare i
reparti delle bocche ed un camarlingo incaricato della riscossione
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. Dopo un
breve periodo (1763-1789), durante il quale l'amministrazione della tassa delle
macine era stata rimessa nelle mani del cancelliere, essa tornò, in conseguenza
della riforma comunitativa, in quelle delle magistrature locali. Fu abolita una
prima volta nel 1808, in seguito all'avvento del governo francese, per essere
abbattuta definitivamente nel 1815, dopo il ritorno del Granduca Ferdinando III.
Il Comune di San Marcello conserva due soli dazzaioli della tassa di macine,
relativi agli anni 1742 e 1744, intitolati "quaderni di polizze" e suddivisi in due
categorie di contribuenti: quelli iscritti nell'estimo, che dovevano pagare una
percentuale sulla quota d'estimo più una somma per ogni bocca e quelli non iscritti
nell'estimo, che dovevano pagare soltanto una somma per ogni bocca, lievemente
superiore, tuttavia, a quella degli estimati. Il camarlingo incaricato della
riscossione avrebbe dovuto versare in seguito la somma in tre rate all'appaltatore
della tassa.
Dazzaioli.