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Pagamenti a Firenze

Livello: sottoserie

Estremi cronologici: 1551-1789 gennaio 26

Consistenza: 4 unità

La quarta parte della serie è completata dai Libri dei pagamenti a Firenze , che contengono le registrazioni analitiche dei pagamenti degli oneri imposti alla comunità valdelsana dalle autorità fiorentine nel periodo 1551-1766, lacunose fra il 1614 e il 1649. Questi registri, chiamati correntemente i "Libri rossi" e conservati in Gabella dal provveditore, venivano consegnati agli agenti del Comune tutte le volte che si fosse dovuto "far alcuno pagamento a Firenze per qualsivoglia causa per conto di decto Comune per qualunque ministro publico o altra persona che porterà e pagherà denari per il publico" 1 . Vi venivano registrate le ricevute rilasciate dai vari uffici centrali, che venivano poi utilizzate dal provveditore colligiano per la compilazione dei registri riassuntivi dei Libri dei debiti e crediti con Firenze collocati nella quinta parte della serie dedicata ai Libri dei debitori e creditori. A differenza di questi ultimi, per i quali costituiscono un presupposto essenziale così come gli "spogli" rispetto ai registri di debitori e creditori, i Libri dei pagamenti a Firenze erano una tipologia documentaria di uso corrente utilizzata per tenere memoria nell'immediato dell'avvenuto assolvimento degli obblighi comunitativi nei confronti delle casse centrali. Il camerlengo generale faceva riferimento a questi libri nell'illustrare le poste di uscita registrate nel suo libro di rendiconto sotto la dizione "denari pagati in Fiorenza", annotandovi a margine la formula "come appare in ricevuta in sul Libro rosso a carta..." 2 . È opportuno ricordare che tale operazione riguardava la contabilità dei soli oneri riscossi dalle strutture comunitative, con l'esclusione invece dei tributi dotati di un sistema di riscossione autonomo come la gabelle del macinato, della carne e la tassa delle bestie a piè tondo, per le quali è necessario far riferimento alle carte conservate nelle Libri del Civile dei podestà colligiani 3 . La tendenza dell'autorità centrale a gestire direttamente alcune attività "statali" per farsene rimborsare poi il costo dagli enti territoriali interessati, aveva di fatto prodotto la necessità amministrativa e documentaria da parte delle comunità di distinguere nella propria contabilità questo ambito specifico. Fra i "denari pagati a Fiorenza" erano comprese le "spese universali", la tassa dei mulini, quella dei cavalli, la tassa "ordinaria" dovuta al Monte delle graticole, ma non le condanne comminate dal giusdicente che come già accennato spettavano per intero al Comune valdelsano 4 . Le "spese universali" costituivano la quota spettante ad ogni comunità dello Stato del cosiddetto "conto universale", che, redatto annualmente e ripartito collettivamente, era riscosso a titolo di rimborso delle spese sostenute dal centro che interessavano la generalità dello Stato per la burocrazia centrale, pensioni, spese per opere pubbliche di interesse generale, apparati polizieschi ecc. 5 . Accanto a queste imposizioni sopravvivevano tutta una serie di "tributi" che continuarono ad essere riscossi e destinati a rimpinguare le casse ducali o di altri uffici centrali a prescindere dal venir meno della causa per le quali erano stati istituiti: è il caso ad esempio della tassa dei cavalli, imposta ab antiquo in età repubblicana ad alcune comunità soggette come tributo di guerra e poi convertita come imposta ordinaria a partire dal 1562, della tassa dei mulini riscossa per conto dei Capitani di Parte guelfa fiorentini e destinata alle opere idrauliche o della "tassa ordinaria" pagata da Colle al Monte delle graticole 6 . Individualmente le comunità erano poi chiamate a far fronte per intero agli obblighi derivanti dalle necessità pubbliche del proprio territorio, prime fra tutte l'amministrazione della giustizia, rimborsando ad esempio alla cassa dei Cinque poi dei Nove Conservatori il salario dell'ultimo trimestre di carica del rettore - la "terzeria" -, che era stato anticipato dal centro così come le altre "spese di giustizia" 7 . Queste comprendevano ad esempio le spese processuali nei casi in cui il condannato si fosse rivelato insolvente, i costi delle esecuzioni, delle catture e del mantenimento delle carceri. Una circolare dei Nove Conservatori del 20 febbraio 1743 rammentava ai cancellieri l'obbligo di "tenere un libro per registrare tutti i nomi dei debitori malfattori per i quali occorre alla Comunità ogni anno rimborsare la cassa de' Nove per il pagato al Fisco" 8 . Contestualmente a Colle si registra la tenuta nei Libri delle spese di giustizia (1743-1789).