Livello: sottoserie
Estremi cronologici: 1488 maggio-1788 aprileConsistenza: 81 unità
I libri di entrata ed uscita costuiscono "in ogni amministrazione lo
strumento contabile fondamentale per il controllo del quotidiano movimento di
denaro o altri beni utilizzati per riscossioni o pagamenti"
1
. Compilati dal notaio di Camera
per conto del camerlengo generale essi riportano le entrate ben distinte dalle
uscite ripartite in ordinarie e in straordinarie
2
, di solito elencate
cronologicamente o al più per ufficio erogante. Il registro è chiuso dal saldo,
la revisione cioè delle "ragioni" dei singoli camerlengati operate dai
sindici del Comune. Pur
essendo stata regolamentata la redazione di un "liber introytus et exitus
camerarii generalis" fin dagli statuti del 1307
3
, a Colle si è conservata
tale tipologia di registrazione solo a partire dal 1488. A metà del Quattrocento
è attestata la prassi che vedeva in via preliminare la compilazione da parte del
notaio di Camera di un registro dove venivano annotate giornalmente entrate ed
uscite. L'insieme di queste registrazioni confluivano poi in "unum librum bene
ligatum cum tabulis qui sit de cartis bombicinis regalibus et sit cartarum ad
minus quinquagintarum", che alla fine del mandato del camerlengo doveva essere
consegnato al cancelliere e riposto nella "capsa sindicorum"
4
. Il notaio di Camera era tenuto a registrare il libro del
camerlengato in registri di grande formato che costituiscono la prima sottoserie
("Libri grossi" dell'entrata e uscita dei
camerlenghi generali, 1488-1529) destinati a contenere ben
distinte le "ragioni" dei camerlenghi succedutisi nell'arco di circa un
ventennio
5
. La
tenuta di queste scritture riassuntive ebbe come probabile conseguenza la
dispersione della quasi totalità di quelle preparatorie, adesso conservate solo
in pochi esemplari (sottoserie Libri
dell'entrata e uscita dei camerlenghi generali, 1528-1541).
Al loro interno le entrate e le uscite venivano distinte come di consueto,
ripartendo le prime in base al provento (ad esempio "introytus doganierorum
salis", "introytus gabelle pedagii" ecc.), e le seconde in base all'ordinarietà
o alla straordinarietà della spesa. Le entrate che al camerlengo venivano dalle
restituzioni bimestrali dei provisores et
kabellarii Comunis, percettori in questo periodo di alcune
esazioni, erano contabilizzate indicando la cifra complessiva ("introytus
denariorum receptorum a provisoribus maioris Kabelle")
6
. Oltre ai pagamenti di coloro che avevano preso in appalto
la riscossione delle gabelle comunali
7
, alle quote ricavate dalla
vendita del sale di Volterra
8
,
alla riscossione degli affitti dei beni di proprietà comunale, al camerlengo
generale spettava anche l'esazione delle condanne pecuniarie comminate dalla
corte podestarile
9
. Le spese venivano registrate in ordine cronologico, separando
le ordinarie, quelle cioè messe a bilancio preventivamente dai "deputatori"
nominati dal Consiglio generale
10
, da quelle
straordinarie deliberate dagli organi consiliari o dagli ufficiali che ne
avevano autorità. In quest'ultimo caso il camerlengo non poteva erogare nessuna
cifra senza la preventiva sottoscrizione del cancelliere in calce alla polizza,
al mandato di pagamento cioè che permetteva lo stanziamento
11
.
Tale sistema di
contabilizzazione rimase in vigore fino al 1529 quando gli equilibri del sistema
amministrativo colligiano furono ridisegnati con l'istituzione della figura del
ragioniere e la ridefinzione
dei compiti dei cosiddetti ufficiali del cassone previsti a partire dal 1523. In quell'anno,
constatato che la detenzione del denaro del Comune "in manibus cameriariorum et
particularium personarum" poteva generare "varias discordias ac dissensiones
contra civilem ac politicum vivere", venne regolamentata in modo organico la
gestione del "cassone sive cippo" da collocare presso il monastero di S.
Caterina, vero e proprio forziere del Comune e degli enti sottoposti, istituendo
una balìa di dodici elementi incaricati ad
hoc
12
. Nel giugno 1523 furono emanati i primi
capitoli "super cassone" che prevedevano che i cinque camerlenghi nominati dalle
Riforme sessennali (il
camerlengo generale, quello del Ss. Chiodo, quello delle spese straordinarie,
quello dell'Ospedale e quello del monastero di S. Caterina) vi depositassero,
ciascuno nel proprio "cassettino", "tutte le pecunie" in loro possesso. Nello
specifico si ribadì che il camerlengo generale non avrebbe potuto procedere ad
erogare alcuno stanziamento o pagamento senza le polizze sottoscritte dal cancelliere e le ricevute
sottoscritte dai creditori, che avrebbe dovuto poi conservare e consegnare al
suo notaio in previsione delle operazioni di sindacato. Tutti i pagamenti
dovevano avvenire da quel momento in poi in presenza del cancelliere e degli
ufficiali del cassone (i
cassonieri), tre in carica per un quadrimestre, che nei propri libri dovevano
tenere conto del denaro versato o estratto dal cassone. Al camerlengo era consentito trattenere presso di
sé fino a cento lire con le quali liquidare gli stanziamenti straordinari
inferiori a dieci lire, mentre per quelli superiori a tale somma doveva
necessariamente ricorrere ai denari del cassone
13
. L'istituzione di un servizio di tesoreria centralizzata affidato
alla gestione incrociata di cassonieri e cancelliere, che agli occhi degli
ideatori doveva contribuire a ridurre la malversazioni dei camerlenghi, non
dovette sortire particolari effetti se già nel 1527 si rese necessario
l'intervento di un commissario fiorentino, Ludovico Nobili, per venire a capo
dei "diversi disordini et inconvenienti" causati "dalla larghezza et licentia
del maneggiare li proventi et entrate pubbliche et per la inobservantia delle
leggi". Dopo aver proceduto preliminarmente a rivedere e porre "in saldo tutte
le ragioni delle administrationi di decta comunità per varii et diversi
ministri"
14
, il commissario, confermati i
provvedimenti del 1523, aggiunse che a partire dal maggio 1528 tutti gli
appaltatori delle gabelle, gli affittuari e i proventuali del Comune fossero
tenuti a pagare direttamente nelle mani dei cassonieri quanto dovuto in presenza
del cancelliere e del camerlengo che fino a quel momento ne aveva ricevuto
direttamente i pagamenti. L'importanza del camerlengo generale nel sistema
amministrativo colligiano uscì fortemente ridimensionata da questa riforma,
destinata ad affidare agli stessi cassonieri la compilazione di un libro per
ciascun camarlengato (Comune, Opera del Ss. Chiodo e Ospedale di Ricovero) nel
quale "descrivere secondo le deputagioni da chi ricevano denari et pagamenti et
fare la ricevuta di lor mano soscrita (...) a chi pagherà loro denari" da
consegnarsi poi al cancelliere. I camerlenghi dovevano limitarsi a presenziare
col cancelliere il 15 e il 28 di ogni mese alla liquidazione delle
polizze dei salariati e degli
stanziamenti, conservandole e tenendone conto nel loro libro di entrata ed
uscita
15
. L'assetto definitivo tuttavia,
che incise nelle forme di produzione documentaria rimaste fino a questo momento
inalterate, risale al 1529, quando una balìa "super gubernatione erarii" stabilì
l'elezione in seno al Consiglio generale di un ragioniere, incaricato di sovrintendere ad un complicato
meccanismo di registrazioni incrociate
16
. Nei Libri del "cassone" (1529-1580) il
ragioniere doveva registrare "seguendo distinctamente per ogni officio di
cassonieri" le ragioni distinte dei singoli camerlengati (del Comune, dell'Opera
del Ss. Chiodo, dell'Ospedale di Ricovero e per breve periodi del monastero di
S. Caterina) organizzate alla "veneziana": per ogni coppia di pagine
contrapposte, intestata ad un camerlengato, nella pagina di sinistra venivano
poste a debito dei cassonieri in carica le somme deputate o comunque spettanti
al camerlengato (ad esempio "Li cassonieri denno dare lire sessantadue soldi
diciotto tanti hanno ricevuti in contanti e messi in cassone adì 8 di gennaio
1529 da compagni officiali passati del cassone deputati alla Fabricha di Sancto
Agustino creditore el novo camerario") mentre nella pagina di destra si
registravano a credito dei cassonieri le cifre erogate da questi ai camerlenghi
(ad esempio "Li cassonieri denno havere lire sessantadue soldi diciotto tanti
appare posto che habbino dare per pareggio della rubricha di contra deputati
alla Fabricha di Sancto Agustino"). Nelle carte immediatamente successive poi,
la stessa cifra veniva registrata a credito del camerlengo cui era stata
liquidata la somma ("Bartolomeo di Antonio Bertini nuovo camerlengo generale per
quattro mesi proximi futuri de' havere lire sessantadue soldi diciotto tanti
hanno ricevuti per lui adì 18 gennaio 1539 Girolamo di Bindo Galganetti e
compagni cassonieri deputati alla Fabrica di Sancto Agustino") e in contrapposta
a debito ("Bartolomeo d'Antonio Bertini contrascritto de' dare sessantadue soldi
diciotto tanti appare posto che debbi avere per pareggio della rubrica di contra
deputati ala Fabricha di Sancto Agustino"). Con lo stesso sistema nei
Libri del cassone veniva
tenuta anche la contabilità annuale dei crediti dei salariati e degli incanti
delle gabelle e dei proventi
17
. Il ragioniere, divenuto provveditore di Gabella, era
tenuto poi a registrare nei
Libri delle polizze
(1529-1596) tutti i mandati di pagamento ripartiti per "deputagione" spiccati
dai diversi camerlengati, sottoscrivendo gli originali e consegnandoli al
camerlengo competente che avrebbe dovuto farli mettere ad uscita dal suo notaio
nei propri libri
18
. Il
pagamento doveva essere però materialmente effettuato dai cassonieri in presenza
del camerlengo cui formalmente era stato assegnato. Registrazione parallela e
complementare a questo complicato sistema che aveva finito con lo svuotare la
centralità dell'ufficio del camerlengo generale nell'ordinamento amministrativo
colligiano, è quella dei
Libri dell'entrata e uscita dei
cassonieri
, che possono essere
considerati il naturale antefatto dei Libri del
cassone e dei Libri delle
polizze. Il notaio di Camera, oltre a compilare le scritture
del camerlengo generale, doveva provvedere anche a quelle dei cassonieri
19
, consistenti in un registro
preparatorio
20
, al cui interno venivano
ripartite le contabilizzazioni a seconda del camerlengato. Per ciascuno di
questi venivano messi ad entrata dai cassonieri sia le somme già deputate
restituite dai predecessori (ad esempio "acconcime di vie di fuora", "condotti",
"fortifichatione di borgo", "salari" ecc.), sia i denari riscossi per le "paghe"
del sale, per quelle degli appaltatori delle gabelle, per le restituzioni di
cassa dei ufficiali alla fine del loro mandato e così via
21
, mentre ad uscita venivano registrate "le polizze
pagate per giornata" divise per camerlengato e capitoli di bilancio, trascritte
poi dal ragioniere nei Libri delle
polizze. A partire dal 1536 il complesso sistema di
registrazione adottato fino a quel momento nei Libri del cassone venne drasticamente semplificato,
registrando soltanto le somme incassate dai cassonieri per i diversi
camerlengati
22
, e tralasciando completamente quelle
relative alle uscite. Nel settembre 1558 si registra un ulteriore assestamento
delle forme di contabilizzazione destinato a durare fino al 1580: scomparsa ogni
ripartizione temporale che facesse riferimento al singolo camerlengato, vennero
intitolate ad ogni ufficialato dei cassonieri due poste in facciate contrapposte
del registro. Introdotta dalla formula "denno dare" nella posta di sinistra
venivano annotate sequenzialmente le voci di entrata nel cassone senza dividere i singoli camerlengati
(ad esempio "da Guido di Domenico conduttore della gabella di passaggio per la
sua quinta paga al camerlengo generale, per la pigione della casa dello Spedale,
per la restituzione del camerlengo del Ss. Chiodo" ecc.), mentre nella posta di
destra introdotte dalla formula "denno avere" si registrava sinteticamente il
saldo di uscita di ogni cassonierato (ad esempio "per tanti apparisce haver
pagati più persone per polizza del cancelliere et soscritta dal ragioniere dei
denari appartenenti al camerlengo generale come al libro delle polizze
registrate ridutte et sommate a una somma lire 300")
23
.
Tale cambiamento va senz'altro messo in
relazione con le modifiche che più in generale fra 1558 e 1561 interessarono
nuovamente le strutture e le prassi amministrative colligiane, la cui evoluzione
nell'ultimo quarantennio era stata caratterizzata dal tentativo di superare gli
evidenti squilibri di un sistema esposto a frequenti casi di malversazione,
attraverso l'istituzione dell'ufficialato del cassone e del provveditore di Gabella. Le novità proposte
dalla Riforma del 1561, anche se
forse più ispirate dalla necessità contingente di ridurre le spese
24
, proseguirono nella direzione già intrapresa
di accentramento e semplificazione dei meccanismi di esazione dei cespiti
attraverso l'abolizione dei camerlengati dell'Opera del Ss. Chiodo e
dell'Ospedale di Ricovero
25
. Al
camerlengo generale vennero affidate le riscossioni delle "gravezze delle arti e
della cera di Sant'Alberto" gestite fino a quel momento dagli ufficiali
dell'Opera del Ss. Chiodo e a partire dal 1567 quella delle "testicciuole" di
competenza del camerlengo di Gabella, erede dei gabellieri, incaricato ora della
gestione dei debiti insoluti e dei pegni
26
. Se si considera poi
la contemporanea redazione a partire dal 1558 dei Libri dell'entrata e uscita degli ufficiali del Comune dove
tutti gli "administratori" dovevano trascrivere analiticamente le loro ragioni e
il dettaglio delle riscossioni effettuate, è possibile spiegare il perché nei
Libri del cassone ci si
limitasse ora a registrare la sola cifra complessiva versata dall'ufficiale
competente ai cassonieri.
Oltre a liquidare gli impegni di spesa ordinari e
straordinari del Comune e degli enti vigilati, oltre alla riscossione dei
proventi dei "gabellotti" e dei proventuali, ai cassonieri era stata affidato
l'importantissimo compito di collettare le "gravezze" imposte centralmente
27
,
per garantire la riscossione delle quali gli interventi dell'autorità ducale in
materia di camerlenghi comunitativi si fecero via via sempre più pressanti a
partire dalla metà del Cinquecento. Le reiterate prescrizioni centrali, estese a
tutto il dominio, di regole sui modi di reparto ed esazione delle imposte, sui
criteri di abilità all'ufficio, sull'obbligo di saldo e trasmissione delle
"ragioni", il vincolare pesantemente l'attività di questi ufficiali al controllo
dei cancellieri "fermi", evidenziano bene la precisa volontà ducale di
servirsene ponendoli sotto stretta tutela e imponendo loro una
responsabilizzazione adeguata ai nuovi compiti
28
.
La complessa articolazione del sistema amministrativo colligiano
29
, incentrato su una pluralità di
uffici chiamati ad amministrare le risorse pubbliche, rappresentava
evidentemente un ostacolo ad un loro preciso controllo da parte dei Nove
Conservatori, ai quali fino a tutto il 1579 non furono inviate le "ragioni"
della comunità contrariamente a quanto disposto in materia per tutto il
dominio
30
. Nel febbraio 1580 i Nove Conservatori provvidero ad
uniformare la situazione colligiana a quella del resto del dominio. Dopo aver
rivisto i "saldi dei conti di quelli che hanno maneggiato l'havere d'essa
comunità" e dopo aver constatato che i suoi libri di amministrazione erano
tenuti in "modo loro differente da quello che si costuma nell'altri luoghi di
questo Stato" decisero
per il passato approvare il fatto et in
l'avenire introdurre modo che con più facilità, mancho disagio et spese si
possino saldare et confermare tutti li conti dalli nostri ragionieri conforme
all'altri luoghi di questo Stato et però haviamo pensato che in l'avenire si
levi via li cassonieri, il camerario di Gabella, il camerario di steccaia et
qual si voglia altro camerlengo eccetto che il camerario del sale et si faccia
un camerario generale per 6 mesi o un anno il quale deva entrare il primo maggio
proximo et deva dare idonei mallevadori con carico di risquotere tutte l'entrate
di denari o grani d'essa comunità, di proventi, impositioni o qualsivolgia altra
cosa dalle particular persone et similmente paghare il tutto sì d'ordinarii come
di straordinari, et il camerlengo del sale vada riscotendo come sino ad hora ha
fatto rimettendo il ritratto di tempo in tempo a esso camerario generale et
quanto alli paghamenti particulari che faceva li lassi fare et far si devino per
esso camerario generale
31
.
Il passo compiuto in
questo senso è assai significativo e va sicuramente oltre la semplice
"responsabilizzazione" di preesistenti istituzioni locali, rivelando da parte
delle autorità centrali un deciso sforzo in direzione del raggiungimento di "una
coesione formale maggiore" delle attività di amministrazione delle comunità, pur
permanendo la loro pluralità e frammentarietà strutturale e normativa
32
.
L'abolizione dell'ufficio dei cassonieri e il ripristino delle originarie
funzioni del camerlengo generale, recepite integralmente dalla nuova
Riforma del 1585
33
, ebbero la
conseguenza immediata della nomina di un nuovo camerlengo generale in carica per
un anno a partire dal maggio 1580. Nei mesi successivi il fitto dialogo fra i
rappresentanti colligiani e i Nove finì col delineare con precisione obblighi e
prescrizioni in materia: venne abolito definitivamente il privilegio concesso
dagli Otto di pratica che esentava i camerlenghi colligiani dall'invio delle
loro "ragioni" a Firenze ordinando "che essi camerlenghi venghino qui a
rimettere le loro ragioni si come venghano tutti gli altri camerlenghi da questo
dominio" in rispetto degli "ordini et leggi di questo offitio alle quali essi
camerlenghi venghano sotto posti in tutto e per tutto"
34
. Venne
inoltre regolata l'estrazione dei "sindaci del camerlengo" incaricati di porre
in saldo la sua amministrazione
35
. I cambiamenti amministrativi imposti
ebbero un riflesso abbastanza immediato nella produzione documentaria, impostata
a partire dal 1582 sulla compilazione dei libri di entrata ed uscita dei
camerlenghi (sottoserie
Libri dell'entrata e uscita e saldi dei camerlenghi
generali
), registrazione ben più
ordinata delle precedenti al cui interno le singole voci di entrata ed uscita
erano distinte con precisione ed indicate analiticamente in base alle
disposizioni dei Nove. Chiudeva il libro il saldo dei conti effettuato dai
sindaci revisori rogato dal cancelliere
36
. Direttamente
connessi a questa tipologia seguivano poi
Libri dei saldi dei camerlenghi
generali
(1582-1598), nonché e quelli
dei
"Libri grossi"
dell'entrata e uscita e saldi dei camerlenghi
generali
(1591-1788). Nei primi il
cancelliere si limitava ad annotare "per via di sunto" i saldi calcolati durante
le operazioni di sindacato arricchiti da numerose postille a margine relative ad
istruzioni dei Nove sulle revisioni
37
, nei secondi analogamente
a quanto avvenuto fino al 1529, i notai dei camerlenghi generali prima, i
ragionieri et sindaci poi,
registravano integralmente il contenuto dei Libri
dell'entrata e uscita e saldi comprese le sentenze di
sindacato. La compilazione dei Libri delle
polizze da parte del provveditore di Gabella, proseguì fino
al 1596 con le stesse modalità adottate in precedenza, salvo poi interrompersi
in virtù forse del fatto che la stessa registrazione veniva tenuta nei
Libri dell'entrata e uscita e saldi dei
camerlenghi generali, mentre nei Libri del cassone furono annotate fino al
1592 le entrate di ogni camarlengato elencate cronologicamente "reducte ad una
summa" per tipologia di provento.
La compilazione dei "Libri grossi" si interruppe ben presto per
poi riprendere a partire dal 1644 in concomitanza dell'operato del commissario
dei Nove Zanobi Latini inviato per sanare il profondo dissesto che aveva colpito
i conti pubblici colligiani nel corso del XVII secolo. Il suo intervento non
incise significativamente sulle forme di produzione documentaria relative alla
contabilizzazione delle entrate e delle uscite
38
. Non è
tuttavia ben chiaro se la lacunosità della sottoserie Libri dell'entrata e uscita e saldi,
interrottasi definitivamente al 1678, sia imputabile alla scarsa attenzione
prestata alla conservazione di questi libri per l'esistenza di scritture
riassuntive o se da quella data si preferì compilare i soli "libri grossi" sulla base di scritture
preparatorie ora perdute
39
.