Livello: sottoserie
Estremi cronologici: 1664-1789Consistenza: 23 unità
La forte esposizione debitoria ereditata dal secolo precedente
aveva, come visto in precedenza, costretto i ceti dirigenti colligiani nel corso
del XVII secolo a far fronte con misure straordinarie alla necessità di reperire
fondi per assolvere ai propri obblighi nei confronti delle casse ducali. Al
recupero dei crediti rimasti insoluti, misura tanto periodica quanto inefficace
per tutto il corso dell'età moderna
1
, si accompagnò
costantemente il ricorso ad imposizioni ordinarie e straordinarie ripartite in
base a criteri che di fatto protessero la ricca proprietà fondiaria detenuta
dagli stessi uomini di "reggimento" che tali misure imponevano
2
. Nel 1646, a seguito dell'invio del commissario dei Nove
Zanobi Latini, per "sgravarsi dai debiti vecchi" senza tuttavia voler "imporre
gravezze sopra li [beni]
stabili di detta comunità per non esservi estimo o catasto di detti beni", il
Consiglio generale colligiano inviò la proposta ai Nove, poi approvata, di
trasformare in imposta l'antica gabella della cerca del grano fino a quel
momento appaltata e determinata sulla stima dei raccolti
3
, censendo i poderi e le
"terre spellate" del contado, stimandone la rendita produttiva e tassando in
parti uguali i proprietari e i contadini "a ragione di soldi uno per staio di
grano e di sei per staio di biade con aggiunta che li beni posseduti da
forestieri siano tassati e devino pagare a doppio"
4
. L'opera di questa descrizione confluì in
un "libro grande" oggi perduto, i cui materiali preparatori tuttavia sono
conservati nel fondo Estimo delle
comunità dell'Archivio di Stato di Siena, dove pervennero
dall'Ufficio delle imposte dirette di Poggibonsi, cui erano stati versati nel
1865
5
.
Il ricorso a questo tipo di imposta fu costante fino alla vigilia delle
riforme leopoldine, come dimostrano i periodici rifacimenti del
Campione della tassa del
grano e biade
che costituisce la prima
sottoserie dell'ambito dedicato alle Imposte e
tasse dei secoli XVII-XVIII. Qui è confluito l'unico
esemplare conservato nell'archivio comunale compilato nel 1664 e in uso fino al
1694
6
. Le rilevazioni del Campione, pur nella loro parzialità
7
, finirono con l'essere utilizzate per la ripartizione di
altre imposte, quale ad esempio quella del vino e del vinello riscossa ora a
ragione di un sesto della rendita stabilita per i grani e le biade, o quella
delle "teste" imposta ad ogni capo di famiglia già gravato dalla tassa del
grano
8
. Il
nuovo Campione redatto nel 1765
continuerà ad essere utilizzato fino al 1808 per "proporzionare la distribuzione
delle imposte comunitative sopra tutti i possessori"
9
.
Nel 1668 per far
fronte agli "assegnamenti necessari" una pratica del Consiglio generale decise per tre anni
l'imposizione di una "tassa di donativo" e l'aumento contestuale di altri
balzelli "per sfuggire il precipitio" dell'istituzione dell'estimo a più riprese
sollecitata invece dai Nove
10
. Gli atti relativi alla questione, compreso il
reparto dell'imposizione, costituiscono la sottoserie
Libro della tassa di donativo
di mille scudi
composta da un unico
registro che abbraccia il periodo 1668-1670. Pochi anni dopo, nel 1689, con
modalità e finalità analoghe fu istituita un'imposta in forma di testatico che
interessava l'"industria cittadina e arti", ovvero gli artigiani che non
possedevano "beni stabili" o quanti possedevano beni fondiari con una massa
d'estimo inferiore alle 7 lire
11
. I reparti
relativi al periodo 1689-1706 furono raccolti in un'unica filza che costituisce
attualmente la sottoserie
Reparti della tassa sopra l'industria cittadina e
arti
12
.
Accanto alla ridefinizione delle imposte locali alla fine del XVII secolo si
assiste ad una generale riorganizzazione delle tasse imposte centralmente
destinata a lasciare una traccia visibile nella totalità degli archivi
comunitativi toscani. Nel 1678 l'imposta sulla macinazione delle farine, ovvero
la tassa del macinato, era stata trasformata in un'imposizione personale,
ripartita tra le famiglie in base al numero delle "bocche" dei loro componenti e
alla loro condizione censuale, affidando la conduzione delle operazioni di
reparto a quattro "deputati" tratti localmente, la riscossione ad un camerlengo
nominato da questi e la supervisione al cancelliere
13
. I
Libri di
deliberazioni dei deputati sopra la tassa del
macinato
(1679-1789) contengono gli atti di
nomina dei camerlenghi, l'approvazione dei loro mallevadori e fino al 1693 i
saldi delle loro "ragioni", mentre nelle
Libri delle bocche della tassa del
macinato
(1694-1785) sono confluiti i
reparti annuali della tassa compilati dai deputati in base alle denunce delle
bocche effettuate dai capifamiglia riscontrate dai messi comunali. Sono andati
invece interamente perduti fra 1821 e 1830 le ragioni dei camerlenghi e i
dazzaioli della tassa, in base ai quali si provvedeva alla sua riscossione
14
.
Nel 1693 ai deputati fu affidata anche la gestione dei
reparti e della riscossione della "nuova Colletta universale", istituita l'anno
precedente in via straordinaria ma ben presto resa imposta ordinaria. Questa,
che gravava proporzionalmente sui guadagni di tutti i sudditi del Granducato,
era stata affiancata da una tassa rivolta a chiunque avesse fatto uso della
parrucca e da un'imposta fissa annuale applicata ai possessori di bestie
"cavalline e asinine"
15
. I
Libri di deliberazioni dei deputati sopra le collette
universali
(1694-1746) contengono le
registrazioni relative agli obblighi dei camerlenghi per le varie imposte e ai
saldi di ragione della tassa delle bestie a piè tondo. I saldi relativi alle
esazioni trovano invece collocazione nei
Libri dei saldi di ragione delle
collette nuove e della tassa del
macinato
(1694-1715).
Il resto della
documentazione colligiana relativa alle imposizioni ordinarie e straordinarie
istituite fra gli anni Trenta e gli anni Settanta del Settecento è assai povera
e lacunosa
16
. Essa si limita nell'ordine ad un
Dazzaziolo dei debitori
dell'imposizione delle rendite e tre per cento non compresi i lavoratori
e mezzaiuoli
(1734) e a due
Bilanci
dell'imposta universale del quattro per cento del 25 aprile
1744
(1744-1745) relativi
rispettivamente alle comunità di Colle e Poggibonsi
17
.
La documentazione
afferente a questa porzione di serie è completata dai
Dazzaioli del
Comune
(1770-1776) relativi fra le altre
alla tassa sui poderi, detta prediale, istituita con editto del 9 settembre 1751
per far fronte alle epidemie bovine propagatesi per il Granducato. Nata come
imposizione straordinaria sui poderi, venne riproposta nel 1765 e mantenuta
attraverso proroghe biennali fino al 1777
18
.