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Soggetto conservatore:

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Contabilità in entrata

Livello: sottoserie

Estremi cronologici: 1391-1777

Consistenza: 59 unità

Se le scritture afferenti alle entrate e uscite avevano la precipua funzione di tenere memoria dei movimenti complessivi di denaro o altri beni appartenenti alla comunità, quelle organizzate in questa parte costituiscono nello specifico il presupposto essenziale e giornaliero della compilazione delle voci di entrata nei libri dei camerlenghi o dei cassonieri. Le voci più consistenti di entrata della comunità valdelsana, così come di quelle del resto dello Stato vecchio fiorentino, era rappresentata dai proventi percepiti dalle imposte, sia dirette che indirette, da quelli delle condanne pecuniarie comminate dal podestà e dal notaio del Danno dato, da quelli derivanti dall'affitto di beni comunitativi e dai ricavati degli appalti di alcune gabelle. L'esazione delle imposte, a prescindere dall'ufficiale cui era stata attribuita, avveniva sulla base di un "estratto" o "dazzaiolo", registro dove venivano annotati i soggetti all'imposta separati da uno spazio che veniva utilizzato dall'esattore per annotarvi la data della soluzione, resa ancora più evidente dalla barratura della posta 1 . Periodicamente, di solito alla fine del mandato dell'ufficiale chiamato alla riscossione, il notaio di Gabella provvedeva ad annotare i nomi degli insolventi negli "spogli" relativi all'imposta, chiamati a Colle specchi, analogamente a quanto avveniva ad esempio per i debitori per condanne, per i quali evidentemente i libri delle sentenze rappresentavano gli omologhi dei dazzaioli. La conservazione degli spogli, unita alla poca avvedutezza degli spurghi sette-ottocenteschi, incisero negativamente sulla conservazione dei dazzaioli giuntici in pochissimi esemplari 2 . Il forte intreccio istituzionale e documentario che, come visto, interessò la gestione della contabilità del Comune e dei suoi enti controllati come l'Opera del Ss. Chiodo ha suggerito nel corso del presente ordinamento di riunire in un unico ambito gli "specchi" di queste istituzioni, in considerazione anche del fatto che essi furono compilati, utilizzati e conservati dallo stesso ufficio, la Gabella, e con le medesime finalità, tenere memoria cioè dei debitori contro i quali procedere attraverso la corte podestarile. Gli spogli dei debitori per le "gravezze" destinate al finanziamento dell'Opera confluirono autonomamente negli "Specchi" dei debitori dell'Opera del Ss. Chiodo (1510-1561) fino all'abolizione del camerlengato dell'Opera per poi essere compilati in via definitiva nei libri dei puntati. Le registrazioni riguardavano i debiti relativi all'imposta della "cera di Sant'Alberto", a quella dovuta dalle arti dei calzolai, lana e carta, e alla fornitura di panni e cera per le funzioni funebri 3 . Le stesse motivazioni di fondo sottendono all'analoga collocazione data agli "Specchi" dei debitori dell'Arte della lana (1527-1732), compilati dal cancelliere e dal notaio di Gabella con modalità analoghe a quelle esaminate fino a questo momento. 1) I Libri dei puntati, gli "Specchi" dei debitori dell'Opera del Ss. Chiodo e dell'Arte della lana

La prima sottoserie che afferisce a questa parte è quella dei Libri dei puntati , tipologia documentaria che per quanto eterogenea e corrente costituisce un elemento fondamentale nel sistema di contabilità colligiano. Destinati a contenere inizialmente la contabilizzazione relativa alle appuntature, le multe cioè elevate dal cancelliere ai consilieri trovati assenti nelle rassignationes del Consiglio generale, i Libri dei puntati finirono col divenire il crocevia delle registrazioni relative ai debitori del Comune compilati indifferentemente dal notaio di Gabella, da quello del camerlengo generale o dal canceliere 4 . Nel 1539 si stabilì che

faccendosi per alcuno tempo con ordine della comunità alcuna impositione o graveza, il cancelliere sia tenuto descrivere a libro dei puntati tutti quelli a' quali sarà facta decta impositione o graveza con la somma che a loro sarà stata posta et inmediate il notaio di Gabella sia tenuto fare uno extracto di decta impositione da decto libro de' puntati, in sul quale il gabelliere et camerlengo riscuota decta impositione et gravezza, cancellando sempre li paganti dal decto extracto et di poi ancora il decto gabelliere et camarlingo cancelli tutte le partite riscosse di su libro de' puntati secondo lo stilo antiquo con la subscriptione del suo notaio a piè5.


Oltre ai dazzaioli di alcune imposizioni straordinarie e delle "teste", nei Libri dei puntati è possibile reperire sequenzialmente in ordine di compilazione tutte le appuntature dei debitori del Comune registrati alla fine del mandato dagli ufficiali chiamati a riscuotere i vari cespiti, fungendo quindi da spogli di quei debiti che non avrebbero trovato registrazione in "specchi" specifici 6 . Così come avveniva negli altri spogli sotto ogni posta veniva annotata o la soluzione del debito avvenuta nelle mani del camerlengo competente o il rimando al libro dei debitori e creditori nel quale veniva poi registrata durante le periodiche revisioni dei titoli di credito del Comune o dei suoi enti "tutelati" effettuate dal provveditore di Gabella 7 . La soppressione del camarlengato del Ss. Chiodo, sancita dalla Riforma del 1561, e l'attribuzione delle sue competenze in materia di riscossione di alcune "gravezze" al camerlengato generale ebbero come conseguenza lo sdoppiamento dei libri dei puntati fino al 1574: in uno venivano registrate le sole appuntature relative alle assenze in consiglio, alle condanne e a varie imposte straordinarie 8 , mentre nell'altro tutti gli spogli dei debitori del Ss. Chiodo, che fino a quel momento avevano trovato registrazione separata negli Specchi dell'Opera del Ss. Chiodo, frammisti ad esempio agli spogli delle "teste" e della gabella del sale 9 . A partire dal 1575 si tornerà alla compilazione di un unico libro dei puntati nel quale confluirono definitivamente anche gli spogli dei debitori dell'Opera. L'unica lacuna della sottoserie, collocata fra il 1530 e il 1540, è in realtà soltanto apparente: il registro di quel periodo infatti fu versato dopo il 1865 insieme agli estimi delle comunità presso l'Ufficio delle imposte dirette di Poggibonsi e da lì pervenne all'Archivio di Stato di Siena, dove tuttora è conservato nel fondo Estimo delle comunità 10 .

2) La gabella dei contratti

Fra le fonti più rilevanti di introito per le casse comunali colligiane va senz'altro annoverata la gabella dei contratti. Gli statuti di Gabella del 1407 avevano ribadito l'obbligo per i notai di denunciare in Gabella gli instrumenta da loro rogati 11 . La gabella doveva essere riscossa in base alle relationes (detti anche referti o rapporti) dei notai o alle "chiarigioni" dei "claritores debitorum non scriptorum" (i "chiaritori") 12 , sei ufficiali eletti per tratta a partire almeno dal 1456 che periodicamente dovevano passare in rassegna i contratti stipulati intestando nei registri una posta per ogni contratto con l'indicazione di rogatario, data cronica, autore, destinatario, oggetto dell'atto ed estremi della soluzione della gabella o della loro specchiagione nei libri dei debitori 13 . Nel 1527 il commissario Ludovico Nobili aveva nuovamente confermato l'obbligo di denuncia per i notai ai quali veniva assegnato ora un compenso di 5 soldi per ogni referto presentato in Gabella, obbligandoli contestualmente a "tenere e loro contracti, testamenti e rogiti in uno protocollo legato" intitolato dal cancelliere del Comune, dal momento che "molti disordini nascano per la negligentia de' notai e quelli e loro protocolli disordinatamente tengano" 14 . I notai erano poi tenuti ogni anno a far riscontrare i loro protocolli dai chiaritori nei mesi di maggio e di giugno 15 . Inizialmente distinti i referti dalle chiarigioni rispettivamente nei Libri dei referti dei contratti (1425-1509) e nei Libri delle "chiarigioni" dei contratti (1450-1525), a partire dal 1509 ai referti furono affiancate le poste redatte dai cancellieri dei contratti di conduzione delle gabelle o dei beni comunali concessi in appalto a terzi con l'annotazione dei loro pagamenti o delle loro "specchiagioni" ( Libri delle locazioni e dei referti dei contratti , 1509-1533). Dal 1526 le tre registrazioni - referti, "chiarigioni" e locazioni - confluirono nella sottoserie Libri delle locazioni, referti e "chiarigioni" dei contratti (1526-1712). Dal 1712 infine si distinsero definitivamente i Libri delle locazioni e delle "chiarigioni" dei contratti dai Libri dei referti dei contratti 16 . Completano questa categoria di "specchi" i Libri preparatori delle chiarigioni dei contratti (1676-1774) e il Libro dei "contratti resolutivi" . In quest'ultimo venivano annotati tutte le pendenze relative a contratti di compravendita per i quali ancora non erano trascorsi i termini di denuncia.

3) Gli "Specchi" dei debitori particolari'
Se la gabella dei contratti veniva percepita direttamente dagli uffici comunali, per la maggior parte delle altre entrate gabellari ci si affidò al consolidato sistema dell'appalto della riscossione a privati mediante pubblico incanto. I "conduttori" o "gabellotti" che riuscivano ad aggiudicarsele provvedevano poi in diverse rate - le "paghe" - a versare quanto pattuito nel contratto di appalto al camerlengo generale, nel libri del quale producevano una sola voce riassuntiva 17 . Alla fine della sua condotta, l'appaltatore provvedeva poi a far "specchiare" dal notaio di Gabella gli insolventi nei cosiddetti "Specchi" dei debitori particolari (1539-1640), secondo lo stesso meccanismo visto per i cespiti gestiti direttamente dal Comune 18 . In entrambi i casi le "specchiagioni" erano il preludio dell'istanza di gravamento dei debitori presentata alla corte del podestà dal notaio di Gabella a nome del Comune. Le somme recuperate così ad istanza dei conduttori delle gabelle venivano riscosse detraendone una percentuale fissa per il Comune e per il podestà che aveva dato esecuzione all'istanza di gravamento. Il primo e unico Specchio dei particolari conservato risale al 1539, anno in cui fu riorganizzato complessivamente l'ufficio di Gabella, ma la redazione di questa tipologia è attestata almeno dal 1462 19 . Molto probabilmente queste registrazioni venivano stese prima su libretti preparatori, di cui possediamo un esiguo frammento, e poi trascritti in via definitiva nello "specchio" 20 .

4) La gabella del grano e delle biade
La gabella del grano e delle biade fu sicuramente quella che ebbe un sistema di accertamento e riscossione più complesso, rigidamente regolato dal XIV secolo, in virtù forse dei cospicui introiti che assicurava alle casse comunali colligiane. Ciascun proprietario e ciascun conduttore di campi coltivati a grano o biade erano tenuti a versare una cifra in proporzione ai raccolti annuali 21 . A metà del Cinquecento la riscossione di tale provento era affidata all'incanto. In base agli specifici ordinamenti del 1565 e del 1576, al vincitore dell'appalto veniva obbligatoriamente affiancato a sue spese un notaio di nomina comunitativa 22 . L'appaltatore batteva la campagna nei mesi estivi in cerca dei grani e delle biade raccolte per riscontrarli ed esigere proporzionalmente la gabella. Il notaio provvedeva nel suo bastardello a registrare una posta per ogni coltivatore annotandovi le staia di granaglie o legumi raccolte 23 . Una volta terminata la cerca, il notaio doveva consegnare il bastardello al conduttore per la riscossione ed una sua copia al cancelliere per riscontro (sottoserie Bastardelli della cerca del grano ) 24 . Fino al 1576 il conduttore poteva far specchiare nello Specchio dei particolari gli insolventi come gli altri conduttori 25 , ma con gli ordinamenti promulgati nel maggio di quell'anno si prescrisse che i contadini dovessero pagare quanto dovuto al conduttore in due rate, una entro l'8 settembre, l'altra entro l'8 novembre. Non rispettando i termini, una volta finita la cerca, il notaio doveva annotare negli "Specchi" dei debitori della gabella del grano e biade tutti gli insolventi, distinguendo "il numero della robba, la quantità del debito et i pagamenti fatti nell'atto della cercha del conduttore della gabella". Per risarcire il loro debito i contadini dovevano a quel punto recarsi in Gabella dal provveditore, che doveva a sua volta rilasciare una polizza indirizzata al conduttore dove si fosse fatta nota di quanto pagato dal debitore. Il conduttore ricevuti i denari della polizza doveva sottoscriverla come ricevuta e riconsegnarla al provveditore che solo a quel punto registrava l'avvenuto pagamento nello specchio 26 . In assenza del conduttore i pagamenti potevano essere effettuati nelle mani del camerlengo di Gabella e dei pegni fino al 1660, quando si stabilì di "mettere a schiena" del camerlengo generale anche la riscossione di questa tassa 27 . Degli "specchi della cerca del grano" si è conservato soltanto il primo registro compilato fra 1576 e 1589, essendo stati gli altri eliminati durante le operazioni di "spurgo" condotte nel 1821 28 .

5) I Libri dei proventi
L'ambito della contabilità in entrata è infine completata dai Libri dei proventi dove venivano registrati indistintamente gli atti, redatti dal cancelliere della comunità, relativi alla concessione in appalto dei proventi comunitativi generalmente affidati all'incanto 29 . Nel caso colligiano tale prassi è attestata per i proventi dei macelli, delle osterie, dei mulini della comunità e dell'Ospedale, delle gabelle, dei poderi, dei campi e delle case. Fino alla metà del XIV secolo le locazioni di beni immobili e gli appalti delle gabelle venivano registrate rispettivamente nel Registrum Comunis e nei registri di delibere consiliari, salvo poi confluire entrambe in un'unica tipologia documentaria a partire almeno dal 1359 30 . Afferiscono a quest'ambito 11 registri che coprono il periodo 1391-1758 con lacune concentrate fra il 1447-1482 e il 1585-1698, in parte colmabili con il ricorso alle registrazioni dei Libri delle locazioni, referti e "chiarigioni" dei contratti 31 . Fino al 1447 la contabilità connessa ai rapporti tra la comunità e gli appaltatori fu registrata a margine degli stessi contratti di appalto, salvo poi articolarsi notevolmente nel periodo successivo: registrati per esteso i verbali dell'incanto nei Libri dei proventi, il cancelliere annotava poi il nome del conduttore vincitore - "gabellotto" o "proventuale" che fosse - e la cifra da questo dovuta nei libri della gabella dei contratti, con preciso riferimento ai quali veniva poi ascritto nei libri dei debitori del Comune. Le cifre liquidate a saldo dai conduttori venivano infine registrate ad entrata nei Libri dell'entrata e uscita e saldi dei camarlenghi generali coi rimandi alle poste segnate nei Libro dei debitori. Appare evidente quindi il legame che unisce queste quattro tipologie documentarie attraverso le quali è possibile seguire l'intero iter amministrativo di appalto. A partire dal 1749 la prassi di affidare le residue entrate gabellari della comunità all'Appalto generale delle regie rendite fece sì che nei Libri dei proventi si registrassero i soli atti relativi agli affitti dei pascoli e dei mulini comunitativi 32 .