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Tipologia: inventario analitico
a cura di Alberto M. Onori
patrocinio: Provincia di Pistoia - Regione Toscana - Comune di Buggiano
Pubblicazione: Ospedaletto (Pisa), Pacini Editore, 2001
Descrizione fisica: pp. 261, ill. 6 a colori e b/n
Collezione: Beni culturali - Provincia di Pistoia, 17
Numeri: ISBN - 88-7781-427-6
Contenuti:
Con la pubblicazione del presente inventario prosegue l'attività della Provincia di Pistoia al fine della descrizione, tutela e conservazione delle Fonti documentarie prodotte dai Comuni. L'impegno dell'Amministrazione Comunale ha reso possibile la collocazione di questi Fondi in locali idonei, mentre da poco si sono celebrati oltre vent'anni di attività del Comune nel campo della ricerca storica sulla Valdinievole. Queste carte che una tradizione documentaria complessa e articolata ci ha consegnate costituiscono la memoria delle attività dei diversi istituti e magistrature che nel tempo si avvicendano nel governo del territorio. Ma questi documenti raccontano anche la storia del passaggio di Buggiano, la storia delle sue attività, dei suoi mercanti, dei suoi artigiani, delle sue famiglie, dei suoi paesi. Quale più felice esempio di tutto ciò che non Buggiano stesso. L'impegno dell'Amministrazione Comunale nella attività convegnistica, nella ricerca sull'identità urbana a Buggiano e in tante altre iniziative ci ha restituito la storia di questa comunità e delle sue identità storica collettiva. Un ringraziamento infine alla Regione Toscana e alla Soprintendenza Archivistica che ci hanno seguito con attenzione e disponibilità. Luigi Giorgetti Assessore alla Cultura Provincia di Pistoia
Il territorio del comune di Buggiano si trova lungo il confine nordorientale della Valdinievole, all'incirca a metà strada fra le città di Lucca e Pistoia. Area di popolamento ligure in età preromana, il territorio comunale fu probabilmente colonizzato dai veterani delle guerre ligustiche intraprese da Roma fra il III e il II secolo a. C. I coloni romani si insediarono in quest'area senza dare origine, come invece assai probabilmente avvenne altrove in Valdinievole, a strutture abitative stabili ma si limitarono a popolare il territorio in forma sparsa, facendo capo alle vicine colonie romane di Lucca e Pistoia unite dalla via Cassia Clodia, che collegava queste ultime a Luni e al Tirreno1. All'epoca dell'invasione dei Longobardi il territorio di Buggiano fronteggiò la linea di resistenza organizzata dai Bizantini lungo il crinale appenninico e controllò il traffico lungo la via Cassia Clodia scorrente ai suoi piedi per divenire, in un secondo tempo, parte integrante del ducato longobardo di Lucca nonché della diocesi lucchese2. In esso svolsero funzioni di governo feudale i membri della famiglia discendente da un tal Sighifredo del fu Teudegrimo detto Teuzio che prese il nome di 'da Buggiano'3 proprio perché dal possesso e dal controllo di questo luogo derivava la sua autorità. I poteri e le competenze di questi signori feudali erano nel complesso piuttosto limitati e collegati essenzialmente al possesso di grandi estensioni di terre. Il frazionamento del patrimonio fra gli eredi attenuò il già limitato potere della famiglia favorendo una precoce nascita del comune rurale che si trovò a operare, senza controversie, sotto l'influenza, poi sotto il dominio del comune cittadino di Lucca4. Nel 1329 Buggiano si unì contro Lucca, assieme ad altri centri della Valdinievole; dopo un momentaneo riprendersi del dominio lucchese, fra il 1338 e il 1340 Buggiano, assieme con le terre di Stignano, Colle e Borgo che attorno ad esso gravitavano a formare una comunità policentrica, passarono sotto il controllo di Firenze5. I primi statuti risalgono al 1378 e ancora in essi la comunità risulta composta dai popoli dei castelli di Buggiano e delle altre tre terre sopra citate. Questo carattere di policentricità resta per Buggiano un dato costante per tutta l'epoca ancien régime.
Il dato della policentricità è abbastanza comune per i comuni rurali di Valdinievole nel Medioevo. Policentrico è ad esempio il territorio del comune di Massa e Cozzile, che sino nel suo stemma porta le insegne delle tre località di Massa, Cozzile e Verruca, federatesi ai primi del Trecento in una sola comunità; policentrico fu, nel Settecento il territorio della cosiddetta Comunità delle Due terre di Valdinievole (Monsummano e Montevettolini), policentrico, per certi versi, è il territorio del comune di Uzzano, che riconosceva al castello della Costa una certa autonomia nel l'ambito dei propri statuti comunali. Analogamente, policentrico è il territorio buggianese, che si configura sin dai suoi statuti più antichi come una vera e propria federazione di castelli cui, nel corso del Cinquecento, si aggiunse il villaggio di nuova fondazione di Ponte Buggianese. Quest'ultimo però fu sempre avvertito come un corpo distinto e sotto certi aspetti estraneo al tessuto sociale e culturale storicamente determinatosi come 'comune di Buggiano', tanto che, alla fine del XIX secolo, esso chiese e infine ottenne di reggersi a comune autonomo6. Ciascuna delle quattro 'terre murate' si identificava con un territorio corrispondente a quello della propria parrocchia e si integrava con le altre in una sola comunità mediante il sistema rappresentativo delle vicinanze. Ognuna di esse aveva come centro di aggregazione la chiesa parrocchia le, riconosceva nel proprio seno i propri membri in funzione della loro residenza e del proprio patrimonio terriero, per quanto esiguo esso fosse, ed esercitava con pari dignità nell'ambito del comune le proprie competenze amministrative secondo criteri rigorosamente proporzionali7. Ognuna di esse si esprimeva sul piano istituzionale nello statuto dell'opera pia collegata alla chiesa parrocchiale della propria terra e, tramite la riscossione delle quote di iscrizione all'opera stessa, godeva di una specie di autonomia fiscale, mettendo a disposizione della collettività un significativo ammontare di risorse che venivano impiegate non solo in opere di beneficenza o di solidarietà sociale e spirituale ma in opere pubbliche di notevole importanza. Ecco per quale motivo, presumibilmente, gli archivi delle opere delle quattro terre federate nel territorio di Buggiano non furono versati, dopo il 1865, negli archivi delle rispettive parrocchie come avvenne altrove in Toscana in quell'epoca ma rimasero custoditi nell'archivio del comune che le esprimeva come unica entità di fronte al governo fiorentino. Non è questa la sede per affrontare con l'adeguata ampiezza un argomento tanto interessante e complesso. È però importante segnalare la particolarità istituzionale di enti che, altrove in Toscana, hanno rivestito un ruolo assai diverso e che, sul piano archivistico, hanno prodotto una documentazione per certi aspetti simile ma nel suo significato di fondo radicalmente differente8.
Fino alla riforma leopoldina del 1772 il comune di Buggiano, articolato nei quattro 'luoghi' federati più il villaggio di Ponte Buggianese, come si è visto sopra, fu comune appartenente al Distretto dello Stato vecchio fiorentino, vicariato di Valdinievole, sede di podesteria e di un cancelliere 'fermo' dei Nove. Il motuproprio del 23 gennaio 1775 istituì in Buggiano la comunità leopoldina riformata, secondo il regolamento generale delle comunità del distretto. Il suo territorio comprendeva i popoli dei SS. Maria Maggiore e Niccolò di Buggiano, S. Pietro Apostolo del Borgo, S. Andrea Apostolo di Stignano, S. Lorenzo del Colle e S. Michele del Ponte Buggianese. Da questa struttura si possono riconoscere i quattro 'luoghi' tradizionalmente compresi nell'ambito del comune di Buggiano e la nuova parrocchia di pianura del Ponte Buggianese, di recente costituzione sui terreni conquistati alle acque con le colmate dei secoli XVII e XVIII. In quel l'occasione venne sanzionato sul piano amministrativo il primato economico e demografico del Borgo e del piano rispetto a Buggiano e alle colline, frutto di un processo di evoluzione e trasformazione dei tradizionali equilibri ancien régime iniziato fra la fine del Seicento e i primi anni del Settecento in Valdinievole. Il titolo di Comune infatti restò a Buggiano ma la sede degli uffici amministrativi e giudiziari fu trasferita definitivamente al Borgo9.
Nel periodo del governo francese (1808 - 1814) Buggiano fu mairie compresa nella Prefettura del Mediterraneo, Sottoprefettura di Pisa10.
Con la legge compartimentale del 9 marzo 1848 Buggiano fu compresa entro il territorio della prefettura di Pistoia. Con la soppressione di quest'ultima nel 1851 la competenza territoriale passò al compartimento e prefettura di Lucca, ove rimase sino all'Unità. Dal 1825 e sino alla soppressione di quest'ufficio, Buggiano fece parte del circondario di acque e strade di Pescia11.
Per quanto riguarda l'amministrazione della giustizia, Buggiano fu sede di un podestà sin dal tempo anteriore alla sottomissione a Firenze. Con la metà del Trecento esso divenne di nomina fiorentina con giurisdizione civile e in parte criminale su Buggiano e 'luoghi annessi', come si diceva per designare assieme al capoluogo anche i castelli di Borgo, Colle e Stignano. La giurisdizione criminale, almeno per i reati più gravi, era invece attribuita al vicario di Valdinievole, insediato dai Fiorentini a Pescia sin dalla metà del Trecento. A partire dai primi decenni del Quattrocento Firenze intraprese in Valdinievole un'operazione di riorganizzazione e semplificazione della struttura istituzionale della regione, nel cui quadro complessivo Buggiano rivestì un ruolo particolarmente significativo. Tale operazione dette infatti come risultato l'accorpamento a Buggiano delle podesterie di Massa e Cozzile (1419) e di Uzzano (1424) (quest'ultima sino alla seconda metà del Cinquecento). Col 1430, poi, la fisionomia complessiva della struttura delle podesterie in Valdinievole subì un'ultima rilevante modificazione con l'accorpamento dei territori delle podesterie di Montecatini e Buggiano. Queste avevano un unico ufficiale col titolo di podestà di Buggiano ma con l'obbligo di risiedere a turno sei mesi in questa comunità e gli altri sei mesi a Montecatini. Costui aveva l'obbligo di nominare un notaio residente come suo rappresentante a Massa e Cozzile e di inviare saltuariamente un altro notaio ad Uzzano. Così Buggiano, sino al 1772, si configurava come il punto di riferimento di un solo sistema istituzionale e giurisdizionale che, facendo capo come sede a questa comunità, coordinava e controllava il funzionamento di altre tre sedi (Montecatini, Uzzano e Massa e Cozzile) le quali, a loro volta, vedevano, in qualche modo, riconosciuta la loro antica autonomia12. Questa situazione rimase invariata sino al 1772. Con la legge di riforma dei tribunali di giustizia dello stato fiorentino Buggiano divenne sede di podesteria maggiore, il cui podestà non ebbe più l'obbligo di doppia residenza. Inoltre la sua competenza venne estesa al territorio della comunità confinante di Massa e Cozzile, che perse così il proprio banco di giustizia autonomo, ed acquisì la competenza sul danno dato, precedentemente attribuita al cancelliere13. La podesteria di Buggiano venne infine soppressa con la legge sui nuovi tribunali toscani del 2 agosto 1838. La documentazione relativa, dopo una complessa vicenda di cui si dà conto nell'introduzione alla relativa serie archivistica, si conserva oggi presso la sezione separata di Archivio di Stato di Pescia14.
È anche opportuno ricordare che sono custoditi nella sezione di Archivio di Stato di Pescia i quasi sessanta pezzi (1681 - 1808) dell'archivio del vicariato feudale di Bellavista, acquistato nel 1672 dalla famiglia Feroni che ottenne allora da Cosimo III de' Medici il titolo marchionale e la giurisdizione civile e criminale, giurisdizione che fu esercitata mediante un vicario sino alla fine del Settecento15.
Sin dalla seconda metà del Cinquecento Buggiano ebbe un proprio cancelliere, la cui competenza, analogamente a quanto si è visto per il Podestà, si estendeva al luogo di Buggiano e alle altre tre comunità dei dintorni, considerate da sempre annesse a Buggiano, cioè Borgo, Colle e Stignano. Inizialmente il cancelliere di Buggiano includeva nella propria competenza anche le località di Massa e di Cozzile che però, dal 1577 e sino al 1784, ebbero un cancelliere per proprio conto. Dopo la parentesi del governo francese (1808 - 1814) la cancelleria di Buggiano fu confermata cancelleria di quarta classe, con la competenza territoriale estesa anche alla comunità di Massa e Cozzile16.
Nell'inventario dell'archivio del cancelliere comunitativo, stilato nel 1835 a cura di Carlo Bartolini, sono elencati anche (classe XXII) gli atti e la documentazione relativa alla Deputazione per il Padule di Fucecchio, istituita con rescritto granducale del 4 febbraio 1786. Dopo la trasformazione della Deputazione in Consorzio obbligatorio e il trasferimento della sua sede a Ponte Buggianese (giugno del 1906) il suo archivio venne trasportato nei nuovi locali dove ancora si trova ed è stato recentemente riordinato. Ne è rimasto a Buggiano un solo registro, qui catalogato col n° 79717.
Gli archivi delle opere laicali affidate alla supervisione ed al controllo sugli atti da parte del cancelliere comunitativo hanno subito una sorte diversa a seconda della natura che tali enti rivestiva all'atto della loro soppressione nel 1803. Molti di essi furono trasportati a Pescia assieme a quelli di tutti gli altri enti similari; altri invece rimasero in sede e sono stati individuati e schedati come archivi autonomi18. Dopo quello che è stato detto sopra a proposito della federazione di castelli che costituiva il comune di Buggiano e, in questa prospettiva, sulla funzione anche istituzionale delle opere pie o almeno di alcune di esse, non poteva essere diversamente. È anzi evidente che, proprio per questo, i loro archivi rivestono un'importanza tutta particolare nell'economia dell'archivio storico che li comprende.Essi sono strutturati secondo uno schema che ricorda abbastanza da vicino l'archivio di una piccola comunità o di un comune rurale di piccole dimensioni e che rispetta una logica di funzionamento abbastanza simile se non del tutto analoga: dagli statuti, nella loro prima stesura e nelle periodiche revisioni suggerite dal mutare dei tempi o imposte dalla congiuntura storica ed istituzionale (non pervenuti ma documentati nella loro esistenza) alle deliberazioni (concernenti affari pubblici di rilevanza notevole e di contenuto assai vicino a quello delle deliberazioni comunali) alle riscossioni, raccolte col sistema della formazione dei ruoli e della stesura del dazzaioli affidati al camarlingo come le imposizioni comunitative, ai saldi, soggetti alla stessa regolamentazione di quelli della comunità nel suo insieme.
Le prime notizie attinenti l'archivio del comune di Buggiano sono contenute in un libro di inventari dei cancellieri comunitativi nel quale, ad ogni avvicendamento, il cancelliere uscente verbalizzava il passaggio delle consegne al successore19. Le scritture che lo compongono sono elencate nel primo di tali inventari, datato 1613 set. 8 e stilato a cura del cancelliere dottor Rocco di Giobbe Vannelli da Pescia, successivamente integrato nel 1620, 1627 e 1639. Il cancelliere che entrò in servizio in quest' ultimo anno, ser Francesco Alberi da Massalombarda, ritenne necessario dare all'inventario del 1613, già abbastanza ben articolato sia dal punto di vista logico che materiale, una sistemazione definitiva e l'operazione evidentemente riuscì, dato che sino al 1650 i cancellieri che si succedettero nella carica si limitarono ad apportare all'inventario formato e completato dal Vannelli e dall'Alberi le necessarie variazioni di aggiornamento. Le carte dell'archivio, all'inizio del Seicento, risultano custodite in una stanza apposita, definita "Stanza delle scritture" e risultano ordinate secondo la seguente struttura:
Vanno poi considerate "molte filze di Portate di varie sorte, quali però in grandissimo numero, et confusissime non si sono potute numerare" e "più filze di portate d'estimi, quaderni di campai, fedi, lettere, Processi de Beni del Fossetto, che per gran quantità et confuse non si sono potute numerare"20. È evidente il fine patrimoniale e non archivistico di simili inventari, stilati essenzialmente per la ricognizione della consistenza dell'archivio ai fini della verbalizzazione del passaggio delle consegne. A partire di primi del Seicento, nondimeno, si assiste ad una sorta di prima presa di coscienza, per quanto confusa, dell'importanza dell'archivio come realtà separata dal resto degli oggetti e della mobilia rispettivamente ricevuta e riconsegnata, come appare anche dall'intestazione dell'inventario del 1613 stilato dal Vannelli21; emerge inoltre, come anche in altri casi nella zona, una sia pur rudimentale suddivisione fra le carte di continuo e più immediato uso, ordinate in serie successivamente integrate ed aggiornate, e altre carte di uso più episodico e di importanza avvertita come inferiore, consegnate e ricevute senza obiezioni come ammasso di documenti indistinto e non organizzato né ordinato.
Nel 1746 il cancelliere Matteo Puccini rimise all'auditore granducale, abate Pompeo Neri, una Risposta all'Istruzione che costui aveva inviato a tutte le cancellerie toscane per avere notizie di prima mano sugli archivi delle comunità oltre che su quelli delle magistrature giudiziarie e degli altri uffici centrali e periferici dello Stato nella prospettiva di compilare, per incarico di Francesco Stefano di Lorena, un codice di leggi. Da essa è possibile ricavare una grande quantità di informazioni sulla struttura e sulla condizione dell'archivio in quell'epoca22. Nei tempi immediatamente precedenti al suo cancellierato probabilmente il suo archivio non era tenuto nel migliore dei modi. Nella sua lettera di accompagnamento alla risposta, datata 22 aprile 1746, il Puccini diceva infatti fra l'altro: "<...> Siccome questa cancelleria, per i tempi indietro, non è stata tenuta con quella diligenza, che si doveva, così ancora non s'è potuto rispondere esattamente ai quesiti della medesima istruzione. Quando l'ordine tenuto, non fosse di satisfazione del prefato sig. Auditore, abbino la bontà di avvisarlo, che si procurerà il modo di satisfarlo nella miglior forma possibile<...>23". La sua risposta, seguendo la traccia offerta dal questionario cui si attiene, anzitutto sottolinea correttamente l'origine antica dell'archivio buggianese e il suo collegamento prima del 1338 con Lucca e i suoi archivi pubblici, "essendo cosa verissima, che anche alla giornata le antiche memorie, e i migliori documenti, se occorrono, si fanno estrarre dall'Archivio di detta città[di Lucca] detto La Tarpea, e dall'Archivio Arcivescovile"24. Restavano così a Buggiano, con solo qualche eccezione, le pergamene a partire dal 1338, in numero non eccessivo (poco più di una trentina), le copie dei capitoli di sottomissione al Comune di Firenze del 1344 e del 1370, gli statuti in pergamena sottoscritti dal Salutati, qualche altra pergamena tarda25. La struttura del governo comunitativo nel Settecento restava invece quella delineata dagli Statuti del 1565, con il costante riferimento ai quattro 'luoghi' che compongono la comunità: Buggiano, Borgo, Colle e Stignano26. Le serie archivistiche elencate dal Puccini come rilevanti ai fini della risposta erano le seguenti:
Altre notizie importanti sulla struttura dell'archivio comunale di Buggiano sono contenute in un inventario generale delle scritture ora catalogato con il numero 1063. Esso contiene gli inventari analitici delle carte e delle scritture sia dell'archivio comunale di Buggiano sia di quello di Massa e Cozzile. Il materiale inventariato si riferisce, in sede di prima stesura, al periodo compreso fra le origini e il 1781 - 1783 con qualche serie che 'sconfina' al massimo nel 1784; questo dato fa pensare ad un'inventariazione ordinata in previsione dell'unificazione dei due archivi in una sola cancelleria comunitativa, cosa che avvenne appunto nel 1784. L'inventario venne regolarmente aggiornato, per Buggiano, sino al 1834, cioè immediatamente prima della consegna del lavoro di riordino ottocentesco e rappresentò il principale strumento di consultazione ad uso dei cancellieri. Su di esso furono sistematicamente annotate anche tutte le notizie relative alle variazioni di consistenza dei fondi archivistici di competenza della cancelleria di Buggiano (soppressioni di corporazioni religiose, trasformazioni o soppressioni di uffici etc.) fra la fine del Settecento e i primi dell'Ottocento (circa cinquant'anni) ivi inclusa la destinazione finale delle carte quando esse venivano estratte dalla loro sede naturale (è il caso degli archivi delle corporazioni religiose soppresse, che risultano, dopo il 1808, trasferite a Pescia)30. L'archivio risultava organizzato, nel 1784, secondo lo schema che si riporta di seguito.
Un altro momento importante, per chi voglia seguire le vicende di un archivio comunale nella sua evoluzione, è costituito dal passaggio delle consegne, nel corso del 1808, dagli ultimi cancellieri granducali alle appena costituite mairie francesi. Esso è documentato, per Buggiano, dall'unità n. 688. Purtroppo, però, non si tratta, per questo inventario sommario, di un pezzo particolarmente importante. Esso elenca semplicemente lo stato dell'archivio all'atto della sua consegna, da parte di Luigi Wan Resent, ultimo cancelliere comunitativo prima della soppressione dell'ufficio da parte del governo napoleonico, al nuovo maire Luigi Baldini; in esso non sono contenute indicazioni particolari o annotazioni sui movimenti delle carte come invece è possibile reperire nell'inventario stilato alla fine del Settecento. Si ha anzi la conferma che quell'inventario rima se in uso durante tutto il periodo del governo francese, costituendo esso e non altri documenti lo strumento principale (starei per dire unico) per la consultazione e il reperimento dei pezzi ad uso degli uffici comunali.
Dopo il 1814 e il ritorno del governo granducale la situazione non cambiò di molto. Sino al 1835 fu sempre l'inventario del 1784 a rappresenta re il punto di riferimento principale cui tutti si rivolgevano per orientarsi nell'archivio; altri inventari veri e propri mancano del tutto. Era comunque chiaro che un inventario così vecchio, per quanto ben organizzato, analitico e costantemente aggiornato, si faceva ogni anno meno adeguato a far fronte alle ordinarie esigenze degli uffici. Fu per questo che con deliberazione del Magistrato comunitativo del 20 maggio 1833, essendo cancelliere Tommaso Denti, fu stabilita la necessità di fare un nuovo inventario dell'archivio "per non essere in regola quello esistente". Con successiva deliberazione dell'8 luglio furono nominati i due deputati della commissione per lo scarto dei documenti inutili, nelle persone del dr. Francesco Salvadori e del dr. Luigi Grassi. Costoro, con rapporto in data 24 settembre, avevano individuato per lo scarto 50 volumi di estimi antichi e 12 fasci di portate per la tassa del sale, di macine e pie' tondo, per un totale di 696 libbre di carta. Nel frattempo, sotto la responsabilità e la sorveglianza del cancelliere Alessandro Ticciati il dr. Carlo Bartolini aveva provveduto a riordinare l'archivio. Le spese vive per il riordino ammontarono a £ 75. Il tempo necessario per il riordino fu di 80 giorni. Giuseppe Cavalieri impiegò 25 gg. per traslocare, spolverare e ricollocare il materiale archivistico riordinato. Con deliberazione del giorno 8 ottobre 1835 il Magistrato prese atto del riordino, ne esaminò la copia e approvò contestualmente sia lo scarto quale proposto dalla deputazione, da inviare al macero alle cartiere di Pescia, che l'inventario e la sua copia quali presentate dal dr. Bartolini. Avendo trovato il lavoro adeguato alle richieste e alle aspettative i membri del Magistrato, sotto la presidenza del gonfaloniere Carlo Sannini e con l'assistenza del cancelliere Alessandro Ticciati, ordinarono di corrispondere agli operatori la loro retribuzione, consistente in 230 lire per Carlo Bartolini, il riordinatore, in 30 lire per il suo coadiutore Giuseppe Cavalieri oltre a un rimborso di 65 lire dovuto al Bartolini per avere egli anticipato a suo carico le spese per il materiale necessario al suo lavoro: il tutto per l'ammontare complessivo di 325 lire32. L'inventario di Bartolini rimase in uso sino al 1865 e fino a quella data fu regolarmente e sistematicamente aggiornato.
Le operazioni dell'attuale riordino ebbero inizio nel settembre del 1993, grazie ad un finanziamento dell'amministrazione provinciale di Pistoia tramite il competente assessorato, integrato da un contributo dell'amministrazione comunale di Buggiano. La documentazione era custodita nella prestigiosa sede del recentemente restaurato Palazzo del podestà in Buggiano castello, a due passi dalla Badia di Santa Maria, nel punto più alto del paese. Il materiale documentario era in buone condizioni di conservazione, allineato in scaffalature metalliche a norma e dotato di uno strumento di consultazione sintetico ma preciso redatto da Enrico Coturri nel 1981. Tale riordino, l'ultimo in ordine di tempo prima dell'attuale, era avvenuto, per motivi del tutto indipendenti dalla volontà del riordinatore, in condizioni di lavoro assai precarie e necessariamente condotto in tempi assai ristretti, assolutamente incompatibili con la realizzazione di un inventario completo in ogni sua parte33. Per questo motivo le serie archivistiche formate in quell'occasione presentavano alcune incongruenze e le unità 'multiple' che si erano formate nel corso degli anni non erano state ricondizionate tutte in modo corretto Mancavano inoltre alcune informazioni essenziali e il materiale non era stato ispezionato integralmente. Il lavoro di schedatura immediatamente intrapreso si è avvalso con grande profitto dell'inventario Coturri, che ha costituito un punto di riferimento sicuro e una traccia assai agevole anche per risolvere alcuni problemi posti dalla documentazione. In particolare, si sono rinvenute alcune unità archivistiche consistenti in pacchi legati con spago che contenevano fasci di documenti sciolti, spesso pertinenti a differenti serie. In questi casi, in un primo tempo si è provvisoriamente schedato il con tenuto di ciascun fascio di documenti al fine di identificarlo correttamente e di individuare, se esisteva, la logica che aveva presieduto alla sua formazione; in un secondo momento le schede frutto di tale lavoro sono state collocate al posto che spettava loro secondo le norme archivistiche moderne, attribuendo a ciascun pezzo così identificato sia il numero definitivo sia la specificazione del numero sotto il quale esso era stato compreso nel vecchio inventario; infine si è provveduto a smembrare fisicamente i pacchi collocando i singoli pezzi sugli scaffali secondo il nuovo numero di inventario. In quest'ultima fase si anche proceduto, ove necessario, a ricondizionare le unità archivistiche così individuate per evitare dispersioni o danneggiamenti; una tale operazione è stata ritenuta indispensabile in quanto, anche se tale materiale era pervenuto condizionato in modo diverso, tale condizionamento non era avvenuto all'atto della sua produzione ma in seguito al riordino del 1835, nel corso del quale si erano confezionate unità 'anomale' alterando arbitrariamente l'ordine secondo cui i documenti erano stati prodotti. Solo nel caso dei documenti risalenti al tempo del governo francese si è scelto, invece, di lasciare i pacchi nello stato in cui sono pervenuti, in quanto lo stato di disordine in cui si sono reperiti non risale a un intervento posteriore alla loro produzione ma è attribuibile a una precisa circostanza storica: essi, infatti, non vennero ordinati nell'archivio della mairie, forse per mancanza di tempo o per cause ancora sconosciute e, pervenuti in disordine nelle mani del riordinatore Bartolini, tali rimasero in quanto costui si limitò a inventariarli come "fogli sciolti, e da riordinarsi". Il disordine di tali documenti, pertanto, rappresenta un dato storico concreto corrispondente a una particolare situazione istituzionale che si è ritenuto opportuno rispettare. Per questo ci si è limitati a identificare, descrivere e ricondizionare ciascun pacco conservandone però intatta la struttura.
Al termine di queste complesse operazioni di riordino è stato possibile valutare in 1383 il numero delle unità archivistiche che costituiscono l'archivio preunitario del comune di Buggiano, comprese nell'arco di tempo fra il 1378 e il 1865. Esso risulta costituito da più archivi distinti: quello del comune e comunità, quello della cancelleria comunitativa e quello del giusdicente civile (di quest'ultimo archivio sono rimasti solo pochissimi registri, mentre gli altri si trovano presso la sezione di archivio di Stato di Pescia). Sono inoltre presenti, e schedate a parte come archivi autonomi, le carte delle opere pie laicali presenti e attive nel territorio della cancelleria di "Buggiano e luoghi annessi", come recita il suo nome ufficiale. Per una questione abbastanza curiosa di eredità, nell'archivio comunale di Buggiano è anche custodita una parte dell'archivio privato della fami glia Gabrielleschi, titolare della 'spezieria' (oggi si direbbe 'farmacia') di Borgo a Buggiano. Benché si tratti essenzialmente di libri contabili, dal loro esame è possibile farsi un'idea della natura e dell'entità del consumo delle medicine nel Seicento. Per ulteriori notizie si fa rinvio alla introduzione alla serie.
Il presente inventario si articola come segue. La prima sezione si riferisce agli atti relativi al comune, poi comunità di Buggiano dal 1378 al 1808. Nella seconda sezione sono compresi gli atti prodotti dalla cancelleria comunitativa di Buggiano e luoghi annessi (Borgo a Buggiano, Colle di Buggiano, Stignano), conservati a partire dal 1602 e fino al 1808, quando fu temporaneamente soppressa dal governo francese. Nella terza e quarta sezione sono contenuti rispettivamente i documenti della mairie di Buggiano (1808 - 1814) e quelli della ricostituita comunità (1814 - 1865). Nella quinta sezione sono compresi gli atti della cancelleria ed ufficio del censo di Buggiano, dopo il ritorno dei Lorena e sino all'Unità. Seguono le carte degli archivi delle opere pie attive nei luoghi della cancelleria: opera dei santi Giovanni e Lucia di Buggiano, di San Pietro Apostolo del Borgo, della SS.ma Vergine del Giglio di Stignano, di San Lorenzo del Colle di Buggiano, di S. Andrea Apostolo di Stignano, molto antichi (a partire dal 1454) e particolarmente interessanti. Ognuno di questi gruppi di documenti è stato identificato come archivio di un ente a sé stante. Chiudono il lavoro quel che resta dell'archivio della Podesteria di Buggiano, i cui registri sono ora conservati presso la sezione di Archivio di Stato di Pescia, e i registri della spezieria Dei-Gabbrielleschi. Si tenga presente che nell'archivio di Buggiano è anche contenuto svariato materiale interessante relativo al territorio comunale di Massa e Cozzile oppure prodotto da suoi uffici o da enti che in esso avevano sede.
È nei progetti dell'Amministrazione comunale pubblicare quanto prima sia l'inventario dell'archivio preunitario che quello dell'archivio postunitario a suo tempo redatto da G. Nanni ed I. Regoli. Inoltre si sta progettando di riunire in una sola, degna e adeguata sede tutti i fondi storico-archivistici di Buggiano, che contano in tutto quasi seimila unità, al fine di consentire agli studiosi la loro consultazione in condizioni ottimali e custodire in un solo spazio l'intero patrimonio di memorie che costituisce l'identità storica dei cittadini buggianesi.
Relativamente alla descrizione delle singole unità archivistiche sono stati adottati i seguenti criteri: - la data dei documenti è riportata secondo lo stile moderno. - nella descrizione del documento il titolo originale, quando si è ritenuto opportuno e significativo indicarlo, è riportato in corsivo, l'incipit fra virgolette, il titolo attribuito dal riordinatore in tondo fra parentesi quadre. - eventuali integrazioni o ricostruzioni congetturali sono racchiuse fra parentesi quadre: le lacune riscontrate nelle serie documentarie sono indicate con una linea punteggiata. - accanto all'attuale numerazione è riportato, entro parentesi tonda, il vecchio numero di inventario, preceduto dalla sigla I35 quando si tratta del numero dell'inventario del 1835; qualora siano state rintracciate due o più numerazioni precedenti cronologicamente si indica per prima la più antica. - di ogni unità documentaria si segnalano il condizionamento e il numero delle carte, solo quando sono numerate: con asterischi si indica lo stato di conservazione, da mediocre a cattivo a pessimo (rispettivamente uno, due e tre asterischi). - quando una singola unità documentaria contiene più pezzi che richiedono una descrizione individuale, il fatto viene segnalato e i pezzi in essa contenuti vengono riportati di seguito in corpo minore.
Di seguito, in ordine alfabetico, si riporta per esteso l'indicazione bibliografica delle opere citate con maggiore frequenza, a fianco della forma abbreviata con la quale compaiono nel testo:
Per la descrizione delle singole unità documentarie sono state usate le seguenti abbreviazioni:
Comune e comunità di Buggiano (XIV sec. - 1808)
Statuti e riforme
Deliberazioni e partiti
Imborsazioni, tratte e squittini
Fiumi, acque e strade
Campioni
Accolli, ruoli e rendiconti
Affari di Grascia
Inquisizioni e sentenze
Deliberazioni e partiti di Grascia
Registri dei prezzi delle grasce
Mercuriali
Incanti
Registri dei mandati
Entrate e uscite e saldi
Entrate e uscite
Saldi
Estimo del distretto e delle entrate comunitative
Dazzaioli
Dare e avere dei camarlinghi
Tassa del macinato
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La bibliografia recente che si è accumulata sulla storia antica e medievale della Valdinievole negli ultimi anni inizia ad essere di mole notevole. Se ne dà qui solo un saggio schematico, elencando i lavori principali. Sull'assetto idrografico e, in senso più ampio, orografico e geografico, cfr. il datato ma sempre valido lavoro di M. P. PUCCINELLI, La Valdinievole, Roma 1970, che rappresenta il primo studio organico moderno su tali argomenti. Esso era stato preceduto da alcuni studi specifici o di carattere generale, i più utili dei quali sono E. PADERI, Variazioni fisiografiche del bacino di Bientina e della pianura lucchese durante i periodi storici, nel vol. coll. Scritti vari sulla geografia fisica e antropica d'Italia, Roma 1932, p. 90-sg.; G. BARBIERI, Memoria illustrativa alla carta dell'utilizzazione del suolo della Toscana, Roma 1966, p. 89; ID., Toscana, Torino 1972, pp. 252-253; E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze 1833, vol. II, p. 566; vol. IV, p. 13. Più recente la raccolta di studi compresa in Atti del convegno sulla viabilità della Valdinievole dall'antichità ad oggi, (Buggiano, giugno 1981), Bologna 1982, con particolare riguardo agli interventi di L. MORETTI, La viabilità medievale in Valdinievole, pp. 45-62, e di M. AZZARI - L. ROMBAI, La viabilità della Valdinievole in età leopoldina, pp. 63-111. Altre informazioni interessanti nel volume, assai più recente, Atti del convegno su l'identità storico-geografica della Valdinievole (Buggiano, giugno 1995), Buggiano 1996, con particolare riguardo agli interventi di M. P. PUCCINELLI, La Valdinievole. L'unità della regione nei suoi aspetti fisici. Gli insediamenti e le vicende storiche dalle origini al XVIII secolo, pp. 17-34 e di L. ROMBAI, La costruzione storica di una regione geografica: l'organizzazione amministrativa della Valdinievole in età moderna e contemporanea, pp. 93-115. La problematica archeologica fu affrontata organicamente una prima volta nel bel saggio di M. PASQUINUCCI, Alcune considerazioni sul popolamento antico e medievale della Valdinievole, nel volume curato da C. VIOLANTE - A. SPICCIANI, Pescia la Valdinievole nell'età dei Comuni, Pisa 1996, p. 19-sg.; questo volume raccoglie gli atti dell'omonimo convegno tenutosi a Pescia i giorni 23-25 ottobre 1986. Del saggio di Pasquinucci si segnala la bibliografia citata in nota, che rappresenta la quasi competa rassegna degli studi disponibili all'epoca della sua stesura. Cfr. poi A. VANNI DESIDERI - A. DANI, Archeologia del territorio di Fucecchio, Fucecchio 1985; D. DESIDERI - N. FREDIANI, Ritrovamenti di archeologia classica fra Valdinievole e Valdelsa, "Erba d'Arno", 40-41, 1990, p. 35; N. RAUTY, Monsummano dalle origini all'età comunale, in "Società pistoiese di storia patria", "Quaderni del territorio pistoiese", n. 8, Pistoia 1989, p 2; G. BERTI, Larciano dalle origini all'età comunale, ivi, n. 5, Pistoia 1987, pp. 1-2; R. BERRETTI - G. FLORI - E. PIERI, Tombe a incinerazione in Valdinievole, Larciano 1979, pp. 31-37; G. CIAMPOLTRINI, Un ritrovamento archeologico del Settecento nei pressi di Pescia, "Bullettino storico pistoiese", LXXXIII (3a serie, XVI), pp. 127-sgg.; S. PETRUCCI, L'industria epipaleolitica di Pian delle Bombole, in Preistoria d'Italia alla luce delle ultime scoperte, Atti del convegno (Pescia, 1984), Pescia 1987, vol. IV, p. 9-sg. Cfr. anche ID., (in collaborazione con F. VIANELLO), Segnalazione della scoperta di una industria di facies sauveterroide in località Casa Finucci (LU), ivi, p. 15-sg. Quando queste righe vedranno la luce, saranno pubblicati gli atti del convegno di Buggiano sull'archeologia della Valdinievole, tenuto si nel giugno del 1996, nel corso del quale sono stati resi pubblici i risultati delle campagne di scavo intraprese dal prof. Marco Milanese in collaborazione colla Sovrintendenza Archeologica per la Toscana, il Gruppo autonomo di ricerca scientifica e il Comune di Pescia a partire dal 1991. Sulla questione delle centuriazioni romane nel Pistoiese o nelle aree territoriali adiacenti cfr. anzitutto N. RAUTY, Storia di Pistoia, cit., pp. 16-18 (e altre notazioni sul sistema stradale ivi sviluppato si nel cap. 11.3, La rete stradale: chiese, monasteri, ospizi, p. 119-sg.); più specifico G. BERTI, Tracce di centuriazione romana nel territorio pistoiese, "Bullettino storico pistoiese", LXXXVII (1985), pp. 3-26; v. anche N. RAUTY, Agliana dalle origini all'età comunale, "Quaderni del territorio pistoiese", n. 1, Pistoia 1986, pp. 1-6; L. GAI, Quarrata dalle origini all'età comunale, "Quaderni del territorio pistoiese", n. 2, Pistoia 1986, pp. 13-15.
Codifica: Cristina Gramuglia, 2003Paolo Santoboni, revisione, marzo 2010