Livello: sottoserie
Estremi cronologici: 1731 - 1738Consistenza: 7 unità
L'imposta sulle bestie del pié tondo fu istituita per volere di
Cosimo I nel 1539 per la città di Firenze e per il suo contado. In un primo
momento essa servì a far fronte alle spese sostenute per i lavori di regolazione
del fiume Arno e poi per gli altri fiumi. L'introito della tassa fu poi concesso
ai Capitani di Parte Guelfa dopo la loro fusione con gli Ufficiali di Torre nel
1549; nel 1689 la tassa fu riformata nelle modalità di applicazione e di
riscossione
1
. La tassa, istituita da parte dei deputati sopra
la Nuova Colletta Universale, gravava su tutti i proprietari di muli e di
cavalli da carrozza, da lettiga, da cavalcare e da calesse, che dovevano pagare
cinque lire l'anno per ogni bestia; per i capi da soma la somma dovuta era di
due lire ed una lira per gli asini.
Il 27 giugno 1692 furono emanate nuove
norme sull'imposta delle bestie del pié tondo: l'editto generale suddivideva le
bestie in quattro categorie e stabiliva un'imposta fissa annua per le prime tre
categorie
2
. Ciascun contribuente doveva presentare la
portata delle bestie possedute entro due mesi dall'avvenuta pubblicazione se
risiedeva in Firenze ed entro tre mesi se abitava nel resto del dominio; doveva
inoltre eseguire i pagamenti secondo i tempi e le modalità stabilite dall'editto
sulla colletta universale
3
.
La tassa sulle bestie fu abolita
nel febbraio del 1746.
Per questa imposta sono conservati due registri dei reparti per gli
anni 1732-1734 ed alcuni registri di dazzaioli dal 1731 al 1738.