Opera e cappella del Sacro Cingolo

Livello: serie

L'Opera del sacro Cingolo sorse nella seconda metà del Dugento nella propositura oggi cattedrale di S. Stefano.
Suo merito precipuo fu l'aver ornato la cappella dove si conserva «la nobilissima reliquia della sacra cintola di Maria Vergine» con opere d'arte preziosissime. Su proposta del vescovo Ricci, il granduca Pietro Leopoldo, con il «venerabilissimo motuoproprio» del 29 agosto 1784, decretò che tanto l'Opera del sacro Cingolo quanto quelle della Madonna delle Carceri e del Soccorso fossero «con i loro rispettivi patrimoni distaccate dalla dipendenza ed amministrazione della Comunità e riunite al Patrimonio ecclesiastico di Prato».
In una con i beni passarono al Patrimonio ecclesiastico anche gli archivi delle stesse Opere. L'archivio dell'Opera del sacro Cingolo, molto importante perché è un'ottima fonte di storia locale, accoglie anche libri di amministrazioni familiari, industriali, atti processuali, ecc. di non pochi pratesi che testarono in favore dell'Opera.
Dal 1784 la cappella mariana è retta dal Capitolo della Cattedrale per il ministero di un canonico custode. L'«inventario di tutte le scritture che si conservano nell'archivio del rev.mo Capitolo», compilato nel 1728, fra i «libbri di memorie» segnalava «un libbro che contiene diverse memorie intorno al sacro Cingolo di Maria Vergine, che si conserva nella Cattedrale di Prato, siccome diverse memorie e privilegi del Capitolo e chiesa pratese, colla serie di tutti i proposti e vescovi stati prelati di detta chiesa; et in principio di detto libbro si vede una lettera che contiene la fondazione del convento Scarioni a Napoli».
Il volume è ora disperso. Per i processi verbali dell'ostensione del sacro Cingolo degli anni 1904-1931, vedi i nn. 69 e 231. Le vacchette degli anniversari, comprese fra i nn. 2226 e 2272, senza cartulazione, sono legate in cartone e misurano mm. 280x105.