Livello: serie
Estremi cronologici: 1512 - 1956Consistenza: 265 unità
Dopoché con delibera presa nell'adunanza del 30 gennaio 1789 (n. 29, alla
data) le dignità, i canonici e i cappellani della Cattedrale accettarono «di
prevalersi della debole opera» del ragioniere Giuseppe Ignazio Palli per la «nuova
montatura della scrittura della azienda economica del rev.mo Capitolo» (n. 318 c. 1)
da effettuarsi nel «termine discreto di tre mesi d'occupazione», le variazioni di
numerario, ossia il movimento di denaro, come le accensioni di credito e debito,
vennero rilevate prima di tutto su apposite cedole a stampa detti mandati, cioè
ordini dati al camarlingo dai canonici commissari, previo il visto dello scrivano o
ragioniere, riguardo al pagamento o all'incasso di somme di denaro e alle variazioni
nei conti di credito o debito.
Nella forma esteriore, il mandato d'uscita
cominciava con la proposizione «a» innanzi al nome del creditore, continuava con la
descrizione sommaria dell'operazione mettendone in risalto il dato quantitativo in
scudi (in seguito in lire), riportava in fine il nome della persona che ritirava o
«levava», come allora si diceva, la somma e che sottoscriveva in calce, per
quietanza, la formula di rito: «Io ...ho ricevuto il valore del presente mandato in
contanti, mano propria».
Al mandato veniva allegata o cucita la distinta, la
«fattura», delle merci vendute o dei servizi prestati, ribassata della «tara» che il
camarlingo riteneva suo dovere di effettuare a chiunque. Il mandato, che in questo
frangente assolveva anche alla funzione di prima memoria di numerosi fatti
contabili, rinviava in una o più poste al registro d'uscita, al libro dei debitori e
creditori e alle contropartite definitive del mastro.
Anche i mandati d'entrata
(n. 749 sgg.) erano predisposti a stampa ed avevano una loro propria struttura.
Le poste, intestate al «Capitolo della Cattedrale di Prato per se medesimo e per
l'Azienda d'accollo e per l'eredità Bartolini», erano introdotte dalla proposizione
«da» avanti al nome dell'obbligato, proseguivano con la descrizione dell'operazione,
il rinvio ai, collegamenti con il libro d'entrata, dei debitori e creditori e il
mastro, e l'annotazione di chi «portava» la somma di danaro. Nel 1839 il mandato fu
sostituito dal talon ("tallone", cioè la parte estrema che veniva staccata dal
titolo e rilasciata al debitore a prova dell'avvenuto pagamento); nel 1892 fu
introdotto il bollettario a madre e figlia.
Le relazioni ai bilanci annuali
dell'amministrazione capitolare (n. 863 sgg.) erano costituite dalla dimostrazione
dell entrate e uscite generali e dal prospetto
dell'entrate e spese della
fattoria di Cerreto Guidi, desunte dal libro mastro, dallo stato del patrimonio
fruttifero e infruttifero con il conseguente «epilogo», nonché dal rapporto
dell'entrata e uscita di cassa e dal bilancio dei debitori e creditori.
Le
relazioni, stese dal computista, erano approvate dai canonici commissari e da due
capitolari revisori o deputati al bilancio. Le giustificazioni (n. 891 sgg.) erano
fonnate dai vari «stati» dei debitori e creditori, da un «ristretto dei conti
correnti e soccite dei lavoratori coloni», oltre che dalle portate catastali delle
«fabbriche per uso» e dei «beni stabili liberi, affittati, appigionati e rustici». I
nn. da 638 a 657 e da 749 a 759 sono raccolti in filze (mm. 210x280); i nn. da 658 a
749 e da 813 a 862 sono contenuti entro buste (mm. 350x250); i nn. da 760 a 812
ancora entro buste (mm. 250x200).