Livello: serie
Estremi cronologici: secc. XVI - XXConsistenza: 31 unità
Il canonico Domenico di Pierfrancesco Bartolozzi con testamento del 4
agosto 1678, rogato ser Francesco di Giulio Ceccarelli, dispose fra 1'altro: «Item,
ordinò e vuole che si faccino tre patrimoni di scudi trentasei l'uno da darsi
dall'infrascritto suo erede a tre cherici che servino et habbino senato almeno per
un anno il coro della Cattedrale; et i signori canonici e dignità che devono votare
non siano più di uno per consorteria e sia il più anziano, esclusi gli altri, a fine
che segua meglio detta elezione in soggetto più idoneo e virtuoso; qual cherico
vuole sia povero e non habbia da per sé e delli effetti di suo padre da farsi il
patrimonio, et anco con condizione che essendo provisto di alcun beneficio ricaschi
detto patrimonio, e per qualsivoglia vacanza si venga all'elezione d'altro
soggetto;
e nel primo luogo eleggie et assegnia detto patrimonio a Giovan
Domenico di Paolo Troiani, a Bartolommeo di Giovanni di Giovan Battista Arigoni et a
Girolamo di Bartolommeo Appolloni: quali suggetti subito che conseguiranno detto
patrimonio e per tutto il tempo che lo possederanno, sì come i successori, siano
tenuti ogni settimana celebrare una messa per ciascheduno all'altare della sua
cappella del Giglio o farla celebrare, con pena di lire due per messa in ogni
mancanza, da pagarsi a detto oratorio del Giglio.
Item, vuole che ogni anno il
giorno che si scoperse la santissima Madonna del Giglio miracolosa, si deva cantare
la messa a detta santissima Madonna per il clero della Cattedrale e dare a chi
celebra quella elemosina che parrà decente sì come il prò alli assistenti, come si
fa quando il Capitolo va alle monache, e terminata la messa si devino imborsare
tutte le fanciulle che si siano quella mattina e dal medesimo sacerdote che haverà
cantato la santa messa estrarre due, quali conseguischino una dote di scudi venti
per ciascuna, da pagarsegli dall'infrascritto suo erede, quando si mariteranno o
monacheranno; qual fanciulle siano nate in Prato, di padre e madre pratesi. Item,
ordina e vuole che dell'avanzo della sua eredità, cavati scudi venticinque annui per
l'infrascritto suo erede, se ne facci tante doti di scudi dieci l'una, da darsi la
metà a contadine delle quarantotto ville e l'altra metà a povere fanciulle di
Prato.
E vacando l'obbligo di scudi dieci il mese con il legato delli scudi
ventiquattro annui del signor Pierfrancesco Bartolozzi, vuole che si spenda scudi
venti ogni anno a fare quelli oratorii che si potranno in tempo di carnevale
nell'oratorio di S. Lodovico, secondo che parrà all'infrascritto suo erede e con
licenza de' compadroni di detto oratorio, quali se non volessero concedere tal
licenza, volse che si facessi detta spesa in altra chiesa a elezione del suo erede;
e del restante del detto obbligo e legato ordinò che si fondi un canonicato, detto
la prebenda teologale, con obbligo ad formam concilii di leggere i casi di
coscienza, riservando il padronato di esso all'infrascritto suo erede et al signore
gonfaloniere che sarà pro tempore del comune della città di Prato; quale deva ancora
esso con il suo voto intervenire a detta elezione e così seguitare im perpetuo, in
qualsiasi occasione di vacanza, con partito segreto. Erede suo universale instituí
di propria bocca, nominò et esser volse il rev.mo Capitolo e canonici della
Cattedrale di Prato, dichiarandosi espressamente che per capitolo e canonici intende
solo le dignità e canonici e questo per levare ogni difficultà per le pretensioni
de' cappellani, se bene sono state reiette dalla sacra Rota romana; dovendo però
detto suo erede satisfare i sopraddetti legati né possa domandare falcidia o altro,
eccetto che conseguire ogni anno scudi venticinque di lire 7 per scudo, liberi da
ogni spesa, da detta sua eredità da erogarsi secondo parrà a detto Capitolo erede
suddetto ...» (Archivio del Capitolo, n. 6, cc. 211v-212v).