Eredità di Vernocco Bartolini

Livello: serie

Vernocco del fu Annibale Bartolón da Prato, con testamento ricevuto da ser Troilo di Vincenzo Bizzochi in data 13 giugno 1614, «in omnibus suis iuribus, bonis mobilibus et immobilibus et semoventibus, nominibus, creditis et actionibus heredem suum universalem instituit, fecit et esse voluit Franciscum eius filium legiptimum et naturalem, eidemque substituit omnes eius filios et descendentes masculos ex masculos legiptimos et naturales a principio vere et non ficte, adeo quod legitimad per subsequens matrimonium aut rescriptum principis aut quovis modo non inteìligantur comprehensi, et hoc in infinitum, ordine successivo in stirpes et non in capita, donec aliquis ex suis descendentibus masculis supererint; et finita linea dicti Francisci, et si dictus Franciscus moreretur sine filiis et descentibus masculis legiptimis et naturalibus, tune in dictis suis bonis substituit et heredes suos universales fecit Petrum Mariam et Cammillum fratres et filios Petri Francisci de Bartolinis pro dimidia et Antonium filium Cosmi de Bartolinis pro alia dimidia, cum honere dotandi competente filias familias dicti Francisci, si quas haberet, ac etiam cum onere solvendi quolibet anno dictis suis filiabus monialibus scuta quinquaginta de libris septem pro quolibet, dinante earum vita naturali... ac etiam cum onere iniuncto dictis Petro Marie, Cantillo et Antonio solvendi monacis et monasterio Sancii Salvatoris de Vaiano scuta centum una vice tantum.
Quibus Petro Marie, Camillo et Antonio dictus testator substituit omnes eorum filios et descendentes masculos ex masculis legiptimos et naturales in infinitum, ordine successivo in stirpes et non in capita; prohibens dictus doininus testator dicto eius filio et supradictis omnibus substitutis in infinitum alienationem, venditionem et ad longus tempus locationem et concessionem in totum vel in partem omnium et quorumeunque bonorum immobilium et creditum locorum Montium... ac etiam prohibuit detractionem tribellianice; et hoc ideo fecit certus et informatus de viribus sui patrimonii et eo quia voluit dieta eius bona continuo permanere apud dictum eius filium et eius descendentes et post eos ad dictum Petrum Mariam, Cammillum et Antonium eorumque descendentes in infinitum, et post eos devenire ad ecclesiam collegiatam insignem Sancii Stephani terre Prati nullius diócesis eiusque massam et capitulum: quam ecclesiam et capitulum, finita linea masculina legiptima et naturali omnium supranominatorum, in omnibus dictis bonis. cr.editis et actionibus substituit, cum onere celebrandi in peipetuum in dieta ecclesia unum officium mortuorum pio anima dicti domini testatoris, ex maioribus fieri solitis in dieta ecclesia, quolibet anno in perpetuum, ac edam cum onere faciendi quolibet anno decem dotes dandas decem puellis honestis et pauperibus Pratensibus, que scrutinari debeant per dominum propositum, canonicos et cappellanos» [Archivio del Capitolo, n. 93, cc. 658-658v).
«Essendo che... si sia purificato per la morte dell'ill.mo signore conte e cavaliere Francesco del quondam signore Raimondo Bartolini Tatti, che si dice seguita nella mattina di questo soprascritto giorno (= 18 ottobre 1738) nella città di Firenze, il fidecommisso indotto dal fu signore Vernocco del quondam signore Annibaie Bartolini di Prato nel suo testamento del dì 13 giugno 1614 rogato ser Troilo del quondam signore Vincenzo Bizzochi, a favore del rev.mo Capitolo delli signori dignità, canonici e cappellani della chiesa cattedrale della stessa città di Prato, e così di tutta la massa capitolare chiamata ad un
tale fidecommisso in detto testamento, al quale ecc., si voglia per ciò per parte del predetto rev.mo Capitolo prendere possesso di tutti gli effetti al medesimo fidecommisso sottoposti», il prete Domenico del q. Iacopo Magni, camarlingo e procuratore del Capitolo di Prato, prese possesso dei beni caduti nel fidecommisso con 5 atti del 18, 19 e 20 ottobre 1738 ai rogiti di ser Ferdinando del fu Clemente Meucci (ibid., n. 80 cc. 69-76v); «siccome per altri possessi presi sotto dì 12 maggio 1740 in numero 3 contratti rogati da ser Ferdinando Meucci suddetto dei beni della tribellianica, che era stata detratta e restituitaci in vigore di sentenza del Magistrato Supremo di Firenze del dì 10 maggio 1740 e per altro possesso preso sotto dì 14 maggio per rogo del suddetto Meucci di due poderi posti in Griciliana, quali erano stati scorporati per restituzione di dote materna dal signor conte Francesco Bartolini e restituitici in virtù della suddetta sentenza» {ibid., n. 341 cc. 214-227).
«A dì 5 luglio 1748.
Essendo venuto il tempo di dover dare esecuzione alla pia mente del quondam Vernocco Bartolini circa la collazzione delle dieci doti lasciate nel suo testamento, rogato ser Troilo Bizzochi sotto dì 13 giugno 1614, il nostro Capitolo fece i suoi deputati perché esponessero il modo da tenersi in fare simili doti e procurassero la maggior facilità che fosse possibile, affine di evitare ogni sconcerto che fosse potuto nascere, i deputati suddetti esposero al Capitolo il loro sentimento, quale doppo diversi discorsi e difficoltà opposte, alla fine fu approvato, salva l'approvazione ancora dell'Ordinario.
Il nostro vescovo fece alcune postille ad alcuni dei capitoli proposti in detta relazione, acciò dal Capitolo fossero esaminate e ne dicesse il suo parere. Adunato di nuovo il Capitolo e lette le riflessioni fatte da monsignore vescovo, furono fatti sopra di ciò più e diversi discorsi et opposte diverse difficoltà, ma non ostante tutto fu supito e restò approvato quanto era stato fermato nella prima adunanza, salve alcune particolarità che in realtà non mutavano l'essenza dei primi capitoli.
Portato l'affare a monsignore vescovo non volle approvare quanto era stato risoluto dal Capitolo, ma avendo chiamati a sé gl'ill.mi signori primicerio Vincenzo del Sera e can. Domenico Novellucci e gli rev.mi signori Lorenzo Pellegrini et Anton Francesco Zipoli cappellani, gli conferì rinfrascritto suo sentimento espresso negl'infrascritti capitoli e disse che voleva che il Capitolo provasse a fare le suddette doti nella forma in essi capitoli espressa come più aderente alla mente del testatore, e questo dovesse servire per una prova, e che se ciò non fosse stato fattibile, allora si sarebbe pensato ai modi più propri e più facili per venire all'adempimento del suddetto legato.
Onde, questo dì 5 luglio 1748, adunato il rev.mo Capitolo dei signori dignità, canonici e cappellani, furono letti gl'infrascritti capitoli dai suddetti signori, deputati da monsignore vescovo sopra di ciò, e furono intieramente approvati per loro legittimo partito.
I capitoli sono gl'infrascritti: 1°. Che le doti da stanziarsi siino in numero di dieci, da crescersi e scemarsi nella lor somma a proporzione del percetto in ciaschedun anno. 2°. Che a queste possino ottare le sole pratesi e restringersi il numero all'abitanti nelle parrocchie della città, nella forma che si estendono presentemente. 3°. Che non possino essere capaci prima dell'età d'anni quindici né oltre quella di venticinque, da estendersi fino agli anni trenta. 4°. Che devino produrre l'attestato del proprio paroco di frequenza dei ss.mi sacramenti, dottrina cristiana e di vivere come conviene a persone timorate d'iddio senza dar scandalo. 5°. Che si affigghino pubblici editti contenti in sostanza che ciascuna pretendente, dotata de' sopradetti requisiti di domicilio, età e costume, deva nel termine di un mese aver presentato il memoriale coll'opportune giustificazioni avanti l'ill.mo signore primicerio prò tempore come capo di questo Capitolo, colla comminazione espressa che, spirato detto tempo, non saranno per quell'anno attesi detti memoriali come se stati mai porti non fossero.
6°. Che il Capitolo insieme adunato facci due deputati perché venghino all'esame di essi memoriali e giustificazioni annesse e trovatigli mancare in tutto o in parte delle qualità sopra espresse, possino e devino riprovargli. I deputati siino un canonico et un cappellano; e questa elezione segua con estrarsi dalle due borse dei signori canonici e cappellani quattro soggetti che voglino assumersi questa inspezione, e questi quattro si partitino per rimanerne eletti due di maggior numero di voti, con dovere avere Fonorario una libbra di candelotti per ciascheduno. 7°. Che prescelti i memoriali da' medesimi deputati si devino proporre in pieno Capitolo e tutti squittinarsi per voti segreti, con dover passare per i due terzi dei congregati. 8°. Che a riguardo della quantità delle supplicanti, per minore incomodo dei signori collatori, si proponghino queste in tre adunanze da farsi interpolatamente in giorno fisso di ciaschedun mese, acciò alcuno non possa non esserne inteso, nell'ultima delle quali si fissi altro giorno a lor piacimento per venute alla separazione di quelle ànno ottenuto i due terzi de' voti ed alla susseguente risoluzione di come deva seguire l'attuale stanziamento se per sorte o per nuovo partito.
9°. Che a ciascheduna fanciulla serva l'avere i richiesti requisiti nell'atto della presentazione del memoriale, di modo che capace sia della dote, non ostante che in quell'anno si maritasse prima della reale ed attuale collazione. 10°. Che questa collazione attuale deve seguire nel mese di aprile di ciaschedun aimo, quando già è incassato il percetto dell'altra ragione, di maniera che l'effetto sia che per il presente si affissino gli editti e si faccino i reali partiti, ma la nominazione dell'elette non segua che nel mese di aprile futuro» (ibid., n. 6, cc. 270v-271v).
L'amministrazione dei beni dell'eredità Bartolini era affidata, previa delibera capitolare, ad un agente agrario, il fattore prò tempore di Val di Bisenzio, il quale aveva altresì il compito di amministrare i beni di Narnali e di Val di Bisenzio pervenuti al Capitolo dagli Spighi. Quest'unica gestione, che pur richiedeva due distinte contabilità, in progresso di tempo fu denominata «fattoria di Schignano» dal luogo ove risiedeva il fattore. Per i campioni delle piante dei poderi della fattoria di Schignano, attinenti all'eredità Bartolini e al Capitolo, vedi i nn. 1570, 2479 e sgg.
In appendice a questa sezione si trovano tre campioni (1726-1914) di «tutte le doti le quali, a tenore di diversi legati, è tenuto fare il rev.mo Capitolo» (nn. 1782-1784); alcuni pezzi di «giustificazioni di doti di legati diversi» (1600- 1913) e alcune buste con atti e documenti relativi alle eredità amministrate dal Capitolo (n. 1773 sgg.). I quaderni contenenti l'entrata e l'uscita della fattoria di Schignano, dal n. 1606 al n. 1730, sono legati in cartone. Concernono le eredità Bizzochi, Benamati, Bartolini e Roncioni varie filze (nn. 21-33, 34, 36-56) del fondo Istituti pii e d'istruzione dell'Archivio storico del Comune, ora presso l'Archivio di Stato di Prato.