Livello: serie
Estremi cronologici: sec. XVIConsistenza: 3 unità
Discendente di Piero di Gualterotto dei Bardi, il ricco banchiere che a
suon di fiorini nel 1332 si rese padrone della parte migliore di ciò che restava
sull'Appennino alla stirpe dei conti Alberti, messer Iacopo d'Alberto, del ramo dei
conti Bardi Alberti di Vernio, valendosi della potenza che la sua famiglia godeva
nella curia pontificia, nel 1502 si era fatto concedere in commenda dal papa
Alessandro VI per il figlio Galeazzo Maria, ancora in tenera età ma già insignito
del titolo di chierico, la chiesa di S. Stefano a Ugnano nel piviere di Settimo
presso Firenze (Pergamene, 1502 marzo 2).
La carriera ecclesiastica del
chierico, detto perciò «il signor Priore de' Bardi da Vernio», arricchitasi ancora,
nel 1543, delle rendite della cappellania di S. Iacopo è Filippo fondata nella
collegiata di Prato (n. 1419 c. 96v: «la quale tengo e di quella tiro l'entrate»),
si chiuse alla scena del mondo nel 1556, dopo che il papa l'aveva nuovamente
privilegiata, a tutto vantaggio degli interessi familiari dei Bardi, con una sua
bolla (Pergamene, 1555 agosto 1). Oltre che chierico Galeazzo Maria era anche
messere e conte.
Così da monna Lucrezia di Marco Carloni, che aveva accolto
eufemisticamente in casa «ha uso di buona serva» (n. 1419 c. 49) fin dal novembre
1531, ebbe due figli: Scipione e Lisabetta.
Scipione, nel 1540, fu mandato a
Prato alla scuola di grammatica di certo ser Bernardo (n. 1419 c. 78v: «Ricordo come
a dì 27 di settembre mandai a Prato - scrive il padre nelle 'Ricordante' - a ser
Bernardo maestro della gramatica lire quatordici piccoli; portò Scipione»), nel 1544
ottenne di esser promosso agli ordini sacri, previa dispensa della illegittimità dei
natali (Pergamene, 1544 maggio 5), e l'anno appresso, per concessione del papa Paolo
III, divenne pievano di S. Lorenzo a Usella in Val di Bisenzio (n. 1419 c. 106: «A
dì 16 d'ottobre 1545. Ricordo come questo dì soprascripto ho rimesso in sul bancho
delli Antinori scudi trentadua d'oro in oro larghi... de' quali scudi 32 lasciai se
ne facessi la voglia di ser Rafaello Baldesi procuratore et notaio
nell'arcivescovado di Firenze, et el sopradetto ser Rafaello haverà a spedire le
bolle della pieve di Sancto Lorenzo a Usella, la quale si spedisca per Scipione mio
figliolo»).
Anche il figlio Scipione era così ben provvisto di una ricca
rendita: un prete avventizio, secondo l'uso del tempo, avrebbe provveduto al men
peggio al servizio liturgico e pastorale della pieve (n. 1417 c. 16: «A dì 16 di
maggio 1551. Ricordo come questo dì detto s'aconcia con esso noi ser Antonio... per
nostro capellano a ufitiare la pieve d'Usella in Val di Bisenzio e debbe havere per
suo salario l'anno scudi dicotto mezzi cioè lire centoventi; e lui è obrigato a fare
tutte le spese della chiesa et tenere la cera et la lampada al Sacramento e tutto el
corpo della chiesa è suo; d'accordo, presente ser Antonio già frate de' Servi, in
casa mia»).
Quanto alla figlia Lisabetta, che «fece donatione al Capitolo di
tutto quel si trovava del suo» per suffragare l'anima propria e dei suoi congiunti,
sappiamo che nel 1574 fece a favore dei canonici di Prato una «comissione» e quindi,
per «rogo di ser Raffaello Godenzi del dì 14 maggio 1578» (n. 902 c. 20), un ricco
donativo: «Monna Lisabetta del signor Priore de' Bardi da Vernio et monna Lucretia
sua madre feciono una comissione con il nostro Capitolo questo dì 31 di marzo 1574
et dettono scudi 200 di lire sette per scudo, quali vennono nelle mani di ser
Francesco Chalendini camarlingo, quali si presono per mandargli a Roma; et dette
deono avere ongn'anno durante lor vita dal detto Capitolo, et succedono l'una
l'altra, mentre viveranno, staia 36 di grano merchantile et barili 12 di vino et
lire 28... et di ciò ne fu roghato ser Piero di Niccolò Cambioni nostro cancellieri»
(n. 326 c. 169v).
«Monna Lisabetta di Marcho Carloni alias del Priore fece
donatione al nostro Capitolo di tutto quel si trovava del suo, come per rogho di
ser... sotto dì... 15... et se ne cavò più che cinque o seicento scudi computato la
casa che hoggi è del Capitolo, posta in Prato ne l'Appianato, a prima via, secondo
chiasso, terzo heredi di Niccolao Novellucci di Prato, con carico che ogn'anno im
perpetuum il Capitolo sia obligato fare quattro anniversari, ut dicitur grossi, con
libbre 18 di cera et con quelle circumstantie solite in tali anniversari, per Panime
sua et di monna Lucretia sua madre et di messer Galeazo Bardi et messer Scipione
Bardi suo fratello.
Fassi quel di monna Lisabetta a dì 16 di maggio. Fassi quel
di monna Lucretia a dì 24 d'agosto. Fassi quel di messer Scipione a dì 16 di
novembre.
Fassi quel di messer Galeazo de' Bardi a dì 26 di febbraio, come alla
tavola in sagrestia» (n. 11 c. 33). Sarà infine da ricordare che alcuni documenti,
relativi a messer Galeazzo Maria e alla sua famiglia, sono conservati nella busta
delle ricevute sotto il n. 869.