Livello: serie
Estremi cronologici: secc. XVIII - XXConsistenza: 14 unità
Inaugurato l'8 dicembre 1682 dal vescovo Gherardi, il Seminario vescovile
ebbe in dotazione un «assegnamento di scudi duemila delle rendite delle case di
Livorno de' Ceppi di Prato», «scudi cinquecento di elemosina per una volta soltanto
da cavarsi dalla cassa del Pubblico, e staia 150 di grano e barili 100 di vino
l'anno da somministrarsi per una metà dall'Opera del sacro Cingolo et l'altra da'
Ceppi di Prato».
Il vescovo applicò inoltre a favore del Seminario, secondo le
prescrizioni del Concilio di Trento, le rendite provenienti da una tassa annua su
tutti i benefici ecclesiastici della diocesi di Prato, cosicché «potesse un numero
di cherici nella disciplina ecclesiastica instituirsi e nel santo servizio di Dio
educarsi».
Nella congregazione del 3 dicembre 1681, «li signori dignità,
canonici e cappellani del rev.mo Capitolo della cattedrale di Prato, in ordine alli
editti stati affissi per la tassa da farsi a tutti li beneficati e Capitolo per
pagarsi al Seminario de' cherici da ereggersi in questa città, doppo più e vari
discorsi havuti sopra detto negozio, deliberorno e deliberando ordinorno che i
signori commissari, assieme con il deputato stato eletto dal Capitolo dei signori
dignità e canonici, unitamente, vegghino l'entrata e uscita di questo Capitolo e di
poi referischino al medesimo Capitolo ad effetto di poter provedere e trattare con
monsignore ill.mo sopra la tassa da imporsi a questo Capitolo per pagarsi ogn'anno a
detto Seminario» (Archivio del Capitolo, n. 26 cc. 61v-62).
Durante la
momentanea soppressione, cagionata dalle avventure del vescovo Ricci, tutti i beni e
lo stesso archivio del Seminario passarono al Patrimonio ecclesiastico di Prato. La
riscossione delle tasse al Seminario sui benefici, «in esecuzione de' rescritti di
S. A. R. de' 16 settembre e 25 ottobre 1788 ed in conformità del contratto di
accollo rogato messer Niccolò Fiascaini il 6 dicembre detto», fu da allora affidata
in appalto al Capitolo, «stante la cessione fatta al medesimo di tale tasse dal
regio Patrimonio ecclesiastico» (n. 2151 c. 1).
I registri e i recevutari,
descritti in appresso, riportano anche le entrate della tassa del cattedratico.