La necessità di far pagare a tutti i cittadini le tasse in proporzione alle
loro capacità impositive aveva spinto il comune di Firenze, fin dal XIII secolo, a
compilare elenchi di possidenti con la stima dei loro beni, calcolando il valore
minimo che potevano avere: su questa base si calcolava una frazione che serviva di
base alla tassazione. Tale unità imponibile era la "Lira" o "Estimo". Dal 1427
furono istituiti dei registri detti "catastri" in cui ogni capofamiglia era
obbligato a farsi descrivere con l'indicazione dei beni posseduti. La legge 5
febbraio 1494 istituì per il Distretto l'imposta detta della "Decima" consistente
nel pagamento della decima parte della rendita del bene immobile riscossa a livello
centrale da appositi camarlinghi. Ma anche a livello locale i registri catastali
servirono a finanziare le casse comunali col cosiddetto dazio sull'estimo gravante
sui proprietari di beni immobili. Nel caso della Comunità di Santa Croce, come in
molti altri, lo stesso dazzaiolo che doveva servire per l'esazione del dazio, era
compilato in modo che il Camarlingo potesse riscuotere anche la tassa sulle "teste",
gravante sugli esercenti arti o professioni, nonché per tutta una serie di entrate
comunitative derivanti da censi, livelli, e altro1