L'archivio storico della Curia diocesana di Prato è formato dalla documentazione
da essa prodotta e acquisita nel corso dello svolgimento della propria attività,
iniziata nel 1653, quando la collegiata e propositura di S. Stefano di Prato,
fino allora nullius dioecesis ,
venne elevata a diocesi autonoma, e dalla documentazione prodotta ed acquisita
dalla Curia propositurale che aveva avuto, in epoca anteriore al 1653,
organizzazione, funzioni e competenze analoghe a quelle di una Curia vescovile.
Le ragioni storico-istituzionali, che hanno determinato questa particolare
situazione, non hanno, tuttavia, dato vita né a due distinti archivi né ad un
complesso archivistico o documentario; anzi, quelle trasformazioni istituzionali
della chiesa di Prato non sono neppure riflesse nell'archivio. L'archivio
della Curia diocesana si innestò, infatti, sull'archivio della Curia
propositurale senza soluzione di continuità e senza cambiamenti nella struttura
e nell'ordine originario, cosicché unico ed indivisibile è l'archivio della
Curia che, prima, fu propositurale, quindi, diocesana. Il proposto di Prato,
alla stregua d'un vescovo, fu un vero Ordinario con piena giurisdizione sul
clero e sul popolo del suo territorio e, almeno dal 1460, fu direttamente
soggetto solo al romano pontefice. L'archivio della Curia diocesana1 non esaurisce la documentazione relativa alla
diocesi di Prato e alle chiese del suo territorio: occorrerà guardare,
soprattutto per il periodo dal 1653 al 1953, nel quale un solo vescovo fu
titolare delle due diocesi di Pistoia e Prato, anche i fondi conservati presso
l'archivio vescovile di Pistoia2 . Una menzione particolare, per la loro importanza
storica, va fatta delle carte che appartennero all'illustre vescovo riformatore
Scipione de' Ricci ed hanno attinenza con la sede vescovile di Prato. Esse si
conservano nell'Archivio di Stato di Firenze, Archivio Ricci (inventario n. 341). In tutte le serie si
trovano documenti che interessano la storia pratese, ma i più notevoli sono 7
filze di Affari di Prato (un'ottava è di Affari di Vernio, con carte dal 1781 al
1791); 11 filze di Carteggio officiale di Pistoia e Prato (1780-1791), più 4
filze di Carteggio proveniente da Prato soltanto: le lettere di quest'ultime
vanno dal 1780 al 17903 .
Le dispersioni che, in epoca antica e moderna, hanno afflitto l'archivio della
Curia propositurale e, quindi, della Curia diocesana di Prato sono molteplici.
Iniziano, al dire dei documenti, nel 1318, in occasione di una delle consuete
discordie giurisdizionali che, appunto in quel tempo, si erano riaccese fra il
vescovo di Pistoia e il proposto di Prato. Una copia autentica, con il testo di
due privilegi papali del XII secolo, restò presso la corte di giustizia del
vescovo di Fiesole, da dove finì nell'archivio della Ss. Annunziata di Firenze,
ora conservato nell'Archivio di Stato di Firenze4 . Alcune lettere e mandati papali insieme con degli istrumenti
notarili finirono a Pistoia presso lo studio del procuratore del proposto e dei
canonici di Prato5 , e andarono
ovviamente dispersi. Un registro dell'archivio della Curia diocesana ci dà
la più antica e importante menzione di privilegi e di lettere papali che,
unitamente ad alcuni privilegi imperiali, si conservavano, verso la metà del XIV
secolo, nell'archivio della curia del proposto. Vi si legge che nell'agosto
1359, Antonio da Berceto, vicario del proposto Giovanni da Parma, riconsegnò ai
canonici, al termine del suo ufficio, alcuni privilegia così specificati6 :
In primis XVIII privilegia papalia, bullata plumbea
bulla cum cordula sirici in diversis coloribus cuilibet eorum annexa seu
appensa. Item, unam litteram executoriam cum bulla plumbea et cordula
canapis appensa. Item, quinque privilegia imperialia sive imperatoris
cum sigillis et figuris imperatorum, cum cordulis sirici in diversis
coloribus eisdem appensis. Item, quinquaginta tres litteras papales,
cum bullis plumbeis et cum cordulis canapis appensis sive
annexis.
Nel 1447 nel corso di un'aspra controversia fra i canonici e il proposto di Prato
Niccolò di Neri Milanesi, sfociata in seguito in un processo celebrato, in
esecuzione di una bolla del papa Eugenio IV, avanti il vescovo di Pistoia Donato
de' Medici, al proposto vennero insistentemente contestate varie accuse, fra cui
l'occultamento di antichi privilegi papali, di codici e di altre scritture,
nonché la perdita di una parte del «tesoro» e dei libri magni valoris della sacrestia7 . Il Sacco di Prato del 1512
lasciò tracce di distruzione perfino nel nostro archivio. Infatti i proposti,
più di una volta, si rivolsero alla Sede apostolica per chiedere la rinnovazione
di alcuni più importanti privilegi, dispersi «una cum multis aliis ... ex
luctuosa expugnatione dicte terre, que de anno Domini millesimo quingentesimo
decimo secundo contigit»8 .
L'incuria dei proposti, che da secoli non risiedevano più in Prato, e il
disinteresse degli stessi canonici accrebbero le distruzioni e le dispersioni
operate dal Sacco. La parte più antica dei fondi archivistici, formata da vari
sacchetti di pergamene e da non pochi registri o «libracci» che erano tenuti
«alla confusa», fu abbandonata a se stessa9 ; i topi e
l'acqua si incaricarono, senza eccessivi disturbi, di proseguire l'opera di
perdizione. All'aprirsi del Seicento, un buon numero di privilegi e di
lettere papali del XII secolo, tutte o quasi le pergamene sopravvissute e il
materiale cartaceo dell'archivio della curia del proposto si trovavano ancora in
sede. Le questioni giurisdizionali, riaperte dal vescovo di Pistoia Alessandro
del Caccia, furono l'inizio di nuove dispersioni che, in seguito, si acuirono
con la dominazione dei cardinali Carlo e Francesco Maria de' Medici, i quali
gelosamente seppero ritenersi in commenda la ricca propositura di Prato.
Durante il lungo episcopato del vescovo Alessandro del Caccia (1600-1649)
si riaccesero i «maligni amori». Egli, infatti, «troppo più acremente di quello
fosse stato mai praticato dai suoi antecessori, contradiceva ed attraversava la
giurisdizione del proposto», così che ne nacque una interminabile controversia:
basti dire che il vescovo, «per sostenere la giurisdizione che diceva avere
sopra la chiesa di Prato, profuse nella Curia Romana ventisei migliaia di scudi,
e gran somme di denaro si consumarono per la difesa dal Capitolo di Prato»10 . Nel litigio i
canonici di Prato dovettero rispolverare gli antichi privilegi papali per
trovarvi appoggi di fronte alle pretese che, «con ogni calore», avanzava il
vescovo di Pistoia. Ma, consegnati ai patrocinatori presso le congregazioni
romane dei Riti e del Concilio, sembra che i privilegi non fossero più
restituiti ai legittimi destinatari; né risulta che i canonici di Prato si
ricordassero di richiederli, paghi come erano dei successi che riportavano sul
vescovo di Pistoia. Quando poi ai nostri, dopo quasi mezzo secolo di lotte,
arrise la vittoria, e la terra di Prato fu finalmente città e vescovado, le
antiche bolle papali non solo si erano dimenticate, ma forse erano già
disperse11 . Nel frattempo le carte rimaste, che
vagabondavano in vari ripostigli e formavano l'«archivio vecchio», furono
sistemate, quelle che riguardavano i canonici «nell'archivio del Capitolo in
sagrestia maggiore»12 , quelle relative alla giurisdizione del proposto nel palazzo
della propositura. Nel 1620, infatti, era stato costituito l'archivio della
Curia del proposto, distinto anche per la sede da quello dei canonici. La
costruzione della nuova cancelleria e del relativo archivio della Curia del
proposto era stata voluta dall'«ill.mo e rev.mo signore cardinale padrone» Carlo
de' Medici, allora proposto di Prato. Lo smembramento portò con sé come
conseguenza il trapasso di «molte scritture» e di tutte o quasi le pergamene
dall'«archivio vecchio» alla «nuova cancelleria et archivio nuovamente
fabbricato, d'ordine di Sua Signoria ill.ma e rev.ma, nel palazzo della
propositura». La memoria dell'avvenimento è affidata a questo ricordo13 .
A dì 14 d'ottobre 1620. Essendo per lettere dell'ill.mo et rev.mo signore
cardinale padrone proposto di Prato, di nessuna diocesi, stato ordinato
all'ill.mo e molto rev.do signore Ridolfo Landi, suo vicario generale in detta
prepositura, che facesse ridurre tutte le scritture della Banca civile
aspettanti alla detta propositura, et altre scritture che già erano
nell'archivio vecchio, nella nuova cancelleria et archivio nuovamente fabbricato
d'ordine di Sua Signoria ill.ma e rev.ma nel palazzo della propositura, fu da me
Troilo Bizzochi, cancelliere di detta propositura, exeguito subito il
comandamento di Sua Signoria ill.ma e rev.ma et l'ordine dotomi da detto signor
vicario, et furono fatte condurre in detta cancelleria et archivio le scritture
contenute nell'infrascritto inventario ... Similmente furno messe in detta
cancelleria molte scritture che erano serrate in uno scrittoio che è nella
camera vicina alla squola de' cherici, nel palazzo della propositura, che per
essere frammenti di scritture vecchie, e libracci antichi scritti a mano, non si
essendo mai havuti in consegnia, né essendo intitolati e tenuti alla confusa,
non se n'è potuto fare inventario, ma si sono messe sopra li scaffali più alti
di detta cancelleria. Similmente vi sono messi cinque sacchetti di contratti et
altre scritture, tutti di cartapecora, in forma di cialdoncini o vero
cartoccini. E tutto con la presentia e consenso dell'ill.mo e molto rev.do
signore Ridolfo Landi etc.
Le peripezie del materiale, trasportato nell'archivio della Curia del proposto,
ricominciarono nel 1653, quando «soppressa la Propositura ed eretta in
Cattedrale la chiesa di Prato, per comando del Reale Sovrano della Toscana,
trasportate furono a Firenze dall'archivio de' proposti di Prato tutte le
scritture che lo componevano»14 . L'iniziativa e
l'esecuzione materiale del trafugamento dell'archivio va sicuramente attribuita
al cardinale Carlo, figlio del granduca Ferdinando I, che riteneva ancora in
commenda il patrimonio della propositura, ridotto a beneficio semplice col
titolo di abbazia nella chiesa di S. Maria in Castello di Prato. Il
materiale membranaceo e la parte del fondo cartaceo dell'archivio della Curia
del proposto, allora trasportato a Firenze nell'archivio privato dei Medici,
insieme con le carte riflettenti l'amministrazione dei beni della «Badia di
Prato» per conto dell'altro cardinale e principe di casa Medici, Francesco
Maria, succeduto nel 1666 al cardinale Carlo nella carica di abate
commendatario15 ,
dall'archivio familiare di quei principi, nel 1778, passarono nell'Archivio
diplomatico fiorentino e, quindi, nell'Archivio di Stato, dove ancora adesso
sono custoditi16 . Le
pergamene, conservate nel fondo Diplomatico , Spoglio 7, sono 654; altre 22 sono tra gli
scarti del medesimo fondo. Vanno dal 1006 al 1691. Le carte della propositura di
Prato, accolte nella sezione Corporazioni
religiose soppresse , inventario 567, n. 9, sono così
descritte:
Inventario delle carte già appartenute alla propositura di Prato
1. Costituzioni della pieve di Prato
secolo XIII e XIV
2. Atti del notaio del proposto
1282
3. Atti della curia del proposto
1318-1321
4. Atti della curia del proposto
1319-1320
5. Atti della curia del proposto
1323-1324
6. Atti della curia del proposto
1325
7. Atti della curia del proposto
1326-1338
8. Atti della curia del proposto
1354-1355
9. Atti della curia del proposto
1357-1358
10. Atti civili e criminali del vicario del proposto
1537-1541
11. Atti civili
1545-1550
12. Atti civili
1572-1582
13. Atti civili
1582-1591
14. Atti civili
1591-1600
15. Ricordi di atti civili
1600-1608
16. Atti criminali
1608-1612
17. Atti criminali
1612-1620
18. Atti criminali
1620-1634
19. Atti criminali
1634-1640
20. Bolle di benefici della curia pratese
1607-1649
21. Atti civili misti
1608-1612
22. Atti civili misti
1612-1617
23. Atti civili misti
1618-1621
24. Atti civili misti
1621-1627
25. Atti criminali. Filza 1a
secolo XVII
26. Atti criminali. Filza 2a
secolo XVII
27. Filza di carte diverse
secolo XVII
28. Registro di entrata e uscita
1307
29. Registro di entrata e uscita
1310
30. Registro di entrata e uscita
1323
31. Registro di entrata e uscita
1350
32. Registro di entrata e uscita
1375
33. Registro di entrata e uscita
1377
34. Registro di entrata e uscita
1378
35. Registro di entrata e uscita
1379
36. Registro di entrata e uscita
1394
37. Registro di entrata e uscita
1397
38. Registro di entrata e uscita
1398
39. Registro di entrata e uscita
1398
40. Registro di entrata e uscita
1400
41. Registro di entrata e uscita
1400
42. Registro di entrata e uscita
1402
43. Registro di entrata e uscita
1404
44. Registro di entrata e uscita
1408
45. Registro di entrata e uscita
1409
46. Registro di entrata e uscita
1409
47. Registro di entrata e uscita
1412
48. Registro di entrata e uscita
1416
4[ 9] . Registro
di entrata e uscita
1400
50. Registro di entrata e uscita
1418
51. Registro di entrata e uscita
1419
52. Registro di entrata e uscita
1425
53. Registro di entrata e uscita
1429
54. Registro di entrata e uscita
1430
55. Registro di entrata e uscita
1430
56. Registro di entrata e uscita
1435
57. Registro di entrata e uscita
1442
58. Registro di entrata e uscita
1442
59. Registro di entrata e uscita
1443
60. Registro di entrata e uscita
1445
61. Registro di entrata e uscita
1448-1449
62. Entrata e uscita della sagrestia
1449
63. Entrata e uscita
1450-1451
64. Entrata e uscita
1453
65. Entrata di fitti
1455
66. Entrata e uscita della sagrestia
1457
67. Entrata e uscita della sagrestia
1458
68. Entrata e uscita della sagrestia
1462
69. Entrata e uscita
1465
70. Libro B delle prebende
1465
71. Giornale
1465
72. Debitori e creditori
1465
73. Entrata e uscita
1466
74. Giornale
1468
75. Entrata e uscita
1469
76. Giornale
1471
77. Entrata e uscita
1472
78. Memorie
1473
79. Entrata e uscita
1475-1477
80. Libro di fitti
1484
81. Entrata e uscita
1488
82. Entrata e uscita
1489
83. Giornale
1491
84. Entrata e uscita
1491
85. Entrata e uscita
1493
86. Entrata e uscita
1495
87. Giornale di contratti di vendita
1496
88. Entrata e uscita della sagrestia
1495-1497
89. Giornale
1502-1507
90. Entrata e uscita
1502-1511
91. Entrata e uscita
1516-1522
92. Ricordi di Calenzano
1520-1535
93. Libro della cera
1528-1554
94. Entrata e uscita
1535
95. Uscita
1545
96. Ricevute
1556
97. Campione di beni
98. Un fascio contenente scritture attenenti alla amministrazione
dei beni della Badia di Prato per il cardinale Francesco Maria de'
Medici
secolo XVII
Un secondo troncone del materiale cartaceo dell'archivio della propositura,
formato di 80 pezzi, trasmigrò, all'epoca delle soppressioni ricciane,
nell'archivio del Patrimonio ecclesiastico di Prato, ora custodito presso
l'Archivio di Stato di Prato. Per utilità dei lettori, riportiamo l'elenco dei
volumi con le date estreme di ciascuno:
Propositura di S. Stefano
Affitti di beni:
1133. Libro di fitti, livelli, ecc.
1308
1134. Libro di fitti, livelli, ecc.
1315
Entrata e uscita:
1135. Entrata
1335
1136. Entrata
1343
1137. Entrata
1364
1138. Entrata e uscita
1365
1139. Entrata
1370
1140. Uscita
1375
1141. Uscita
1381
1142. Uscita
secolo XIV
1143. Entrata
1390
1144. Entrata
1391
1145. Entrata
1392
1146. Entrata
1399
1147. Entrata
1401
1148. Entrata
1403
1149. Entrata
1406
1150. Entrata
1407
1151. Entrata
1408
1152. Uscita
1408
1153. Uscita
1410
1154. Entrata
1412
1155. Entrata e uscita
1414
1156. Entrata e uscita
1415
1157. Entrata e uscita di sagrestia
1415
1158. Entrata e uscita
1416
1159. Entrata e uscita di sagrestia
1417
1160. Entrata e uscita
1419
1161. Entrata e uscita
1420
1162. Entrata e uscita
1423
1163. Entrata e uscita
1423-1424
1164. Entrata e uscita
1424
1165. Entrata e uscita
1424-1425
1166. Entrata e uscita
1426
1167. Entrata e uscita
1428
1168. Entrata e uscita
1431
1169. Entrata
1432
1170. Entrata e uscita
1432
1171. Entrata e uscita
1432
1172. Entrata e uscita
1434
1173. Entrata e uscita
1436
1174. Entrata e uscita
1436
1175. Entrata e uscita
1437
1176. Entrata e uscita
1440
1177. Uscita della sagrestia
1444
1178. Uscita
1445
1179. Entrata
1446-1448
1180. Entrata e uscita della sagrestia
1447
1181. Entrata e uscita
1451
1182. Entrata e uscita
1452
1183. Entrata e uscita
1453
1184. Entrata e uscita
1454
1185. Entrata e uscita
1456
1186. Entrata e uscita
1458
1187. Entrata e uscita
1460
1188. Entrata e uscita
1464
1189. Entrata e uscita
1467
1190. Entrata e uscita
1470
1191. Entrata e uscita
1471
1192. Entrata e uscita
1474-1475
1193. Quaderno di spese e raccolte
1477-1479
1194. Quaderno di spese
1478
1195. Quaderno di spese
1479
1196. Quaderno di spese
1481
1197. Entrata e uscita della sagrestia
1482-1483
1198. Entrata e uscita
1486-1487
1199. Entrata e uscita della sagrestia
1486-1487
1200. Entrata e uscita della sagrestia
1488-1489
1201. Entrata e uscita
1489-1490
1202. Entrata e uscita della sagrestia
1490-1492
1203. Entrata e uscita della sagrestia
1493-1494
1204. Entrata e uscita
1497
1205. Entrata e uscita
1498-1499
Giornali:
1206. Giornale
1546-1548
1207. Giornale dell'abazia
1667-1676
Scritture diverse, livellari:
1254. Documenti diversi relativi a censi e livelli della
propositura
1451-1795
1255. Documenti diversi: censi, livelli, processi, ecc.
1708-1777
1256. Livellari, campione
secolo XVIII fine
Memorie della propositura:
1257. Memorie della propositura o abazia, raccolte da Francesco
Casini, tomo I
1764
1258. Libro di possessioni, livelli, ecc., raccolto da Francesco
Casini, tomo II
1766
L'ultima grave dispersione dell'archivio della Curia diocesana è legata alla
donazione di oltre 30 codici fra liturgici, letterari e giuridici del secolo
XII-XV, disposta nel 1845 dal vescovo di Pistoia e Prato, Giovan Battista Rossi,
in favore della Biblioteca Roncioniana di Prato. I codici sono descritti
sommariamente in una «nota» redatta dall'allora bibliotecario mons. Ferdinando
Baldanzi: «Nota dei codici manoscritti che esistevano nel palazzo vescovile di
Prato e che dall'ill.mo e rev.mo monsignor Giovan Battista Rossi sono stati
donati alla Roncioniana fino dal dì 14 febbraio di quest'anno 1845»17 . I codici
per la maggior parte erano appartenuti al proposto di Prato, Gimignano Inghirami
(+ 1460), ma vi figuravano anche una Biblia
sacra , un Homiliarium e un Burkardus , d'alto valore artistico, che erano stati fra i
libri ecclesiae Pratensis18 . Le
pacifiche depredazioni dell'archivio della Curia non erano tuttavia esaurite.
Intorno al 1860, altri codici, in gran parte Capitoli di compagnie laicali
soppresse, passarono nuovamente alla Biblioteca Roncioniana19 .
Le soppressioni di enti ecclesiastici, operate dal granduca Pietro Leopoldo
(1774-1785), dal Governo napoleonico (1808-1810) e dal Regno d'Italia (1866),
hanno altresì disperso un'ampia documentazione che aveva attinenza con la Curia
diocesana, i conventi, le chiese, le istituzioni ecclesiastiche e laicali di
Prato. La documentazione scampata a tanti scempi, è conservata come segue.
In ordine al motuproprio del 24 dicembre 1778 del granduca Pietro Leopoldo,
passarono nell'Archivio diplomatico e, quindi, nell'Archivio di Stato di
Firenze, le pergamene: del convento del Carmine di Prato, spoglio 19, pergg. 53
(1292-1586); del convento di S. Niccolò, spoglio 28, pergg. 56 (1272-1583); del
convento di S. Vincenzo, spoglio 47, pergg. 265 (1328-1667); del monastero di S.
Martino di Coiano, spoglio 21, pergg. 23 (1159-1464); del monastero di S.
Salvatore di Vaiano, spoglio 63 e 72, pergg. 160 (1113-1330); dell'Opera del
Sacro Cingolo, spoglio 4, pergg. 68 (1256-1561); dell'Opera di S. Maria delle
Carceri, spoglio 4, pergg. 66 (1190-1684). Presso l'Archivio di Stato di
Prato, nel fondo Patrimonio
ecclesiastico , sono conservati gli archivi degli Enti
ecclesiastici della Diocesi, soppressi dal granduca Pietro Leopoldo nel
1783-1784, in seguito alla politica riformatrice attuata in campo ecclesiastico
su ispirazione del vescovo Scipione de' Ricci. In particolare: 1. gli
archivi delle Opere: del Crocifisso del Carmine, bb., filze, regg. 11
(1544-1785); del Sacro Cingolo, bb., buste, regg. 1.023 (1256-1785); di S. Maria
delle Carceri, bb., filze, regg. 1.051 (1470-1787); di S. Maria del Giglio, bb.,
filze, regg. 89 (1552-1785); di S. Maria del Soccorso, bb., filze, regg. 21
(1574-1785); 2. gli archivi dei conventi: dei Carmelitani in S. Bartolomeo,
bb., filze, regg. 205 (1411-1785), pergg. 29 (1316-1561); dei Carmelitani in S.
Maria della Pietà, bb., filze, regg. 7 (1628-1786); dei Domenicani in S.
Domenico, bb., filze, regg. 167 (1480-1788), perg. 1 (1355); dei Servi di Maria,
bb., filze, regg. 174 (1407-1788), pergg. 38 (1274-1628); delle monache di S.
Clemente, bb. filze, regg. 17 (1673-1787); delle monache di S. Matteo, bb.,
filze, regg. 138 (1341-1786), perg. 1 (1552); delle monache di S. Trinita, bb.,
filze, regg. 130 (1493-1786), pergg. 4 (1400-1629); 3. l'archivio del
Seminario vescovile, bb., filze, regg. 36 (1681-1787), oltre 12 regg.
dell'eredità Braccioli (1600-1753); 4. gli archivi delle compagnie e
congreghe della città e del contado, e di alcune chiese (secolo XV-XVIII).
Presso l'Archivio di Stato di Firenze si conservano gli archivi degli Enti
ecclesiastici della diocesi, soppressi dal Governo francese con i decreti del 24
marzo 1808 e del 13 settembre 1810. Sono raccolti nel fondo Corporazioni religiose soppresse (inventario
n. 563): n. 208, Benedettine di S. Michele, regg. 8 (1733-1808); n. 209, Minori
osservanti di S. Domenico, b. 1 (1808); n. 210, Conventuali di S. Francesco, bb.
2 (1792-1808); n. 211, Cappuccini di Prato, b. 1 (1808); n. 212, Monache di S.
Clemente, b. 1 (1808); n. 213, Monache di S. Giorgio, bb., regg. 9 (1614-1808);
n. 214, Monache di S. Margherita, bb., regg. 10 (1564-1808); n. 215, Domenicane
di S. Niccolò, bb., regg. 17 (1329-1808); n. 216, Domenicane di S. Vincenzo,
bb., regg. 13 (1556-1808); n. 217, Carmelitani di S. Maria della Pietà, bb.
regg. 3 (1556-1808); n. 218, convento di S. Agostino, bb., regg. 9 (1623-1808);
n. 259, monastero di Vaiano, bb. regg. 14 (1113-1808). Inoltre, nello
stesso archivio, Compagnie
soppresse Compagnie soppresse (inventario n. 558 e 547), sono
alcuni registri e statuti di compagnie delle parrocchie della diocesi di Prato,
che fino al 1916 furono della diocesi di Firenze. Nell'archivio storico del
Comune di Prato si trovano alcuni nuclei dei fondi archivistici delle Opere
delle chiese della città e del contado. Infine, sarà utile ricordare che
l'archivio delle domenicane di S. Caterina da Siena, che abitarono in Prato in
Porta Fuia, passò in una col patrimonio del monastero, agli Spedali di Prato, in
oggi presso l'Archivio di Stato di Prato. Consta di 74 pezzi (1443-1784).
L'archivio del monastero olivetano di S. Bartolomeo delle Sacca (1406-1774) è
conservato presso l'archivio del Collegio Cicognini di Prato; alcuni registri
d'amministrazione della badia di S. Fabiano di Prato sono nell'Archivio di Stato
di Firenze, Congregazione di S. Giovanni Battista
di Firenze (inventario n. 546). Ivi, Diplomatico , spoglio 94 e fondo
Bardi Serzelli , abbiamo
numerose pergamene (secolo XI-XVIII) e, sparsi fra le carte Bardi (inventario n. 344), altri documenti
del monastero di S. Maria di Montepiano. La maggior parte delle pergamene del
monastero, insieme a vari registri e documenti, sono tuttavia custoditi
nell'archivio della famiglia comitale Guicciardini di Firenze. Nel fondo
Vai Geppi , presso l'Archivio
di Stato di Firenze, sono pergamene e manoscritti riguardanti enti ecclesiastici
di Prato
Fra le accessioni pervenute all'archivio della Curia diocesana, le più
significative sono costituite dagli archivi delle parrocchie e da quelli delle
confraternite20 . Il vescovo Gherardo Gherardi (1679-1690),
«nell'interesse del bene pubblico», ordinò ai parroci, tanto della città che del
contado, di depositare «nell'archivio episcopale, perché si conservassero per la
pubblica utilità», tutti i libri parrocchiali fino al 1650. L'ordine fu ripetuto
nel sinodo del 1694, poiché la perdita di quei libri era considerata «in grave
detrimento dei popoli, i quali non avrebbero mai più potuto avere notizia della
propria storia»21 . Fu
stabilito, inoltre, a garanzia della buona tenuta dei libri parrocchiali, che
ogni anno i parroci dovessero farli vidimare dal cancelliere vescovile e, nel
contempo, dovessero consegnargli il «riscontro», ossia una copia degli atti
parrocchiali fatti nell'anno, debitamente compilata e sottoscritta di mano del
parroco22 . Il sinodo del 1721 prescrisse nuovamente il deposito dei libri
parrocchiali, già completi, fino all'anno 170023 . Nel 1784, in conseguenza della riorganizzazione delle
parrocchie della città di Prato, formulata dal vescovo Scipione de' Ricci e
decretata con il motuproprio del 22 luglio 1783 dal granduca Pietro
Leopoldo24 , tutti i registri
parrocchiali dovettero essere depositati nell'archivio della Curia.
L'obbligo di consegnare ogni anno alla Curia una copia autentica degli atti
registrati nei libri parrocchiali, i cosiddetti duplicati, riconfermato nel
sinodo diocesano del 1892 e sanzionato per tutta la chiesa dal Codex iuris canonici del 191725 , è perdurato
fino ai nostri giorni.
La situazione dell'archivio della Curia diocesana era il disordine; il grado di
disordine, sommo. Tuttavia il sistema originario di classificazione dei
documenti, consacrato nel riordino dell'archivio del 1757 e ripreso
nell'inventario redatto nel 1805, non era stato scompaginato, ma solo alterato
per cause accidentali e, soprattutto, per l'incuria. Nell'«inventario dei
libbri, filze, scritture esistenti nella Cancelleria episcopale della città di
Prato, fatto questo dì primo dicembre 1757...», le serie principali
dell'archivio erano già determinate26 .
Filze di cause civili, n. 54, 1518-1745. Filze d'atti beneficiali, n. 13,
1530-1745. Filze d'atti Si in evidentem, decreti delle congregazioni ed
altro, n. 14, 1639-1748. Filze d'atti matrimoniali, n. 4, 1629-1734.
Filze d'atti patrimoniali, n. 2, 1693-1728. Filze de' civili ove si
contengono i debitori e si fanno precetti in civili cause, nei quali appariscono
descritti vari obblighi per l'educande de' monasteri ed elezioni di badesse ed
altri atti, n. 18, 1627-1733. Filze d'atti criminali, n. 6, 1625-1734.
Due libbri antichi attenenti a cause civili. Filze d'atti di
sequestri, n. 2, 1624-1696. Si osservi che simili atti si fanno in oggi ai
civili. Filze de' documenti degli ordinandi, n. 5, 1654-1732. Una
filza d'educande dall'anno 1610 al 1728. Altre filze, n. 14, [fra cui]: Una
filzetta ove sono vari atti del 1664 sopra l'immagine miracolosa della Madonna
del Giglio ed altri sopra san Felice cappuccino, del 1691, e del venerabile
servo di Dio fra Benedetto del Palco, del 1707, e della Vergine delle Carceri,
del 1710. Visite dei vescovi, n. 16. Nota dei libbri di battezzati, di
matrimoni e morti esistenti in questa Curia episcopale, n. 70. Segue
l'inventario dei libbri diversi, n. 41. Segue l'inventario di libbri,
involti, fogli, documenti, appartenenti alle compagnie, esistenti sopra lo
scaffale dirimpetto all'uscio dell'archivio, n. 16.
Nell'«inventario generale» dell'archivio, compilato «nella riordinazione e
rivista di detto archivio, eseguita nel corrente anno 1805 al tempo dell'ill.mo
e rev.mo signor canonico Paolo Caspars, vicario generale della Curia vescovile»,
i documenti erano rigorosamente «registrati e ordinati sotto le loro rispettive
serie e per ordine di tempo». Le serie erano più numerose che nel precedente
inventario ed erano descritte con maggiori dettagli; fra le nuove, si notavano
«portate di benefizi, collette per la contribuzione degli ecclesiastici,
testimoniali e esami di stati liberi, piante di beni, fedi, dimissorie e brevi
degli ordinandi, cartepecore di varie bolle». Due anni dopo l'inventariazione
dell'archivio veniva completata con l'altro «inventario dei libri appartenenti
alle cure tanto soppresse che esistenti nella città di Prato». L'archivio aveva
sede «in una stanza della Cancelleria di detta Curia vescovile» ed era sistemato
in tre grandi scaffali di sette scansie ciascuno27 . Gli
inventari successivi, redatti tra il 1877 e il 1946, ne ripresero le serie e le
continuarono accrescendo e, talora, cambiando i numeri di corda28 . Non inventariarono né tanto meno ordinarono la
documentazione relativa agli affari esauriti dal 1860 in poi, alla quale
assegnarono, nel migliore dei casi, un ordine approssimativo ed empirico, spesso
arbitrario. Tutta questa documentazione non presentava traccia alcuna di
ordinamento e di classificazione; era stata collocata in buste in una
commistione casuale, spesso inestricabile, e moltissimi erano i documenti
sciolti e i fascicoli mescolati alla rinfusa. L'esame e l'ordinamento di queste
carte ha richiesto un intervento accurato, paziente, e tempi supplementari
notevoli. L'ordinamento è stato fondatamente ricostruito sulla base della
natura dei documenti e di quel rapporto di interrelazione che li ha collegati e
caratterizzati fin da quando furono posti in essere; solo ora però sono stati
per la prima volta organizzati sistematicamente in unità archivistiche, secondo
le ripartizioni in serie e le forme di aggregazione dei singoli documenti, quali
erano state determinate dalle finalità e dalle funzioni della Curia diocesana.
Questa ricostruzione dell'organizzazione originaria dell'archivio, secondo
il cosiddetto metodo storico, ha consentito altresì di disporre le serie secondo
un rapporto, in linea di massima, precostituito e, in ogni caso, secondo un
preciso ordine logico. La numerazione delle buste, delle filze e dei
registri dell'archivio è stata fatta a serie chiuse. È stata adottata una tale
soluzione, perché con la nomina del primo vescovo di Prato e la separazione
della diocesi di Prato da quella di Pistoia (1954) si è ritenuto concluso un
periodo di storia della chiesa di Prato e una sua vicenda istituzionale. I
vecchi numeri di corda, assegnati con il «catalogo» del 1946, ad una porzione
dell'archivio29 , sono riportati nell'inventario, per il necessario raffronto
tra le vecchie e le nuove segnature, tra parentesi tonde accanto al nuovo
numero. Per ogni unità archivistica è stato riportato il titolo originario
iscritto sulla costola o sulla copertina; per le unità più significative,
specialmente per la loro antichità, è stato riportato anche l'incipit vergato generalmente sul
recto della prima carta,
perché insieme con una descrizione più dettagliata del loro contenuto, si possa
conoscere senza adulterazioni o filtrazioni soggettive la lingua, la cultura dei
loro autori e dell'età cui appartennero. Il titolo nella forma originale di
ciascuna unità archivistica è stato riprodotto [ in corsivo] ; qualora il titolo sia
frutto di attribuzione dei compilatori [ è
in tondo] ; qualora si tratti di stampati, i titoli sono in
corsivo. L'incipit e i richiami
alle carte sono stati riprodotti in [ tondo] . E sempre in [ tondo] sono tutte le annotazioni riguardanti l'unità
considerata (busta, filza, quaderno, registro, vacchetta); la sua descrizione
fisica (cartacea se altrimenti non specificata, legatura, stato di
conservazione, dimensioni), il numero delle carte quando esiste o quando lo
richieda la particolare natura dei documenti, i mezzi di corredo. Se l'unità
archivistica è articolata in fascicoli o inserti, è stato segnalato anche il
loro rispettivo titolo e numero. La datazione degli atti secondo lo stile
dell'Incarnazione, nel computo usato a Prato fino al 1749, è stata sempre
ricondotta all'uso moderno.