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L'archivio preunitario del comune di Castelfiorentino

Tipologia: inventario analitico

a cura di Elisa Costa , Ilaria Pescini

patrocinio: Comune di Castelfiorentino

Pubblicazione: inedito, documento ad uso interno

Descrizione fisica:

Contenuti:

Premessa
Un nuovo inventario di un archivio storico comunale costituisce ancora un momento significativo nel percorso di conoscenza e valorizzazione di fonti di tipo tradizionale. Infatti, se pure ormai noti nelle loro principali caratteristiche e nella loro storia sedimentativa, gli archivi comunali continuano a svolgere un ruolo significativo come tipologie di archivi che offrono "le occasioni più stimolanti di verifica delle modalità di formazione, trasformazione e tradizione dei fondi documentari di epoca moderna"1.
L'archivistica negli ultimi anni si è rivolta, ormai per gran parte, agli archivi di formazione contemporanea e a fonti di diversa natura, per motivi dettati da necessità cogenti e dall'imporsi di nuove problematiche che riguardano i documenti in formazione che saranno le fonti di domani. È ancora determinante però il ruolo di un intervento su un archivio di "tipo tradizionale" che apre alla ricerca e all'utenza genericamente intesa, la possibilità di conoscere e apprezzare la propria storia e la propria identità; tanto più in questi ultimi anni che hanno visto e vedono una fase di decadenza e inerzia culturale e di disattenzione diffusa verso i beni culturali, soprattutto quelli meno facilmente trattabili e apprezzabili da un pubblico generico.
L'impegno - doveroso peraltro - che un'amministrazione si assume riordinando le carte che raccontano la sua storia, è soprattutto un impegno verso il futuro e riguarda oltre che l'attività di conservazione, anche la scelta di consentirne l'utilizzazione, la valorizzazione e la conoscenza diffusa. Spesso gli archivi comunali, conservati e curati nelle biblioteche locali, da chi per mestiere opera attraverso una significativa esperienza di relazione e di educazione dei cittadini, sono stati utilizzati come strumento attivo di comunicazione verso il territorio e di approfondimento della conoscenza e di crescita dell'identità di una comunità. Per questo, laddove si voglia attivare un processo di consapevolezza sociale, gli archivi sono oggetto di osservazione da parte di nuove tipologie di utenti provenienti per gran parte dal mondo della scuola e più genericamente della società civile.
Una forte consapevolezza dell'archivio come identità della comunità e dei soggetti che l'hanno amministrata e fatta crescere nei secoli, la consapevolezza del ruolo culturale degli archivi fin dal momento della loro formazione, costituiscono fondamento indispensabile per creare le giuste condizioni per la corretta impostazione della catena di produzione delle fonti: in questa fase storica e amministrativa di profondi cambiamenti è infatti indispensabile intervenire sui documenti fin dal momento della loro produzione, incidendo in maniera forte sul loro ruolo amministrativo in funzione proprio di quello culturale. Lo sforzo di un archivista, che si trovi a riordinare e descrivere in un inventario l'archivio storico di un comune antico, è ripagato, al di là della consapevolezza del suo mestiere, dalla ancora più forte consapevolezza di ciò che questo può significare a livello di comunità territoriale e di amministrazioni locali.
Contestualizzando poi questo lavoro nell'ambito del Comune che conserva le carte descritte nel presente inventario e soprattutto nell'ambito territoriale cui esse fanno riferimento, ha un forte valore sapere che lo strumento si colloca in un terreno fertilissimo dal punto di vista degli studi storici, soprattutto di storia locale. Castelfiorentino è infatti sede della più vecchia delle Società storiche toscane, la Società Storica della Valdelsa, che fin dalla fine dell'Ottocento produce studi sulla storia di quel territorio e ha tra i suoi obiettivi statutari proprio quello di diffondere la cultura storica attraverso diversi strumenti di conoscenza e comunicazione. Il coordinamento territoriale, i contatti con il mondo accademico, la notevole produzione scientifica e la tradizione di ricerca storica, che continuano senza soluzione di continuità da oltre un secolo, garantiscono senz'altro la tutela, la valorizzazione e l'uso delle fonti dell'archivio storico di Castelfiorentino. Del resto questo era già avvenuto nel corso dei decenni passati e sarà ancora più naturale grazie all'uso di uno strumento che descrive dettagliamente le fonti antiche. Molti studi editi dalla Società Storica della Valdelsa relativi ai centri minori toscani, così come in particolare quelli su Castelfiorentino, privilegiano epoche antiche e soprattutto l'età medioevale; l'archivio comunale si è rivelato però ricchissimo anche di fonti di epoca moderna, riflettendo la struttura classica dell'archivio di un comune che fu sede di cancelleria. Vi si trovano quindi fonti inerenti l'intero territorio sottoposto alla cancelleria che vanno anche a coprire lacune presenti negli archivi degli altri comuni valdelsani, e che, di sicuro, potranno essere punto di partenza per un'analisi storica di periodi diversi da quelli già studiati.

La sezione preunitaria dell'archivio storico di Castelfiorentino conserva numerosi fondi archivistici relativi ad amministrazioni che operarono su un territorio molto più ampio che non quello dell'attuale comprensorio comunale, e che comprese anche i territori degli attuali comuni di Certaldo, Montaione e Gambassi. Castelfiorentino fu sede non solo di istituzioni di valore strettamente locale, ma anche di magistrature intermedie che, direttamente, intrattenevano rapporti con la Repubblica Fiorentina e che avevano il compito di presidiare il territorio verificando l'operato delle magistrature locali.
Dal punto di vista della organizzazione delle carte prodotte dalle varie magistrature si registra, anche nel caso dell'archivio di Castelfiorentino, una notevole complessità nell'attuale distribuzione e composizione delle unità. Lo sforzo maggiore è stato quindi quello di individuare nelle carte i diversi soggetti produttori susseguitisi nei secoli, attribuendo ad ognuno le carte secondo le competenze più o meno dichiarate e accertate. Tuttavia è stato necessario, anche in questo caso, rilevare una sovrapposizione dei contenuti che testimonia l'intrecciarsi di soggetti e di competenze.
La complessa struttura che l'archivio aveva assunto già in fase di produzione, si è andata poi modificando nel corso dei secoli per motivi diversi legati a fenomeni di sedimentazione, ai cambiamenti organizzativi dovuti alla "legge sull'unificazione amministrativa" che pose "le basi per la strutturazione di una nuova rete archivistica locale"2, ed infine ad alcuni riordini, anche di epoche relativamente recenti, che hanno inciso non poco sull'organizzazione della documentazione. In alcuni casi non è stato infatti possibile - né sarebbe stato corretto - retrocedere da un assemblamento di fondi e unità archivistiche dettato probabilmente da meri motivi di riordinamento fisico delle stesse.

L'inizio di quest'ultimo lavoro di riordinamento dell'archivio risale nel tempo di circa un trentennio: alla fine degli anni Ottanta infatti, su incarico del Comune di Castelfiorentino era stata realizzata una schedatura minuziosa dei pezzi che compongono l'archivio preunitario. Questo intervento, svolto da chi scrive e, per buona parte a quattro mani con l'aiuto della collega e amica Emilia Caligiani, si chiuse con un riordino sommario dei fondi che tuttavia ha consentito al Comune, in questi lunghi anni, di rendere disponibile l'archivio agli studiosi che, in discreto numero, hanno consultato le varie fonti sulla base delle schede descrittive prodotte in quella fase.
La recente decisione del Comune di reintervenire sulla schedatura per produrre un inventario da pubblicarsi ha permesso di rivedere i materiali, verificarne la corretta descrizione e definire gli attuali contenuti e l'attuale struttura dell'inventario. Questa seconda fase ha visto il prezioso intervento della collega e amica Elisa Costa che si è occupata proprio della revisione complessiva dei materiali3.



Dalle origini alla sottomissione a Firenze
Già a partire da alcuni secoli prima del Mille si hanno notizie di insediamenti e della costruzione di monasteri e castelli in Valdelsa. L'incastellamento fu infatti uno dei modi attraverso il quale le famiglie nobili cercarono di imporre od affermare il loro controllo sul territorio soprattutto laddove importanti vie di comunicazione potevano costituire un incentivo4. Uno di questi incastellamenti dette senz'altro luogo all'insediamento di Castelvecchio divenuto poi Castelfiorentino, edificato sulle basi di un antico insediamento di origine romana: con forte probabilità si trattò del castello di Timignano, feudo dei conti Alberti di Catignano. Per la prima volta il nome di Castelfiorentino si incontra nel 11495, come castello costruito sul colle di Pisagnoli proprio sopra il borgo e castello di Timignano.
Nel Medioevo tutta questa zona fu un "territorio di strada", all'interno del quale il paese sorse in prossimità dell'incrocio della Via Francigena con la Via Volterrana, diventando il luogo di transito dei pellegrini e dei viandanti che dal Nord Europa andavano a Roma. Castelfiorentino sorse infatti all'innesto tra la strada Romea e la via proveniente da Firenze, proprio nel punto in cui, sull'attraversamento del fiume Elsa, veniva esatto un pedaggio in nome dell'Impero: si sa per certo infatti che sul finire del XII secolo, presso Castelfiorentino, si pagava un diritto di pedaggio all'Impero per il passaggio sull'Elsa verso Volterra, e si sa anche che molti imperatori sostarono proprio a Castelfiorentino tra il XII e il XIII secolo6.
Feudo dei Cadolingi e poi dei Conti Alberti, nel XII secolo fu acquisito dal Vescovo di Firenze e subì le vicende dei conflitti tra Chiesa ed Impero e tra Siena e Firenze, di cui era avamposto importante. È probabile infatti che fin dagli inizi del secolo XII fosse il vescovo di Firenze, il più grande proprietario terriero nel contado fiorentino, ad esercitare piena giurisdizione sul territorio di Castelfiorentino.
Verso la fine del XII secolo il comune aveva raggiunto una certa importanza quando vi venne costruita la pieve di sant'Ippolito nel punto più alto del paese, precedentemente collocata fuori. Da quel momento la zona fu conosciuta come parrocchia e piviere di Sant'Ippolito, divenuto poi Sant'Ippolito alla Pieve vecchia7. Il piviere di Sant'Ippolito era composto, oltre che dal popolo della pieve, anche dai popoli di San Donato a Agliano, San Giusto a Camporlese, San Bartolomeo a Canne, San Bartolomeo a Gabbiavola8, Santa Lucia a Gello, San Iacopo a Grignano, San Michele a Monte, Sant'Andrea a Monteravoli, Santa Maria a Petrazzi, San Pietro a Pisagnoli, San Bartolomeo a Sala, San Martino a Timignano e San Michele a Vallecchio9.
Intorno al 1195 il comune di Castelfiorentino ricevette in dono da Ugolino della Pietra dei conti Pannocchieschi, come ricambio per un servigio offerto da alcuni abitanti di Castelfiorentino, una estensione di bosco in Camporena, compresa tra la Valdelsa e la Valdera10.
È attraverso questi successivi cambiamenti e queste progressive espansioni anche territoriali che il comune di Castelfiorentino inizia ad avere sempre più peso e un ruolo sempre più significativo in tutta la zona.
Alla complessa e indefinita articolazione del potere in queste zone, si era sommata anche, a partire dal XII secolo, l'intervento del comune di Firenze che iniziò la sua espansione su quelle terre attraverso l'assoggettazione di castelli e feudi. Il rapporto stretto con Firenze fecero si che Castelfiorentino ottenesse la sede del Podestà, il privilegio del Giglio rosso sul gonfalone bianco e l'integrazione del nome, che dal 1149 divenne appunto Castelfiorentino.
È dagli ultimi anni del XII secolo che si inizia a parlare di istituzioni comunali e di status di comune autonomo, per tutti gli insediamenti della Valdelsa. Dalla fine del XII secolo il territorio e il centro abitato di Castelfiorentino avevano assistito ad una crescita economica, sociale e demografica che porterà il borgo ad una evidente e definita realtà di tipo comunale11, fino al momento culminante del riconoscimento della potestas statuendi da parte del vescovo nel 1231. Infatti, in un documento del 1231, a testimonianza appunto dell'autonomia ormai raggiunta dal comune, si manifestarono le vertenze tra il popolo di Castelfiorentino e il vescovo di Firenze: entrambi rivendicavano pieni diritti sui beni di proprietari deceduti senza eredi e senza lasciare testamento. Per la prima volta inoltre si faceva riferimento esplicito ad uno statuto da redigersi ad opera degli "uomini di Castelfiorentino", da sottoporsi all'approvazione del vescovo12. È questo l'anno infatti in cui Castelfiorentino raggiunge un accordo con il vescovo di Firenze per delimitare le reciproche giurisdizioni. Nel 1260, dopo la battaglia di Monteaperti, a Castelfiorentino fu firmata la pace fra Siena e Firenze.
Fino al 1525 il legame con il vescovo rimase così stretto che tutte le cariche nominate nel comune erano sottoposte alla sua approvazione13. Del resto in quegli anni il vescovo esercitava gli stessi diritti anche sui popoli di Gricciano, Vallecchio, Pisangoli e Cabbiavoli14.
Tra il 1312 e il 1313 il castello era stato rivendicato da Enrico VII come appartenente all'Impero: servirà la vittoria da parte dei fiorentini sull'imperatore perché Castelfiorentino entri a far parte del territorio della Repubblica.

La zona in cui sorse Castelfiorentino fu importante dal punto di vista economico e politico poiché quelle campagne erano attraversate da uno dei tracciati della via Francigena che, partendo da Parma e superando gli Appennini, conduceva fino a Siena: la presenza di una arteria così importante fu, per quei territori, causa di crescita economica e sociale.
Si trattava infatti di una zona florida sia dal punto di vista della produzione agricola che dal punto di vista delle infrastrutture per il commercio, anche se fino alla prima metà del Quattrocento i mercatali della Valdelsa non fecero parte della principale rete mercantile dei territori fiorentini15. In ogni caso la vicinanza del tracciato della Francigena favorì i rapporti di Castelfiorentino con i territori limitrofi e facilitò il passaggio di mercanti e pellegrini che, transitando per Roma, si fermavano a visitare le reliquie di Santa Verdiana.
A metà del Trecento la popolazione del centro abitato di Castelfiorentino e del suo territorio agricolo circostante fu assediata dalla peste: la popolazione fu decimata e anche dal punto di vista economico, oltre che sociale, l'impatto fu enorme essendo rimaste disabitate e quindi non più coltivate gran parte delle campagne. Si creò così un enorme squilibrio demografico tra il centro abitato e le campagne che fu uno dei fattori della crisi che Castelfiorentino e le sue zone si trovarono ad affrontare nel XV secolo e che fu il preludio alla creazione di un diverso assetto sociale dovuto allo smembramento della proprietà rurale16.
Ulteriore causa di crisi economica e di ulteriore spopolamento fu la guerra per la conquista di San Miniato che coinvolse in maniera diretta quei territori già duramente provati. Conseguenza del nuovo assetto politico territoriale fu che i centri delle due valli dell'Elsa, ora tutti sotto il controllo fiorentino, ebbero scambi e relazioni più facili e frequenti e Castelfiorentino perse il suo ruolo di intermediario con la zona di più diretta influenza pisana. Si intensificarono per questo motivo le relazioni con Montaione e Gambassi, ma anche con i territori di influenza senese (Certaldo, Poggibonsi, Colle Valdelsa)17.

L'epoca del dominio fiorentino: dalla Repubblica al Granducato
Castelfiorentino fu una tipica zona del contado dove si susseguirono e convissero magistrature di natura diversa sempre più controllate dal centro e per questo sempre più simili nelle modalità organizzative e nel ruolo rispetto al territorio a tutte le altre comunità del contado. Si trova nel territorio della Valdelsa, situato tra la media Valle dell'Arno e la parte settentrionale della Valle dell'Elsa. Fu sede di magistrature locali che amministrarono il territorio, ma anche di magistrature giudiziarie di nomina centrale che avevano anche il compito di controllare l'operato di quelle locali. A Firenze Castelfiorentino fu legata anche per il normale pagamento delle tasse che dovevano essere devolute al quartiere di Santo Spirito.
Sul fronte dell'economia locale, basata inizialmente soprattutto sull'agricoltura, Castelfiorentino andò assumendo nei secoli una rilevante importanza in relazione alla sua vocazione mercantile, favorita dalla posizione strategica del paese su una fitta rete viaria che ebbe un ruolo determinante fin dal Medioevo18. Malgrado questa espansione e un ruolo economico sempre più forte, all'inizio del Settecento Castelfiorentino era ancora un piccolo centro, chiuso da una cinta muraria, capoluogo di una Podesteria la cui circoscrizione, composta da 11 popoli, coincideva con quella ecclesiastica. Nel corso del Settecento però l'importanza del comune crebbe così tanto che il granduca Pietro Leopoldo aveva pensato di farlo diventare sede di vicariato, essendo comunemente Castelfiorentino considerata la più importante "terra della Valdelsa"19.

Le magistrature locali antiche
Nella prima metà del XIV secolo la Repubblica fiorentina operò una riforma con l'obiettivo di organizzare, dal punto di vista amministrativo, il territorio assoggettato tramite l'istituzione di leghe, circoscrizioni amministrative che accorparono e sostituirono gli antichi popoli e pivieri di origine ecclesiastica. Si trattò di uno sforzo notevole, compiuto dal comune di Firenze, per dare un assetto uniforme ai territori del dominio, attraverso questa nuova articolazione amministrativa che permise a Firenze di essere costantemente presente sul territorio, grazie all'esercizio di un controllo costante tramite un suo rappresentante, il capitano, nominato direttamente dal centro.
Firenze sovrappose così all'articolazione parrocchiale un'ulteriore organizzazione territoriale che individuava distretti civili con scopi prevalentemente fiscali, distretti giurisdizionali e distretti per il reclutamento militare.
Le leghe e le comunità - distretti amministrativi - si articolarono a loro volta in popoli, organizzazioni territoriali e sociali minime che costituirono una ripartizione amministrativa mutuata dall'organizzazione ecclesiastica del territorio in pievi e parrocchie. Il popolo fu quindi l'unità geografica minima, che in realtà non coincise perfettamente con il territorio parrocchiale, ma si sovrappose all'articolazione delle pievi, come dimostra la concomitanza tra popolo e ambito di riferimento fiscale per la ripartizione delle quote dell'estimo all'interno di una comunità20.
Una provvisione fiorentina del 10 febbraio 1332 riformò le Leghe nel contado e nel distretto e provvide alla elezione degli ufficiali preposti. La lega di Castelfiorentino venne istituita dalla Repubblica fiorentina nel 133221; la si trova infatti nell'elenco delle leghe come "Comune Castri Florentini cum populis ipsius comuni", cui sono uniti il plebato di Monterappoli e il popolo di San Bartolomeo a Granaiolo. Nel 1332 la lega risulta composta infatti dai popoli suffraganei dell'antica pieve omonima e da alcuni popoli del piviere di Monterappoli22 che, nel 1376, andarono a costituire la Podesteria di Monterappoli di cui entrarono a far parte i comunelli di Granaiolo e Borgo Santa Fiora. Sappiamo poi che nel XIV secolo inoltrato alla Lega di Castelfiorentino si erano aggiunti il comune di San Prospero a Cambiano, le ville di Paterno e Petriccio, i popoli di San Bartolomeo a Corbinaia e San Giusto a Camporlese.
A quella data questa piccola comunità si configura come istituzione già strutturata e regolata dalle norme codificate negli statuti stessi. I suoi più antichi statuti, conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze23, risalgono al 1382, anno in cui, già sotto la Repubblica di Firenze, Castelfiorentino redasse il primo statuto che fu approvato dalle magistrature centrali fiorentine24.
Le leghe, associazioni di più popoli e pivieri, non ebbero solo una funzione amministrativa e di esazione fiscale - quella di Castelfiorentino doveva ad esempio pagare un estimo di lire 5.400 - ma anche una funzione militare e di controllo dell'ordine pubblico25. La lega costituisce la forma più antica di organizzazione territoriale e amministrativa che Firenze dette ai territori soggetti; essa costituisce la circoscrizione territoriale su cui si esercitava il prelievo fiscale e l'organizzazione militare. La presenza di magistrature locali in epoca antica non è testimoniata direttamente dai documenti conservati nell'archivio comunale che risalgono al massimo alla seconda metà del XV secolo; ma dalla documentazione conservata nei fondi dell'Archivio di Stato di Firenze dai quali si ricava la storia dei secoli precedenti relativi anche a questo territorio del contado fiorentino.

La lega di Castelfiorentino, insieme a quella di Empoli, registra una peculiarità poiché gli organismi della piccola comunità non previdero la nomina di un gonfaloniere26 come carica massima; essa fu amministrata da un magistrato, organismo collegiale detto Consiglio generale, composto da 25 membri, che restavano in carica 6 mesi27 e di età non inferiore a 25 anni. Di questi 14 dovevano essere rappresentanti del comune e gli altri 11 rappresentanti dei popoli della podesteria; tale Consiglio era assistito da un cancelliere o notaio delle riformagioni28. Esistevano inoltre un consiglio ristretto, o Consiglio dei priori, composto da 6 uomini estratti semestralmente, in gruppi di tre, da una borsa, e Tre Capitani di parte guelfa coadiuvati da 11 consiglieri: queste magistrature, che deliberavano a maggioranza, rappresentavano il vertice decisionale della comunità.
Si registra invece la presenza di un camarlingo generale, una carica semestrale, che ebbe il compito di riscuotere le imposizioni.
Alla fine del XIV secolo una riforma rilevante stabilì che nessuno potesse assumere contemporaneamente più di una carica in uffici pubblici e si pose il divieto che più persone di una stessa famiglia occupassero nello stesso momento gli uffici di priore, consigliere e camarlingo. Il camarlingo era scelto tra i maggiori offerenti e obbligato a dare mallevadoria: 3 ragionieri ne sindacavano l'operato e ne rivedevano i conti29.
Intorno a Castelfiorentino, centro principale del territorio della lega, gravitavano anche quei centri minori che, pur mantenendo una loro precisa individualità sancita dai propri statuti, finivano inevitabilmente con l'essere attratti dal capoluogo.
Oltre quella di Castelfiorentino ebbe ben presto una organizzazione amministrativa, anche il territorio di Gambassi dove fu istituita la Lega detta di Gambassi e Montignoso, i cui riferimenti si incontrano nei pezzi della podesteria antica del quattrocento. Di quesa lega esistono statuti risalenti al 1322 e conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze.
Nel Quattrocento il territorio della lega di Castelfiorentino era stato arricchito dal comune di Granaiolo e dal comunello di Collepatti, proveniente dalla podesteria di San Miniato30. Nel 1415 fu confermata la Lega di Castelfiorentino31 e già nel 1424 la Signoria di Firenze riorganizzò i territori del dominio con l'obiettivo di ridurre il numero degli ufficiali: furono così soppresse alcune podesterie i cui territori vennero accorpati ad altre podesterie. A seguito di questi provvedimenti la podesteria di Monterappoli fu aggregata a quella di Empoli ma il comune di Granaiolo fu scorporato e tornò a far parte dei territori della podesteria di Castelfiorentino.
Nel 1541, data della redazione degli Statuti conservati presso l'archivio storico comunale, l'organizzazione della comunità viene confermata anche se le magistrature sono ridotte nel numero di componenti e vengono introdotte tutta una serie di figure che testimoniano della organizzazione ormai avanzata della comunità: messi, famigli, campai, stimatori.
Il momento di massima espansione si ebbe tra il 1510 e il Settecento quando la Lega risulta composta da 18 popoli: San Niccolò a Collepatti detto anche Santa Margherita a Lungotuono, Santa Maria a Petrazzi, Santa Lucia, Sant'Ippolito alla Pieve Vecchia, San Donato a Iano, Sant'Ippolito in Castelfiorentino o Pieve di Castello, San Martino alle Fonti, San Bartolomeo a Corbinaia, San Bartolomeo a Martignana (compreso in parte nella podesteria di Montespertoli), San Prospero a Cambiano, Sant'Andrea a Monteravoli, San Giusto a Campornese, Santa Maria a Celaura (compreso in parte nella podesteria di Montespertoli), San Matteo a Granaiolo (compreso in parte nella podesteria di Empoli), San Michele a Vallecchio (compreso in parte nella podesteria di Montespertoli), San Iacopo a Gricciano, San Pietro a Pisagnoli, San Bartolomeo a Sala.
Nel febbraio del 1546 il granduca Cosimo dei Medici pubblicò un significativo bando "Sopra i rettori che vanno in officio" attraverso il quale fissava in modo categorico il numero degli ufficiali e dei famigli presenti in ciascun luogo. E ancora, nel luglio dello stesso anno, Cosimo intervenne con una nuova legge "Sopra l'osservanza et approvazione delli statuti delle comunità di fuori e del tenere i rettori e i birri e famigli ne' loro palazzi" nella quale ribadiva e rafforzava il valore delle particolarità locali per evitare che i suoi funzionari distaccati sul territorio prendessero il sopravvento32.
A fronte però di questa fluidità territoriale si deve sottolineare come, nel corso del Cinquecento, Firenze tenderà ad aumentare il controllo sulle comunità del contado, prima attraverso l'istituzione della nuova magistratura dei Nove Conservatori del dominio e della giurisdizione fiorentina e poi con la graduale istituzione e diffusione dei cancellieri comunitativi strettamente dipendenti dai primi. In quegli anni tra l'altro il controllo di Firenze sui territori periferici del contado era andato aumentando e soprattutto si era strutturato e regolamentato grazie all'istituzione dei Cinque Conservatori del contado e distretto come magistratura stabile.
Un ulteriore assetto diverso si registrò naturalmente nel 1746 quando si sa che la comunità fu composta da 15 popoli. In ogni caso, almeno fino a quando, nel 1774, non vennero applicate le norme previste dalla riforma comunitativa voluta dal Granduca Pietro Leopoldo, gli assetti istituzionali ed amministrativi delle comunità minori furono regolati dalle disposizioni indicate sugli statuti che ogni comunità redigeva. Con le riforme leopoldine del 1774 il territorio della lega di Castelfiorentino andò a costituire la comunità omonima.

Alla articolazione del territorio in leghe ben presto si affiancò una ulteriore articolazione territoriale in podesterie e vicariati. Anche Castelfiorentino fu sede di una podesteria la cui articolazione territoriale non subì nei secoli molti ritocchi, se non uno sostanziale a metà Cinquecento.
Si hanno testimonianze dell'esistenza della podesteria di Castelfiorentino fin dal 1355 quando, il 18 aprile, venne eletto un podestà: è almeno da questa data, quindi, che la podesteria viene a sovrapporsi nel ruolo amministrativo alla più antica articolazione della lega33. Il podestà, di nomina fiorentina, esercitava la giurisdizione civile e del danno dato, svolgendo parallelamente le attività connesse alla natura anche amministrativa delle funzioni podestarili. La circoscrizione territoriale della podesteria comprendeva il territorio della lega di Castelfiorentino. Fin dal 1356 il podestà, che restava in carica per sei mesi, veniva scelto tra i cittadini fiorentini abili agli uffici maggiori, ed era inviato dal Comune di Firenze. L'estrazione del podestà, lo squittinio, avveniva a seguito di due imborsazioni con tre borse ciascuna: una per le Arti maggiori, una per le Arti minori, una per i magnati34. Aveva al suo servizio un notaio che doveva essere originario della città di Firenze, oppure del contado o del distretto fiorentini, non potendo provenire quindi da Stati o territori che non fossero sotto la diretta influenza di Firenze.
Testimonianze sull'organizzazione della podesteria si hanno a partire dal 1382, anno in cui Firenze inviò dei delegati che stabilissero le norme per l'attribuzione degli incarichi locali. Fin dal 1415 il podestà di Castelfiorentino fu di nomina fiorentina ed esercitò la giurisdizione civile e del danno dato, svolgendo parallelamente le attività connesse alla natura anche amministrativa delle funzioni podestarili. La circoscrizione territoriale della podesteria comprendeva il territorio della lega di Castelfiorentino.
Sempre nel territorio che fu influenzato da Castelfiorentino ed intorno ad esso, fu istituita, a metà del XV secolo, la podesteria di Barbialla, Gambassi e Montaione i cui territori furono posti alle dipendenze di un unico podestà che risiedeva alternativamente, per periodi semestrali, nelle due località principali: Gambassi e Montaione, anche se inizialmente ebbe residenza a Montaione. Si trattò, fin dalla sua istituzione, di una podesteria di primo grado. Nel 1424 si era avuta infatti una riforma delle podesterie che vide l'accorpamento di più podesterie minori all'interno di una di più grande circoscrizione, appunto della podesteria di Montaione Gambassi e Barbialla35, la cui denominazione fu incerta, tanto che si alternarono le diverse forme - e lo testimoniano anche i titoli originali delle unità dell'archivio - e venne chiamata di Barbialla, di Barbialla e Gambassi e così via. I pezzi che si conservano presso l'archivio storico conservano insieme gli atti dei vari domini territoriali, in maniera sempre diversa: sembra quasi quindi che fosse una scelta del podestà il modo in cui venivano collazionate le carte e che l'articolazione territoriale non fosse elemento discriminante.
Nel frattempo Castelfiorentino, in crisi dopo aver sostenuto numerose guerre e battaglie a sostegno di Firenze e assalita da vari assedi, non ebbe più la possibilità di sostenere il podestà e, per questo motivo, dal 1531 furono riunite insieme due podesterie, quella di Castelfiorentino con quella di Barbialla, e il podestà ebbe l'obbligo di risiedere sei mesi l'anno in ciascun luogo36. In questa epoca il podestà ebbe il compito di amministrare, oltre alla giustizia civile, anche quella criminale per cause fino a cinque lire di valore, con l'autorità di "comandare et fare comandamenti et porre pena per insino et in somma et quantità di lire cinque fiorini piccoli agli uomini et persone a lui sottoposti"37. Il criminale amministrato dal podestà si limitava ai reati previsti dallo Statuto: bestemmia, falsa testimonianza, gioco d'azzardo. Lo stesso podestà aveva inoltre competenze in materia di polizia urbana, annonaria e rurale ed in particolare di danno dato, cioè i danni arrecati dalle bestie al pascolo a boschi e campi coltivati. Doveva inoltre perseguire malfattori e punirne i reati e più in generale sorvegliare l'ordine pubblico. Nel caso in cui avesse ospitato sul proprio territorio criminali o banditi sarebbe stato sottoposto ad una pena di lire 25: tra i suoi compiti quindi quello di catturare banditi dal comune di Firenze e chiunque commettesse un reato nel territorio della sua podesteria.
Tuttavia, come ben sappiamo e come è testimoniato dalle carte, le funzioni e la circoscrizione territoriale della podesteria - organo amministrativo e soprattutto giudiziario civile - si andarono confondendo con quelli della lega. Le podesterie costituirono infatti, fin dal XV secolo, l'organizzazione periferica intermedia di una rete di circoscrizioni con competenze diverse che Firenze organizzava per controllare il territorio del contado e poi del distretto: le maglie più grandi della rete erano costituite dai vicariati che si articolavano in più podesterie38.
Il podestà svolse non solo il ruolo di rappresentante del potere centrale, essendo quindi a capo di una circoscrizione periferica dello Stato fiorentino, ma fu anche punto di riferimento e di coordinamento dell'autogoverno locale tanto che si dotò di organismi di governo locale: i consigli di podesteria. Gli statuti testimoniano infatti questa doppia natura dell'istituzione39.
Nella prima veste ebbe funzioni di giudice ordinario delle cause civili in attuazione degli ordini provenienti dalle magistrature centrali, nella seconda invece ebbe il compito di verificare l'amministrazione del territorio da parte delle magistrature locali che, comunque sia, dovevano operare in ottemperanza alle indicazioni provenienti dalle magistrature fiorentine e contenute nelle circolari che, podestà prima e cancelliere poi, ricevevano e di cui garantivano l'applicazione.
Il podestà doveva essere accompagnato da un nunzio, dai famigli e da quattro notai per trattare rispettivamente gli affari di Barbialla, Coiano, S. Stefano e Collegalli; Cigoli, Montebicchieri, Stabio, Leporaria; Montaione, Tonda, Figline e Figlinella; Castelnuovo, S. Quintino, Canneto. Appena nominato aveva l'obbligo di presentarsi al cancelliere entro i primi 15 giorni dall'incarico e, dopo aver giurato di esercitare bene e legalmente il suo ufficio, di fronte ai rappresentanti delle magistrature locali, provvedeva in prima persona ad amministrare le cause civili e criminali, alla cattura dei ribelli, dei banditi e dei condannati. Era guidato da un vicario, coadiuvato da un notaio e da un cavaliere che si occupava delle cause civili e ne teneva le scritture.
All'inizio del suo ufficio semestrale il podestà e il notaio erano tenuti a giurare nelle mani del sindaco maggiore e del gonfaloniere. Compito del podestà era quello di far osservare i precetti degli statuti e le altre leggi del Comune, mantenendo "la devozione" nei confronti della città di Firenze. Il notaio doveva essere iscritto all'Arte dei giudici e notai, e nel caso in cui non lo fosse, sia il podestà che il notaio erano sottoposti ad una multa che ammontava, per entrambi, a 100 lire.
Le piccole comunità circostanti vennero governate sulla base dello statuto della comunità maggiore.
Quindici giorni prima della scadenza del suo mandato, l'operato del podestà e del suo notaio veniva sottoposto a sindacato da parte di due sindaci nominati localmente. A questi due sindaci il podestà doveva consegnare "il libro degli atti civili et criminali" che doveva tenere rigorosamente durante il suo mandato e per il costo del quale, contestualmente alla consegna, veniva anche rimborsato con la cifra di sei lire. Se il sindacato risultava positivo i sindaci rilasciavano un attestato di "ben servito" di cui il podestà si serviva per nuovi incarichi.
Compito dei sindaci era inoltre quello di prendere dal podestà uscente l'inventario di quanto si trovava nella sua casa e di consegnarlo al nuovo podestà.
Nel Quattrocento la podesteria di Castelfiorentino era classificata come di terza categoria40.
Con la metà del XVI secolo il podestà vide accrescere i suoi compiti e dovette iniziare ad effettuare visite ispettive alle carceri, alle strade, agli ospedali, iniziò a controllare i lavori pubblici e le polizze dei mugnai utilizzate per la riscossione della gabella sulle macine, e divennero sempre più il punto di riferimento locale con il governo centrale fiorentino che corrispondeva con il podestà su qualunque materia. Di questa documentazione sono sempre più ricche le filze di podesteria.
Con la riforma dei tribunali di giustizia del 1772 la podesteria di Castelfiorentino, in qualità di podesteria minore, conservò immutata la sua estensione territoriale e fu ancora sottoposta alla giurisdizione criminale del vicario di Certaldo. Ma nel 1772, con la revisione dei compartimenti giudiziari la podesteria fu riorganizzata in due podesterie autonome con sede nelle due principali località. Con questa riforma la podesteria di Castelfiorentino, in qualità di podesteria minore, conservò immutata la sua estensione territoriale e fu ancora sottoposta alla giurisdizione criminale del vicario di Certaldo.

La podesteria di Gambassi e Barbialla dipese fin da subito dal vicariato di San Miniato, diviso in cinque podesterie (San Miniato, Barbialla, Castelnuovo, Cigoli e Montaione). La giurisdizione criminale sulla podesteria venne esercitata dal vicario del Valdarno Inferiore per i territori di Montaione, Barbialla, Castelnuovo, Cigoli e Tonda, che furono tutti sede di banchi di giustizia. I territori di Gambassi furono sottoposti invece al vicariato della Valdelsa che, istituito nel 1415, comprese gli interi territori della Valdelsa e della Val di Pesa, ed ebbe sede a Certaldo.
Il vicariato di Certaldo, denominato della Valdelsa e Val di Pesa, fu istituito appunto l'11 aprile 141541; il primo vicario, nominato risiedette a Certaldo ed ebbe il compito di amministrare il criminale per tutto il territorio della circoscrizione e il civile per la podesteria di Certaldo. Le podesterie sottoposte a questo vicario per il criminale a da lui coordinate furono, oltre naturalmente quella di Castelfiorentino, quella di Certaldo, ma anche la Lega del Chianti (con i territori di Radda e Gaiole), San Donato in Poggio (con il territorio di Barberino), la Lega di San Piero in Mercato (con il territorio di Montespertoli), Monte Tignoso, Poggibonsi, San Casciano (i territori delle leghe di San Casciano a Decimo e di Campoli), Montelupo, Empoli, Pontormo, la Lega di Gangalandi, la Lega di Settimo, Monterappoli e Vinci42.
Dal momento della sua istituzione fino al 1772 il vicariato ebbe giurisdizione su ben dodici podesterie. La riforma leopoldina ne dominuì il territorio sottraendo dalla circoscrizione giudiziaria del vicario di Certaldo sette podesterie che, tutte insieme, andarono a costituire i vicari di Radda e San Miniato. Sotto Certaldo rimasero quindi i territori di Castelfiorentino, Montespertoli, Gambassi e Barberino e una parte di quello di Montaione. Poi tutte furono aggregate a San Miniato43.
Nel 1784, con la soppressione di quel vicariato, la podesteria di Castelfiorentino assunse le competenze civili anche su quel territorio e per ciò che concerneva il criminale fu sottoposta al vicariato di San Miniato.

Le continue revisioni dei confini delle articolazioni amministrative, così come il sovrapporsi di tipi diversi di amministrazioni che convivevano e i cui soggetti si trovano chiaramente ad amministrare con competenze collimanti se non addirittura sovrapposte, rende bene conto della fluidità e della ricerca continua di un assetto che solo in epoca leopoldina verrà definito e diverrà garanzia di stabilità, tanto che in linea di massima le articolazioni settecentesche sono arrivate fino a noi e così pure la divisione delle competenze resta costante per lunghi secoli.
Per lunghi periodi tuttavia la sovrapposizione tra le diverse magistrature e organizzazioni locali, comune, lega, podesteria fu notevole e per questo indistinguibile è il ruolo di produzione e di responsabilità sulle carte.

Le magistrature locali di epoca granducale
Con la riforma leopoldina l'autonomia amministrativa delle piccole comunità venne molto ridotta: il Regolamento generale per le comunità del contado, emanato da Pietro Leopoldo nel maggio del 1774, aveva dato avvio infatti alla riforma delle amministrazioni comunali. La legge accordava alle Comunità del contado la facoltà di governarsi per mezzo di loro magistrati. Nelle intenzioni del granduca si volevano abolire i particolarismi locali e creare comunità nuove organizzate su criteri univoci. Accanto al Regolamento generale furono emanati regolamenti particolari per le comunità che venivano formandosi.
Nell'ambito del riassetto territoriale ed amministrativo delle comunità del Granducato venne costituita la nuova comunità di Castelfiorentino44 che raggiunse in questa fase la sua massima espansione. Compresa nella cancelleria comunitativa che sempre a Castelfiorentino ebbe sede, la comunità era costituita territorialmente da popoli e parrocchie che facevano parte anche della podesteria di Castelfiorentino. Dal Regolamento particolare del 1774 si ricava la composizione della comunità di Castelfiorentino composta da 17 popoli: popolo di San Niccolò a Colle Patti poi parrocchia di Santa Margherita a Lungotuono, popolo e parrocchia di Santa Maria a Petrazzi, popoli e comuni di Santa Lucia, Sant'Ippolito alla Pieve Vecchia, San Donato a Iano, pieve del Castello poi parrocchia di Sant'Ippolito in Castelfiorentino, popolo di San Martino alle Fonti, popolo di San Bartolomeo a Corbignana (o Corbinaia) e parrocchia di San Bartolomeo a Martignana in parte compreso nella podesteria di Montespertoli, popolo e parrocchia di San Prospero a Cambiano con annesso popolo di Sant'Andrea a Monteravoli, popoli di San Giusto a Campornese e parrocchia di Santa Maria a Celaura in parte compresa nella podesteria di Montespertoli, popolo e parrocchia di San Matteo a Granaiolo in parte compreso nella podesteria di Empoli, popolo e parrocchia di San Michele a Vallecchio e popolo di San Iacopo a Gricciano in parte compreso nella podesteria di Montespertoli, popolo e parrocchia di San Piero a Pisagnoli, popolo e parrocchia di San Bartolomeo a Sala45.
Nella comunità di Castelfiorentino veniva eletto un Gonfaloniere e un Magistrato di 5 priori; il Consiglio generale prevedeva la rappresentanza di ognuno dei popoli.
La comunità di Certaldo era composta da 21 popoli: comune e popolo di San Tommaso a Certaldo, popolo di San Gaudenzio, San Piero al Tugiano, popolo di San Martino a Majano, popolo di Santa Maria a Casale, popolo di Santa Maria Novella, popolo di Santa Cristina a Metato,popolo di Santa Lucia a Casalecci, popolo di San Martino a Niasoli, popolo di San Gersolé, popolo di Santa Maria e Lancialberti, popolo di Sant'Ippolito a Megognano, popolo di Santo Stefano a Bagnano, popolo di San Miniato a Maggiano, popolo di San Donato a Lucardo, popolo di San Lazzero, popolo di Sant'Angelo a Nebbiano, popolo di Santa Margherita a Sciano, popolo di San Michele a Semifonti, popolo di San Michele a Monte, popolo di Santa Maria a Lucardo.
Nella comunità di Certaldo veniva eletto un Gonfaloniere e un Magistrato di 4 priori; il Consiglio generale prevedeva la rappresentanza di ognuno dei 21 popoli.
Infine la comunità di Montaione era composta da 23 popoli articolati in due podesterie. La Podesteria di Montaione e Barbialla comprendeva il comune di Montaione, comune di Castelnuovo, comune di Castelfalfi, comune e popolo di Fonda e Sughera, comune e popolo di Vignale e Cedri ossia di San Gregorio a Calcheri detto san Gregorio a Celderi, comune e popolo di San Vito a Collegalli, comune e popolo di San Piero a Cojano, comune e popolo di San Giorgio a Canneto, comune e popolo di San Giovanni a Barbialla, comune e popolo di San Bartolommeo a Santo Stefano, comune e popolo di San Quintino. La Podesteria di Gambassi era composta dal comune di Gambassi, comune di Montignoso e comune di Camporbiano. Infine la Lega dei Sette popoli sotto la Podesteria di Gambassi era composta dal comune e popolo di Varna, comune e popolo di San Martino a Catignano, comune e popolo di San Michele all'Agresto, comune e popolo di Sant'Andrea a Gavignalla, comune e popolo di Santa Lucia, comune e popolo di San Bartolomeo a San Pancrazio, comune e popolo di San Giovanni a Pulicciano, comune e popolo di San Piero alla Badie e comune e popolo di Santa Cristina. Nella comunità di Montaione veniva eletto un Gonfaloniere e un Magistrato di 4 priori; il Consiglio generale prevedeva la rappresentanza di ognuno dei 23 popoli.
La nomina dei rappresentanti avveniva sempre per tratta dalla borsa unica dove erano imborsati i nomi dei possidenti di beni stabili per il valore di almeno un fiorino46. Questo comportò un notevole ricambio nella classe dirigente locale, per gran parte ormai composta solo da rappresentanti di famiglie patrizie proprietarie terriere. Come sostiene Mineccia, al di là della grande capacità di razionalizzazione dei governi locali e dell'organizzazione amministrativa sui territori dominati da Firenze, si rileva un notevole rafforzamento della aristocrazia terriera di origine cittadina, che conquistò, oltre ai grandi centri urbani, anche le comunità rurali come Castelfiorentino. Il che naturalmente comportò anche importanti interventi a favore della grande proprietà47.
Il Regolamento generale aveva abolito "tutte le magistrature comunitative di gonfaloniere e rappresentanti o priori ed i consigli generali, formati sin'ora a seconda degli ordini e consuetudini locali"48, e affidato il governo delle comunità al Magistrato, composto dal Gonfaloniere e dai rappresentanti e deputati, chiamati a rappresentare i popoli nel Consiglio generale della Comunità49. Come detto, gli organismi di governo della nuova comunità furono costituiti quindi dal Magistrato, composto dal Gonfaloniere e da quattro rappresentanti, e dal Consiglio, del quale facevano parte, oltre ai componenti del Magistrato, anche undici deputati dei popoli. La durata in carica era di un anno a partire dal settembre fino all'agosto dell'anno successivo ed era obbligatoria l'accettazione, pena il pagamento di una tassa per il rifiuto.
Un'altra importante innovazione introdotta dal Regolamento del 1774 fu l'abolizione di tutte le imposizioni annuali "con titolo di chiesto o con qualunque altro titolo ordinario o straordinario". Al loro posto fu creata la Tassa annua di Redenzione, il cui ammontare per ogni comunità fu stabilito dai regolamenti locali50, che doveva essere versata nella Cassa della Camera delle Comunità di Firenze. La tassa di redenzione comprese ed annullò le seguenti imposizioni: tassa dei cavalli, spese degli Ambasciatori o Procuratori della comunità di Firenze, rimborsi per il vicariato di Certaldo, fisco per il mantenimento dei malfattori, provvisione per il Cancelliere, provvisione per il Giusdicente, salario per il Messo, tassa di revisione ai Ragionieri della Camera delle Comunità di Firenze. Contadini, artigiani e testanti pagarono da allora l'Imposizione comunitativa o Dazio, nella somma di scudi 120.
All'inizio di ogni mandato il cancelliere formava un bilancio preventivo che sottoponeva al Magistrato il quale stabiliva e approvava la consistenza delle imposte dirette e indirette da applicarsi a "possidenti, lavoratori e testanti". Tale ripartizione veniva riportata, ad opera del cancelliere, nei dazzaioli consegnati poi ai camarlinghi per l'esazione vera e propria delle imposte.
Per quanto riguarda i territori minori che da sempre avevano fatto riferimento a Castelfiorentino, le comunità di Gambassi e Barbialla furono riunite in una unica istituzione, cui furono sottoposte le tre podesterie che comprendevano 23 popoli in tutto. Tuttavia la circoscrizione terrioriale dei vecchi comuni non fu del tutto confermata e i popoli di Cigoli, Stibbio e Montebbichieri furono attribuiti alla comunità di San Miniato.

Per quanto riguarda l'amministrazione giudiziara, con la riforma che nel 1772 il granduca riservò ai tribunali, Castelfiorentino fu indicata come sede di podestà facente riferimento, per la giustizia criminale, al vicario maggiore che ebbe sede a Certaldo. Nella giurisdizione dello stesso vicario ricadevano anche le podesterie di Barberino Valdelsa, Gambassi, Montespertoli e San Casciano.
La podesteria di Gambassi era una podesteria minore che nel 1772 venne divisa da quella di Montaione, che restò autonoma e sottoposta alla giurisdizione criminale del vicario di San Miniato.
La podesteria minore di Montaione fu istituita nel 1772 a seguito delle riforme leopoldine; prima di quella data il suo territorio - composto anche dai popoli di Castelnuovo, Coiano, Santo Stefano, Collegalli, San Quintino e Canneto provenienti dall'Ufficialato di Cigoli - aveva fatto parte della podesteria di Barbialla, Gambassi e Montaione. La nuova circoscrizione risultò quindi più piccola e decurtata di tutti quei territori annessi alla podesteria di Barbialla e Gambassi, che sarebbero tornati a farne parte più tardi.
Con il 1772 i podestà perdettero le attribuzioni amministrative precedentemente connesse alla loro carica e la loro attività fu limitata al solo esercizio della giustizia civile.
Dal 1784, in seguito alla soppressione del vicariato di Certaldo, la podesteria di Castelfiorentino fu sottoposta interamente al vicario di San Miniato e assunse le competenze civili anche sul territorio di Certaldo; per ciò che concerneva il criminale fu sottoposta invece al vicariato di San Miniato.
Con la stessa riforma fu soppressa anche la podesteria autonoma di Barbialla e Gambassi e i suoi territori furono sottoposti a quella di Montaione, con l'obbligo per il podestà di recarsi a Gambassi ogni quindici giorni.
La podesteria fu soppressa nel 1808 quando, a seguito dell'annessione della Toscana all'Impero francese, vennero introdotti anche gli ordinamenti giudiziari vigenti in Francia. Anche la podesteria di Montaione fu soppressa nel 1808 quando, a seguito dell'annessione della Toscana all'Impero francese, vennero introdotti anche gli ordinamenti giudiziari vigenti in Francia.

Dopo la riforma dei tribunali di giustizia dello Stato fiorentino il vicariato di Certaldo comprese la podesteria di Certaldo e le podesterie minori di Castelfiorentino, Barberino Valdelsa, Gambassi, Montespertoli e San Casciano. Per l'amministrazione del criminale il territorio della podesteria era stato suddiviso tra i vicariati della Valdelsa, con sede a Certaldo, e del Valdarno Inferiore, con sede a San Miniato.
Il vicario di Certaldo aveva una provvisione di lire 3.000; inoltre ricavava una percentuale dalle condanne delle cause pettorali, esecuzioni, protesti etc. Era accompagnato da un notaio civile e da un notaio criminale cui doveva una paga di 336 lire ciascuno. Inoltre nel vicariato era presente un soprastante alle carceri il cui salario annuo ammontava a lire 72.
Soppresso il vicariato di Certaldo, Castelfiorentino fu compresa nella giurisdizione del tribunale civile e correzionale di San Miniato e nel 1840 ebbe l'ufficio di esazione e di registro51.

Tra il 1415 e il 1784, data la carica semestrale, si susseguirono ben 707 vicari e tra i vicari molti appartennero a famiglie importanti o nobili fiorentine. Il vicario disponeva in materia civile e criminale senza appello e senza limitazione di pena fino al diritto di vita o di morte sui rei52; ebbe quindi socialmente un ruolo estremamente rilevante.

Le magistrature locali durante la dominazione francese
L'annessione alla Francia comportò la trasformazione della Toscana in una provincia dell'impero napoleonico. Il 22 giugno 1808 la Giunta di Toscana decretò la nuova organizzazione amministrativa del territorio, all'interno della quale le mairies vennero a sostituire le circoscrizioni comunali, conservandone però l'articolazione territoriale e quasi tutte le funzioni. Nelle sedute del 14 e 16 settembre, del 28 ottobre e del 19 novembre 1808, la Giunta stabilì le norme che dovevano regolare la nuova struttura municipale53.
I maires, insieme agli aggiunti e ai membri dei Consigli municipali erano nominati dall'imperatore per cinque anni. Quando un maire cessava dalle sue funzioni doveva rimettere le carte e i registri relativi all'amministrazione e allo stato civile, al suo successore. Nello stesso tempo doveva essere redatto un inventario della mobilia e consegnato al successore. I compiti del maire risiedevano nell'amministrazione della circoscrizione comunale e il prefetto o il vice prefetto erano incaricati di vigilare sul suo operato. Tutte le deliberazioni dovevano essere approvate dal Prefetto. Venne inoltre fatto obbligo ai maires di tenere un repertorio dove registrare ogni giorno gli atti della sua amministrazione. In caso di assenza del maire, il primo aggiunto era chiamato a sostituirlo, pur non avendo questo nessun tipo di corrispondenza con le autorità costituite, ma solo con il maire. Del Consiglio municipale era chiamato a far parte il maire, che ne era anche presidente54.
Nell'ambito della ristrutturazione territoriale ed amministrativa conseguente all'annessione della Toscana all'Impero francese Castelfiorentino divenne capoluogo di una mairie la cui estensione territoriale comprese i popoli che già avevano fatto parte della antica comunità di Castelfiorentino. La mairie di Castelfiorentino venne inserita nel Dipartimento di Prefettura del Mediterraneo e nel circondario di Sottoprefettura di Livorno e fu sede anche, per ciò che riguardava l'amministrazione della giustizia, di una Giudicatura di pace.
La mairie venne soppressa nel 1814, quando, con la restaurazione degli antichi regimi, vennero ripristinati in Toscana gli ordinamenti prefrancesi.

In applicazione del nuovo ordinamento giudiziario, seguito all'annessione della Toscana all'Impero napoleonico, Castelfiorentino divenne capoluogo di cantone e, come detto, sede di Giudicatura di pace, compresa nel dipartimento del Mediterraneo, nel circondario della sottoprefettura di Livorno. La giudicatura comprese i popoli ed i territori appartenuti alla soppressa podesteria di Castelfiorentino, limitatamente al territorio che allora costituiva la mairie di Castelfiorentino, comprensiva dei popoli delle comunità leopoldine di Castelfiorentino, Montespertoli e Certaldo. Quest'ultimo infatti era stato declassato e non fu più sede di tribunale.
La giudicatura di Castelfiorentino fu così articolata nei due ambiti di Castelfiorentino e Certaldo; il primo comprendeva i comunelli di San Bartolomeo a Corbinaia, San Bartolomeo a Martignana (in parte compreso nel comune di Montespertoli), San Bartolomeo a Sala, San Giusto a Campornese, Santa Maria a Celaura (in parte compreso nel comune di Montespertoli), Santa Lucia e Sant'Ippolito alla Pieve Vecchia, San Donato ad Aiano, Pieve di Castello o Sant'Ippolito di Castelfiorentino, Santa Maria a Petrazzi, San Martino alle Fonti, San Matteo a Granaiolo, San Prospero a Cambiano, Sant'Andrea a Monteravoli, San Michele a Vallecchio, San Iacopo a Gricciano, San Piero a Pisangoli, San Niccolò a Collepatti, Santa Margherita a Lungotono; il secondo comprese invece i comunelli di Sant'Angelo a Nebbiano, Santa Cristina a Metato, San Donato a Lucardo, San Gaudenzio, San Giorsolé, Sant'Ippolito a Megognano, Santa Lucia a Casalecci, San Lazzero, San Martino a Majano, Santa Maria a Casale, Santa Maria Novella, San Martino a Niasoli, Santa Maria e Lancialberti, San Miniato a Maggiano, Santa Margherita a Sciano, San Michele a Semifonti, san Michele a Monte, Santa Maria a Lucardo, San Piero al Tugiano, Santo Stefano a Bagnano, San Tommaso a Certaldo55.
La giudicatura era retta da un giudice con limitate competenze in materia civile e di polizia correzionale.

Le magistrature locali dopo la Restaurazione
Restaurate con legge del 27 giugno 1814 le antiche istituzioni granducali, Castelfiorentino divenne sede di una nuova comunità granducale la cui circoscrizione territoriale coincise con quella della soppressa mairie. Con la restaurazione si ricostituirono la comunità e la cancelleria quindi senza grossi mutamenti territoriali anche se i 42 popoli, che avevano fatto parte del territorio della mairie, furono riuniti in 31 parrocchie, divenute 32 nel 1833. L'editto del 27 giugno 1814 "volendo <...> ricondurre <...> l'amministrazione politica ed economica a quella semplicità di organizzazione, che l'esperienza di tanti anni, l'abitudine della Nazione, e la necessaria economia hanno fatto riconoscere migliore di ogni altra <...> ", decretava l'abolizione delle strutture di governo, centrali e periferiche, impiantate durante gli anni della dominazione francese e ripristinava, a partire dal 1 luglio, le istituzioni comunitative pre-napoleoniche56.
Il Regolamento emanato il 16 settembre 1816 definì le funzioni delle diverse magistrature e uffici comunitativi. In particolare il Regolamento precisò le competenze del gonfaloniere, del magistrato dei priori e del consiglio generale. Per quanto riguardava questi due ultimi organi, era confermato il numero dei loro componenti, stabilito dal regolamento leopoldino, e l'estrazione dei loro componenti dalle relative borse. La carica di consigliere era annuale, mentre i priori venivano "variati per metà" ogni anno. Il gonfaloniere era di nomina granducale, su proposta del Soprassindaco e Soprintendente alle Comunità57. La sua carica era triennale, con possibilità di essere rinnovata, una volta scaduto il triennio. Nell'organizzazione della Comunità il gonfaloniere rappresentava l'autorità più alta: oltre ad essere capo della magistratura, assunse anche le competenze del sindaco della Comunità. La sua presenza era richiesta in tutte le adunanze, ordinarie e straordinarie e spettava a lui esporre l'oggetto della deliberazione58. All'interno delle adunanze il gonfaloniere aveva "voto uguale agli altri componenti della Magistratura", ma, qualora lo ritenesse necessario per il bene pubblico, aveva la facoltà di ordinare la sospensione di una deliberazione magistrale, con obbligo però di motivare la decisione ai provveditori di Soprintendenza comunitativa. Sotto suo diretto controllo fu posta anche l'attività finanziaria. Il Regolamento stabilì che il gonfaloniere potesse farsi rendere conto delle amministrazioni economiche di "qualunque azienda o stabilimento comunitativo". Inoltre era fatto obbligo al camarlingo incaricato della riscossione del dazio di presentare al gonfaloniere i registri con le riscossioni effettuate e il cancelliere non poteva pagare nessun mandato senza visto del gonfaloniere. Le competenze del gonfaloniere si estendevano anche al controllo della manutenzione delle strade e, attraverso il giusdicente, della polizia locale59. Proprio per la centralità della sua carica, il gonfaloniere era il solo a poter corrispondere, tanto per gli affari amministrativi che economici, con gli organi centrali di governo e con le altre Comunità. Questa magistratura venne ad avere così quasi una duplice natura: da un lato quella di "dirigente della esile burocrazia comunitativa, mentre, dall'altro, diventava esso stesso una sorta di funzionario statale fornito di taluni poteri di polizia, incaricato di corrispondere col governo <...> e dotato di ampie facoltà di controllo" sul Magistrato60.
Il magistrato comunitativo (gonfaloniere e priori) si riuniva due volte l'anno per eleggere il camarlingo comunitativo, approvare il bilancio di previsione e esaminare il conto consuntivo61.
Il Regolamento prevedeva un'unica adunanza del consiglio magistrale nel mese di settembre, lasciando però la facoltà al gonfaloniere di indirne di straordinarie durante l'anno. Nel corso di questa adunanza, che si teneva in settembre, si dovevano eleggere i Deputati al reparto della Tassa familiare, stabilire l'ammontare degli stipendi dei magistrati comunitativi, deliberare sulla nomina di medici e chirurghi e sugli affari relativi a strade. La Restaurazione apportò innovazioni anche al sistema fiscale. Accanto alla conferma dell'uniformità tra contado e distretto, già sancita dal governo francese, vennero introdotte nuove tasse: quella familiare, quella prediale in sostituzione della tassa di redenzione e il dazio comunitativo.
La vita della comunità venne regolamentata, uniformemente alle altre comunità del Granducato, dai regolamenti emanati tra il 1816 e il 1849. Il Regolamento del 1849 fu abrogato con decreto del 28 settembre 1853 e sostituito con un nuovo Regolamento che, ripercorrendo le linee tracciate da quello del 1816, stabiliva l'elezione per tratta del Consiglio comunale e dei priori, confermando per ciascun organo le competenze loro attribuite prima del 184962. Un nuovo regolamento comunale, ancora per il funzionamento della comunità, si ebbe con il secondo Governo provvisorio, e fu emanato il 31 dicembre 1859: tale regolamento rimase in vigore fino al momento dell'unificazione legislativa avvenuta nel 1865, che assumeva come modello il Regolamento del 1849.

La Giudicatura di pace di Castelfiorentino venne soppressa, al pari delle altre istituzioni francesi, nel 1814 e vennero ripristinati il vicariato di San Miniato cui furono di nuovo sottoposte le podesterie di Castelfiorentino e Montaione (più Montespertoli)63. Il vicariato ebbe come riferimento il Governo civile di Livorno64. Nel 1838 con una nuova riforma la podesteria fu confermata di II classe, e ancora nel 1841 la podesteria di Castelfiorentino venne elevata a podesteria di 2o grado e ebbe un cancellerie comunitativo di 4a classe, comprendendo anche i territori di Certaldo e Montaione65. Per regolamento centrale, quindici giorni prima della scadenza del suo mandato, l'operato del podestà e del suo notaio veniva sottoposto a sindacato da parte di due sindaci nominati localmente. A questi due sindaci il podestà doveva consegnare "il libro degli atti civili et criminali" che doveva tenere rigorosamente durante il suo mandato e per il costo del quale, contestualmente alla consegna, veniva anche rimborsato con la cifra di sei lire.
Compito dei sindaci era inoltre quello di prendere dal podestà uscente l'inventario di quanto si trovava nella sua casa e di consegnarlo al nuovo podestà.

Nel 1865 la legge sull'unificazione amministrativa segnò la costituzione, nell'ambito dello Stato unitario, del moderno comune di Castelfiorentino.

Dal prospetto delle comunità comprese nel Compartimento delle Camere di Soprintendenza comunitativa del 1825, Castelfiorentino risulta essere un Circondario di acque e strade di quinta classe sottoposto alla Camera di Firenze e comprendente oltre al territorio di Castelfiorentino anche quelli di Certaldo e Montaione66. Il Circondario era retto da un ingegnere incaricato di assistere le magistrature comunitative del circondario per la sorveglianza sui lavori pubblici relativi alla manutenzione dei fiumi, delle strade e delle fabbriche. Restò in vita fino al 1849 quando con la riforma i territori di Castelfiorentino e di Montaione furono aggregati al Circondario di Empoli.
Il compito degli ingegneri era quello di sottoporre all'esame e alla discussione delle Magistrature comunitative tutti i progetti volti a garantire il buon mantenimento delle strade e fabbriche comunitative. Alle Magistrature restava piena facoltà di deliberare la costruzione di nuove fabbriche e strade, o il restauro di quelle esistenti, nel qual caso l'ingegnere poteva esprimere solo un parere consuntivo, "determinando esattamente la spesa e aggiungendo quei rilievi d'arte che giudicherà convenienti"67. Le deliberazione relative ai lavori, accompagnate dalle relazioni degli ingegneri, dovevano essere inviate alla Camera di Soprintendenza Comunitativa68. All'ingegnere di circondario spettava il compito di vigilare sull'esecuzione dei lavori di nuova costruzione o restauro e dipendeva dal Consiglio degli Ingegneri. La legge del novembre del 1825 confermava il sistema di cottimo per l'assegnazione dei lavori69. Il saldo dei lavori di cottimo poteva avvenire solo dietro certificato presentato dall'Ingegnere di circondario o, nel caso dei lavori a strade provinciali e regie, dell'Ispettore di Compartimento, che assicuravano l'esecuzione dei lavori secondo i criteri stabiliti.
Le prime istruzioni agli ingegneri relative allo svolgimento del loro lavoro furono emanate il 31 dicembre 1825 (con effetto dal 1 gennaio 1826) e poi il 10 febbraio 1826. Solo il 31 dicembre 1826 fu emanato il "Regolamento disciplinare ed istruttivo" del Corpo degli Ingegneri70. Secondo quanto stabilito dal Regolamento gli Ingegneri di circondario dipendevano, oltre che dagli Ispettori di Compartimento, dalle Magistrature e dai gonfalonieri.
I provvedimenti relativi alla vigilanza e conservazione del patrimonio immobiliare e all'assetto idrico-geografico del territorio toscano, furono presi con due motupropri del 1 novembre 1825. Era stata istituita la Direzione generale delle acque e strade che insediò sul territorio numerosi ingegneri in circoscrizioni dette Circondari71, con il compito di controllare il territorio che da poco, con le operazioni di rilevazione catastali, era stato definitivamente descritto. Le Comunità comprese nei Compartimenti dipendenti dalle Camere di Soprintendenza Comunitativa, anche quelle di nuova istituzione, furono suddivise in circondari. A capo di ciascun compartimento fu posto un ingegnere, con il titolo di "Ispettore di Compartimento", mentre in ogni circondario doveva risiedere un ingegnere. Sia l'ispettore che gli ingegneri di circondario erano di nomina granducale. Accanto alla figura dell'Ingegnere di Circondario era prevista quella dell'aiuto ingegnere, inviato nelle diverse comunità del Circondario ad espletare le funzioni dell'Ingegnere di Circondario. La nomina e la scelta della residenza dell'aiuto ingegnere spettava al Soprintendente del Corpo degli Ingegneri, in accordo con la Camera di Soprintendenza Comunitativa72. Egli era sottoposto alle revisioni straordinarie dell'Ingegnere di Circondario, ordinate dall'Ispettore di Compartimento.
Quello dell'ingegnere costituì un vero e proprio ufficio tecnico con competenza sui lavori pubblici, che produsse documentazione sia amministrativa che tecnica e che andò ad arricchire l'archivio di cancelleria.
Un nuovo Regolamento fu emanato nel 1839.
La situazione fu modificata dall'emanazione del motuproprio del 1840, che sancì la riforma dei circondari di acque e strade e la loro nuova classificazione.
Tutti i circondari furono aboliti nel 184973, quando il nuovo regolamento delle Comunità introdusse la figura dell'Ingegnere distrettuale. I vecchi ingegneri di circondario rimasero in servizio fino al 31 agosto 1850.

Nel 1847 venne istituita in Toscana la Guardia Civica. Il suo compito era coadiuvare le milizie dello Stato riguardo all'ordine pubblico. Facevano parte della Guardia Civica tutti i cittadini abili tranne i militari, gli ecclesiastici, le autorità giudiziarie e di governo e le persone colpite da condanne penali. Essa fu regolamentata con la notificazione del 15 settembre 1847 ed ebbe lo scopo "di difendere il suo legittimo sovrano, mantenere l'obbedienza alle leggi, e conservare, o ristabilire l'ordine e la pubblica tranquillità, coadiuvando ove faccia d'uopo le Milizie attive del o Stato" (art. 1 del Regolamento). Il servizio era personale e obbligatorio (fatta eccezione per alcune categorie) e doveva essere prestato nel luogo del domicilio. Per la parte economica e per la formazione dei ruoli, la Guardia civica era sottoposta alle rispettive Comunità. Venne abolita nel 1849.

Nel 1848 con l'istituzione delle preture, la Pretura di quarta classe di Castelfiorentino - che comprese anche il territorio di Certaldo - fu compresa nel Circondario di San Miniato, compreso a sua volta nel Compartimento di Firenze. Anche Montaione fu sede di una Pretura di quinta classe sempre nel Circondario di San Miniato.
Castelfiorentino fu sede anche di Delegazione di governo (per l'amministrazione della giustizia civile e con criminale limitato) compresa nel circondario del tribunale di sottoprefettura di San Miniato.
Nel 1849 Leopoldo II provvide ad una riforma istituzionale riassemblando i territori e le competenze distribuite sulle varie magistrature. Questa nuova ridistribuzione vide la Pretura di Castelfiorentino di prima classe e anche la Pretura di Montaione di seconda classe, comprese nella Delegazione di governo di Empoli che fu una Pretura di seconda classe, compresa nel Circondario di San Miniato.

La cancelleria
Le cancellerie, circoscrizioni amministrative designate dal centro, come emanazione periferica del Magistrato dei Nove, nacquero come strutture esterne di controllo nelle quali la concentrazione di poteri diventò anche concentrazione di archivi. Secondo il disegno centralizzatore fiorentino furono una quarantina le circoscrizioni di cancelleria - che si sovrapposero alle articolazioni territoriali esistenti delle podesterie e dei vicariati - e che furono sovraordinate ad un elevato numero di comuni, comunelli e popoli, ed ebbero sede solo nelle principali comunità. Le funzioni delle cancellerie furono fortemente dirette dalla capitale che ne evidenziò e rafforzò il ruolo di controllo del territorio e delle piccole autonomie locali, attraverso una ormai notissima circolare emanata nella seconda metà del XVI secolo74. La circolare intitolata "Istruzioni da darsi alli cancellieri"75 definiva compiti, ruoli e obblighi rispetto al territorio controllato: al cancelliere venne affidata la cura delle comunità a lui sottoposte. In particolare il cancelliere era responsabile delle entrate e delle uscite delle comunità e a lui era affidato il compito di tenere informato il governo fiorentino di ciò che giornalmente accadesse di rilevante all'interno della comunità. Firenze fece chiaro invito a non mandare continuamente ambasciatori "come sino a qui si è fatto", ma a servirsi di lettere, corrispondendo con gli organismi centrali. Inoltre il cancelliere aveva il compito di "fare inventari delle scritture e dei libri degli estimi e delle decime", ed era obbligato a rilasciare copia dei documenti che dovevano essere conservati in luoghi sicuri ma facili da reperirsi. Era inoltre tenuto a ricordare agli ufficiali della comunità "tutti gli uffici che si dovevano tenere e i tempi per le nuove elezioni". E così pure coordinava le imposizioni dei dazi "o incantare e vendere l'entrate e proventi delle Comunità <...> debbe operare che tali negozii sieno fatti dentro alli tempi convenienti acciò le comunità non se ne vadino in lunga." I cancellieri furono direttamente custodi delle leggi e degli ordini, direttori di aziende e lughi pii, notai delle comunità, delegati del sale e della tassa di macine.
Erano inoltre incaricati della redazione degli atti pubblici e della conservazione delle carte del comune. A partire dal 1570 iniziano ad essere nominati cancellieri che ebbero quest'unica importante funzione di controllo e coordinamento e furono detti cancelliere "fermi". Il primo cancelliere "fermo" della cancelleria di Castelfiorentino fu nominato il 1 maggio del 1570 per un semestre, e fu Agnolo Pagni, fino ad allora notaio del vicario Peruzzi di Certaldo. Il cavaliere/notaio affiancava il vicario con funzioni di cancelliere della comunità.
La cancelleria comprendeva i territori delle comunità di Certaldo, Castelfiorentino, Montaione e Gambassi.
Anche con la restaurazione Castelfiorentino fu confermata sede di cancelleria e ad essa furono sottoposte di nuovo le comunità di Castelfiorentino, Certaldo e Montaione.
Nel 1784 il quadro delle Cancellerie e delle Comunità del Dominio fiorentino mutò di nuovo e Castelfiorentino divenne Cancelleria di IV classe, confermando però i suoi territori, poiché la circoscrizione fu definita come composta dai territori delle comunità di Castelfiorentino, Certaldo, Montaione.

La Cancelleria fu soppressa durante il perdiodo francese e di nuovo instaurata con il ripristino della legislazione granducale: in quegli anni le competenze della cancelleria di Castelfiorentino furono ampliate, come per tutti gli altri cancellieri, ottenendo, tra l'altro, il compito di tenere lo stato civile dei non cattolici. Nel 1814 fu inviato a Castelfiorentino un cancelliere - che in quel momento fu Pietro Lensi - con un aiuto cancelliere - Firidolfo Bosi76.
Questo assetto fu mantenuto fino al 1833.
A seguito del Regolamento del 1849 fu disegnata una nuova configurazione delle cancellerie che divennero "Cancelleria e ufficio del censo"77. Nel 1849 Castelfiorentino fu capoluogo di una cancelleria e ufficio del censo di seconda classe nel Compartimento fiorentino e che comprese anche i terrori di Certaldo e Montaione.



La sezione preunitaria: ordinamenti e inventariazioni
L'archivio comunale di Castelfiorentino riproduce per gran parte la struttura e i contenuti tipici degli archivi comunali toscani che furono sede di magistrature locali ma anche di magistrature intermedie quali podesterie e cancellerie, molti dei quali sono stati già ampiamente e analiticamente descritti in inventari78. Come ben sappiamo, dai numerosi studi archivistici condotti sugli archivi comunali toscani, ed in particolare sugli archivi della zona fiorentina della Valdelsa, "<...> l'attuale assetto degli archivi comunali di Certaldo, Castelfiorentino e Montaione, nella loro sezione preunitaria, [è] il frutto dello smembramento di un complesso archivistico organico più vasto, quale fu quello organizzato e conservato in epoca granducale dai cancellieri comunitativi che si succedettero nella cancelleria di Certaldo, più tardi spostata nel comune di Castelfiorentino"79.
La principale caratteristica degli archivi storici dei territori che furono parte dello Stato Vecchio fiorentino è infatti quella di costituire oggi la risultatane di "poli più o meno complessi e articolati di aggregazione, conservazione e trasmissione della documentazione", frutto della attribuzione delle competenze alle istituzioni di emanazione centrale. Questa attribuzione di competenze, legate anche alla tenuta delle carte, hanno dato luogo alle "formazioni archivistiche oggi conservate presso i comuni toscani <...> [che] ci rinviano, con i loro contenuti, ed in parte con la loro organizzazione formale, alle istituzioni territoriali che le hanno prodotte"80.
Le località nelle quali furono costituite le residenze dei cancellieri, come Castelfiorentino appunto, furono sede di archivi di concentrazione, essendo attribuito al cancelliere non solo il ruolo di amministrare e vigilare sulle amministrazioni locali e sulla corretta applicazione delle leggi dello Stato fiorentino, ma anche il ruolo di predisporre e quindi conservare le carte prodotte dalle magistrature locali. I cancellieri ricoprirono cioè anche il ruolo di conservatori e curatori della buona tenuta della documentazione prodotta in sede locale81. Questo a dimostrazione senz'altro del ruolo di forte controllo e supervisione da parte di Firenze sulle terre del contado, ma anche del valore attribuito alle carte e agli archivi come strumento di controllo appunto, di potere, con un forte valore simbolico dell'esercizio del potere in ambito periferico.

Al canonico Cioni di Castelfiorentino risale l'inventariazione dell'archivio, che egli condusse all'inizio del Novecento, riordinando l'intero archivio e spesso riorganizzando in modo arbitrario le carte e cancellando tracce di una vecchia sistemazione. Il risultato di questo suo lavoro è riassunto in un inventario manoscritto che risale appunto agli inizi del Novecento e conservato presso l'archivio comunale82. L'inventario del Cioni è articolato in fondi e all'interno i pezzi sono numerati, ricominciando la numerazione per ogni fondo; ogni sezione/fondo è individuata da una lettera. Capita spesso che gli errori di attribuzione di una unità siano corretti solo potenzialmente tramite un rinvio interno all'inventario stesso, e non spostando fisicamente, né nella descrizione l'unità mal collocata. Altra caratteristica è che Cioni non si cura delle cesure istituzionali, per cui le unità sono attribuite ad una serie "Civili di podesteria" e numerate in sequenza senza tenere conto di uno stacco istituzionale.
Questo riordino, come altri, fu voluto dalla Società storica della Valdelsa che, fin dalla sua nascita, dimostrò vivo interesse per gli archivi83 e se anche la commissione nominata nell'assemblea di Montaione del 7 maggio 1896 per il riordinamento di quelli valdelsani non dette grandi risultati per la mancata collaborazione dei comuni, già nel settembre dello stesso anno Francesco Dini aveva pronto l'inventario a schede dell'archivio di Colle e nel 1901 Michele Cioni pubblicherà una relazione di quello vicariale di Certaldo, del quale ci ha lasciato un inventario pure a schede.

Una nuova descrizione dell'archivio fu effettuata nel 1906 ad opera dell'allora bibliotecario di Castelfiorentino. Nell'introduzione ad un inventario del 1906 l'archivista e bibliotecario Tassinari descriveva il buono stato di conservazione dell'archivio comunale conservato unitamente alla biblioteca Vallesiana in uno stabile custodito di proprietà del Comune. L'archivista, che rispondeva ad una circolare del direttore dell'Archivio di Stato di Firenze, segnalava, come informazioni necessarie alla conoscenza e descrizione dell'archivio, il fatto che esso contenesse documentazione non risalente oltre il XV secolo84 e che non conservasse carte di particolare pregio. Segnalava però Tassinari un significativo incendio avvenuto nell'archivio comunale all'inizio del secolo XVI, incendio che renderà ragione di numerose perdite precedenti quella data: si trattò del grave incendio del 1544 che mandò a fuoco l'intero archivio85.
L'inventario del 1906 si limita a descrivere "le unità che lo costituiscono, servendosi di quell'inventario o repertorio già esistente, senza aver bisogno di guastare l'ordine progressivo degli incartamenti" che lo articolavano in tre grandi raggruppamenti intestati ai tre fondi:
"Serie I - Comunità e Cancelleria di Castelfiorentino"
"Serie II - Potesterie di Barbialla, Gambassi e Montaione"
"Sezione III - Pretura già Potesteria di Castelfiorentino".
Nell'inventario, all'interno dei fondi, le unità sono elencate cronologicamente ma in alcuni casi sono segnalate delle peculiarità che le caratterizzavano e che, secondo Tassinari, avrebbero potuto dar luogo a raggruppamenti di tipo diverso. In realtà, pur utilizzando un linguaggio diverso, le oscillazioni terminologiche che definiscono le serie, sezioni o parti dell'archivio, non volevano indicare diversità di contenuti o di struttura. Le elencazioni delle prime due sezioni si concludono con una annotazione su possibili incrementi di materiali da parte degli uffici comunali e delle Pretura mandamentale che stavano per depositare all'archivio storico "materiali fuori dall'uso".
La prima sezione elenca 483 unità che coprono un arco cronologico tra il 1682 e il 1880; la seconda 616 unità che vanno dal 1406 al 1865; nella terza infine le unità elencate vanno dalla numero 1 alla numero 477 e sono datate tra il 1453 e il 1886.
Tuttavia, leggendo le indicazioni della circolare che entra nel merito della attribuzione delle unità alle serie e dell'ordine da dare a quelle unità, nonché della definizione delle tipologie di unità presenti in un archivio, si rileva come l'archivista del comune di Castelfiorentino, Tassinari, non risponda rigorosamente alle richieste: egli si limitò infatti a trascrivere le indicazioni dell'inventario Cioni, senza rivederne minimamente l'ordine né le descrizioni e anzi, utilizzando queste ultime come annotazioni particolari.

I contenuti dell'archivio sono stati organizzati in fondi, relativi alla principali magistrature che amministrarono, nelle diverse epoche, il territorio di Castelfiorentino o delle terre confinanti e i cui archivi erano conservati dal cancelliere comunitativo, motivo per cui quei documenti sono tuttoggi conservati nell'archivio comunale di Castelfiorentino.
Quest'ultimo lavoro di riordino e inventariazione ha cercato - e non poteva essere altrimenti - di rendere conto della situazione dell'archivio senza intervenire pesantemente sui singoli pezzi. Tuttavia si è deciso di rendere esplicita l'attribuzione dei pezzi alle singole magistrature di cui si è elencata la consistenza archivistica dei fondi, articolati in serie. L'elencazione dei fondi attribuibili alle diverse magistrature che si sono susseguite, ha rispettato l'ordine cronologico ma all'interno di una articolazione che mette in evidenza la tipologia di magistrature che operarono sul territorio in ogni epoca: alle magistrature civili (comuni e comunità), seguono le magistrature che amministrarono la giustizia (podesterie), ed infine la cancelleria che ebbe il ruolo di tenere insieme tutto il resto, non solo perché le erano affidati i compiti di conservazione delle carte, ma anche perché costituì, in qualche modo, la magistratura più alta che controllava e coordinava anche l'operato di tutte le altre magistrature sul territorio. Molti sono i fondi aggregati conservati nell'archivio comunale, frutto di nuovo del lavoro svolto dal cancelliere.
Caratteristica dell'archivio sembra essere una forte uniformità nelle serie, che stranamente risulta essere una peculiarità di questo archivio: mentre altri archivi preunitari sono molto articolati in serie, qui gli atti sono riuniti in poche serie. Ad esempio le filze di cancelleria spesso contengono atti attribuibili a serie diverse, come se il cancelliere avesse rilegato ciò che negli altri comuni teneva distinto.

Di interventi sull'archivio precedenti a quelli novecenteschi si hanno continue notizie nei pezzi, sia per la presenza di inventari - magari estremamente sommari - sia per segnalazioni di perdite o di riordini e trasferimenti. Da un inventario del 1767 si evince la composizione dell'archivio a quell'epoca: "208 civili della potesteria di Castelfiorentino dal 1602 al 1766 numerati dal al n. 1 fino al 210 e da gran tempo mancano i civili dal n. 87 al n. 130"; "56 libri di saldi attenenti al vicariato, potesteria, lega e popoli" e "26 libri di saldi di luoghi pii".
Uno di questi inventari, redatto nel 771 al momento dell'arrivo del cancelliere Giovan Battista Mannaioni di Terra del sole, fu predisposto come "Nota dei libri consegnati dal Monte Comune alla Camera delle Comunità attenenti alle Comunità sottoposte alla Cancelleria di Castelfiorentino e rimessi al cancelliere messer Giovanbattista Mannaioni questo dì 16 dicembre 1771"86. O ancora nel 1777 quando fu redatto un "Inventario dei libri e scritture et altro che sono presso il cancelliere comunitativo di Castelfiorentino, Montaione e Certaldo <...> fatto dal cancelliere in ordine al regolamento del 15 dic. 1777"87. E ancora è il caso dello spostamento dell'archivio avvenuto nel 1784 ad opera del cancelliere Martinucci, che lo collocò in una nuova sede88.
La numerazione del Cioni sembra seguire la numerazione di un precedente Inventario, redatto da Giovanni Cirelli nel 1778, diviso per fondi sia di Castelfiorentino che di Certaldo.

I criteri metodologici
Osservando l'inventario redatto dall'archivista Tassinari in risposta alla circolare del direttore Gherardi, appare chiaro come la numerazione sequenziale delle unità che Tassinari registra nella colonna "numero progressivo dei libri e registri, delle filze, delle buste" sia quella del vecchio inventario Cioni e che ancora si conserva sulle costole dei pezzi in archivio: essa è riportata come unica o come più recente tra le numerazioni originali nelle schede di questo inventario.
Sulla base di questa numerazione si era tentata una ricostruzione dei singoli gruppi che non comportasse quella eccessiva articolazione delle serie che spesso dà luogo ad una disarticolazione delle serie distinte un po' forzosamente tra piccoli fondi intitolati alle singole magistrature.
In realtà anche la numerazione dell'inventario Cioni non ripropone un ordine per tipologia e per soggetto responsabile, ma, in una sequenza meramente cronologica, elenca tipologie anche molto diverse tra loro.
La circolare che il direttore Gherardi dell'Archivio di Stato di Firenze aveva indirizzato, il 20 ottobre 1906, "Alle Provincie, ai Comuni e agli altri Enti morali laici compresi nella circoscrizione del Regio Archivio di Stato di Firenze", discendeva da un ordine ricevuto dal Ministero dell'Interno cui allora era affidata la competenza in materia di archivi. È interessante rilevare come venissero date nella circolare indicazioni sulla "Divisione e ordinamento delle Serie" in maniera da "ottenere la maggior possibile uniformità nella compilazione" degli inventari ma anche e soprattutto un metodo di inventariazione che prevedeva la divisione e separazione tra le unità delle diverse serie, l'ordinamento cronologico interno e la numerazione progressiva delle unità stesse internamente alle serie. Se ne suggeriva inoltre una elencazione in relazione all'importanza e alla quantità.
La complessità, diceva Gherardi nella circolare, "si affaccia nel collocare e inventariare la materia archivistica di quei Comuni, che oltre alle carte della loro propria amministrazione hanno anche quelle delle antiche Potesterie, Vicariati o altri uffici estrinseci, carte che dovrebbero stare invece negli archivi dei Tribunali, delle Preture e degli altri uffici governativi succeduti a dette Potesterie, Vicariati etc.". Per risolvere quella complessità Gherardi suggerisce che "<...> considerando d'altronde che ogni e singolo Comune formava parte di uno Stato, e che questo, come autorità suprema, vi si faceva rappresentare e v'amministrava la giustizia <...>" le carte dei tribunali e degli altri "ufficiali forestieri" dovranno comparire come prime negli inventari raggruppate in un unica serie "ponendo prima gli atti civili, poi i criminali, le lettere, e le altre carte se vi saranno <...>".
La presenza, su gran parte delle unità archivistiche, delle antiche segnature, e, in alcuni casi, anche la conservazione delle segnature originarie - quasi sempre espresse con lettere dell'alfabeto o con numeri romani - ha suggerito di provare a compiere uno primo sforzo nel tentativo di ricostruire un ordine che fosse più possibile rispettoso della situazione d'origine. Questo per tentare di tradurre in caso concreto la non univocità del vincolo archivistico dando luogo quindi a strutture alternative altrettanto interessanti e significative e che riflettano la storia della sedimentazione delle carte, annullando "la pretesa <...> che l'ordinamento di un archivio non possa essere che uno"89. Numerose perdite e l'impossibilità di individuare su gran parte dei pezzi archivistici le segnature risalenti ad una stessa numerazione di corda, avrebbero reso non solo complessa ma pericolosamente artificiosa la restituzione di una struttura e di una sequenza organizzativa solo in parte ricostruibile con certezza. Lo sforzo, che sembrava potesse avere ragione almeno nel tentativo di ricostruire la sequenza imposta all'archivio in occasione degli ultimi riordini di Cioni e poi di Tassinari, in realtà ha rivelato come la numerazione sequenziale, per gran parte ancora presente sui pezzi, creava un insieme che non era però riconducibile all'archivio della cancelleria, né si poteva individuare un criterio rispettoso dei percorsi di sedimentazione dell'archivio. Pertanto, anche se si sarebbe ritenuto utile restituire la descrizione degli archivi storici comunali secondo criteri che meglio rispecchino i percorsi di stratificazione - anche non lineari - che le carte hanno subito nei secoli, non si è potuto se non rispettare l'articolazione dei fondi in relazione alle magistrature produttrice degli archivi, e creare serie coerenti pur nel rispetto di una uniformità di competenze. Le scelte compiute sono state operate nella direzione di salvaguardare quindi la complessità della sedimentazione contemperando però le necessità di restituire una articolazione che rendesse possibile e facile la consultazione del materiale d'archivio: quella ormai riconosciuta e normalizzata nelle varie descrizioni che gli archivisti toscani hanno prodotto dalla metà degli anni Ottanta90.
La decisione quindi di organizzare e definire i fondi, nei quali si articola, dopo il riordino, l'archivio storico comunale di CAstelfiorentino, è frutto di un compromesso. Per un verso si è cercato di restituire la composizione dell'archivio come frutto di competenze specifiche più o meno delimitate, per l'altro si è invece cercato di rispettare la forte imposizione, proveniente dalle carte stesse, di testimoniare la complessità degli intrecci sedimentativi che hanno portato spesso ad aggregazioni archivistiche frutto di intrecci di competenze.
Per quanto riguarda quindi la ricostruzione dei fondi archivistici - intesi come partizioni dell'archivio storico di Castelfiorentino, che raccolgono le carte prodotte da un unico soggetto, anche se spesso intrecciate con quelle prodotte da altri soggetti - si è tenuto conto, nel solco di quella che è ormai una tradizione, di una periodizzazione che individuasse le cesure istituzionali e amministrative nelle magistrature che operarono sul territorio, contemperando così la volontà di restituire all'archivio la sua struttura e la necessità di disegnare, se pure a posteriori, un ordinamento/riordinamento chiaro e parlante91.
Si è infine deciso di presentare i fondi all'interno dell'inventario in sequenza cronologico, ma riunendo per gruppi magistrature che hanno convissuto e quindi elencando i vari fondi antichi - riferiti a tutte le comunità incontrate - il periodo della riforma leopoldina, con lo stesso criterio e quindi il periodo francese, quello della restaurazione e così via. All'interno delle grandi ripartizioni storiche si sono elencate prima le magistrature di carattere amministrativo, poi quelle a prevalente carattere giuridico ed infine, a chiudere, la cancelleria, come amministrazione più grande riassuntiva delle diverse funzioni. La descrizione dei fondi si chiude con la grande cesura dell'unità d'Italia ed in particolare con l'entrata in vigore della legge per l'unificazione amministrativa del 1865 che determinò le strutture per l'amministrazione periferica dello Stato e il loro funzionamento92.

Nel rilevare i dati descrittivi dei pezzi sono stati rilevati i nomi delle cariche inerenti le competenze del pezzo: laddove non compaiono significa che i nomi non erano rilevabili e leggibili.
Così pure sono state rilevate le numerazioni antiche presenti sulla costola o sul piatto superiore dei pezzi: sulla costola inchiostro originale numeri arabici, sulla costola più grande si ripete il superiore, ancora sulla costola in basso si trova un numero grande attribuito da Cioni su un cartellino incollato al pezzo.



L'inventario si presenta articolato in tre sezioni principali: una parte introduttiva, articolata in due ulteriori sezioni, una di carattere storico e l'altra relativa alle modificazioni subite dall'archivio, con una breve parte metodologica e la bibliografia e le fonti consultate e utilizzate; a queste segue l'inventario vero e proprio dei ventinove fondi individuati. Si è tentato di tenere distinti, fin dove possibile in una struttura descrittiva per gran parte discorsiva, la descrizione dei soggetti produttori da quella dell'oggetto di descrizione vera e propria, gli archivi, limitando, nelle brevi introduzioni ai fondi e alle serie una descrizione dei contenuti.

I fondi individuati sono articolati tra quelli relativi al territorio di Castelfiorentino, Barberino, Certaldo e Montaione, secondo ciò che si è conservato nell'archivio storico comunale, così ordinati:
Antiche magistrature amministrative: Comune di Castelfiorentino (1467-1824), Comune di Barberino Val D'Elsa (1474), Comune di Certaldo (1513-1865).
Antiche magistrature giudiziarie: Podesteria di Castelfiorentino (1537-1774), Podesteria di Gambassi e Montaione (1438-1772), Vicariato della Val d'Elsa, poi della Val di Pesa (1415-1781).
Istituzioni di epoca leopoldina: Comunità di Castelfiorentino (1767-1808), Comunità di Certaldo (1782-1786), Comunità di Montaione (1782-1785).
Istituzioni giudiziarie di epoca leopoldina: Podesteria di Castelfiorentino (1772-1808), Podesteria di Gambassi (1772-1782), Podesteria di Montaione (1772-1808).
Cancelleria antica di Castelfiorentino (1566-1808).
Istituzioni di epoca francese: Mairie di Castelfiorentino (1808-1815), Mairie di Certaldo (1809), Mairie di Montaione (1807-1814).
Istituzioni giudiziarie di epoca francese: Giudicatura di Pace di Castelfiorentino (1808-1814), Giudicatura di Pace di Montaione (1808-1813).
Istituzioni dopo la Restaurazione: Comunità di Castelfiorentino (1813-1867), Comunità di Certaldo (1782-1786), Circondario acque e strade di Castelfiorentino (1800-1865).
Istituzioni giudiziarie dopo la Restaurazione: Podesteria di Castelfiorentino (1814-1854), Podesteria di Montaione (1815-1854), Pretura di Castelfiorentino (1848-1871), Pretura di Montaione (1848-1865).
Cancelleria dopo la Restaurazione di Castelfiorentino (1814-1862).

Nella descrizione, alla denominazione del fondo, definita sulla base del nome della magistratura produttrice della documentazione, è affiancata l'indicazione delle date estreme ricavate dalla documentazione: gli estremi cronologici sono dunque riferibili alla composizione del fondo archivistico e non al periodo di istituzione e soppressione della magistratura, rispetto alle quali possono sussistere pertanto evidenti differenze. Allo stesso modo e secondo lo stesso criterio si sono dati gli estremi cronologici delle serie e delle sottoserie.

Per la redazione dell'inventario sono stati adottati i criteri descrittivi indicati di seguito.
Datazioni: la data dei documenti, nello stile fiorentino dell'incarnazione, è stata riportata allo stile comune; la data attribuita, comunque attribuita, è indicata tra parentesi quadre.
Lacune: le lacune reali nel documento o le lacune dovute a difficoltà di lettura sono indicate con tre puntini; le lacune nelle serie dovute chiaramente alla perdita di pezzi, sono state indicate in nota. Segnature: il numero d'ordine attribuito sequenzialmente alle unità archivistiche è sempre seguito, dove presente, dal numero o dai numeri delle segnature antiche, tra parentesi tonde e indicate in ordine cronologico dalla più antica alla più recente. Intitolazioni: il titolo originale - quasi sempre di mano coeva al pezzo - è sempre in corsivo e segue le antiche segnature, nel caso di unità senza titolo si è data questa indicazione tra parentesi quadre; il titolo attribuito è sempre in seconda posizione. Contenuto: se presenti si sono indicate, nella descrizione del contenuto, altre intitolazioni o se ne sono trascritti gli incipit o alcune parti significative; Condizionamento e cartulazione: di ogni unità documentaria si è segnalato il condizionamento; si è riportata la numerazione delle carte o delle pagine originali senza procedere a nuove numerazioni. Le numerazioni per grandi porzioni, solitamente di pezzi compositi, sono segnalate e separate da un segno +, lo stesso segno separa le carte numerate o comunque sia scritte anche se non numerate, dalle carte bianche non numerate. Nei rari casi di unità corpose e numerate a fascicoli è stata utilizzata la formula "cc. numerate a settori".
È stata sempre segnalata la presenza di rubriche, indici etc.

Abbreviazioni utilizzate
gen. - gennaio
feb. - febbraio
mar. - marzo
apr. - aprile
mag. - maggio
giu. - giugno
lug. - luglio
ago. - agosto
set. - settembre
ott. - ottobre
nov. - novembre
dic. - dicembre

all. - allegato/i
c./cc. - carta/carte
leg. cart. - legatura in cartone
leg. 1/2 perg. - legatura in mezza pergamena
leg. perg. - legatura in pergamena
p./pp. - pagina/pagine
reg. - registro
s.d. - senza data
s.n. - senza numerazione

ASC - Archivio Storico Castelfiorentino
ASFi - Archivio di Stato di Firenze



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Contini, La riforma della tassa sulle farine = Alessandra Contini, La riforma della tassa sulle farine (1670-1680), in La Toscana nell'età di Cosimo III, Atti del convegno di studi, Pisa-San Domenico di Fiesole, 4-5 giugno 1990, a cura di Franco Angiolini, Vieri Becagli, Marcello Verga, Firenze, 1993

Fasano = Elena Fasano Guarini, Potere centrale e comunità soggette nel Granducato di Cosimo I, in "Rivista storica italiana", LXXXIX (1977), III-IV, pp. 490-538

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Felici, Pescini, Pieri, Valacchi, Progetto di sistema informativo = Mauro Felici, Ilaria Pescini, Sandra Pieri, Federico Valacchi, Un progetto di sistema informativo degli archivi comunali toscani, in Modelli a confronto. Gli archivi storici comunali della Toscana, Atti del Convegno di Studi, Firenze, 25-26 settembre 1995, a cura di Paola Benigni e Sandra Pieri, Firenze, EDIFIR, 1996, pp. 157-176

Gensini Sergio, Gli archivi del Vicariato e del Comune di Certaldo: consistenza, vicende e problemi di riordinamento, in Certaldo Alto. Studi e documenti per la salvaguardia dei beni culturali e per il piano di restauro conservativo del centro antico, catalogo a cura di M. Dezzi Bardeschi e G. Cruciani, Fabozzi, Firenze, 1975, pp. 63-189

Gheradini Pasquale, Il comune di Castelfiorentino, in "MSV", LXVI, 1960, serie 167, pp. 60-64

Giuntini Andrea Giuntini, Dal congresso di Vienna all'Unità d'Italia (1815-1861), in Storia di Castelfiorentino. 3. Dal 1737 al 1861, a cura di Giorgio Mori, Comune di Castelfiorentino, Pacini, 1997, pp. 77-123

Gli strumenti della ricerca storica locale: archivi e biblioteche, Atti del convegno di studio, Castelfiorentino 14 giugno 1984, a cura di Giovanni Parlavecchia, Castelfiorentino-Pisa, Pacini, 1988

Insabato = Elisabetta Insabato, La cancelleria comunitativa di Certaldo-Castelfiorentino e i suoi archivi, in Modelli a confronto. Gli archivi storici comunali della Toscana. Atti del convegno di studi, Firenze, 25-26 settembre 1995, a cura di Paola Benigni e Sandra Pieri, Firenze, MiBCA-UCBA-SAT, Edifir, 1996, pp. 41-62

Insabato Elisabetta, L'archivio del Vicariato di Cretaldo: una fonte amministrativa e giudiziaria nel contado fiorentino, in "MSV", a. CX, nn. 1-2 (297-298) 2004, pp. 7-26

Isolani = Socrate Isolani, Castelfiorentino nell'antichità, in "MSV", anno XLI, 1933, fasc. 3, serie 121, pp. 187-192

Isolani Socrate, Castelfiorentino nell'antichità, in "MSV", XLI, fasc. 3, 1933, serie 121, pp. 187-192 L'archivio della Società Storica della Valdelsa, Inventario a cura di Irene Fabii, in corso di pubblicazione, copia a stampa depositata presso la Società storica della Valdelsa, 2013

L'archivio storico preunitario del Comune di San Casciano Val di Pesa, a cura di Ilaria Pescini, Firenze, Leo S. Olschki (Cultura e memoria, 44), 2009, pp. 213-252, consultabile anche al sito http://ast.filosofia.sns.it/index.php?id=23&uid=9&type=MD&L=0

L'archivio storico del Comune di Montaione (1383-1955), a cura di Sergio Gensini e Francesca Capetta, Firenze, Leo S. Olschki (Cultura e memoria, 24), 2002, pp. 213-252, consultabile anche al sito http://ast.filosofia.sns.it/index.php?id=23&uid=9&type=MD&L=0

Latini Angelo, Gli statuti del comune di Castelnuovo, in "MSV", XXX, fasc. 1, 1922, serie 86, pp. 22-32

Mannori Luca, Il sovrano tutore. Pluralismo e accentramento amministrativo nel principato dei Medici (sec. XVI-XVIII), Milano, 1994 (cfr. pp. 172-179 e 263-265)

Marconcini Sergio, Gli antichi statuti di Castelnuovo d'Elsa, in Sergio Marconcini, Appunti su Castelfiorentino, Castelfiorentino, Tip. Zanini, 1974, pp. 9-11

Marconcini, Antiche comunità = Sergio Marconcini, Antiche comunità valdelsane, in Sergio Marconcini, Appunti su Castelfiorentino, Castelfiorentino, Tip. Zanini, 1974

Marconcini, Appunti di storia valdelsana, Castelfiorentino, Tip. Zanini, 1972, pp. 26-28

Marconcini, Castelfiorentino = Sergio Marconcini, Castelfiorentino. L'idea politica secondo la storia e la cronaca, in Sergio Marconcini, Appunti su Castelfiorentino, Castelfiorentino, Tip. Zanini, 1974, pp. 3- 5

Marconcini, I primi statuti = Sergio Marconcini, I primi statuti del comune di Castelfiorentino, in Sergio Marconcini, Appunti di storia valdelsana, Castelfiorentino, Tip. Zanini, 1972, pp. 9-13

Marconcini, I vicari = Sergio Marconcini, I vicari di Certaldo, in Sergio Marconcini, Note sulla Valdelsa, Castelfiorentino, Tip. Zanini, 1973, pp. 3-4

Marconcini, Notizie sugli statuti = Sergio Marconcini, Notizie sugli statuti del Vicariato di Certaldo, in Sergio Marconcini, Spigolature di storia valdelsana, Castelfiorentino, Tip. Zanini, 1973, pp. 7-8

Marconcini, Sommario = Sergio Marconcini, Sommario della storia di Castelfiorentino, in Sergio Marconcini, Appunti di storia valdelsana, Castelfiorentino, Tip. Zanini, 1972, pp. 35-66

Marucelli, Archivio storico comunale di Montale = Inventario dell'archivio storico comunale di Montale, a cura di Alessandro Marucelli, All'Insegna del Giglio, Firenze, 1990 (Beni Culturali. Provincia di Pistoia, 3)

Mineccia = Francesco Mineccia, Economia, struttura sociale e vita amministrativa in una comunità di antico regime. Castelfiorentino dal 1737 al 1815, in Storia di Castelfiorentino. 3. Dal 1737 al 1861, a cura di Giorgio Mori, Comune di Castelfiorentino, Pacini, 1997, pp. 15-76

Moretti = Italo Moretti, Forme urbane e caratteri architettonici dei centri maggiori, in I centri della Valdelsa dal Medioevo ad oggi. Atti del convegno di studi. Colle di Val d'Elsa-Castelfiorentino, 13-14 febbraio 2004, a cura di Italo Moretti e Simonetta Soldani, Firenze, Ed. Polistampa, 2007 (Biblioteca della "Miscellanea storica della Valdelsa", n. 22), pp. 51-87

Moretti, Antiche leghe = Le antiche leghe di Diacceto, Monteloro e Rignano. Un territorio dall'antichità al Medioevo, a cura di Italo Moretti, Comuni di Pontassieve, Pelago e Rufina, Studi storici artistici, 1988

Mori = Silvano Mori, Castelfiorentino nel basso medioevo: una ricostruzione ideale, in Storia di Castelfiorentino. 2. Dalle origini al 1737 a cura di Giovanni Cherubini e Franco Cardini, Comune di Castelfiorentino, Pacini, 1995, pp. 35-37

Mori Silvano, L'incastellamento di Castelnuovo: alle origini di un centro minore della Valdelsa volterrana, tra appunti di storia e suggestioni agiografiche, in "MSV", CX, n. 3 (299), 2004, pp.

Nelli = Renzo Nelli, Dalle origini alla Signoria vescovile, in Storia di Castelfiorentino. 2. Dalle origini al 1737 a cura di Giovanni Cherubini e Franco Cardini, Comune di Castelfiorentino, Pacini, 1995, pp. 13-31

Paoletti Donatello, Il castello di Uliveto, Castelnuovo Valdelsa, in "MSV", LVII-LVIII, 1951-1952, serie 156-157, pp. 121-125

Pieri Sandra, Organizzazione istituzionale e tradizione archivistica nella Valdelsa fiorentina, in "MSV", 2001, anno CVII, pp. 191-204

Pirillo = Paolo Pirillo, Dal XIII secolo alla fine del Medioevo: le componenti e gli attori di una crisi, in Storia di Castelfiorentino. 2. Dalle origini al 1737 a cura di Giovanni Cherubini e Franco Cardini, Comune di Castelfiorentino, Pacini, 1995, pp. 41-82 Pirillo, Forme e strutture = Paolo Pirillo, Forme e strutture del popolamento nel contado fiorentino. Gli insediamenti nell'organizzazione dei populi (prima metà del XIV secolo), Firenze, Olschki-Provincia di Firenze, 2005 (Cultura e memoria, 27)

Repetti, Dizionario storico della Toscana = Emanuele Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana contenente la descrizione di tutti i luoghi del Granducato, Ducato di Lucca, Garfagnana e Lunigiana, Firenze, 1833-1846, voll. 6, ristampa anastatica 1972

Salvestrini Francesco, Gli statuti trecenteschi di San Miniato, Montaione e Gambassi, in Gli statuti bassomedievali della Valdelsa. Giornata di studio. Gambassi terme, sabato 13 giugno 1998, Comune di Gambassi-Società storica della Valdelsa, 1999, pp. 19-42

Statuti della Valdelsa dei secoli XIII-XIV, I, Leghe di Gambassi, Chianti e S. Piero in Mercato, a cura di A. Latini, Roma, 1914 (Corpus Statutorum Italicorum, 7)

Storia di Castelfiorentino, Pisa, Pacini, 1994-1998, 4 voll. (Castelfiorentino: storia e cultura, 8-9)

Storia di Castelfiorentino. 2. dalle origini al 1737 a cura di Giovanni Cherubini e Franco Cardini, Comune di Castelfiorentino, Pacini, 1995

Valenti, Parliamo ancora di archivistica = Filippo Valenti, Parliamo ancora di archivistica, in "Rassegna degli Archivi di Stato", XXXV (1975), pp. 161-197, poi in Filippo Valenti, Scritti e lezioni di archivistica, diplomatica e storia istituzionale, a cura di Daniela Grana, MiBAC-UCBA, 2000 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Saggi, 57), pp. 45-81

Valenti, Riflessioni sulla natura e struttura degli archivi = Filippo Valenti, Riflessioni sulla natura e struttura degli archivi, in "Rassegna degli Archivi di Stato", XLI (1981), pp. 9-37, poi in Filippo Valenti, Scritti e lezioni di archivistica, diplomatica e storia istituzionale, a cura di Daniela Grana, MiBAC-UCBA, 2000 (Pubblicazioni degli archivi di Stato. Saggi, 57), pp. 83-113

"Vitali, Amministrazione comunitativa e controlli = Stefano Vitali, Amministrazione comunitativa e controlli in Toscana nell'età della Restaurazione, in Storia, Amministrazione, Costituzione, Annale ISAP, 1996, n. 4, pp. 149-173

Zorzi Andrea, Giusdicenti e operatori di giustizia nello stato territoriale fiorentino del XV sec., in "Ricerche storiche", 1989

Zuccagni Orlandini Attilio, Atlante geografico, fisico e storico del Granducato di Toscana, Firenze, 1832 (riproduz. Facs. 1974)

http://reanet.empolese-valdelsa.it/it/archivi/comune-di-certaldo-archivio-storico

http://www.comunebarberino.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/259

http://unionechiantifiorentino.it/component/k2/item/78-archivio-storico-barberino-val-delsa



Archivi del Comune di Castelfiorentino. Repertorio, a cura di Michele Cioni, s.d. ma 1900 circa

ASFi, Cinque Conservatori, n. 352 bis, rubr. X

ASFi, Consigli Maggiori. Provvisioni. Registri, n. 143

ASFi, Consulta poi Regia Consulta, nn. 458, 463

ASFi, Magistrato supremo, n. 4308, cc. 84-85

ASFi, Nove conservatori del dominio e della giurisdizione, 3595, 3596

ASFi, Riformagioni, n. 1354

ASFi, Segreteria di Gabinetto, n. 91

ASFi, Soprintendenza degli archivi toscani, n. 16

ASFi, Statuti delle Comunità autonome e soggette, nn. 746, 747, 747 bis (1357-1571)

ASFi, Tratte, nn. 294, 299

Cantini, Legislazione toscana = Legislazione toscana raccolta e illustrata dal dottore Lorenzo Cantini socio di varie Accademie, tomi I-XXX, Firenze, Stamp. Albizziniana, 1800-1808

Nuove istruzioni per i cancellieri comunitativi secondo gli ultimi regolamenti ed ordini di S.A.R. approvate nel dì 16 novembre 1779, Firenze, Cambiagi, 1779

"Regolamento generale per le comunità" in Bandi e ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana, cod. VI, n. XXV

2Regolamento locale per la comunità di Castelfiorentino del dì 23 maggio 17742, in Bandi e ordini da osservarsi nel Granducato di Toscana, cod. VI, n. XXV

Cantini, Legislazione toscana = Legislazione toscana raccolta e illustrata dal dottore Lorenzo Cantini socio di varie Accademie, tomi I-XXX, Firenze, Stamp. Albizziniana, 1800-1808

Circolare di A. Gherardi, direttore dell'Archivio di Stato di Firenze, sulla Compilazione degl'Inventari e de' loro Archivi, 20 ottobre 1906

Nuove istruzioni per i cancellieri comunitativi secondo gli ultimi regolamenti ed ordini di S.A.R. approvate nel dì 16 novembre 1779, Firenze, Cambiagi, 1779



Magistrature antiche

Comune di Castelfiorentino

Statuti e riforme

Deliberazioni e partiti del Consiglio generale

Libri di entrate e uscite

Saldi dei camarlinghi

Saldi dei rettori dei popoli

Imposizione del decimino e testanti

Libri di decime

Dazzaioli

Tassa di macine

Deliberazioni dei deputati sopra la tassa di macine

Reparti della tassa di macine

Dazzaioli della tassa di macine

Tassa del sale

Quaderni di grasce

Collette universali e imposizioni straordinarie

Libri dei pegni

Fedi dei parroci

Libri di memorie

Comune di Barberino Val D'Elsa

Libri di entrate e uscite

Comune di Certaldo

Statuti e riforme

Libri dei pegni

Negozi e affari diversi

Podesteria di Castelfiorentino

Statuti e riforme

Deliberazioni e partiti del Consiglio di Podesteria

Atti civili

Saldi

Leggi e bandi

Podesteria di Gambassi e Montaione

Atti civili

Leggi e Bandi

Vicariato della Val d'Elsa poi della Val di Pesa

Statuti e riforme

Atti del Vicario

Suppliche

Libri di entrate e uscite

Leggi e bandi

Istituzioni di epoca leopoldina

Comunità di Castelfiorentino

Deliberazioni e partiti del Magistrato e Consiglio generale

Atti economici

Saldi dei camarlinghi

Tassa di redenzione

Dazzaioli

Tassa di macine

Deliberazioni dei deputati sopra la tassa del macinato

Reparti

Dazzaioli

Tassa del sale

Quaderni di grasce

Catasto

Affari di fabbriche e strade

Campioni di strade

Ragguagli di pesi e misure

Tariffe delle gabelle

Affari diversi

Comunità di Certaldo

Tassa di macine

Ragguagli di pesi e misure

Comunità di Montaione

Tassa di macine

Ragguagli di pesi e misure

Podesteria di Castelfiorentino

Atti civili e lettere sussidiarie

Leggi e bandi

Podesteria di Gambassi

Atti civili e lettere sussidiarie

Podesteria di Montaione

Atti civili e lettere sussidiarie

Cancelleria antica

Cancelleria di Castelfiorentino

Carteggio e atti dei cancellieri

Atti economici delle Comunità

Ordini e circolari

Imborsazioni e tratte

Saldi delle Comunità

Collette universali e altre tassazioni

Mandati dei salariati

Atti e verbali delle Compagnie

Inventari

Istituzioni di epoca francese

Mairie di Castelfiorentino

Deliberazione e partiti del Consiglio municipale

Carteggio e atti del Maire

Copialettere

Atti economici

Descrizione dei beni stabili

Ruoli

Stato civile

Arruolamento militare

Affari diversi

Leggi e bandi

Mairie di Certaldo

Stato civile

Mairie di Montaione

Stati di cassa

Ruoli

Affari di polizia

Giudicatura di Pace di Castelfiorentino

Atti civili e lettere sussidiarie

Giudicatura di Pace di Montaione

Atti civili e lettere sussidiarie

Istituzioni dopo la Restaurazione

Comunità di Castelfiorentino (1813 - 1867)

Deliberazioni e partiti del Consiglio generale

Carteggio del Gonfaloniere

Copialettere

Atti magistrali della comunità

Stati di previsione

Repertorio delle assegnazioni

Registri dei mandati delle spese

Saldi dei camarlinghi

Dazzaioli delle rendite comunitative

Tassa prediale

Dazzaioli della tassa prediale

Tassa di famiglia

Reparti della tassa di famiglia

Defalchi della tassa di famiglia

Dazzaioli della tassa di famiglia

Tassa sui cani

Imposta sui redditi a ricchezza mobile

Tassa straordinaria sul commercio

Campioni dei livelli

Pubblica istruzione

Affari di strade

Accolli

Elezioni

Certificati elettorali

Stato civile

Atti della Deputazione sull'arruolamento militare

Protocolli delle deliberazioni

Copialettere

Atti della Deputazione per la Guardia civica poi Guardia nazionale

Comitato di revisione

Affari diversi

Comunità di Certaldo dopo la Restaurazione

Negozi e affari diversi

Circondario di acque e strade di Castelfiorentino

Carteggio dell'ingegnere

Copialettere

Relazioni e perizie

Relazioni sullo stato delle Chiese

Diari di visite delle strade

Accolli

Registri delle strade

Certificazioni di lavori accollati

Lavori nuovi

Certificazioni di lavori nuovi accollati

Ufficio tecnico

Podesteria di Castelfiorentino

Carteggio

Copialettere

Atti civili

Mandati di gravamento

Interdizioni

Registri delle disdette coloniche

Registri dei mondualdi

Registri delle accomandite

Registri dei depositi

Repertori delle cause

Tutele e curatele

Emolumenti giudiziari

Giornaletti dei cursori

Affari di polizia

Leggi e bandi

Podesteria di Montaione

Atti civili, esecutivi e lettere sussidiarie

Libri di protocollo dell'esecutivo privato e pubblico

Atti processuali

Esecuzioni reali private

Tutele e curatele

Pretura di Castelfiorentino

Carteggio

Atti civili, esecutivi e lettere sussidiarie

Libri di protocollo dell'esecutivo pubblico

Libri di protocollo dell'esecutivo privato

Opposizioni apud acta

Tutele e curatele

Mandati di gravamento

Emolumenti giudiziari

Giornaletti dei cursori

Affari di Polizia

Lotto pubblico

Leggi e bandi

Pretura di Montaione

Atti civili, esecutivi e lettere sussidiarie

Libri di protocollo dell'esecutivo privato e pubblico

Atti processuali

Opposizioni apud acta

Esecuzioni reali private

Tutele e curatele

Carteggio

Giornaletti dei cursori

Leggi e bandi

Cancelleria dopo la Restaurazione

Cancelleria di Castelfiorentino

Carteggio e atti dei cancellieri

Atti magistrali ed economici delle Comunità

Editti e intimazioni

Saldi delle Comunità

Tassa prediale

Stato civile

Inventari

Leggi, bandi e circolari

Aggregazioni novecentesche

Fondi aggregati

Fattorie di Pignano e Pillo

Saldi

Quaderni di lavori

Fattoria di Uliveto

Giornali di entrate e uscite

Quaderni delle raccolte



Codifica:
Stefania Salsi, agosto - ottobre 2013
Paolo Santoboni, revisione, novembre 2013