Tipologia: inventario analitico
a cura di Antonietta Quarta
patrocinio: -
Pubblicazione: Pontassieve, Comune di Pontassieve, 2014
Descrizione fisica: 2 voll (vol. 1: pp. XII, 1-307; vol. 2: pp. 308-647), cm. 24
Contenuti:
Il lavoro di riordino ed inventariazione, tesi alla ricostruzione della storia dell'archivio, necessita di un'approfondita analisi della documentazione a corredo delle Istituzioni.
La storia dell'archivio deve: cogliere le cause accidentali, scelte dell'amministrazione, connessioni istituzionali, passaggi di competenze e nuove aggregazioni [...]. Tale indagine fornisce le informazioni con cui confrontarsi per la ricostruzione dell'ordine originario del complesso e per la sua inventariazione44.
Così Paola Carucci, secondo la quale nell'addivenire a tali evoluzioni
consiste la base di un corretto progetto di riordino ed inventariazione.
Come sottolinea Antonio Romiti, il riordino come ricostruzione dell'ordine
originario e secondo il principio di provenienza, è possibile con la
redazione dello strumento di consultazione di maggior rilievo: l'inventario
analitico.
Tale strumento dovrebbe recuperare e ricostruire i vincoli
archivistici che connettono le carte, affinché non sia solo:
l'elencare più o meno analiticamente le singole
unità archivistiche [...]. Questa è una minima parte del lavoro. Le
operazioni tecnico descrittive sono elemento indispensabile, ma
acquistano il significato solamente se l'archivista [...] è munito di
conoscenze storiche e storico istituzionale, poiché solo ciò consente di
poter scandagliare e cogliere i legami esistenti tra le varie sezioni
documentali di quel complesso corpo che è l'archivio.
45.
La storia dell'archivio
post-unitario del Comune di Pontassieve, come quella di tutti i comuni
d'Italia, è indissolubilmente connessa alla nascita del Comune moderno 46, alle vicende
politico-istituzionali che lo hanno, nel tempo, riorganizzato e ad ogni
intervento archivistico (ordinamenti, scarti, aggregazioni ed esclusioni) o
intrinseco che ne ha definito l'attuale conformazione.
Indagare gli
eventi che hanno portato alla realizzazione ed implementazione dell'archivio
consente di verificare l'eventualità e l'intensità del legame tra progetto
organizzativo e conservativo originario, ovvero quanta parte hanno giocato
gli estemporanei interventi riorganizzativi successivi. La metodologia
provvede, inoltre, all'estimazione dei danni, perdite o scompaginamenti dei
fondi documentali dovuti sia ad eventi storici (come guerre, scarti
inopportuni, volontari o involontari) sia ad eventi naturali (come
alluvioni, incendi e interventi riordinativi). Ognuno di questi passaggi
definisce quali cambiamenti siano sopravvenuti, i motivi che ne furono causa
e le modifiche apportate alla struttura originaria assegnatagli dal soggetto
produttore.
Tra le fonti normative per la ricostruzione dei criteri di produzione e
sedimentazione dell'archivio post-unitario, risulta di fondamentale
importanza quanto riportato nell'art. 7 della legge del 1865 47,
che prescrisse le norme sulla trattazione ed archiviazione degli atti ma,
soprattutto, offrì il modello di regolamento per lo svolgimento degli affari
amministrativi, schema in seguito adottato dalla maggior parte dei comuni
dell'Italia centro-settentrionale.
Il Comune di Pontassieve,
adeguandosi alle indicazioni dettate dalla legge, approvò (1866) un proprio
regolamento per la trattativa degli affari
del municipio il quale, finalizzato alla gestione degli
affari correnti, si prometteva di gettare le basi per una corretta gestione
e conservazione della documentazione 48.
Le norme recitavano che gli affari trattati dovessero
essere distinti per categorie e, a pratica chiusa, archiviati e rilegati
all'interno di filze onde prevenire eventuali dispersioni e disordini nella
documentazione.
Il criterio di archiviazione utilizzato presumeva
l'adozione di due importanti strumenti, il titolario ed il registro di
protocollo, quest'ultimo introdotto in Italia dall'amministrazione
napoleonica e sopravvissuto, sebbene modificato, anche durante gli ultimi
anni del regime granducale ed in epoca unitaria49.
Il regolamento previde la distinzione degli affari in
ordinari e straordinari, classati da tre categorie in base alla funzione di
pertinenza dei tre organi comunali: Consiglio, Sindaco e Giunta 50. Tutti gli affari ordinari erano di competenza della massima
autorità - il Sindaco e relativa Giunta - mentre gli affari straordinari
erano appannaggio del Consiglio comunale, che operava attraverso commissioni
specifiche, nominate con la consegna di occuparsi di determinate categorie
di affari.
Questa ripartizione rappresentò la gestazione della
dicotomia tra serie degli affari ordinari e
straordinari e serie degli affari speciali. Una sezione della corrispondenza ebbe,
infatti, un'archiviazione separata sin dall'origine, nel rispetto del
principio della divisione dei poteri, in quanto ispirata alle competenze
statali delegate al Sindaco, le quali dettero vita a fascicoli di atti
suddivisi per funzione e competenza specifica, mantenendo al loro interno le
classi di affari relativi alla loro categoria. Gli atti che provenivano da
Istituzioni di origine pre-unitaria, le cui competenze erano passate al
Sindaco (stato civile, pubblica sicurezza, leva, carcere), vennero
archiviate in serie separata.
Nel rispetto di tale normativa, l'art. 20
del regolamento comunale di Pontassieve 51
disponeva la corretta conservazione mediante protocollazione,
classificazione di ogni singolo documento secondo le categorie previste dal
titolario e fascicolazione. I fascicoli dovevano essere quindi repertoriati
e conservati in filze o buste ordinate per numero di delibera ed
alfabeticamente52.
Tabella 5. Struttura dell'archivio fra il 1867 e il 1870
Soggetti titolari | Serie archivistiche 1866 |
AFFARI Sindaco |
Gruppo 1 Atti Ufficio leva Atti Ufficio stato civile Atti Ufficio carceri Atti Ufficio pubblica sicurezza |
AFFARI Organi deliberativi e amministrativi: Ordinari e Straordinari |
Gruppo 2 A Protocolli e deliberazioni B Carteggio generale I. Corrispondenza generale, protocolli e partecipazioni di deliberazioni, registro, archivio, pubblicazione, personale comunale; II. Polizia municipale, lavori, fabbriche e strade, illuminazione notturna III. Camarlingo, magazzino IV. Igiene pubblica, beneficenza, pubblica istruzione V. Leva, Guardia nazionale, alloggi militari, liste elettorali VI. Stato civile, tenuta dei registri di popolazione, affari legali C Repertori degli affari D Dazio di Consumo |
Al segretario generale competeva il compito di controllo e di conservazione
della documentazione corrente, al Sindaco anche la parte antica
dell'archivio. La legge prescriveva la conservazione in serie degli
originali delle deliberazioni dei due organi come pure dei loro indici.
L'art. 21 prevedeva infatti che, in ogni Comune il segretario conservasse
gli originali delle deliberazioni del Consiglio e della Giunta, le liste
elettorali, le leggi e i decreti del Regno, i bilanci, i conti consuntivi,
le liste di leva, i libri relativi al censo ed al catasto, gli atti
riguardanti il censimento della popolazione assieme ai dati statistici, i
mercuriali ed i verbali di verifica mensili e di cassa. Il segretario
doveva, inoltre, compilare e conservare gli inventari dei beni mobili ed
immobili e l'elenco delle strade comunali e di quelle private soggette a
servitù pubblica. Il Comune aveva poi l'obbligo di compilare gli elenchi dei
Consiglieri, degli Assessori comunali, gli indici delle deliberazioni del
Consiglio e della Giunta, delle circolari, dei diversi inventari, delle
ipoteche, dei certificati spediti dal Sindaco, di tenere i protocolli della
corrispondenza, i registri dei mandati e dei libri mastri delle entrate e
delle uscite.
La struttura organizzativa della documentazione così
formulata secondo legge, riferiva al concetto archivistico del principio di
provenienza poiché convogliava la documentazione a soggetti direttamente
competenti su specifici affari. Tale ripartizione rifletteva quindi il
principio della divisione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario)
proprio delle nuove democrazie parlamentari.
La legislazione
archivistica della seconda metà dell'Ottocento sarebbe quindi risultata
sottoposta alle norme introdotte dal regolamento del 1865 e dalle norme
emanate dal testo normativo comunale dove alcuni criteri ordinativi rimasero
attivi fino ai primi anni del Novecento, vennero maggiormente
esplicitati.
Nel regolamento approvato dal Consiglio comunale di
Pontassieve nel 1866 era riportato lo schema di titolario di sei
macrocategorie, costituite da un numero variabile di categorie di affari ed
indicate come di seguito:
I. Corrispondenza generale, protocolli e
partecipazioni di deliberazioni, registro, archivio pubblicazione,
personale comunale;
II. Polizia municipale, lavori, fabbriche e
strade, illuminazione notturna;
III. Uffizio del camarlingo,
magazzino;
IV. Igiene pubblica, beneficenza, pubblica
istruzione;
V. Leva, guardia nazionale, alloggi militari,
liste elettorali;
VI. Stato civile, tenuta dei registri di
popolazione, affari legali.
Tali indicazioni vennero, per i primi anni, disattese dall'amministrazione di
Pontassieve che, dal 1866 al 1868, perseverò nell'archiviare la
corrispondenza generale in affari distinti per materie, secondo un uso di
epoca pre-unitaria ed i fascicoli su base alfabetica. Dal 1869, gradualmente
ammise il titolario di classificazione per categorie e classi nella pratica
di archiviazione il quale, sebbene con numerose modifiche, rimase in uso
nell'amministrazione di Pontassieve fino al 1911. Solo dopo il 1912 il
Comune accolse l'applicazione del titolario emanato nel 1897 dal Ministero
dell'Interno 53 nella pratica amministrativa. Esso si
basava su quindici categorie di affari divise in classi, sottoclassi e
fascicoli. Tuttavia in molti comuni rimase disatteso per diversi anni.
La circolare del 1897 e, in primo luogo, la legge n. 35 del 1900, ribadirono
e diffusero un sistema di archiviazione applicato già da molti comuni
italiani, il quale prevedeva due strumenti di gestione principali: il
registro di protocollo ed il titolario di classificazione. Nel protocollo
repertorio della corrispondenza dovevano essere quotidianamente registrati
tutti i documenti in entrata ed in uscita, oltre a quelli interni. Il
registro riportava dati di rilevanza giuridica (mittente, destinatario,
data, oggetto ed allegati), successivamente integrati con i dati relativi
alla fascicolazione ed all'archiviazione nei contenitori (filze,
buste).
I documenti, raccolti in fascicoli base classificati dal
titolo, distinguevano numeri romani e classi di affari (individuate con
numeri arabi) e venivano repertoriati e collazionati in buste distribuite
per materie del titolario, alfabeticamente e per numero d'ordine.
La
legge sull'unificazione amministrativa del 1865 - R.D. dell'8 giugno n. 2321
- stabilì, inoltre, le prime norme sulla conservazione della documentazione,
confermate ed integrate dalle leggi archivistiche successive. Tali
indicazioni normative previdero che, in ogni Comune, il segretario comunale,
considerato fulcro dell'amministrazione, fosse responsabile dell'archivio
corrente e del protocollo. A lui competeva, infatti, sia il monitoraggio
della'istruzione che la registrazione delle pratiche. Ebbe dunque la
mansione di verifica della corretta formulazione e conservazione delle
deliberazioni originali del Consiglio e della Giunta, come pure dei loro
indici, delle liste elettorali, delle leggi e dei decreti del Regno, dei
bilanci, dei conti consuntivi, delle liste di leva, dei libri relativi al
censo ed al catasto, degli atti riguardanti il censimento della popolazione
(dati statistici), dei mercuriali e dei verbali di verifica mensili e di
cassa 54. Il segretario
comunale doveva, inoltre, compilare e conservare gli inventari dei beni
mobili ed immobili, l'elenco delle strade comunali e di quelle private
soggette a servitù pubblica, aggiornare gli elenchi dei Consiglieri e degli
assessori comunali, gli indici delle deliberazioni del Consiglio e della
Giunta, delle circolari, dei diversi inventari, delle ipoteche, dei
certificati spediti dal Sindaco, occuparsi della corretta redazione e
conservazione dei protocolli della corrispondenza, dei registri dei mandati
e dei libri mastri delle entrate e delle uscite 55. Il ruolo del
Segretario fu, di conseguenza, spesso sostenuto da un'archivista e da
aiuto-archivisti.
La prima notizia relativa alla sede ed allo stato conservativo dell'archivio è riportata in una minuta di lettera inviata dal Sindaco di Pontassieve al Prefetto di Firenze, datata 20 agosto 1892. In base a tale fonte, l'archivio comunale era conservato in un appartamento di proprietà comunale in via Tanzini, suddiviso in sezioni corrente e antica. In una stanza al piano terra era archiviata la sezione di uso corrente (oggi post-unitaria), in un'altra posta al primo piano era tenuta tutta la documentazione dell'antico archivio comunale (oggi pre-unitaria). Nella citata minuta, inoltre, si accennava anche al contenuto dell'archivio, ma limitandosi a descrivere solo la serie degli atti generalie quella delle liste elettorali politiche
Risale alla fine dell'Ottocento anche il primo significativo riordino del
complesso storico, del quale si ha notizia con la relazione finale
(1900) presentata dal Segretario comunale alla Giunta, in cui venivano
descritte le operazioni conservative ed organizzative attuate per
l'archivio. Il progetto, approvato dalla Giunta comunale in una
precedente seduta (17 ottobre 1896), aveva lo scopo di riordinare
l'archivio permanente
(archivio storico) e di procedere alla sistemazione dell'archivio
corrente, bisognoso di nuova collocazione, separata dalla documentazione
più antica. Nasceva quindi, in questi anni, la sezione separata
d'archivio o Archivio Storico, comprendente la sezione pre-unitaria e la
documentazione storica di epoca unitaria.
Della sua organizzazione
fu incaricato il segretario comunale, Eletto Sabbatelli, il quale si
avvalse della collaborazione di un impiegato comunale di decennale
esperienza, Umberto Farsetti. Le operazioni, iniziate nel 1896, si
svolsero nell'arco di due anni sotto la supervisione dell'Autorità
Tutoria sulle Amministrazioni Comunali 56.
Terminate le attività di selezione e descrizione sul primo nucleo di
quella che oggi costituisce la Sezione Separata, appartenente alle
antiche magistrature per gli anni 1692-1850, si dispose che tale
documentazione venisse, infine, trasferita nella stanza al piano terreno
del Palazzo comunale 57. L'archivio moderno , relativo agli anni 1851-1898, fu invece
sistemato nella sala del primo piano dell'edificio. La relazione
segnalava lacune nella serie dei ruoli
delle tasse per gli anni 1829, 1841, 1845-1865,
1866-1868. Il riordino programmò, inoltre, la
rilegatura in registri ed il ricondizionamento delle unità in filze
etichettate. L'intervento si concluse nel 1898, con la redazione
dell'inventario e la ricollocazione dell'archivio nel Palazzo comunale.
Nel 1900 il Comune emise il mandato di pagamento a liquidazione di tutti
i lavori, a favore di Umberto Farsetti, per la somma di
centocinquantaquattro lire a fronte della sistemazione e riordino dell'archivio a rimborso di spese di filze
e facchinaggio
58. Sfortunatamente non si ha traccia
dell'inventario degli atti ma è possibile ipotizzare la struttura delle
serie principali, giunte fino a noi (Tab. 6).
Tabella 6. Prospetto delle serie archivistiche dell'archivio di Pontassieve (1866-1900)
Soggetto titolare | Tipologie di serie |
Comune: affari amministrativi primari | Gruppo
1 Deliberazioni, circolari e disposizioni Registri dei protocolli della corrispondenza e repertorio dei fascicoli Affari generali e affari particolari del Sindaco Contratti Beni mobili e immobili e inventari |
- | Gruppo
2 Tributi: ruoli tasse Bilanci e consuntivi e documentazione contabile |
Sindaco: affari delegati | Gruppo
3 Leva e Affari Militari: liste e ruoli Elezioni Atti di stato civile: registri nascita, morte, matrimonio Anagrafe, atti del censimento e statistiche Istruzione pubblica Pubblica sicurezza e polizia Pubblica sicurezza Carceri |
Commissioni e consorzi | Delegazione di Pubblica Sicurezza: fascicoli personali,
registri dei sorvegliati Atti del carcere: fascicoli amministrativi e contabili Consorzio delle strade obbligatorie Commissione censuaria |
Altri enti | Archivio Congregazione di Carità Giudice conciliatore |
Nei primi decenni del Novecento, segnatamente durante il Governo
podestarile di epoca fascista, l'amministrazione comunale prestò
nuovamente attenzione alle sezioni corrente e di deposito dell'archivio,
preoccupandosi della corretta fascicolazione degli atti e della loro
adeguata conservazione.
Nel 1912 il Comune di Pontassieve bandì un
concorso per la figura di un archivista protocollista, cui affidare la
corretta gestione dell'archivio. La misura è da correlare con l'emergere
di inedite esigenze organizzative e archivistiche quale la decisione,
nel 1912, di adottare il titolario di classificazione per categorie e
classi, già previsto dal Ministero dell'Interno nel 1897 e dalla legge
del 1900.
Negli anni Venti e Trenta vennero, inoltre, effettuate
puntuali selezioni della documentazione al fine di individuare materiale
inessenziale. Di questi interventi residuano annotazioni sulle camicie
dei fascicoli (richiamo allo scarto e data di riferimento).
Negli
anni Venti l'archivio fu trasferito dall'appartamento di via Tanzini in
due stanze del Palazzo comunale. La sezione storica fu collocata al
piano terreno, quella corrente al primo piano, dove allocava anche la
stanza dell'archivista-protocollista, come risulta dalle indicazioni di
destinazione d'uso riportate sulla pianta del Palazzo, documento
prodotto a seguito di un intervento di adeguamento dell'edificio
comunale nel 1924 (vedi figure 6-7).
A distanza di qualche
decennio, stando all'informativa del funzionario della Sovrintendenza,
l'archivio appariva in discreto stato conservativo. Il complesso,
composto da 2.599 unità tra filze, inserti e registri (annoveranti 534
unità relative al pre-unitario e 9 inserti sulle carceri)59, risultava collocato in locali idonei,
correttamente ordinato e conservato. L'impianto organizzativo così
strutturato fu scardinato e sconvolto dai successivi eventi bellici.
I danni subiti dall'archivio a seguito degli eventi bellici sono
documentati da testimonianze dirette e da relazioni redatte nel primo
dopoguerra.
Quale misura profilattica, nel tentativo di eludere i
danni da bombardamenti, fu disposto il trasferimento cautelativo
dell'amministrazione comunale e dell'archivio in località Poggio a
Remole (una frazione delle Sieci). L'operazione provocò comunque lo
smarrimento di molti atti, specie tra quelli relativi al periodo 1940 -
1943.
E' del resto presumibile che una parte della documentazione
fu distrutta per altre cause.
I danni e le perdite subite in questo
periodo dall'archivio sono desumibili dai resoconti dell'inchiesta
avviata dalla Prefettura di Firenze e dalle relazioni sui sopralluoghi
all'archivio effettuati dai funzionari della Sovrintendenza archivistica
60.
L'inchiesta, intrapresa dal Ministero
dell'Interno subito dopo la caduta del regime fascista, intese rilevare
la condizione del patrimonio documentale comunale, attraverso la
somministrazione di questionari e la compilazione di consuntivi ai
sopralluoghi dei funzionari degli Archivi di Stato e della
Sovrintendenza Archivistica competente per il territorio 61.
Alla richiesta di notizie
sull'archivio, il Comune di Pontassieve affermava di: aver subito solo lievi danni per fatti di guerra e di
non possedere archivi di particolare importanza.
Nonostante l'insistenza della Sovrintendenza, il Comune si limitò a replicare solo con poche righe, alquanto sommarie ed evasive:
I locali dell'archivio comunale sono stati danneggiati dalle offese belliche, ma il carteggio, in esso contenuto, non ha subito veri e propri danni [...] L'archivio dell'ECA è andato disperso durante i tempi di emergenza 62.
In realtà, l'archivio dell'ECA fu in parte recuperato ma presenta ancora
un'estesa lacuna inerente gli atti dell'assistenza, la documentazione
amministrativa e quella finanziaria dal 1937 al 1943.
Sulla
situazione dell'archivio di deposito e di quello corrente nel periodo
postbellico, la riposta del Comune non forniva indicazioni al riguardo,
se non di tipo logistico. La
La sbrigatività della risposta, in
realtà, celava l'elusione di qualsivoglia procedura di accertamento
danni e di recupero documentale da parte del Comune. L'amministrazione
avvertì come esigenza prioritaria la ricostruzione della sezione
corrente, rimandando ad un secondo momento il recupero e il riordino di
quella antica, entrambe certamente danneggiate.
Un quadro più
attendibile sullo stato dei danni subiti dall'archivio durante la guerra
è desumibile dalla relazione sullo Stato
dei servizi del Comune del 31 maggio 1945. La
relazione, nel descrivere le attività di ripresa dei servizi
amministrativi, non solo denunciava la difficoltà nel riorganizzare e
riavviare gli uffici ma, indirettamente, forniva la reale situazione
dell'archivio, ben più complicata di quella delineata nel questionario
del 1944. La suddetta relazione lamentava la perdita di una parte della
documentazione per effetto dei bombardamenti ed esibiva, servizio per
servizio, le condizioni dell'ufficio e della relativa
documentazione:
Stato civile. La
documentazione era andata, per la maggior parte, distrutta o dispersa,
in particolare le pratiche correnti; venne effettuato il tentativo di
ricostruzione con il supporto di un'apposita commissione, della serie
dei registri di stato civile, dei registri dei pensionati, degli orfani
di guerra e dei relativi schedari, oltre a quelle delle carte di
identità e dei libretti di lavoro.
Anagrafe. Priva dei
registri di emigrazione ed immigrazione, non fu possibile avviarne la
ricostruzione degli atti, poiché risultavano distrutte o smarrite sia le
pratiche sia gli schedari.
Soccorsi ai militari. Le
pratiche furono in parte ripristinate ma soltanto per gli atti dal 1945
al 1948, mentre la precedente documentazione non fu più ricostruita.
Leva e ruoli militari. I
ruoli matricolari precedenti al 1944 andarono distrutti; furono invece
ricostruite le liste di leva del 1944.
Liste elettorali. La
documentazione dei tribunali consentì la ricostruzione verificata delle
liste e degli schedari.
Commercio. Andarono
perduti i fascicoli degli esercizi pubblici, lo schedario dei veicoli a
trazione animale, i registri statistici del servizio annonario e di
macinazione e tutte le pratiche di polizia in genere
Dal verbale di
consegna dell'amministrazione del
Comune di Pontassieve alla Giunta provvisoria, istituita dal Governo
militare del 1945, si ricavano altre informazioni
sulla perdita e ricostruzione della documentazione corrente e
dell'archivio storico:
Ufficio del Personale.
Dato il disordine delle pratiche dei dipendenti in servizio militare,
prigionieri ed ex dipendenti in pensione dal 1941 - 1942 ed assenti i
cartellini personali dei dipendenti ed ex dipendenti comunali, furono
avviate le operazioni di ricostruzione.
Ufficio della
Ragioneria. Accusò ampie perdite. In particolare i
registri dei debiti e dei crediti del Comune e gran parte della
documentazione finanziaria e fiscale. Si dovette procedere alla
ricostruzione degli atti per il servizio di contribuzione ed alla
regolarizzazione della contabilità delle amministrazioni precedenti,
provvedere alla ricostruzione dello stato utenti pesi e misure, dei
regolamenti e dei tariffari e della gestione delle imposte di consumo.
Ufficio delle Tasse e imposte
comunali. Furono ricostruiti i ruoli comunali e le
matricole dei contribuenti.
Ufficio Tecnico. A causa
di ingenti danni, fu necessario ricostruire, attraverso le copie
possedute dal Genio civile, gran parte delle pratiche riguardanti ponti,
rete stradale, acquedotti, fognature, edifici di proprietà comunale,
edifici pubblici, Palazzo comunale, piano regolatore e piano di ricostruzione.
Archivio. Allocato nel
Palazzo comunale, aveva subito ingenti danni; alla data della relazione
non era stata ancora avviata alcuna attività per il riordino e
l'accertamento dei danni a causa dell'indisponibilità di locali idonei
alla sua conservazione. Risultavano mancanti tutti i registri di
protocollo e tutti i registri previsti dalla legge.
A distanza di un anno, una circolare della Prefettura invitava i comuni
della provincia di Firenze a fornire suppletive informazioni sullo stato
dei propri archivi e ad indicare se fosse, o meno, necessario istituire
una Commissione per la ricostruzione e per la valutazione dei danni
63.
L'integrità
dell'archivio fu certamente compromessa, oltre che dalle vicende
belliche, da distruzioni
volontarie, come si può intuire dalla lettera del 2
agosto 1943, con la quale il Prefetto invitava il Podestà a prendere in
consegna i locali ed i beni del Partito fascista, a requisire tutti i
documenti di carattere politico esistenti nell'archivio ed a inviarli
alla Questura di Firenze.
Queste ed altre sottrazioni provocarono
la perdita di documenti importanti, riguardanti la fine degli anni
Trenta e l'inizio degli anni Quaranta. Potrebbe quasi certamente
trattarsi di documenti per l'epoca compromettenti, ad esempio
concernente il periodo podestarile, all'applicazione delle leggi
razziali e alle epurazioni fasciste.
Le ispezioni all'archivio del Comune di Pontassieve erogate dalla
Sovrintendenza archivistica negli anni successivi ebbero lo scopo di
vigilare sulle attività di ricostruzione e di sollecitare un intervento
di riordino ed inventariazione.
Le relazioni dei Sovrintendenti,
redatte a partire dagli anni Cinquanta fino al 1978, forniscono molte
informazioni sulle attività di riordino della documentazione
pre-unitaria, mentre quelle riferite alla parte post-unitaria risultano
piuttosto sommarie e generiche.
Nella relazione del 2 luglio 1951,
redatta dal primo Archivista di Stato di Firenze, Giovanni Cabizza,
l'archivio del Comune di Pontassieve risultava disposto in due ambienti
dotati di scaffalature in legno, all'ultimo piano del Palazzo comunale.
Vi permanevano forte frammentazione e disordine. L'archivio era
custodito dall'archivista Otello Tozzi, il quale aveva tentato senza
successo di ricostituire l'ordine delle carte più antiche.
Come
egli stesso affermava, il fallimento si verificava a causa della perdita del vecchio inventario redatto
dal Cancelliere del Censo nel 1855.
L'archivio
storico risultava al momento costituito quindi da:
I fascicoli relativi al movimento dei detenuti (1862-1881) e alle carceri (1861-1901); serie relative agli affari comunali, di stato civile e anagrafe, di leva e affari elettorali. Pochi interessano altro Comune (Pelago, Londa e Rignano) ma appartenenti in altri tempi alla comunità di Pontassieve. Tutti sono raccolti in filze e inserti eccettuati i registri, ruoli etc., molti dei quali risalgono ad anni lontani (dazzaioli, etc.). Tra gli atti più antichi sono notevoli gli statuti di Ponte ad Sevem (sic) e una dimostrazione di tutte le strade comunitative esistenti nei popoli delle due antiche leghe di Monteloro e di Diacceto componenti la comunità di Pontassieve [...] 64
Dalla relazione del 1951 si ricavano manomissioni sulla parte più antica
della documentazione, ipoteticamente commesse fra il 1860 e il 1900; il
soprintendenza non specificava di quali manomissioni si trattasse,
rimarcando le problematiche legate all'assenza dell'inventario. Nessun
accenno, invece, alla documentazione di deposito 65.
Gli anni successivi videro invariata la
situazione dell'archivio. Nel sopralluogo del 7 giugno 1952 il
soprintendenza Guido Pampaloni, pur rilevando l'idoneità dei locali di
conservazione dell'archivio, evidenziò il disordine in cui versava la
documentazione e l'assenza di uno strumento di consultazione. Il Sindaco
di Pontassieve assicurò che l'intervento sarebbe stato avviato
dall'archivista Otello Tozzi, mentre la ricostruzione delle serie
sarebbe stata effettuata dal personale della Sovrintendenza 66. Le competenze archivistiche e la passione per la
storia del proprio paese dimostrate dall'archivista Tozzi apparvero
requisiti tali da assegnargli il lavoro di schedatura dei documenti. Il
soprintendenza gli impartì disposizioni sui criteri di rilevazione dei
dati all'atto della consegna di una copia dell'inventario redatto dal
Cancelliere del censo nel 1855, precedentemente smarrito dal
Comune.
Il 12 dicembre 1957, nell'ambito del progetto di censimento
degli archivi comunali, Giuseppe Pansini descrisse, compilando la scheda
dell'archivio del Comune di Pontassieve, il permanere di uno stato di
disordine e la mancanza di uno strumento di consultazione per la parte
moderna67.A seguito di numerosi solleciti, la situazione
dell'archivio non era stata risolta ancora nel 1961, quando il
funzionario si accordò con il nuovo segretario comunale per proseguire
l'attività di schedatura, affidata all'archivista-protocollista del
Comune, Liliana Corazzi.
Quest'ultima aveva autonomamente avviato
un'elencazione sommaria della documentazione che, a parere del
soprintendenza, non solo era inutile e forviante, ma non rispettava le
indicazioni ed i criteri forniti dalla Sovrintendenza.
Qualche anno
dopo Renzo Ristori, nella sua relazione compilata a seguito
dell'ispezione del 18 marzo 1964 per valutare l'avanzamento del lavoro
di schedatura rilevò, come in precedenza, una buona situazione logistica
dei due locali all'ultimo piano della sede del Comune (via Tanzini 27) e
delle attività di schedatura avviate ad opera dell'impiegato Moreno
Renai.
La relazione si riferiva all'archivio storico, soprattutto
agli atti preunitari, fornendo informazioni generali sulla consistenza
documentaria, senza distinguere i documenti da attribuire all'archivio
post-unitario 68.
La consistenza
dell'archivio, secondo il calcolo effettuato dal soprintendenza, era di
circa 1.000 unità per le sezioni pre-unitaria e post-unitaria
cumulativamente, mentre l'archivio di deposito, con gli atti dal 1925 al
1960, contava appena 500 unità, sulle quali non venivano forniti
ulteriori dati.
Nel 1963 un nuovo incarico di riordino fu affidato
dal Comune ad Astorre Buzzi, impiegato statale in pensione e già addetto
all'archivio storico della Prefettura, che avrebbe dovuto svolgere le
attività, con l'ausilio di un operatore, nel periodo massimo di otto
mesi. L'intervento si interruppe tuttavia a breve, come si desume dalla
lettera del 25 gennaio 1965 alla Sovrintendenza, con la quale il Sindaco
informava che i lavori di riordino erano proseguiti con la descrizione
della documentazione fino al 1919 ma che, dal febbraio 1964, erano stati
bloccati per mancanza di fondi.
Dalle relazioni dei Sovrintendenti
sono, inoltre, ricavabili notizie sugli scarti effettuati sulla
documentazione più recente: uno nel 1962, con cui furono eliminati i
fascicoli degli elettori cancellati, un secondo nel 1965. Di
quest'ultimo si parla nella relazione del soprintendenza, datata 3
giugno 1965 quando, per giustificare la sospensione delle attività di
schedatura e d'inventariazione, si afferma di effettuare le operazioni di scarto di documentazione
inutile, relative al periodo 1871-1924, sebbene
l'elenco della documentazione eliminata non sia stato recuperato.
Appare evidente che le varie iniziative di riordino ad opera del
personale comunale, avviate in diverse fasi fra il 1951 e il 1965, non
condussero ad alcun risultato. Di conseguenza l'archivio permase in
disordine e privo del suo strumento di consultazione. Pertanto, fra gli
anni Settanta e Ottanta del Novecento, fu deciso di affidare i progetti
di riordino a professionisti.
Nel 1978 l'incarico venne assunto da
Fausto Berti di Vinci, cui vennero affidati sia il riordino e
l'inventariazione dell'archivio storico per il periodo 1769-1939, sia la
schedatura della documentazione dell'archivio di deposito dal 1940 al
1970. La prima parte del lavoro si concluse nel 1979, quando venne
consegnato l'inventario della sezione pre-unitaria, risultante
costituito di 300 pezzi. Le attività del Berti proseguirono per la
sezione post-unitaria con la schedatura di 1.000 unità, sulle quali fu
applicato lo scarto della documentazione archivistica, sotto il
controllo del funzionario della Sovrintendenza Augusto Antoniella 69. L'intervento di schedatura riguardò l'archivio
post-unitario comunale e l'individuazione di parti dei fondi descritti
nel presente lavoro.
L'intervento di riordino si focalizzò su tre
serie principali dell'archivio comunale, relative agli anni compresi fra
il 1865 e il 1938, e cioè: serie I, Deliberazioni del Consiglio
comunale; serie II, Deliberazioni della Giunta comunale; serie III,
Carteggio degli affari generali; fondi aggregati: Giudice di
Conciliazione (G.C.), Congregazione di Carità (C. di C.); altri fondi:
Delegazione di pubblica sicurezza (DPS), Consorzio antifilosserico,
Comitato di mobilitazione civile. Le unità furono contrassegnate con un
codice o una sigla (sciaguratamente fu utilizzato un pennarello
indelebile nero) corrispondenti ad una classificazione provvisoria.
A distanza di qualche anno dall'intervento la relazione del 1984
sottoscritta dal funzionario della Sovrintendenza Luigi Borgia rilevò un
peggioramento della situazione logistica dell'archivio, tanto da
compromettere la conservazione del complesso documentario ormai
riordinato. Fra le cause principali: riduzione degli spazi per effetto
di lavori di ristrutturazione ed irrazionale riversamento di
documentazione appartenente all'archivio di deposito, caoticamente
abbandonata sul pavimento nei pressi della scaffalatura tanto da
impedire, di fatto, l'accesso alla documentazione ivi conservata. La
saturazione degli spazi aveva, di conseguenza, resa impossibile
qualsiasi attività di riordino: i locali furono dichiarati inagibili
fino all'avvenuta individuazione di una nuova sede.
Le attività
avviate da Fausto Berti furono perciò sospese fino ai primi anni
Novanta.
La vecchia sede dell'antica Pretura, parzialmente
riadattata al fine di ospitare nuovi uffici comunali e per accogliere la
sala conferenze, si prestava all'uopo. Per l'archivio rimanevano
disponibili i locali attigui alla sala conferenze, al momento occupati
dagli uffici dell'Azienda Sanitaria Locale (A.S.L.), sottostanti i
locali che avrebbero presto accolto la Biblioteca. L'idea scaturiva da
un progetto inteso a partorire un polo culturale che avrebbe riuniti
archivio, biblioteca e sala conferenze.
L'archivio storico vi fu
trasferito nei primi anni Novanta. I nuovi locali, arredati con
scaffalature compact su rotaie, accolsero gli archivi pre-unitario e
post-unitario.
Nel 1995, a logistica risolta, venne ripreso il
progetto di riordino ed inventariazione della sezione separata
d'archivio, incompleta nella parte post-unitaria e che, nuovamente,
necessitava di essere aggiornata.
Il lavoro di organizzazione e
schedatura dell'archivio di deposito venne affidato a due neodiplomate
alla Scuola dell'Archivio di Stato, Chiara Marzi e Alessia Salin, con
l'obiettivo di risolvere le problematiche dovute alla crescita
esponenziale ed al disordine della documentazione, nonché la sua
logistica (l'archivio era frazionato presso vari uffici del Comune o in
locali diversi del Palazzo comunale). Il lavoro contemplava, in
aggiunta, la selezione degli atti superflui e della documentazione da
versare nell'archivio storico 70.
Nello stesso anno furono
riavviate le operazioni di schedatura e riordino della sezione
post-unitaria, riguardanti la documentazione compresa fra il 1865 e il
1960, costituita da un complesso documentario di circa 3.500 unità.
L'incarico fu affidato alla scrivente, che lo ha svolto per fasi di
lavoro, fra il 1996 e il 2003.
Nel 1996, all'avvio del nuovo
intervento di riordino, il complesso si trovava nella sede attuale: tre
stanze al piano terra della biblioteca comunale, arredate con compact.
Le operazioni di trasferimento erano state effettuate qualche anno prima
del 1995.
Il disordine e la condizione di frammentazione
dell'archivio erano evidenti, sia a livello di serie che di unità
fascicolo. L'unica eccezione era la sezione di serie archivistiche, in
precedenza sottoposte a riordino (come deliberazioni, carteggi). Queste,
sebbene presentassero una corretta organizzazione a livello di serie,
mantenevano un disordine interno, anche solo nella posizione dei
fascicoli. Più complessa appariva la problematica che affliggeva la
documentazione esclusa dagli interventi conservativi (come il carteggio
generale e, in particolare, i ruoli delle imposte, i registri di leva,
il materiale elettorale e la documentazione tecnica).
Le principali
cause di disordine e delle lacune rilevate fra la documentazione
precedente gli anni Quaranta e successiva ai Cinquanta, erano
riconducibili ad una non corretta pratica di archiviazione, quest'ultima
attribuibile a due distinti momenti gestionali dell'archivio: la fase
corrente e quella di deposito. Alla fase corrente era ascrivibile il
disordine causato dal venir meno della classificazione secondo il
titolario e dalla riduzione della pratica di fascicolazione e
repertoriazione che aveva contribuito a diffondere la nascita di
fascicoli miscellanei o, più genericamente, cronologici o di documenti
comunque disaggregati. In ogni caso, privi di indicazioni archivistiche.
Ad una fase di archiviazione successiva ed all'assenza di regole di
controllo per la corretta conservazione dell'archivio, potevano essere
associati i problemi di scompaginamento e le lacune di alcuni fascicoli,
verosimilmente verificatisi durante interventi di movimentazione,
consultazione e valorizzazione dei documenti. Ne costituiscono esempi il
ritrovamento di alcuni fascicoli in altri inseriti, come quelli dei
contratti originali riportati nei fascicoli per lavori edilizi del
carteggio generale, così come il caso dei documenti relativi alle
perizie tecniche per la ricostruzione del territorio nel dopoguerra,
scorporati dal fascicolo per finalità amministrative e mai più
reintegrati alla pratica corrispondente. Allo stesso modo, i fascicoli
relativi alle questioni razziali, utilizzati per una mostra documentale,
erano rimasti sedimentati fra le fotocopie e le didascalie.
Molti
fascicoli scomposti e fuori collocazione, di argomento diverso, sono
stati riordinati mediante i riferimenti archivistici, quando esistenti.
In assenza di indicazioni o riferimenti certi, è stata data vita a nuove
unità documentali (fascicoli), riportate sotto la corrispondente
categoria.
Le medesime condizioni erano riscontrabili per una parte
degli atti appartenenti agli archivi aggregati i cui complessi, benché
presentassero un'evidente separazione dal resto dell'archivio comunale,
si presentavano anch'essi in disordine.
Le operazioni di schedatura analitica delle unità mediante scheda
cartacea 71 furono effettuate fra
il 1996 e il 2003. L'intervento ha spesso richiesto il riordino
all'interno ai fascicoli, in particolare per quelli degli anni Trenta e
Quaranta, la cui documentazione si trovava talvolta in condizioni di
particolare disordine o persino all'esterno dei relativi fascicoli.
All'operazione è stata d'ausilio la presenza degli elementi archivistici
sui documenti e sulla camicia dei singoli fascicoli: numero d'ordine,
dati dal codice di classificazione per titolo e classe. Più complesso è
apparso l'intervento sul carteggio degli anni Cinquanta e Sessanta,
quando tali elementi divennero sempre più labili e non sempre
coerentemente applicati ma, soprattutto, a causa del venir meno del
sistema di classificazione e fascicolazione.
Terminata la
schedatura nel 2003, fu consegnata una proposta di riordino descritta in
una bozza di inventario, alla quale avrebbe dovuto seguire il riordino
fisico e la ricollocazione della documentazione secondo la proposta di
progetto 72.
Le attività
finali di riordino ripresero, per vari motivi, soltanto nel 2007, con la
ricollocazione fisica della documentazione da parte del personale
comunale e la supervisione dell'archivista: operazioni che si
protrassero fino al maggio 2009. Nel 2010 l'amministrazione esternalizzò
le operazioni di etichettatura, numerazione definitiva e cartellinatura,
affidate all'operatrice Serena Pollastri. Anche in questo caso le
operazioni si sono svolte sotto la supervisione della scrivente, tra il
2011 e il 2012.
Durante quest'ultima fase sono state, inoltre,
apportate sostanziali modifiche all'impianto inventariale, oltre al
completamento delle parti introduttive generali ed alle singole
serie.
Le attività di riordino hanno consentito l'individuazione del nucleo
originale poi modificato e sostituito da una struttura organizzativa
dell'archivio comunale, che lo ha distinto in tre gruppi di funzioni,
sistemanti quarantasette serie aperte divise, in alcuni casi, in sottoserie.
Salvo eccezioni, l'ordine e la sequenza delle serie rispecchiano quello
delle categorie funzionali previste dal titolario, struttura ordinativa
attribuita all'archivio solo con i riordinamenti successivi.
Il
complesso documentale comunale è seguito da altri archivi riguardanti le
Istituzioni, in alcuni casi nazionali, che hanno svolto funzioni
assistenziali e giudiziarie sul territorio comunale.
L'archivio storico
del Comune di Pontassieve svolge infatti funzione di soggetto conservatore
della documentazione e la memoria del territorio.
La parte descrittiva
o sezione inventariale è preceduta da una breve introduzione
storico-istituzionale al soggetto produttore (Comune) e dalla storia
dell'archivio post-unitario di Pontassieve. Segue la parte inventariale,
dedicata alla descrizione del complesso documentale strutturato in serie
omogenee divise in sottoserie, nuovamente introdotte da sintetici
cappelli introduzioni,
concepiti per descrivere l'ufficio competente e le tipologie di
documentazione da questo prodotte.
In tali frazioni periodali sono
riportati i principali riferimenti legislativi che hanno determinato
l'origine ed il successivo sviluppo o cessazione della documentazione,
assieme alle indicazioni tecnico-archivistiche e riordinative. Sono,
inoltre, indicate la consistenza di ciascuna serie e la loro eventuale
suddivisione in sottoserie.
Titolo gruppo | Tipologie documentarie | Funzioni |
AFFARI PRIMARI | Serie dalla I alla XI Deliberazioni; Disposizioni; Registrazione di protocolli e repertori Atti degli affari generali; Contratti; Beni mobili e immobili li (Patrimonio); Personale comunale. |
Gruppo 1 La documentazione di questo gruppo riguarda le funzioni istituzionali e generali di gestione amministrativa su cui avevano competenza il Consiglio e la Giunta. Le serie documentali richiamano le attività amministrative governative del Comune. Quasi tutte fanno riferimento a funzioni trasversali all'amministrazione. |
AFFARI AMMINISTRATIVI GENERALI | Serie dalla XII alla XXIII Assistenza; Igiene e sanità; Liste elettorali; Tributi e tasse; Finanze: bilanci e consuntivi e documentazione contabile. |
Gruppo 2 La documentazione di questo gruppo riguarda le funzioni specifiche in materia di assistenza, igiene e sanità, alcune delle quali potevano essere regolamentate attraverso norme emanate dagli organi comunali. |
AFFARI DELEGATI | Serie dalla XXIV alla XLVIII Leva e affari militari; Istruzione Pubblica; Stato civile e anagrafe; Censimento e statistiche ISTAT; Commercio industria ed agricoltura; Istruzione pubblica. |
Gruppo 3 La documentazione di questo gruppo riguarda le funzioni attribuite dallo Stato al Sindaco in qualità di funzionario governativo, mediante deleghe speciali. Le funzioni sono regolamentate da leggi nazionali modificate in momenti diversi. |
Altri fondi: APPENDICI | Appendice I: Delegazione di Pubblica Sicurezza; Appendice II: Carcere; Appendice III: Comitato di mobilitazione civile; Appendice IV: Commissione imposte dirette; Appendice V: Consorzio delle strade obbligatorie; Appendice VI: Commissione elettorale mandamentale; |
Serie documentali di istituti sovra comunale con competenze specifiche di interesse statale. |
AGGREGATI | 1 Archivio: Congregazione di Carità; 2 Archivio: Ente comunale di Assistenza (Eca); 3 Archivio: Organizzazione Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI); 4 Archivio: Giudice Conciliatore. |
Archivi di istituzioni regolamenti da leggi nazionali ed operanti in collaborazione con l'amministrazione comunale |
Criteri adottati per la descrizione delle unità archivistiche:
1. I titoli delle serie sono in maiuscolo indicate con i numeri romani:
SERIE I CONSIGLIO COMUNALE;
2. I titoli delle sottoserie sono in minuscolo: il numero della sottoserie segue
a quello della serie, titolo:
I /1 Deliberazioni del Consiglio
comunale;
Seguono all'inizio dell'elenco per ogni
serie o sottoserie le indicazioni sul numero complessivo delle unità, tipologia
delle unità archivistiche della serie, date estreme scritte in neretto, come
indicato sotto:
1-200 Registri (1865 -
1960);
3. I passaggi istituzionali (Podestà/Sindaco) e le relative cesure temporali sono indicate all'interno della serie con un sottotitolo in neretto;
4. La lacuna presente in una serie è indicata da lineette comprese fra
asterischi:
* - - - - - - - - - - *;
5. Per alcune serie, come la serie dei Protocolli, e quella del carteggio etc.,
sono riportate dei titoli riassuntivi comprensivi del numero delle segnature
delle buste o filze riferite ad un anno, ad esempio:
= 12 - 15 Filze di atti del
1869;
6. La vecchia segnatura, ove presente, è riportata in parentesi tonda (III 19);
7. Il titolo dell'unità quasi sempre è stato riportato quello originale presente sulla costola o sulla coperta. Il titolo originale è in corsivo mentre le integrazioni sono in tondo;
8. Datazione:
Le date estreme o l'indicazione dell'anno precedono il titolo
dell'unità;
Le date all'interno del contenuto seguono il criterio di anno,
mese e giorno e sono riportate in fondo alla descrizione;
9. Gli asterischi indicano lo stato conservativo:
*** pessimo, ** grave, *
discreto;
10. Le indicazioni di unità indicanti precedenti ordinamenti sono individuati con la tonalità di inchiostro più chiaro.
Abbreviazioni
a. = anno
all. = allegato, allegati
art., artt. = articolo,
articoli
b., bb. = busta, buste
c., cc. = carta, carte
ca. =
circa
cap. = capitolo
cart. = cartoneo
cfr. = confronta
cit.
= citato
cod. = codice
cop. = coperta
cost. = costola
c.s. =
come sopra
cat., catt. = categoria, categorie
doc., docc. = documento,
documenti
est. = esterno
fasc., fascc. = fascicolo, fascicoli
id.
= idem
int. = interno
leg. = legatura
m. = mezza
mod. =
moderno
ms., mss. = manoscritto, manoscritti
n., nn., = numero,
numeri
p., pp. = pagina, pagine
princ. = principale
suppl. =
suppletivo
perg. = pergamenaceo
reg., regg. = registro, registri
s.d. = senza data
s.t. = senza titolo
sez. = sezione
tit. =
titolo
tav., tavv. = tavola, tavole
vol. voll. = volume, volumi
Acronimi
A.S.S.A.T. = Archivio storico della Soprintendenza per la Toscana
A.S.C.P. =
Archivio storico comune di Pontassieve
C.A. = Consorzio
antifilosserico
C. di C. = Congregazione di Carità
C.E.M. =
Commissione Elettorale Mandamentale
C.E.C. = Commissione Elettorale
Comunale
C.L.N. = Comitato di Liberazione Nazionale
C.M.C. = Comitato
di Mobilitazione civile
D.P.S. = Delegazione di pubblica sicurezza
E.C.A. = Ente comunale di Assistenza
G.C. = Giudice di conciliazione
G.P.A. = Giunta Provinciale Amministrativa
I.S.T.A.T. = Istituto di
Statistiche
O.N.M.I. = Organizzazione Nazionale Maternità e Infanzia
P.R.G. = Piano Regolatore Generale
UNRRA = United Nations Relief and
Rehabilitation and Administration
I/1. Deliberazioni del Consiglio comunale
I/2. Deliberazioni del Consiglio comunale sottoposte a visto prefettizio
I/3. Indici-rubriche uniche per le deliberazioni del Consiglio e della Giunta comunale
I/4. Protocolli delle deliberazioni spedite al Prefetto
I/5. Elenchi delle deliberazioni del Consiglio e della Giunta comunale
II. Deliberazioni di Giunta, Podestà; Comitato liberazione nazionale (CNL), Giunta
II/1a. Deliberazioni della Giunta comunale del Regno d'Italia
II/1b. Deliberazioni del Podestà del periodo fascista
II/1c. Deliberazioni della Giunta nominata dal Comitato di Liberazione Nazionale
II/1d. Deliberazioni della Giunta comunale della Repubblica Italiana
II/2. Deliberazioni della Giunta comunale sottoposte a visto prefettizio
II/3. Rubriche alfabetiche-cronologiche delle deliberazioni della Giunta comunale
III. Protocolli della corrispondenza
III/1. Protocolli della corrispondenza generale del Comune
III/2. Protocolli della corrispondenza riservata
III/3. Protocolli particolare dell'Ufficio di stato civile
III/4. Protocolli particolari dell'Ufficio di pubblica sicurezza
III/5. Protocolli particolare dell'Ufficio di polizia municipale
IV. Carteggio ed atti degli affari comunali
IV/1a. Carteggio ed atti degli affari comunali
IV/1b. Carteggio ed atti degli affari comunali
IV/1c. Carteggio ed atti degli affari comunali
IV/2. Carteggio di affari militari
IV/3. Carteggio degli affari di stato civile e anagrafe
IV/4. Carteggio degli affari di pubblica sicurezza
IV/5. Carteggio degli affari sulle carceri di Pontassieve
V. Repertori degli affari comunali
VI. Circolari, regolamemti, albo e notifiche
VI/4. Repertori dei protesti cambiari
VI/5. Registri degli atti pubblicati nell'Albo pretorio
VI/6. Registri degli atti notificati dal Messo comunale
VIII. Repertori e indici dei contratti
VIII/1. Repertori dei contratti
IX/2. Campione degli accolli e indice degli accollatari
X. Inventari dei beni mobili e immobili
XI/1. Personale straordinario dipendente e a contratto
XI/2. Libri matricole degli operai
XI/4. Personale comunale collocato a riposo
XII/1. Registri delle spedalità
XII/2. Partitari delle spedalità
XII/3. Fascicoli personali delle spedalità
XIV/1. Verbali della commissione elettorale comunale
XIV/2. Liste elettorali per le elezioni politiche e amministrative
XIV/3. Revisione delle liste elettorali politiche e amministrative
XIV/4. Verbali di scrutinio per le elezioni amministrative
XV/1. Ruoli delle tasse e imposte comunali
XV/2. Ruoli delle entrate e rendite patrimoniali
XV/3. Verbali della Commissione di I grado per i ricorsi sulle imposte
XVI/1. Abbonamenti per le imposte di consumo per materiale da costruzione
XVI/2. Schede degli abbonamenti per imposta di consumo
XVI/3. Tariffe delle imposte di consumo
XVI/4. Resoconti mensili e denunce per imposte di consumo
XVI/5. Rubriche dei contribuenti per abbonamenti obbligatori
XX. Verbali di chiusura dell'esercizio finanziario
XXI. Repertori delle assegnazioni
Note: Viene qui pubblicato il primo tomo dell'inventario; il secondo è in corso di recupero e verrà prossimamente inserito nel sistema. [Paolo Santoboni]
Codifica:
Veronica Vestri, ottobre 2015 - maggio
2016
Paolo Santoboni, revisione, febbraio 2017