Livello: serie
Estremi cronologici: 1869 - 1961Consistenza: 315 unità
La legge per l'unificazione amministrativa del 1865 aveva abolito tutte le
diverse contribuzioni preunitarie ed aveva assegnato al Comune la possibilità di
imporre imposte e tasse nel rispetto della normativa tributaria nazionale.
I
ruoli delle tasse e imposte sono divisi a seconda del tipo di contribuzione fra: -
imposte dirette come: l'imposta sul valore locativo, di famiglia, sui pianoforti e
biliardi, sulle vetture pubbliche e private, sui domestici, sul bestiame, sui cani,
sull'industria, sul commercio, sulle arti e le professioni (ICAP)
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; imposte di patente, di licenza, sulle macchine da
caffè espresso; sulle insegne e sull'occupazione di spazi pubblici, sui terreni, sul
reddito dei fabbricati. - imposte indirette costituite dai dazi doganali, dazi di
consumo e dalle imposte sui fabbricati.
Il sistema tributario fu profondamente
trasformato in epoca fascista con l'emanazione del T.U. del 14 settembre 1931 n.
1175, che modificò sostanzialmente il sistema tributario comunale e divise i
contribuenti in classi secondo il grado di capacità contributiva.
Il sistema di
riscossione delle imposte spettava all'esattore; il servizio di cassa, invece, era
affidato ad un tesoriere, a cui spettava anche la riscossione delle imposte dirette
(art. 5 regolamento 15 settembre 1923 n. 2090). In assenza di un tesoriere,
l'esattore assumeva la doppia carica di esattore - tesoriere.
Negli anni che
comprendono il ventennio fascista venne introdotto il Contributo Sindacale
Obbligatorio (C.S.O.), che ricadeva su titolo, categorie e mestieri, in favore della
Confederazione Fascista dei Lavoratori.
Il T.U. per la finanza locale del 1931
continuò a costituire il testo base di legge fino al 1960.
Il quadro dei
tributi, che andò crescendo nel corso degli anni sessanta, era così diviso:
- IMPOSTE: 1) di consumo; 2) sul valore locativo; 3) di famiglia (abolita negli anni settanta); 4) industria; 5) di patente; 6) di licenza; 7) sulle macchine da caffè espresso; 8) sui cani; 9) di soggiorno; 10) imposta comunale sulla pubblicità e affini; 11) imposta di incremento di valore delle aree fabbricabili.
- TASSE: 1) occupazione suolo pubblico; 2) insegne; 3) per la raccolta e il trasporto dei rifiuti; 4) tasse scolastiche; 5) per i palchi dei teatri; 6) di ammissione ai concorsi; 7) pedaggi.
- CONTRIBUTI: 1) di miglioria; 2) di fognatura; 3) per la costruzione di gallerie.
- COMPARTECIPAZIONE: 1) per l'imposta generale sulle entrate; 2) sui diritti di macellazione dei bovini; 3) alla tassa unica di circolazione degli automezzi industriali.
- DIRITTI: 1) di pesi e misure; 2) per il servizio di affissione; 3) di macellazione; 4) servizio di mercato all'ingrosso: ortofrutticolo, ittico e carni; 5) sulle acque naturali; 6) per il rilascio dei certificati; 7) per gli atti del giudice di conciliazione; 8) catastali; 9) per il mercato della pesca; 10) diritti di segreteria.
Imposta locativa e di famiglia
Tra le imposte, quelle sul valore locativo e di famiglia erano tra le più
importanti e dibattute, di conseguenza erano anche quelle che subirono più
trasformazioni nel corso degli anni; esse furono altresì legate al fatto che
l'applicazione di una delle due escludeva l'altra.
La prima entrò in vigore
nel 1853 in Piemonte, sotto il nome di imposta mobiliare, venne abolita nel 1864
e fu ripristinata nel 1866 con il regolamento successivo del gennaio 1867.
Abolita nuovamente nel 1923 dopo soli due anni fu rimessa in vigore.
Con il
T.U. del 1931 si stabilì che l'imposta locativa dovesse essere corrisposta da
chiunque tenesse a disposizione nel territorio
del Comune una casa di abitazione fornita di mobili. I
comuni definiti di minore entità nel testo di legge, quindi con popolazione
inferiore a 30.000 abitanti, potevano applicare l'imposta di famiglia in luogo
di quella sul valore locativo.
L'imposta di famiglia ha origini ancora più
antiche. Nel periodo preunitario sostituì la tassa sul macinato; più tardi, nel
periodo dell'unificazione del Regno d'Italia, venne applicata quasi ovunque nei
vari Stati, ma nel 1864 venne abolita e sostituita dalla tassa di ricchezza
mobile.
Con il T.U. del 1931 fu posta la limitazione di applicazione
dell'imposta di famiglia ai comuni fino 30.000 abitanti. Dal 1° gennaio 1945
tutti i comuni poterono applicare l'imposta di famiglia che venne poi
definitivamente abolita negli anni Settanta.
Pianoforti e biliardi
L'imposta sui pianoforti e biliardi, considerati un bene di lusso, venne
istituita nel 1917. La tassa riguardava il possesso e non l'uso; quindi, anche
se non si riscontrava un utilizzo, la tassa doveva essere comunque corrisposta.
Esistevano delle esenzioni per i negozi, gli istituti di musica e beneficenza e
gli enti morali; con il T.U. 1931 furono esentati anche l'opera nazionale
dopolavoro, la famiglia reale e i componenti del governo. Nel 1946 si decise di
devolvere all'ECA l'addizionale di 5 centesimi per ogni lira di questa
imposta.
Nel corso degli anni cinquanta vi furono diversi cambiamenti di
tariffe, riduzioni e aumenti a seconda della tipologia e dell'uso. Questa
imposta fu abolita a decorrere dal 1° gennaio 1961.
Vetture pubbliche e private
Le imposte sulle vetture pubbliche e private sono citate in coppia, ma la differenza tra le due è sostanziale, visto che la prima deve essere considerata una tassa su un'attività, un esercizio lavorativo, mentre la seconda fa parte di quelle imposte su beni di lusso che denotano una certa situazione di agiatezza economica dell'individuo. Il T.U. del 1931 stabiliva che, oltre alle vetture possedute, si dovessero considerare nell'imposta anche gondole, barche a remi, a vela o a motore. La vettura pubblica, a differenza di quella privata, è adibita al trasporto di merci e persone a titolo speculativo, ed è soggetta a un'imposta reale, applicata senza prendere in considerazione le condizioni economiche della persona a cui appartiene. Tali imposte vennero abolite nel gennaio 1961.
Domestici
L'imposta sui domestici, che esisteva nel Regno di Sardegna dal 1859, nel 1866
venne estesa a tutta l'Italia, per essere regolarizzata come tassa locale solo
nel 1871. Essa era imposta a chi aveva a propria disposizione un domestico.
Nel T.U. del 1931 si ribadì la medesima legge, senza però la necessità di
specificare la natura dei servizi prestati, la corresponsione di un salario o la
coabitazione; l'unico elemento sufficiente a giustificare l'imposta era il
servizio fornito alla famiglia o all'individuo. Questa tassa fu abolita dal 1°
gennaio 1961.
Bestiame e Cani
L'imposta sul bestiame è una delle più antiche (risaliva all'antica Roma) e fu
istituita nel Regno d'Italia nel 1868. Successivamente agli anni 1920-1930 vi
furono alcuni cambiamenti in riferimento alle tariffe. Tale imposta veniva
applicata ai possessori, ma anche ai detentori del bestiame esistente nel
territorio comunale, e comprendeva caprini, bovini, bufali, suini, ovini,
cavalli, muli, asini. Il 21 ottobre del 1960 l'imposta venne abolita.
Correlata alla tassa sul bestiame c'era quella sui cani, istituita per la prima
volta in Italia nel 1865. Secondo il T.U. del 1931 i cani dovevano essere
denunciati; sia i possessori sia i detentori di cani erano soggetti a tassazione
e al pagamento dell'imposta.
ICAP
L'imposta ICAP (industrie, commerci, arti e professioni) venne istituita con R.D.
18 novembre 1923, dopo l'abolizione della sovrimposta sulla ricchezza mobile e
dell'imposta sugli esercizi e sulle rivendite. Venne applicata a chi esercitava
un'attività che produceva un reddito soggetto all'imposta di ricchezza
mobile.
I ruoli di questa imposta contengono i dati relativi a: cognome,
nome, paternità, professione del contribuente o della società, reddito di
categoria B e imposta relativa, reddito di categoria C e imposta relativa,
totale dell'imposta, annotazione dei pagamenti.
Patente
L'imposta di patente fu istituita contemporaneamente all'ICAP, alla quale è strettamente legata; infatti coloro che non raggiungevano un reddito di £.2000 erano esentati dall'ICAP, ma dovevano comunque corrispondere un'imposta più modesta che il Comune stabiliva, tenendo conto del tipo di attività, dei locali in cui essa si svolgeva, e della località.
Licenza
L'imposta di Licenza nacque come tassa di concessione governativa con la legge del 26 agosto 1868, per aprire alberghi, pensioni, trattorie, osterie, locande, caffè, sale da gioco e da ballo, bagni pubblici, stabilimenti sanitari. Nel 1923 essa divenne un vero e proprio tributo comunale. Nel 1931 con il T.U. vennero aggiunte altre categorie: rimesse di autoveicoli o vetture, locali di stallaggio e simili. Per queste ultime categorie, come per i bagni pubblici e gli stabilimenti sanitari, l'imposta doveva essere pagata soltanto all'apertura di tali locali; mentre, per le altre tipologie, la quota veniva corrisposta annualmente ed era anche rateizzabile.
Macchine da caffè espresso
L'imposta sulle macchine da caffè espresso fu istituita nel 1926, ma fu con il R.D. 21 aprile 1927 n. 675 che ai comuni venne attribuita la diretta applicazione. La tassa base era di £.300 annue per ogni macchina, ma quest'ultime venivano distinte per tipologia: infatti quelle a più di due becchi, cioè adatte alla preparazione di più di 2 caffè contemporaneamente, erano soggette ad una maggiorazione di £ 100 annue per ogni becco in più, mentre quelle che avevano un solo becco dovevano pagare £.150. Il T.U. del 1931 non presentò modifiche al riguardo, benché poi negli anni cinquanta le tariffe di tassazione venissero aumentate fino a 40 volte rispetto quelle del 1931.
Imposta occupazione di spazi e aree pubbliche
Più che di un'imposta si può parlare di un'autorizzazione o concessione; essa
venne istituita nel 1865, senza particolari mutamenti nel corso degli anni
successivi, se non in merito al raddoppio delle tariffe.
Il T.U. del 1931
incluse solo una variante: ossia che l'applicazione fosse regolata da una
disciplina legislativa valida per tutti gli enti locali e le province, per cui
non erano più questi ultimi a deciderne le norme. La tassa poteva essere
applicata in seguito a una concessione dell'area e l'occupazione doveva essere
permanente e stabile, non era cioè possibile tassare chi occupasse spazio
pubblico momentaneamente o accidentalmente. Doveva, però, essere tassato chi
periodicamente in modo continuativo occupasse lo spazio, come per esempio gli
ambulanti.
Tassa sulle insegne
Istituita con la legge 14 giugno 1874 n. 1961, colpì le insegne e qualsiasi altro
tipo di avvisi relativi all'esercizio di professioni, industrie e commerci; essa
subì ripetuti aumenti nel corso del primo ventennio del Novecento.
Nel 1947
vennero emanate norme sui servizi comunali per le pubbliche affissioni e la
pubblicità affine con il D.L.C.P.S. del 8 nov. n. 1417, convertito in legge il
22 aprile 1953, per il quale furono soggette alla tassa anche le insegne
all'interno del perimetro comunale che avessero scopo di lucro e fossero a
carattere permanente. La tassa variava a seconda della grandezza e delle
caratteristiche dell'insegna.
La serie si compone di tre sottoserie:
XV /1 - Ruoli delle tasse e imposte comunali;
XV /2 - Ruoli delle entrate o
rendite patrimoniali;
XV /3 - Verbali delle riunioni della Commissione di I
grado per i ricorsi sulle imposte.