Nel 1506 fu estesa al territorio del contado l'imposta detta della
"decima", consistente nel pagamento della decima parte della rendita del bene
immobile al netto delle tasse e spese di mantenimento1. I ruoli dei contribuenti venivano
compilati da un apposito ufficio di Firenze (ufficio della decima), sulla base dei
registri catastali e poi inviati alle singole comunità per l'esazione. I luttuosi
eventi che colpirono particolarmente San Miniato nel 1530-31 ne diminuirono a tal
punto la popolazione (si parlò addirittura dell'85%), da rendere drammatica la
situazione delle finanze comunitative. A seguito dei ripetuti appelli al Granduca,
nel 1532 i magistrati di San Miniato ottennero una importante concessione: l'appalto
in perpetuo della riscossione della decima per i possidenti sanminiatesi, ivi
compresi i moltissimi che negli ultimi anni, per fuggire alla guerra e alla miseria,
si erano rifugiati nella capitale; il tutto in cambio del pagamento di 260 scudi
annui al comune di Firenze2. Con motuproprio 26 giugno
1781 tutte le comunità del Granducato furono delegate alla riscossione della decima
in cambio di un aumento della tassa di redenzione, da pagarsi al comune di
Firenze3. Di fatto questo significò
l'abolizione della decima che fu inglobata nel dazio dei possidenti.