Atti civili del Banco Attuario

Livello: serie

Benché negli "ordinamenta circa regimen Sancti Miniatis", deliberati dal comune di Firenze subito dopo la firma della sottomissione del comune di San Miniato¹ non se ne faccia cenno, come molti altri centri toscani dove già esisteva un tribunale locale, anche la comunità sanminiatese ebbe una propria banca attuaria (o banco attuario, o banco civile, come indifferentemente citato nei documenti). Questo tribunale, definito nei documenti più antiche "iuris Banchum curie terre Sancti Miniatis" e poi "Banco ordinario della terra e podesteria di San Miniato", ebbe giurisdizione su alcune cause civili di piccola rilevanza fra sanminiatesi (questioni di eredità, debiti, insolvenze ecc.) e svolgeva comunque la funzione di "filtro" prima di arrivare al tribunale vicariale. Il funzionamento del tribunale del banco attuario era affidato a due giusperiti di nomina e competenze ben diverse: il notaio attuario e il giudice assessore.

Il notaio attuario era un sanminiatese estratto dalle borse della comunità che tutti i giorni "giuridici" era tenuto a stare per alcune ore² al solito "Banco" a raccogliere citazioni, petizioni, testimonianze, carteggio e spesso anche a svolgere semplici operazioni notarili su esplicita richiesta delle magistrature comunitative³. Intorno alla metà del '500, vista la mole di lavoro che si riversava sull'attuario, furono estratti due distinti notai che svolgessero il medesimo incarico⁴.

Dal 1565 l'intero territorio sanminiatese fu suddiviso in due parti corrispondenti ai due antichi terzieri (Poggighisi e Fuori Porta), sotto la competenza di altrettanti attuari⁵. Dal 1653 i magistrati comunitativi, costatando che gli attuari ricevevano grande beneficio economico dal loro incarico (chiunque avesse necessità di rivolgersi al banco attuario doveva sottostare al pagamento di una somma secondo un preciso tariffario), decisero di abolire il sistema delle tratte, mettendo l'ufficio al pubblico incanto, come per gli altri proventi comunitativi, anche perchè "la comunità in futuro conseguisca qualche utilità dalla Banca delle cause civili"⁶. Pochi anni dopo (1661), riconfermando il sistema dell'incanto, fu anche deciso di ritornare a un solo notaio attuario per tutta la comunità, prolungando la sua durata in carica a un anno, dai sei mesi che era sempre stata fin dalle origini⁷. Appena trent'anni dopo, visti gli scandali e le risse che aveva provocato il sistema dell'incanto, fu deliberato di tornare in parte all'antico: fu ripristinato il sistema dell'imborsazione e delle tratte, ma ogni estratto, se accettava l'incarico, doveva pagare una notevole somma alle casse comunitative⁸. Il giudice assessore era un componente della corte del vicario e come tale un notaio pubblico fiorentino, incaricato di coadiuvare il giusdicente nell'espletamento delle sue funzioni. Nella banca attuaria si limitava alla proclamazione delle sentenze e dei decreti, dopo la visione degli atti già raccolti ed elaborati dall'attuario. Il sovrano rescritto del 9 maggio 1772 in via provvisoria e la riforma giudiziaria del 1772 in modo definitivo, abolirono in tutto il Granducato questi particolari tribunali e le loro competenze furono trasferite a podestà e vicari⁹.

Tutta la documentazione prodotta dal banco attuario di San Miniato è racchiusa in registri e filze dal titolo generico di "atti civili". Per il periodo più antico i singoli pezzi racchiudono tutta la documentazione trascritta o raccolta da un attuario, poi dal 1573 gli atti istruttori e il carteggio furono rilegati in apposite filze, separando questo tipo di documentazione di corredo dai registri di atti civili in cui l'attuario trascriveva i precetti, le sentenze, i comandamenti ecc..., emessi dal giudice.