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AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
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Tassa del macinato

Livello: serie

Estremi cronologici: 1678 - 1808

Consistenza: 41 unità

Nella più antica accezione, la tassa del macinato doveva riguardare soltanto chi portava grano a macinare ai mulini ed essere riscossa dai mugnai che diventavano cosi i primi esattori e amministratori della tassa1.
Dal 16782, tramite una apposita circolare, la tassa venne trasformata in imposizione "ad personam", in qualcosa di molto simile alla moderna tassa di famiglia. Tutti i cittadini, nessuno escluso, venivano assoggettati alla tassa, ognuno proporzionalmente alla propria condizione economica. Ogni anno, ciascun capo-famiglia era tenuto a produrre delle auto denunce dette "portate" in cui fossero specificati: il numero e il nome dei componenti la famiglia, la loro età, la professione e le condizioni economiche. Sulla base delle portate, alcuni messi del tribunale compilavano i "riscontri delle bocche": registri analitici, popolo per popolo e famiglia per famiglia, su cui erano riportati tutti i dati raccolti, non trascurando altresì di verificare la veridicità delle portate, ricorrendo a ispezioni oggettive e a confronti con i registri degli stati d'anime che i parroci erano invitati a produrre.
Appositi magistrati ccmunitativi estratti dalle borse, detti "deputati", dovevano a questo punto assegnare a ognuno la quota di tassa dovuta, suddividendo i cittadini in classi di ricchezza e dando al cancelliere tutte le istruzioni per compi1are i "reparti". Ai deputati spettava altresì l'esame dei ricorsi da parte dei tassati, l'eventuale cancellazione di qualcuno dai reparti ("defalchi"), l'elezione di appositi camarlinghi per la riscossione della tassa. Delle riunioni e delle decisioni dei deputati venivano redatti appositi verbali su registri compilati e conservati dal cancelliere ("deliberazioni della tassa del macinato"). Sulla base dei reparti, il cancelliere compilava i "dazzaioli", poi affidati ai rispettivi camarlinghi.
Una volta riscosse le rate della tassa e terminati di compilare i dazzaioli con la data dei pagamenti i camarlinghi riconsegnavano i dazzaioli stessi al cancelliere che ne avrebbe curata la conservazione e dovevano presentare il bilancio della loro amministrazione ("saldi") ai deputati, al cancelliere e al giusdicente per ottenerne l'approvazione.
Essendo una tassa statale, i cui proventi dovevano necessarimente essere rimessi a un ministero centrale (ufficio delle farine), il cardine ad il referente periferico degli uffici fiorentini era un cancelliere a cui vennero demandate molteplici funzioni e responsabilità.
Erano di sua spettanza, fra l'altro: la raccolta e la conservazione delle portate dei capofamiglia, la compilazione dei reparti su suggerimento dei deputati locali, la trascrizione dei nomi dei tassati e delle rispettive quote sui dazzaioli, la registrazione e la conservazione delle deliberazioni dei deputati, il controllo dei saldi dei camarlinghi, l'accoglimento dei reclami, il <...Il ciclostilato in questo punto è illeggibile.> Tutta l'intera e complicata impalcatura su cui poggiava la riscossione della tassa fu demolita con le riforme leopoldine. Già il motuproprio 23 marzo 17634 abolì la distinzione fra cancelleria comunitativa e "cancelleria per la tassa del macinato" che in alcune località aveva permesso fino ad allora la coesistenza di due distinti cancellieri5. Nel 1789, con apposito editto6 si delegò l'amministrazione e l'esazione della tassa alle magistrature comunitative, abolendo le incombenze e gli uffici di deputati, camarlinghi e messi. Queste disposizioni ebbero breve durata e si tornò parzialmente all'antico sistema pochi anni dopo, quando ci si accorse che le giovani magistrature delle neonate comunità non erano in grado di far fronte anche a questo incarico. Con l'editto del 18 giugno 1802 furono abolite tutte le disposizioni del 1789, riaffidando tutte le incombenze ai cancellieri comunitativi, coadiuvati da uno o due deputati per ciscuna comunità7.

Dal 1678, con l'istituzione della nuova tassa del macinato, il cancelliere comunitativo pro-tempore di Castelfranco ebbe anche l'incarico di cancelliere per la tassa del macinato per le comunità della cancelleria (Castelfranco, Montopoli e S. Maria a Monte). Ogni comunità aveva 4 deputati che operavano separatamente per la compilazione dei reparti, per la nomina dei tre rispettivi camarlinghi, per tutte le deliberazioni in merito a ricorsi o defalchi.
La compilazione dei riscontri di bocche, in base alle denunce dei capofamiglia e ai successivi controlli, era fatta dai messi della podesteria.
La serie dei documenti conservati nel nostro archivio coprono tutto il periodo in cui la tassa fu applicata, anche se appaiono piuttosto frammentarie, perché alcuni atti (reparti, dazzaioli, portate) sono inseriti nelle filze di carteggio dei vari cancellieri.