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AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
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Mairie di Casellina, Mairie di Torri poi Mairie di Casellina e Torri

Livello: fondo

Estremi cronologici: 1808 - 1814

Consistenza: 84 unità

A seguito del decreto della Giunta di Toscana del 22 agosto 1808,1 che definiva l'assetto amministrativo della nuova provincia dell'Impero, anche Casellina e Torri divenne sede di mairie, la nuova struttura municipale introdotta dai Francesi.2 Il 10 dicembre del 1808 il Prefetto dell'Arno, nel cui dipartimento era inserita Casellina, comunicava al cancelliere, facente funzioni di maire, che nella riunione del 1º dicembre la Giunta straordinaria aveva deciso la divisione della comune in due mairies autonome, la prima con capoluogo a Casellina, la seconda con capoluogo a Torri.3 Nel contempo veniva richiesta "una lista doppia di cittadini atti ad occupare le cariche di maires ed aggiunti nelle comuni predette". Si trattò tuttavia di una divisione di breve durata: il 31 dicembre 1811 il sottoprefetto del circondario di Firenze informava i due maires che, per decreto imperiale del 9 maggio 1811, le due comunità sarebbero state nuovamente riunite in una sola, a far capo dal 1º gennaio 1812. La mairie di Torri veniva pertanto soppressa ed al maire di Casellina veniva affidata l'amministrazione dei due territori. "Vi invito - scriveva il sottoprefetto a quest'ultimo - a concertare con il signor maire di Torri relativamente alla riunione degli interessi delle due comuni, a farsi consegnare tutti i documenti che hanno formato finora l'archivio della mairie che va a sopprimersi".4

Il sottoprefetto ricordava poi al maire che la nuova comune, superando i seimila abitanti, avrebbe dovuto essere amministrata da due aggiunti e da due consiglieri e chiedeva pertanto che gli venisse sottoposta una lista di tre nominativi per coprire i posti vacanti, dando la preferenza ai membri del soppresso consiglio municipale di Torri.

L'organizzazione municipale prevedeva infatti la nomina, da parte del prefetto, del maire e l'elezione di un consiglio municipale dotato di ristretti poteri decisionali. Il maire restava in carica cinque anni ed era coadiuvato dagli aggiunti. A lui spettavano l'amministrazione dei beni, delle entrate e delle uscite comunitative, la direzione dei lavori pubblici, le funzioni di polizia in ambito locale nonché la pubblicazione di regolamenti e provvedimenti su queste materie. A lui era inoltre attribuita la funzione di ufficiale dello stato civile, che egli esercitava tramite uno dei suoi aggiunti.

Profondi mutamenti furono apportati anche in materia finanziaria ove, a fronte dell'abolizione di tutte le imposte precedenti, vennero introdotte la tassa fondiaria, la tassa personale, quella sulle porte e finestre e quella sulle patenti: le entrate comunitative erano fondate sulla imposizione di centesimi addizionali a queste imposte statali.

Della riscossione delle entrate e delle uscite era responsabile il percettore municipale, che aveva sede al Galluzzo.