Incaricato di riscuotere le entrate del comune e di effettuarne le spese
era il camerario o camarlingo generale che, in base allo statuto del 1372, era
eletto dal consiglio generale ed era tenuto ad annotare in un apposito registro ogni
entrata ed uscita e a rassegnare la carica al suo successore dopo sei mesi. Per
assumere la carica, il camarlingo doveva presentare due fideiussori al podestà. Ma
già gli statuti del 1386 stabilirono che la carica di camarlingo fosse posta
all'incanto dai vicari, sempre con una scadenza semestrale. Il 7 febbraio 1504 si
stabilì poi che il camerario fosse eletto per tratta oppure che la carica fosse
posta ll'incanto dai sei delle spese e che durasse un anno e si precisò che il
camarlingo fosse tenuto a compilare "un libretto intitolato libro d'entrata et
uscita nel quale debbino havere scritto o fatto scrivere et notare da una parte
tutta la entrata dell'estimo, gabelle, pasture et beni et dall'altra tutta l'uscita,
spese, debiti et carichi di detto comune, in modo apparisca distintamente quale et
quanto sia detta entrata et detta uscita". Ogni sei mesi poi il camarlingo era
tenuto a render conto della sua gestione. I libri di entrata rappresentano
l'antecedente della serie dei dazzaioli che si conservano dalla metà del '600, sui
quali il camarlingo registrava le riscossioni effettuate sulla base delle polizze
predisposte dal cancelliere comunitativo. Il carattere frammentario e discontinuo
della serie è dovuto pertanto alla riunione di registri di riscossioni e di
pagamenti di diversa natura e redatti per diverse ragioni e
destinazioni.