Livello: serie
Estremi cronologici: 1369 set. 23 - 1775 mag. 3Consistenza: 41 unità
In base allo statuto del 1331, il più antico che si conservi,
l'amministrazione del comune era affidata al rettore ("regimen"), che convocava i
consigli, da un consiglio minore e da un consiglio maggiore o gnerale, i cui membri
erano nominati dal precedente, e che aveva l'autorità di stabilire gli stanziamenti
e di imporre il dazio, e infine da due consoli o vicari, in carica due mesi. Questi,
oltre ad avere l'autorità di deliberare i partiti riguardanti la comunità,
provvedevano all'elezione degli altri ufficiali, fra cui i due nunzi, i sei
"comandatores rogitarum", uno per ciascuna "rogita" in cui era diviso il territorio,
incaricati di imporre i banni e di raccogliere il salario del podestà, il sindaco
forense, che effettuava il sindacato del podestà, del notaio, del camerario e degli
altri ufficiali, gli atatutari, i giustizieri, addetti al controllo dei mercanti.
Gli otto membri del consiglio minore erano nominati anch'essi dai consoli o vicari,
che eleggevano anche il camerario, in carica per sei mesi. Con gli statuti del 1372
si stabilì che i due vicari, eletti per tratta dal podestà nel consiglio generale,
che aveva assunto anche le funzioni del precedente consiglio minore, nominavano
quattro ufficiali "de propositis deliberandis", i quali avevano l'incarico di
decidere l'ammissione di "proposita" all'esame ed all'approvazione del consiglio, ed
eleggevano sei buoni uomini, detti anche "aggiunti", che insieme con il consiglio,
prendevano i partiti che così valevano "pleno iure". Il consiglio generale, i cui
membri erano anch'essi designati con il sistema dell'imborsazione e dell'estrazione,
si rinnovava ogni sei mesi e deliberava insieme con i vicari.
Con lo statuto
del 1574 a reggere il comune troviamo, oltre al consiglio generale, tre ufficiali
maggiori, in seguito aumentati a quattro, detti anche ufficiali o vicari "super
propositis deliberandis". A questi era affidato il compito di controllare e mettere
in saldo la gestione economica del camarlingo generale. Infine c'erano i "sei delle
spese", che deliberavano insieme con gli ufficiali maggiori.
Nel corso del '500
le provvisioni sono prese via via sempre più spesso dagli ufficiali maggiori e dai
sei delle spese, mentre scompare il consiglio generale. Nel '600 sono ancora dieci
ufficiali, denominati ora "rappresentanti della comunità", a deliberare partiti,
come risulta dalla relazione del cancelliere Claudio Giovacchini del 27 aprile 1746
diretta all'auditore Pompeo Neri.
La serie delle provvisioni è costituita,
oltre che da registri integri legati in pergamena, le cui carte portano a volte
anche una numerazione fatta con il numeratore meccanico ad inchiostro, anche da
frammenti prima raccolti confusamente in fascicoli.