L'adozione di un sistema di archiviazione "in forza di un preciso vincolo
organico, secondo la materia trattata", di documenti eterogenei per forma e produttore ma
relativi ciascuno al disbrigo di affari del medesimo tipo, avrebbe contrassegnato "il
nascere dell'archivio moderno in contrapposizione a quello medievale e tardo-medievale"
impostato invece sulla serializzazione degli atti di eguale natura1. Protagonisti di
questo processo negli archivi delle comunità dello Stato vecchio furono senza dubbio i
cancellieri 'fermi', che a partire dalla seconda metà del XVII secolo cominciarono ad
organizzare con continuità nelle filze di Carteggio e atti "l'insieme delle lettere ricevute
e delle minute di quelle spedite, nonché più in generale, della documentazione a carattere
istruttorio" (relazioni, istanze, informazioni, allegati contabili, lettere patenti, ecc.)
prodotta e conservata durante l'ordinario svolgimento della vita amministrativa della
comunità e degli enti ad essa sottoposti2. Analogamente a quanto già rilevato per altre comunità dello
'Stato vecchio', anche a Colle il carteggio del cancelliere comincia ad essere conservato
organicamente a partire dal 1681, tradendo una sospetta contiguità con l'emanazione della
Riforma generale e rinnovazione di leggi per tutti i Magistrati e iusdicenti del 1678, che
aveva fra le altre cose ribadito l'obbligo per i cancellieri di far legare in filze gli
"atti, suppliche, e altro"3.
L'introduzione della figura del cancelliere 'fermo', nominato direttamente dai Nove a
partire dagli anni Settanta del Cinquecento, non sembra essere stata quindi l'elemento che
introdusse con continuità quest'uso a Colle4, dove
l'episodica conservazione di filze di carteggio anteriori al XVII secolo sembra essere più
imputabile alle diverse abitudini dei singoli notai che non a dispersioni o scarti. Si è
conservata a Colle un'unica filza risalente al XVI secolo, relativa al mandato del terzo
cancelliere nominato dai Nove, Cornelio Onesti, in carica fra il 1582 e il 15855. Questa filza, definita dal suo stesso compositore Civile secondo una
terminologia mutuata dalla prassi notarile in uso nel campo della documentazione
giudiziaria6, contiene sia in misura
largamente predominante gli atti da lui raccolti in qualità di attuario della comunità (atti
di appello, referti delle balìe, lettere, suppliche e istanze inviate ai priori) sia in
misura minore quelli inerenti alla sua qualifica di referente locale del potere centrale
(prezzi di grasce e di grano inviate dalle magistrature fiorentine, lettere patenti di
nomina dei nuovi rettori). Il dato che colpisce è l'assenza in pratica della corrispondenza
propriamente detta indirizzata al cancelliere che caratterizzerà invece il carteggio
raccolto a partire dalla fine del secolo successivo. In questo periodo il 'flusso
documentario' che dal centro arrivava alla periferia sembra necessariamente passare
attraverso i Libri del Civile podestarili, dove venivano conservate o copiate tutte le
lettere che avevano come destinatario il rettore in qualità di supremo rappresentante locale
del potere fiorentino, comprese quelle che avrebbero avuto attuazione per opera del
cancelliere7. Una querelle sorta nel 1582 fra il cavaliere del
podestà colligiano e la comunità ci testimonia in estrema sintesi la vitalità di questa
prassi. In una prima lettera ai Nove Conservatori la comunità lamentava che
sempre che, per ordine di vostre signorie molto magnifiche, è venuta qualsivoglia
commissione ex officio alli rappresentanti questa comunità di Colle, li cavalieri del
signor podestà sono stati soliti mandarci le lor lettere et originali acciò lo facciamo
consapevole al general Consiglio, quale è l'universale et rappresentante la comunità et
dette lettere si copiano et registrano al registro delle lettere in Cancelleria. Hoggi un
certo ser Serraglio Serragli da Palaia per dispregio et vilipendio di questa comunità et
Terra, vuole contravenire a quanto di sopra et, come le potrano per l'incluse citazioni et
comandamenti vedere, non ha mai voluto né vuol fare quanto hanno fatto tutti gli altri,
non obstante che il tutto sia stato detto e mostro. Habbiamo il tutto volsuto significare
a vostre signorie molto magnifiche con pregharle et supplicarle che si voglino degnare
farne qualche resentimento, acciò non solo lui ma l'altri suoi successori non habbino da
procedere di questa maniera maxime che la nostra Terra si governa con qualche poco di
civiltà et non ha mai mancato ne mancherà ubbidirle ad ogni minimo cenno di quelle alle
quali con tutto il quore ci raccomandiamo che iddio le feliciti e conservi. Di Colle et
della nostra solita residentia il dì 19 giugno [15]828.
Due giorni dopo i Nove, accogliendo queste rimostranze,
invitavano il podestà a far "intendere" al suo cavaliere riottoso di rispettare "l'uso
antico osservato" dalla comunità9.
Nei decenni centrali del Seicento, parallelamente alla crescita delle
incombenze cancelleresche, è attestata la produzione sempre più ampia di documentazione su
fogli sciolti, poi 'infilzati', secondo una prassi diffusa in tutte le comunità dello
Stato mediceo attraverso le frequenti 'mute' dei cancellieri, che cambiavano
periodicamente sede di residenza10. Nel caso colligiano, grazie alle
segnature originarie riportate su alcuni dei molti inserti cartacei giuntici sciolti, è
stato possibile ricomporre due di queste unità risalenti rispettivamente ai periodi
1645-1647 e 1660-1664. Questi atti venivano probabilmente conservati semplicemente
'infilzati' dopo essere stati numerati progressivamente11.
A Colle a partire dal 1681, i metodi di conservazione dei carteggi
propriamente detti, operati dei cancellieri, si affinarono sempre di più con l'introduzione
di legature vere e proprie, di repertori sempre più analitici e con la distinzione in alcuni
casi delle filze di lettere da quelle degli altri atti12. La titolarità della
Cancelleria di Poggibonsi, affidata al cancelliere colligiano13, aveva avuto sul
piano documentario la conseguenza che, a partire dal 1717, i carteggi relativi alle due
comunità venissero conservati promiscuamente all'interno delle singole filze, formate in
forza del preciso vincolo risiedente nella persona del cancelliere di cui furono
espressione. La documentazione relativa a Poggibonsi fu poi estrapolata nel 1867 a seguito
della soppressione delle cancellerie comunitative e versata nell'archivio comunale di quella
località, non senza evidenti errori ed omissioni14. Fino al 1774 la produzione dei carteggi fu incentrata sulla formazione
di un'unica filza comprendente la corrispondenza indirizzata al cancelliere ('Lettere') e
quell'insieme di atti eterogenei definiti convenzionalmente 'atti economici' o 'negozi',
comprendenti indistintamente sia la documentazione riconducibile all'attività dei consigli e
dei magistrati comunitativi (istanze, petizioni, relazioni, comparse ecc.) sia quella di
pertinenza del cancelliere nelle sue vesti di "direttore di azienda della comunità, luoghi
pii e patrimoni laicali" (bilanci e reparti di imposizioni, pagamenti e spese, cura dei
palazzi pretori e dei mobili delle cancellerie ecc.) e di delegato alle tasse del sale e
delle macine15. A seguito dell'emanazione dei
regolamenti particolari per Poggibonsi(1774) e Colle (1776), le filze delle 'Lette-re',
comprendenti gli atti relativi ad entrambe le comunità, vennero separate dagli 'atti
economici', che trovarono condizionamento promiscuo o separato per ciascuna comunità a
seconda dell'uso del cancelliere16. Ad esempio durante il mandato di Antonio Scipione Vecchi (1793-1803) si
affermò l'uso di ripartire la corrispondenza in unità distinte a seconda della magistratura
mittente (lettere della Camera delle comunità, lettere di altri ministeri, ordini e
circolari), gli atti a seconda delle competenze esercitate (atti economici, atti della tassa
di macine) oppure a seconda della tipologia documentaria (editti).