Livello: serie
Estremi cronologici: 1865 - 1928Consistenza: 26 unità
La Legge per l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia1 decretò la nascita dei comuni moderni. Tutto il territorio del Regno fu diviso in province, circondari, mandamenti e comuni, che sostituirono le diverse forme istituzionali preunitarie. La legge stabilì che ogni comune fosse amministrato da due assemblee, il consiglio comunale e la giunta municipale presieduta dal sindaco, nominato dapprima dal re (fino al 1898), poi eletto dal consiglio 2. Ai consiglieri, il cui numero era proporzionale a quello degli abitanti, fu affidato il compito di nominare la giunta 3. Il consiglio doveva riunirsi in sessione ordinaria due volte l'anno, in primavera ed in autunno: nella sessione primaverile aggiornava le liste elettorali e prendeva in esame il conto consuntivo; nella sessione autunnale eleggeva i componenti della giunta, deliberava il bilancio e nominava i revisori dei conti.
Durante il periodo fascista furono aboliti il consiglio comunale, la giunta municipale e il sindaco, i cui poteri furono riuniti e affidati ad un podestà 4, di nomina regia e affiancato da una consulta municipale, organo collegiale con funzioni puramente consultive.
Le deliberazioni del Consiglio s'interrompono il 26 dicembre 1926, per riprendere regolarmente nel 1946, in seguito allo svolgimento delle elezioni amministrative 5. Durante l'assenza del Consiglio, le deliberazioni furono adottate da Luigi Mazzucchelli, commissario prefettizio dal 3 aprile 1927 (in base al R.D. n. 365, cit.), poi divenuto podestà. La sua prima deliberazione in questa veste è del 21 maggio 1929. L'ultimo podestà, Remo Fantechi, cessò la sua attività il 4 agosto 1943, per motivi d'ordine pubblico, come specificato con decreto prefettizio n. 6192 del 4 agosto 1943. Seguì un periodo commissariale fino ad arrivare, il 4 agosto 1944, alla liberazione di Scandicci e all'insediamento del nuovo sindaco, Gino Frosali, nominato dal Comando Alleato.