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L'archivio comunale di Altopascio: inventario della sezione storica

Tipologia: inventario analitico

a cura di Adolfo Bontà

patrocinio: Comune di Altopascio - con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

Pubblicazione: Empoli, Tipografia Barbieri & Noccioli, 2004 novembre

Descrizione fisica: pp. 79, 25 cm.

Contenuti:

La pubblicazione di questo volume, che siamo lieti di presentare a tutti i cittadini, segna un traguardo importante nel quadro delle iniziative culturali di riscoperta e valorizzazione delle radici storiche della nostra comunità. Tale impegno non può prescindere da una piena tutela e da una approfondita conoscenza del proprio patrimonio documentario.
Le operazioni di riordino ed inventariazione sono state lunghe e complesse, ma portate avanti con impegno e competenza dal curatore e da quanti hanno collaborato a questa iniziativa, fino alla realizzazione di uno strumento che contribuirà a garantire la conservazione, l'ordine e la consultabilità del patrimonio documentario del Comune di Altopascio.
Un obiettivo resta tuttavia da raggiungere ed è la collocazione dell'intero archivio di deposito in una sede idonea. Questo è l'impegno che intendiamo assumere come Amministrazione comunale, infatti solo così ricercatori storici, studenti ed appassionati di storia e tradizioni locali, potranno pienamente usufruire di tutto il complesso documentario, garantendo a tutti il diritto all'informazione e la salvaguardia della memoria storica della nostra comunità.

Il Sindaco
Giorgio Ricciarelli

L'Assessore alla cultura
Maurizio Marchetti



Nota storica

Altopascio viene storicamente ricordato come quel complesso urbanistico-istituzionale retto dall'antico Ordine dei frati di Santo Jacopo ossia una delle maggiori e più antiche istituzioni ospitaliere, edificato nella località detta ad Teupascium situata lungo la via Francesca o Romea1, la strada più frequentata dai pellegrini che nel medioevo si recavano a Roma per venerare le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
Il nome del fondatore e la data sono a tutt'oggi ignoti dal momento che non risulta alcun atto costitutivo, tuttavia accreditate ipotesi danno l'Ospedale di Altopascio già esistente e funzionante nella seconda metà del secolo XI, fondato probabilmente da dodici uomini lucchesi desiderosi di ritirasi a vita comune per assistere i bisognosi2 3 Il compito più importante dei frati ospitalieri era sicuramente l'assistenza agli ammalati, ma si occupavano anche della manutenzione della strada e di alcuni ponti dei quali avevano la custodia, come per quello di Cappiano sull'Usciana. Più controversa è invece la questione se avessero o meno dei compiti di tipo militare, come la protezione dei viandanti dalle insidie del brigantaggio, dal momento che non si è ancora stabilito se costituissero un vero e proprio ordine militare oltre che religioso. E' tuttavia accertato che si trattasse di un ordine equestre almeno dal XVI secolo, tanto che i frati di Altopascio sono universalmente conosciuti come Cavalieri del "Tau", lettera greca che era immagine della Croce, simbolo dell'ospedale.
L'importanza e la fama dell'Ordine crebbero per diversi secoli, diffondendosi in tutto l'occidente cristiano grazie anche ai numerosi possedimenti fondiari ed alle Case dipendenti4, ossia sedi succursali. L'ospitalità di Altopascio divenne così proverbiale ed oggetto di numerose citazioni letterarie, tra cui le più note sono quelle di Boccaccio e Machiavelli5
L'attestazione dell'opera svolta si ebbe con la concessione da parte di Gregorio IX, con bolla data dal Laterano il 31 marzo 1239, della Regola seguita dagli ospedalieri di S.Giovanni di Gerusalemme, arricchita ed adattata ai frati di Altopascio da Gallico, maestro dello Spedale (1227-1249). Della "Regola" esistono due copie conservate nell'Archivio di Stato di Lucca: la prima, giuntaci purtroppo mutila (cap. 62 in poi), contiene il testo latino originale6; la seconda, completa, contiene la traduzione volgare coeva dell'originale latino.7 Nella Regola sono descritti tutti gli aspetti della vita quotidiana dei frati ospitalieri, ma i riferimenti più interessanti sono sicuramente quelli che riguardano l'assistenza agli ammalati, a dimostrazione che quello di Altopascio era un vero ospedale, forse il primo del genere.
La posizione strategica a cavallo tra la Valdinievole e la Piana di Lucca fece sì che il territorio di Altopascio divenisse il teatro di lotte tra Lucchesi, Fiorentini e Pisani, come per la celebre battaglia vinta da Castruccio Castracani degli Antelminelli, Signore di Lucca, sui Fiorentini il 23 settembre 13258. Dopo la scomparsa di Castruccio avvenuta nel 1328, Altopascio passò in mano ai Fiorentini e per il complesso e l'istituzione iniziò la decadenza.
L'Ordine dei frati di Altopascio venne dapprima soppresso con bolla di Papa Pio II datata 18 gennaio 1459, e le rendite furono assegnate al nuovo Ordine, da lui istituito, di Betlemme. Di fatto tale soppressione non colpì l'istituzione ospedaliera, ma l'Ordine ed il Capitolo dei frati. L'ospedale continuò la sua attività sotto la guida dei maestri della famiglia fiorentina dei Capponi che intrapresero un'imponente opera di ristrutturazione del complesso in decadimento. Nel XVI secolo i beni dell'ospedale, entrato nel frattempo sotto il controllo mediceo, passarono alla famiglia granducale di Toscana e successivamente il granduca Ferdinando I ne chiese la definitiva soppressione, che fu concessa da Papa Sisto V con bolla del 28 febbraio 1587.
Altopascio divenne centro di una importante struttura agraria, ma l'attività assistenziale continuò, sebbene in tono minore, per altri due secoli, sino a quando Pietro Leopoldo I di Lorena determinò prima la chiusura dell'ospedale a favore di quello di Pescia (1773) e, successivamente, l'alienazione dei beni della costituitasi Fattoria Granducale (1780) a favore di privati cittadini, favorendo così la formazione di un ceto di piccoli possessori. Nasce così il borgo, inteso come una comunità di persone non più facenti parte di un complesso istituzionale unitario come proprietà e gestione.

L'istituzione e il territorio

La favorevole posizione geografica ed i collegamenti prima fluviali e poi ferroviari con le aree economicamente più forti della Toscana determinarono un importante sviluppo sociale ed economico di Altopascio, a riconoscimento del quale, giunse il Regio Decreto di Umberto I del 7 aprile 1881, n. 176 che distaccò dal Comune di Montecarlo la frazione di Altopascio, composta dalle parrocchie di Altopascio, Spianate e Marginone, per costituirne un comune autonomo con sede in Altopascio. Tuttavia solo nel 1926, con l'aggregazione della frazione di Badia Pozzeveri dal Comune di Capannori9, il territorio raggiunse l'assetto attuale.1011
Le attribuzioni del nuovo Ente erano quelle stabilite dalla Legge per l'unificazione amministrativa del Regno d'Italia, alla quale era allegata la prima legge comunale e provinciale che precisava le funzioni ed i compiti dei comuni, riferiti in particolare al soddisfacimento dei bisogni primari della popolazione ed all'organizzazione di alcuni servizi indispensabili. A questi andavano aggiunti altri compiti, delegati dallo Stato, in materia di stato civile, elezioni, censimenti e leva militare.
Secondo la nuova normativa il comune doveva essere amministrato da un sindaco, da un consiglio comunale e da una giunta municipale. Il sindaco, a cui erano attribuiti compiti di capo dell'amministrazione comunale e di ufficiale di governo, veniva inizialmente designato con nomina regia e rimaneva in carica per un triennio. Dal 1898 la nomina regia del sindaco fu sostituita con l'elezione da parte del consiglio comunale che lo designava tra i propri membri con votazione a maggioranza assoluta.12 Alla sovrintendenza di tutti gli affari comunali venne previsto un segretario comunale, che nei comuni toscani prendeva il posto del cancelliere di retaggio leopoldino. Le successive riforme e regolamentazioni non modificarono sostanzialmente 1'impianto istituzionale comunale. E' comunque da ricordare che nel 1926 venne abolito il sistema elettivo e le competenze degli organi rappresentativi furono trasferite ad un podestà di nomina regia, coadiuvato, per i comuni con popolazione superiore ai diecimila abitanti, da una consulta municipale, nominata dal prefetto, senza poteri deliberativi.13 Questa riforma, estremamente importante dal punto di vista storico e politico, incise minimamente sul piano archivistico avendo semplicemente determinato una diversa intitolazione dei registri delle deliberazioni.
La figura del sindaco venne ripristinata a seguito dell'entrata in vigore del R.D.L. 4 aprile 1944, n. 111, che attribuiva temporaneamente ai prefetti il potere di nominare il sindaco e gli assessori, in attesa delle elezioni amministrative che avrebbero ricostituito gli organi rappresentativi dei comuni. Così il Comune di Altopascio, alla cui guida nell'ultimo ventennio si erano più volte alternati, podestà e commissari prefettizi, tornò, a seguito del decreto del Comitato di Liberazione Nazionale n. 50 del 16 settembre 1944,14 ad avere un sindaco che rimase in carica sino alle elezioni amministrative del 1946.15

La tenuta dell'archivio comunale

Con il regolamento per l'esecuzione della legge comunale e provinciale del 1865 furono stabilite le tipologie dei registri che ogni comune aveva il compito di tenere correttamente aggiornati e compilati, ma nessuna direttiva si riferiva esplicitamente alla tenuta dell'archivio. Questo vuoto legislativo fu parzialmente colmato dalla circolare del Ministero dell'Intemo del marzo del 1897 (la "Circolare Astengo") sulla tenuta del protocollo e la classificazione degli atti, con la quale fu stabilito che tutti gli atti ricevuti e spediti dovevano essere annotati in un registro annuale di protocollo ed assegnati ad una categoria d'archivio secondo un titolano di classificazione che ne prevedeva quindici.16
Le linee guida fondamentali attualmente vigenti per la tenuta dell'archivio comunale sono stabilite dal Decreto Legislativo 29 ottobre 1999, n. 490, testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'articolo 1 della legge 8 ottobre 1977, n. 352. In particolare l'articolo 21 stabilisce che gli archivi devono essere conservati nella loro organicità e lo scarto dei documenti è subordinato ad autorizzazione del soprintendente archivistico; gli enti pubblici hanno l'obbligo di ordinare i propri archivi e inventariare i propri archivi storici, costituiti dai documenti relativi agli affari esauriti da oltre quarant'anni (articolo 40); gli articoli 54 e 55 definiscono rispettivamente la natura giuridica degli archivi e la loro inalienabilità; le modalità di accesso agli archivi sono stabilite dall'articolo 107 e successivi. Sono in particolare sottratti dalla consultazione i documenti dichiarati di carattere riservato a norma dell'articolo 110 relativi alla politica estera o interna dello Stato, che diventano consultabili cinquanta anni dopo la loro data, e quelli contenenti i dati di cui agli artt. 22 e 24 della legge n. 675/1996, che divengono liberamente consultabili quaranta anni dopo la loro data. Il termine è di settanta anni se i dati sono idonei a rivelare lo stato di salute o la vita sessuale oppure rapporti riservati di tipo familiare.17 Le disposizioni del capo VII determinano le sanzioni penali per i trasgressori delle disposizioni dei precedenti articoli.
Tuttavia le modalità gestionali dell'archivio, sia esso corrente, di deposito o storico, non sono specificate in nessuna norma. Spetterà quindi al comune, nel rispetto delle leggi e dei propri regolamenti, adottare gli opportuni provvedimenti interni, al fine di garantire una ottimale organizzazione del proprio servizio archivistico.

La formazione dell'archivio comunale di Altopascio

Prima di affrontare questo argomento è indispensabile parlare degli eventi bellici che interessarono la Comunità di Altopascio nella tragica estate del 1944, provandola duramente con morti e rovine. Il territorio comunale fu infatti sottoposto ai bombardamenti ed ai cannoneggiamenti degli alleati e dei tedeschi, durante uno dei quali la sede comunale fu gravemente danneggiata ed abbandonata in tutta fretta. L'archivio comunale rimase così incustodito e lungamente esposto alle intemperie, ai furti ed alle devastazioni. Dopo la Liberazione l'amministrazione poté accedere alla semidistrutta residenza comunale trovando l'archivio ridotto ad un ammasso di registri e carte, dal quale furono recuperati alcuni pezzi, cedendo tutto il resto ad una cartiera come carta da macero. Di questa operazione venne a conoscenza l'Archivio di Stato di Lucca il quale, con lettera datata 12 luglio 1946, chiese spiegazioni all'amministrazione comunale, definendo "inconsulto" l'atto perpetrato. Il sindaco in risposta affermò che era stata effettuata una severa cernita della documentazione, inviando al macero solo il materiale inutilizzabile, e che l'errore commesso era stato esclusivamente di tipo procedurale.18
Senza voler entrare nel merito della vicenda resta il fatto che il 1944 segna il punto di svolta nella storia dell'archivio comunale di Altopascio, che antecedentemente a tale data risulta costituito dai documenti recuperati dalla distruzione, da quelli versati successivamente e dalle serie che erano custodite in altri locali, come i registri dello stato civile. Questi documenti sono stati ordinati senza effettuare alcuno scarto, dal momento che l'insieme si presenta estremamente lacunoso. La documentazione successiva al 1944 risulta invece molto più completa, sia pur con i limiti delle operazioni di scarto effettuate e di alcune importanti dispersioni che si sono verificate specialmente nell'immediato dopoguerra e nei primi anni cinquanta. La prima operazione di riordino dell'archivio comunale portò alla compilazione di un inventario, aggiornato al 1908, in cui vennero annotate 134 unità archivistiche, per oggetto ed in ordine alfabetico, con l'indicazione del numero delle buste e dei fascicoli.19 L'impostazione data non prevedeva un accorgimento tramite il quale fosse possibile aggiornare nel corso del tempo le serie componenti l'archivio, quello che oggi si definisce un ordinamento a "serie aperte", e questo fece sì che l'aggiornamento potesse essere effettuato solo per blocchi di documentazione riferiti alla stessa annualità. Tuttavia il lavoro svolto ebbe il merito di dare all'archivio un ordine ed una impostazione che probabilmente è continuata fino agli scempi del '44. Si può affermare che questo inventario rappresenti "la memoria scritta della memoria distrutta" dal momento che la quasi totalità della documentazione qui elencata non esiste più.
Nell'immediato dopoguerra fu impostato un ordinamento dell'archivio secondo un criterio quasi esclusivamente cronologico, in base al quale i documenti furono disposti in un ordine di successione che teneva conto soltanto della loro data di produzione, risolvendosi praticamente in una grossa miscellanea. Mancando il raggruppamento degli atti secondo il loro contenuto si interrompeva qualsiasi connessione tra gli atti stessi, rendendo oltremodo difficile la ricerca che doveva effettuarsi all'interno di una successione eterogenea di documenti. Questa impostazione non certo ottimale e l'inidoneità dei locali adibiti ad archivio, furono evidenziate dai rapporti dei funzionari della Soprintendenza Archivistica di Firenze a seguito delle visite ispettive del 20 giugno 1955 e del 18 giugno 1958, determinando l'assunzione dell'impegno formale da parte dell'amministrazione comunale di trasferire l'archivio in una sede più idonea e di riordinare tutta la consistenza archivistica redigendone l'inventario.
A questo impegno formale fecero seguito una serie di operazioni di spostamento, riordino e schedatura delle carte, come testimoniato da un fitto carteggio con la Soprintendenza , che portò alla stesura di un inventario, datato 31 ottobre 1966 ed aggiornato al 1925, nel quale furono descritte nove serie archivistiche, corrispondenti alle diverse attività del comune. Alle serie così individuate fu assicurato un ordine cronologico interno, conformemente agli indirizzi della metodologia archivistica, impostando però l'inventario su "serie chiuse" di atti, senza prevedere il loro progressivo accrescimento con la documentazione ad esse riconducibile una volta uscita dall'archivio di deposito.

Le attuali operazioni di riordino

Con il presente inventario, e con l'ordinamento che gli corrisponde, si è provveduto a "rivitalizzare" le serie di atti precedentemente individuate, alle quali ne sono state aggiunte altre con riferimento alle diverse espressioni dell'attività del comune, tenendo conto della prassi usata nel tempo per il raggruppamento archivistico dei documenti prodotti dai diversi uffici, e cercando di ricostituire l'archivio secondo i criteri il più possibile vicini a quelli che presiedettero alla sua progressiva formazione. Inoltre il presente ordinamento è impostato su "serie aperte", avendo ciascuna di esse una numerazione ed una collocazione indipendenti, che consentono il loro progressivo accrescimento con la documentazione ad esse riconducibile che trascorsi quarant'anni dalla sua produzione uscirà dall'archivio di deposito.
Sono state così individuate trentatre serie archivistiche delle quali si daranno le indicazioni indispensabili circa la loro organizzazione ed il loro contenuto nella sezione successiva. Di queste serie ventisette sono costituite da atti propriamente prodotti dall'amministrazione comunale e sei, descritte nel presente inventario nella sezione degli archivi aggregati, formate da atti di enti che sebbene formalmente indipendenti hanno avuto strettissimi rapporti con il comune, a cominciare dall'uso dei locali per la conservazione dei documenti.
La stesura dell'inventario è stata preceduta dalla schedatura analitica dei singoli pezzi, dei quali sono stati rilevati le caratteristiche estrinseche, lo stato di conservazione, la eventuale presenza di strumenti di corredo interni (repertori, indici, etc.), intitolazioni, estremi cronologici, articolazione interna dell'unità.
Si ritiene che i criteri su esposti adottati per l'ordinamento siano teoricamente conformi alla logica archivistica. Tuttavia tali criteri si sono spesso dovuti confrontare con problematiche ed esigenze di natura pratica, difficilmente conciliabili con gli indirizzi della metodologia archivistica che invece è essenzialmente astratta.
Ci auguriamo di aver trovato un punto di equilibrio tra archivistica teorica ed archiviazione pratica e di aver realizzato uno strumento che contribuisca a garantire la conservazione, l'ordine e la consultabilità del patrimonio documentario del Comune di Altopascio.
Il lavoro tuttavia non può considerarsi concluso, l'ordinamento e l'inventariazione dovranno essere proseguiti ed aggiornati costantemente poiché l'archivio è un organismo "vivo" e proiettato nel futuro, in quanto destinato a crescere nel tempo. A sottolineare questo aspetto in corrispondenza della fine di ogni serie è stata lasciata della scaffalatura vuota in archivio ed uno spazio bianco, simbolico, nelle pagine del presente inventario.



Nella parte descrittiva del presente inventario sono stati usati i seguenti criteri:

- di ogni unità sono stati rilevati

a) le caratteristiche estrinseche: natura dell'unità (registro, busta, etc.); supporto (quando non altrimenti indicato si intende cartaceo); coperta; numero delle carte scritte (se già numerate, altrimenti s.n.), segnalazione di grandi formati (g.f.)

b) lo stato di conservazione, che quando non è buono è stato segnalato con un asterisco

c) presenza di strumenti di corredo interni (repertori, indici, etc.)

d) intitolazioni (il titolo originale, quando si è ritenuto di doverlo indicare, è riportato in corsivo)

e) articolazione interna dell'unità (in caso di contenuti disomogenei con la formula - contiene anche....)

f) estremi cronologici

- le unità archivistiche sono state descritte numerando con numeri romani le serie, con lettere le sottoserie, con numeri arabi le unità

- le sottoserie chiuse non sono precedute da lettera

- le serie sono indicate in maiuscolo, le sottoserie in neretto corsivo alto basso, le unità in tondo alto basso

- il numero originale è stato riportato entro parentesi tonda a fianco di quello attuale

- le lacune sono indicate con puntini di sospensione

A sottolineare la proiezione dell'archivio nel futuro e quindi la necessità di aggiornare costantemente il presente inventario è stato lasciato simbolicamente uno spazio vuoto in fondo a ciascuna serie aperta di atti.



ACA = Archivio Comunale di Altopascio

ASL = Archivio Storico di Lucca

art./artt. = articolo

b./bb. = busta/buste

cat./catt. = categoria/categorie

c./cc. = carta/carte

cit. = citato

cfr. = confronta

c.s. = come sopra

D.P.R. = Decreto Presidente della Repubblica

D.Lt. = Decreto Luogotenenziale

fasc./fascc. = fascicolo/fascicoli

g.f. = grande formato

ib. = ibidem

leg./legg. = legato/legati

let./lett. = lettera/lettere

n./nn. = numero/numeri

reg./regg. = registro/registri

R.D. = Regio Decreto

R.D.L. = Regio Decreto Legge

s.d. = senza data

s.n. = senza numero

sgg. = seguenti

vol./voll. = volume/volumi



Mi è gradito ringraziare il dott. Emilio Capannelli della Soprintendenza Archivistica della Toscana per la consulenza; la dr.ssa Paola Pistolesi responsabile dell'archivio, i colleghi Antonella Botrini, Eugenio Barsotti e Andrea Mandroni, che a diverso titolo hanno fornito fattiva collaborazione. Un caloroso ringraziamento va inoltre all'amica e collega Carla Bianchini, alla quale più devo per questo lavoro.

Il curatore
Adolfo Bontà



Archivio comunale di Altopascio (1563 - 1964)

Comune di Altopascio, 1563 - 1964

Serie I - Deliberazioni del Consiglio comunale

Serie II - Deliberazioni della Giunta comunale

Serie III - Indici delle Deliberazioni

Serie IV - Protocolli della corrispondenza

Serie V - Carteggio generale degli affari ordinato annualmente per categorie

Serie VI - Regolamenti

Serie VII - Commissione elettorale comunale

Serie VIII - Spedalità

Serie IX - Contratti

Serie X - Repertori dei contratti

Serie XI - Personale

Serie XII - Bilanci di previsione e Conti consuntivi

Serie XIII - Verbali di chiusura esercizio finanziario

Serie XIV - Giornali e Mastri della contabilità

Serie XV - Mandati di entrata e uscita

Serie XVI - Imposte e Tasse

Serie XVII - Liste di leva

Serie XVIII - Ruoli matricolari

Serie XIX - Permessi di costruzione

Serie XX - Utenze acquedotto comunale

Serie XXI - Disciplina del commercio

Serie XXII - Registri dello Stato civile

Serie XXIII - Indici decennali dei registri di Stato civile

Serie XXIV - Registro della popolazione

Serie XXV - Movimento della popolazione

Serie XXVI - Censimenti

Serie XXVII - Inventari

Inventario degli archivi aggregati

Congregazione di carità, 1893 - 1933

Serie I - Registri diversi

Serie II - Carteggio

Ente comunale di assistenza, 1933 - 1978

Serie I - Protocolli delle deliberazioni

Serie II - Protocolli della corrispondenza

Serie III - Carteggio

Serie IV - Repertorio contratti

Serie V - Giornali di cassa e libri mastri

Serie VI - Bilanci preventivi

Serie VII - Conti consuntivi

Serie VIII - Verbali chiusura esercizio finanziario

Patronato scolastico, 1954 - 1981

Serie I - Protocolli della corrispondenza

Serie II - Registri diversi

Serie III - Carteggio generale

Serie IV - Bilanci preventivi

Serie V - Conti consuntivi

Serie VI - Mandati di entrata e uscita

Serie VII - Libri di cassa

Condotta veterinaria consortile, 1923 - 1978

Serie I - Registri diversi

Comitato comunale Opera nazionale maternità e infanzia, 1938 - 1977

Serie I - Comitato comunale ONMI

Giudice conciliatore, 1878 - 1983

Serie I - Protocolli delle sentenze

Serie II - Registri diversi



Codifica:
Filippo Mori, ottobre 2017
Paolo Santoboni, revisione, dicembre 2017