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AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
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Tassa prediale e dazio comunitativo

Livello: serie

Estremi cronologici: 1815 - 1865

Consistenza: 23 unità

Il regolamento comunitativo del 1816, nell'affrontare la riorganizzazione amministrativa del territorio del Granducato, introduceva a livello fiscale delle importanti novità con l'abolizione della tassa di redenzione, che, "non avendo più l'appoggio degli antichi titoli redenti, presenta una disuguaglianza d'imposta contraria al giusto"1 e l'istituzione di una tassa prediale, basata sui beni immobili2.

La somma annua stabilita fu di 4. 200. 000 milioni, equivalente all'ammontare dell'abolita tassa di redenzione, la tangente dovuta da ciascuna comunità doveva essere determinata e poi notificata dal Soprasindaco e sovrintendente generale delle comunità e il reparto fissato doveva rimanere in vigore fino all'introduzione del nuovo catasto3; con lo stesso reparto doveva anche essere distribuita tra le comunità la spesa occorrente per l'operazione del catasto4.

Per venire incontro alle popolazioni e mitigare in parte questo aggravio venivano lasciate alle comunità la tassa dei lavoratori e testanti, dove esisteva, e quella sui mulini, cartiere, gualchiere; inoltre il Fisco, sempre per alleggerire la pressione fiscale si addossava le spese per il mantenimento dei carcerati5.

Per riscuotere la tassa il cancelliere doveva formare un dazzaiolo con i nomi dei possessori dei beni immobili del comune, tra questi, "in base alla loro cifra estimale" doveva essere ripartita la tangente di tassa attribuita alla comunità, che il camerlingo doveva poi pagare direttamente alla Depositeria, bimestre per bimestre6.

Su questa tassa la comunità poteva aggiungere una quota per le proprie spese, che doveva essere deliberata dal magistrato e approvata dalla Camera di sovrintendenza7, tale aggiunta veniva a sostituire l'antico dazio dei possidenti e infatti fu chiamata tassa prediale e dazio comunitativo.

Rimaneva ancora una volta, però, il problema dell'inadeguatezza dei vecchi estimi, "compilati in varie epoche e con sistema diverso, specialmente dopo i cangiamenti avvenuti per natura e per industria nel suolo toscano, e la variata pubblica economia, più notabile in un paese agricola (sic), animato dalle libertà di commercio hanno indotta necessariamente nel lungo corso degli anni una terribile alterazione nello stato e nel valore dei fondi rappresentati nelle cifre estimali"8 e infatti nello stesso motuproprio si preannuncia la volontà "di ricondurre al più presto possibile questo articolo principale della finanza dallo stato di approssimazione alla più esatta, e precisa giustizia" avendo il granduca "esteso le sue vedute e le sue determinazioni all'importante e grande progetto di un nuovo estimario da compilarsi con uniformità di sistema e con quelle regole che la scienza, e l'arte suggeriscono per conoscere l'estensione e la forza estimale del territorio toscano"9

Infatti il mese successivo fu istituita, come si è già detto, una "Deputazione" incaricata "di dirigere tanto nei rapporti metrici, che nei rapporti economici le operazioni del generale Catasto"10, nel 1825 fu creato il "Dipartimento incaricato della conservazione del Catasto e della Direzione di acque e strade"11 e infine col regolamento del 1829 furono emanate le regole e determinate le tariffe12.

A Poppi il nuovo catasto entrò in vigore dal I gennaio 183413 insieme a quello di altre 147 comunità.

Dazzaioli