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AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
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Estimo e entrate comunitative

Livello: serie

Estremi cronologici: 1681 - 1776 apr. 30

Consistenza: 172 unità

I comuni del distretto, di cui Montecatini faceva parte, pagavano il dazio imposto alla comunità, il cosiddetto "Chiesto dei Nove" e le spese locali e universali al Magistrato dei Nove Conservatori del Dominio e della Giurisdizione fiorentina per mezzo dell'estimo, che descriveva e stimava le sostanze dei contribuenti ai fini del pagamento delle imposte. L'estimo gravava sia sui redditi dei beni immobili che su quelli provenienti dall'esercizio di arti e affari. L'imponibile a carico dei contribuenti era calcolato in base alle portate o denunce dei cittadini, sulle quali essi rendevano conto delle loro attività e dei loro beni; i dati ricavati dalle portate venivano trascritti in appositi registri catastali, sui quali veniva poi determinato il reddito netto e l'imposta. I libri d'estimo riportano le cosiddette "somma maggiore" e "somma minore", calcolate per determinare il reddito imponibile del contribuente: la prima corrispondeva alla stima dei beni di ciascun proprietario, la seconda era ricavata da un calcolo fatto dagli stimatori, applicando delle aliquote percentuali sul valore complessivo degli immobili.
Il camarlingo di Montecatini effettuava le riscossioni: egli doveva riscuotere un tanto per lira o per soldo del valore dei beni, e doveva annotare sul registro a fianco del nome e cognome di colui che pagava e "dell'avo quando non avesse casato", l'importo e la data del pagamento; questa poteva essere successiva anche di un paio di anni rispetto al periodo a cui la tassa si riferiva 1 . In principio, ogni dieci mesi il camarlingo doveva portare il registro al cancelliere per un riscontro; col passare degli anni questa verifica diventò sempre più frequente, fino ad essere bimestrale. Il saldo veniva effettuato dal Maestro degli Estimi. In base all'entità del "Chiesto dei Nove" e delle spese della comunità, l'aliquota di tale imposta poteva di anno in anno variare.
Dal 1761 a Montecatini veniva pagata al camarlingo l'imposizione del "donativo" su i beni descritti all'estimo; da detta imposizione erano esenti i lavoratori per la parte colonica e tutti quelli che erano stati tassati a testa per non aver beni a estimo. L'anno 1761 il camarlingo doveva versare alla cassa dell'ufficio dei Signori Nove la somma di scudi 253, lire 5, soldi 6, danari 7 per la tassa del donativo 2 .
Il primo registro dei dazzaioli dell'estimo ed entrate comunitative conservato nell'archivio di Montecatini è del 1681 e la serie continua pressoché ininterrottamente fino all'anno dell'abolizione del chiesto dei Nove.
Nei registri qui di seguito descritti sono annotate anche le entrate derivanti da rendite di immobili, imposizioni locali, proventi di multe. Tra le imposizioni locali si segnala il "provento del Bagno". I Bagni di Montecatini venivano concessi in gestione ad un "conduttore", il quale aveva l'obbligo di tenerli puliti ed in ordine. Gli abitanti di Montecatini avevano, ed ancora oggi hanno, l'uso gratuito dei Bagni; mentre i forestieri pagavano cinque soldi per "bagnatura" e una lira e dieci soldi per ogni bestia. Chi veniva trovato a portar via l'acqua senza il permesso del "bagnaiolo" veniva multato 3 .


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