Livello: serie
Estremi cronologici: 1815 - 1857Consistenza: 13 unità
L'antico dazio dei possidenti del contado venne sostituito a partire del 1816 con
una nuova imposizione denominata "tassa prediale e dazio comunitativo", la cui
introduzione coincise con l'abolizione della tassa di redenzione istituita al
tempo delle riforme leopoldine1.
Lo Stato delegò alle
comunità l'imposizione e la riscossione della nuova tassa sui possidenti,
fossero essi persone fisiche o corpi morali. La quota di tassa assegnata a
ciascuna comunità era da questa aumentata della somma necessaria a sopperire
alle spese previste dal bilancio comunale e quindi ripartita fra i possidenti.
Con riferimento a queste due componenti, si denominò tassa prediale e dazio
comunitativo. Del gettito complessivo, fatte le necessarie ripartizioni, la
quota relativa alla tassa prediale veniva versata dal camarlingo alla Regia
Depositeria, mentre l'equivalente del dazio comunitativo veniva incamerato dalla
comunità.
La distribuzione della tassa avveniva al solito ad opera di
appositi deputati, eletti dalla magistratura locale, che con il concorso del
cancelliere e del Magistrato comunitativo approvavano il reparto provvisorio dei
contribuenti che, dopo le correzioni del caso, veniva utilizzato per la
redazione del dazzaiolo. Il dazzaiolo, redatto con i soliti criteri dal
cancelliere, era poi consegnato al camarlingo perché provvedesse alla
riscossione: ciascun contribuente avrebbe dovuto pagare in rate uguali ogni due
mesi, a cominciare dal mese di febbraio.
Con l'abolizione della tassa di
redenzione il dazio dei possidenti venne tuttavia mantenuta la tassa sui
lavoratori e testanti, calcolata per quanto riguardava i mezzadri sull'importo
del dazio comunale sui possidenti pagato dai proprietari dei poderi e per quanto
riguarda gli artigiani col sistema del testatico.