Livello: serie
Estremi cronologici: 1818 - 1864Consistenza: 15 unità
La tassa di famiglia fu istituita con un provvedimento dell'11 febbraio 1815 ed
andò a sostituire l'antica tassa del macinato, già abolita dall'amministrazione
francese nel 18081. La nuova imposta, che costituiva l'entrata
principale della Camera di soprintendenza comunitativa, ricadeva su tutti i
capifamiglia e più in generale su chiunque percepisse un reddito "o per ragioni
di patrimonio, o per ragioni d'assegnamento personale o per ragione
d'industria"; ne erano esclusi i miserabili e le famiglie indigenti.
Annualmente, secondo un meccanismo assai simile a quello che era stato adottato
per la tassa del macinato, veniva fissato un contingente d'imposta che ogni
comunità doveva versare alle casse centrali. Ai Magistrati comunitativi fu
affidato il compito di scegliere "tra le persone più probe e più istruite" tre
deputati cui delegare l'incarico di distribuire l'importo complessivo del
contingente fra tutte le famiglie e le persone del luogo, secondo un criterio
che tenesse conto delle condizioni economiche dei contribuenti; a questo scopo
le Istruzioni fissavano cinque classi di reddito, che successivamente
aumentarono fino ad otto. I deputati dovevano raccogliere, sulla scorta dei
ruoli delle imposte e degli stati d'anime dei parroci, tutte le informazioni
necessarie sulle famiglie così da essere in grado di stilare i reparti della
tassa che, una volta approvati dal Consiglio generale e dal Magistrato
comunitativo, venivano resi pubblici ed erano utilizzati dal cancelliere per la
compilazione dei dazzaioli. L'esazione della tassa era affidata come di
consuetudine al camarlingo della comunità.
La serie si articola in stati di
famiglia, ovvero gli atti preparatori della Deputazione, e reparti; i dazzaioli
invece sono cuciti in filze che li raccolgono insieme a quelli delle altre
imposizioni.