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Gli archivi Bardi di Vernio. Inventario dell'Archivio della Compagnia di San Niccolò di Bari

Tipologia: inventario analitico

a cura di Andreina Minaglia

patrocinio: Comune di Vernio

Pubblicazione: Vernio, Centro Bardi, 2009

Descrizione fisica: pp. 186

Collezione: La Biblioteca dell'Orso
Studi e testi rari

Contenuti:

Alessandro Magini
Direttore del Centro Bardi

Il Centro Bardi e l'Amministrazione Comunale di Vernio stanno portando avanti, da oltre un decennio, un organico progetto editoriale finalizzato alla valorizzazione dell'ingente patrimonio documentario tramandatoci, in sette secoli di storia, dalla famiglia Bardi: dalle pergamene relative all'Abbazia di Montepiano, alle carte del Fondo Bardi-Serzelli, vale a dire dal XIII secolo alla metà degli anni cinquanta del secolo scorso. Con questa pubblicazione, frutto del lavoro d'inventariazione portato a termine della dott.ssa Andreina Minaglia, si aggiunge una nuova tessera alla ricomposizione del complesso "mosaico" costituito dalle migliaia di carte, distribuite in vari fondi archivistici, nelle quali è conservata non solo la particolarissima storia di Vernio, ma anche quella relativa alla cultura, all'arte, alla politica di Firenze e della Toscana.
Gli obiettivi del progetto editoriale e di ricerca, per il quale è stata appositamente creata dal Centro Bardi la collana La Biblioteca dell'Orso, sono essenzialmente due: il primo è quello di rendere facilmente accessibile e fruibile il vastissimo materiale conservato negli Archivi Bardi, grazie a un lavoro di riordinamento condotto secondo moderni criteri di inventariazione e catalogazione; il secondo è quello di incentivare la ricerca storico-sociale, artistica e culturale, grazie ad una sistematica ricognizione dei documenti più interessanti venuti alla luce nel corso dei lavori di inventariazione.
L'articolazione del programma generale di ricerca è stata concepita in ordine ai luoghi che custodiscono il materiale in questione e al relativo stato di conservazione. I nuclei archivistici principali presi in considerazione sono:
- Archivio di Stato di Firenze: Archivio Bardi (fondo Bardi-Serzelli e fondi Bardi I, II, III serie).
- Archivio della Compagnia di San Niccolò di Bari a San Quirico di Vernio.
- Archivio di Stato di Prato: Archivio del Comune di Vernio pre-unitario.
- Archivio Bardi di Vernio, Castello di Poppiano dei Conti Guicciardini.
- Carte Bardi conservate nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.
- Fondo Bardi, Biblioteca Facoltà di Lettere e Filosofia Università di Firenze.
Una serie di considerazioni di natura archivistica e conservativa, ha consigliato di dare priorità all'inventariazione e alla risistemazione, finanziate con apposite borse di studio, relative ai fondi dell'Archivio di Stato di Firenze e a quello della Compagnia di San Niccolò in Vernio.
Per quanto riguarda il nucleo fiorentino, la dott.ssa Ilaria Marcelli ha felicemente condotto a termine la complessa inventariazione del Fondo Bardi- Serzelli, pubblicata recentemente nella presente collana (Gli Archivi Bardi di Vernio. Inventario del Fondo Bardi Serzelli, a cura di Ilaria Marcelli, La Biblioteca dell'Orso, Lucca 2006). E' invece ancora in corso il lavoro concernente la revisione e l'inventariazione dell'Archivio Bardi I e II serie -a cura della dott.ssa Veronica Vestri, con la fondamentale collaborazione della dott.ssa Orsola Gori -la cui conclusione e pubblicazione sono previste per febbraio 2010. Il progetto proseguirà con la revisione e la pubblicazione dei cataloghi pertinenti gli Archivi di Poppiano e di Prato (2011-2012), insieme ad una ricognizione conclusiva sulle carte Bardi variamente distribuite nelle biblioteche fiorentine, e sul Fondo Bardi, proveniente dal lascito del Conte di Vernio Girolamo, oggi depositato presso la Biblioteca della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Firenze.
L'inventariazione dell'Archivio della Compagnia di San Niccolò, rende oggi finalmente fruibile un consistente patrimonio documentario di sicuro interesse per la storia del feudo di Vernio. Ma non solo; l'Archivio raccoglie infatti molte carte (inventari, epistolari, relazioni...) assai utili per approfondire le ricerche sul sistema politico-sociale toscano, insieme ad alcune importanti testimonianze relative la storia dell'arte. La rilevanza di questo Archivio -per molti decenni precariamente custodito e rimasto praticamente inaccessibile -e la necessità di dargli una adeguata sistemazione, vennero evidenziate, a metà degli anni Novanta del secolo scorso, dall'Amministrazione Comunale di Vernio, in particolare dall'allora Sindaco Roberto Marchi il quale, intensificando l'opera di valorizzazione del patrimonio storico di Vernio già intrapresa dai suoi predecessori (Giovanni Pini e Paolo Cecconi), richiese fondi e assistenza per il recupero dell'Archivio. Fu in questa fase che ebbi modo di iniziare una prima ricognizioni sommaria di alcune filze cinque-seicentesche dalle quali emersero scritti di Giovanni e di Pietro Bardi, il fondatore della Camerata Fiorentina e suo figlio, ambedue fra i primi accademici della Crusca, "L'Incruscato" e "Il Trito". Quest'ultimo, in un documento a sua firma, allega una estesa nota del padre intorno la figura di Giovanni Botero, additato come antifiorentino, quindi "nemico" della Crusca. Altre lettere di accademici cruscanti sono presenti nell'Archivio della Compagnia: quelle di Francesco Marinozzi ("Il Riscaldato"), Filippo Bardi ("L'Arido"), relative ai lavori per l'edizione della Divina Commedia di Dante Alighieri nobile fiorentino, ridotta a miglior lezione dagli Accademici della Crusca (1595).
Molte altre carte fanno riferimento a personaggi di rilievo della società toscana dei secoli XVI e XVII: dal Cavalier Vinta allo scultore Giovanni Caccini, fratello del musicista Giulio, il celebre compositore della Camerata dei Bardi, dalle famiglie Bracciolini da Pistoia ai fiorentini Del Bene residenti a Parigi, fino ai Malaspina- Marinozzi. Il carteggio relativo a quest'ultima famiglia contiene tra l'altro l'interessante testamento del Cavaliere Leonardo Marinozzi (con l'inventario dei quadri a lui appertenuti), sette lettere di Giorgio Vasari riguardanti i lavori per la facciata del Palazzo dei Cavalieri di Santo Stefano a Pisa, il resoconto del viaggio di Pandolfo Bardi e di Bianca Cappello ad Ancona nel 1574 (parte di questo materiale è stato pubblicato nel 2000, a cura dello scrivente, nei numeri 1 e 3 dei "Chaiers Accademia", vedi la bibliografia in fine del presente volume). Il successivo lavoro di ordinamento dell'Archivio ad opera di Andreina Minaglia, coordinato e seguito dalla Sovrintendenza per i Beni Archivistici della Toscana, permette oggi di avere un chiaro quadro della composizione dell'Archivio della Compagnia e della tipologia della documentazione in esso conservata.
Quanto finora realizzato è stato reso possibile grazie ai contributi fondamentali dell'Amministrazione Comunale di Vernio e del suo attuale Sindaco Paolo Cecconi, infaticabile e convinto sostenitore dell'opera di valorizzazione del patrimonio storico- culturale ; di Roberto Marchi che, nel periodo del suo mandato, pose le basi per avviare il processo di recupero dell'Archivio; della Sovrintendenza per i Beni Archivistici della Toscana e della dott.ssa Paola Benigni; della Provincia di Prato e della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Si ringraziano inoltre la dott.ssa Diana Toccafondi (direttrice dell'Archivio di Stato di Prato) e la dott.ssa Orsola Gori (Archivio di Stato di Firenze) per la disponibilità e l'aiuto sempre concessi a sostegno dei programmi del Centro Bardi e del Comune di Vernio.



Sandra Pieri
Soprintendenza Archivistica per la Toscana

Con la pubblicazione dell'inventario dell'archivio della Compagnia di San Niccolò di Bari in Vernio prosegue l'attività intrapresa e portata avanti con intelligente costanza dal Comune di Vernio e dal Centro Bardi da tempo impegnati nel censimento, nella descrizione e nella valorizzazione delle fonti documentarie prodotte dalla famiglia Bardi e dalle istituzioni promosse da alcuni dei suoi esponenti.
Nel ricordare che il potente casato fiorentino dei Bardi aveva amministrato il feudo di Vernio per oltre quattro secoli, è forse superfluo sottolineare l'importanza, ai fini della comprensione e della ricostruzione di vari aspetti della storia politica, sociale e culturale del territorio, delle carte che vicende familiari e dinastiche ed una tradizione documentaria plurisecolare hanno sedimentato presso diversi istituti di conservazione: gli archivi di Stato di Firenze e Prato, l'archivio privato Guicciardini e alcune biblioteche fiorentine, come ha opportunamente ricordato nel preambolo a questo volume Alessandro Magini, animatore e coordinatore del progetto.
Nell'ambito della ricostruzione del più ampio quadro di tali fonti Andreina Minaglia ha illustrato e pazientemente descritto l'archivio della Compagnia di San Niccolò, che, costituitasi agli inizi del XVIII secolo grazie ad un generoso lascito di Ridolfo Bardi, ha accompagnato gli abitanti di Vernio fino alla tarda metà del XX secolo. L'esame delle carte ha consentito di mettere in luce una struttura archivistica complessa in cui accanto ai documenti direttamente prodotti dalla Compagnia sono stati individuati ed inventariati quelli relativi ad altri luoghi pii della Comunità di Vernio (l'Ospedale ed il Legato Frilli), all'amministrazione del testatore, al feudo di Vernio e di alcune famiglie che si erano imparentate con i Bardi (i Malaspina ed i Marinozzi).
La Soprintendenza Archivistica per la Toscana, che ha seguito le operazioni di messa in sicurezza di questo patrimonio, dopo un lungo periodo di custodia malcerta, non può che rallegrarsi con l'Amministrazione Comunale, con il Centro Bardi e con Andreina Minaglia per la pubblicazione di questo inventario che, oltre a sancire in via definitiva l'accessibilità dell'archivio, fornisce agli studiosi una ulteriore occasione di riflessione e di lavoro.


Paolo Cecconi
Sindaco di Vernio

Questa pubblicazione costituisce un ulteriore progresso nell'attuazione dell'articolato programma di valorizzazione dei preziosi beni conservati a Vernio e pervenuti all'intera collettività. L'interessante, ricca e, per molti versi avvincente, storia del nostro territorio è oggetto di numerose iniziative che il comune, ormai da molti anni, porta avanti con la collaborazione del Centro Bardi e del Prof. Alessandro Magini, insieme ad altri importanti soggetti istituzionali, associativi e a numerosi Enti sostenitori. A tutti va il più ampio riconoscimento e ringraziamento della nostra Comunità.
L'Opera Pia S. Niccolò di Bari, fondata su disposizione testamentaria del Conte Ridolfo de' Bardi dettata nel 1693, iniziò immediatamente ad operare dopo la morte del nobile. Per secoli, e fin quasi alla fine del Novecento, l'attività dell'Opera Pia è proseguita incessantemente svolgendo un ruolo assai importante nella Comunità di Vernio, soprattutto nel suo capoluogo, S. Quirico. Questa benefica istituzione, voluta dal Conte Bardi, ci ha lasciato in eredità importanti beni architettonici e artistici, insieme ad una ingente documentazione relativa alla sua stessa vita e al contesto relativo alla sua nascita. Quanto segue si può leggere nel lungo testamento di Ridolfo, per sua stessa volontà ricorrentemente pubblicato:
Imperciocchè ordino, e dispongo, che, seguita la mia morte [...] si erigga e si fabbrichi una Compagnia, quale serva ad uso d'Oratorio, et altre stanze necessarie per una Confraternita nel Territorio della Contea di Vernio, nel Popolo di S. Leonardo a S. Quirico, dove è situata la casa della mia Residenza, chiamata il Casone, il quale Casone potendosi adattare alla forma di detta Confraternita senza ad averla ad erigere dai fondamenti per minore dispendio nel suo principio, e per non diminuire il fondo di detta eredità, si possa ciò fare, a piacimento però di detti Signori Esecutori, avendo la mira di non fare spese superflue, ed eccessive in fabbricare; e costruita et eretta, che sia detta Fabbrica, si deva con la licenza dell'Ordinario, e con l'altre Solenità dei Sacri Canoni, o altrimenti si ricerchino, destinare per Compagnia, e Radunanza di persone Pie [...]. Il Titolo della Compagnia, e il suo Protettore sia S. Niccolò Vescovo di Bari, la di cui Festa si celebra ai sei di Dicembre. Non possino essere ascritti in detta Compagnia, ne annoverati ai Fratelli d'essa, se non i miei Sudditi, e Vassalli Maschi, e Descendenti maschi da detti miei Vassalli, essendo ferma intenzione, et assoluta, e deliberata mia volontà, che tutto il governo, et amministrazione di detta Compagnia, e sui Beni, et Effetti si ristringa solamente in detti miei Sudditi e Vassalli e nei loro Descendenti in infinito, e fino che durerà il mondo [...].
La Compagnia ha operato per quasi tre secoli producendo un'attività intensa e dai risvolti culturali e sociali di indubbio rilievo. Nonostante il valore patrimoniale dell'Opera Pia si sia notevolmente assottigliato nel corso del tempo, la Compagnia di San Niccolò di Bari è riuscita ugualmente a conservare e a consegnare all'intera Comunità di Vernio una ricchezza notevole in beni immobili (come il complesso architettonico del Casone, della Galleria e dell'Oratorio) e una altrettanto ricca eredità costituita dagli arredi, dall'organo tardo seicentesco, dalle opere d'arte, dai paramenti sacri ed anche dal proprio archivio, che il Comune di Vernio si propone di tutelare e valorizzare insieme alla Sovrintendenza per i Beni Archivistici della Toscana.
I documenti contenuti nell'archivio dell'Opera Pia divengono oggi finalmente fruibili, e sono messi a disposizione di coloro che, studiosi o appassionati di cultura e storia, intendono approfondire la conoscenza di un importante e antico patrimonio storico. Fino ad oggi le splendide filze, dal contenuto rimasto spesso inaccessibile a coloro che ne avrebbero voluto fruire, potevano fare solo mostra di sé sugli scaffali. Il lavoro di catalogazione compiuto dalla dott.ssa Andreina Minaglia fornisce adesso gli strumenti indispensabili per una puntuale informazione sul contenuto dell'archivio e mette a disposizione di tutti un inventario che potrà consentire agli studiosi di svolgere approfondite ricerche e, agli appassionati di storia del proprio territorio e delle proprie radici, di soddisfare curiosità e voglia di conoscere.


Roberto Marchi
Consigliere Provincia di Prato

La prima volta che visitai l'Archivio della Compagnia di San Niccolò di Bari, ero un alunno delle scuole elementari. Ricordo ancora, in una grande e alta stanza, le scaffalature di legno che sostenevano il peso di una gran quantità di filze e faldoni di color bianco; alcune rilegate in cuoio, altre, più grandi, di color marrone scuro, tenute insieme da robusti lacci che si intrecciavano con la carta conferendo alla filza un aspetto interessante e nello stesso tempo invitante a scoprirne il contenuto. Per un giovane era di difficile comprensione quella scrittura, così come le serie interminabili di conti e numeri tracciati nelle antiche carte; ma quando Renato Pieraccini, allora presidente della Compagnia, apriva i grandi libroni (i cabrei con piante e disegni di tutte le proprietà dell'Opera Pia), l'attenzione diveniva assoluta e il silenzio era interrotto solamente dal girare dei grandi fogli l'uno sopra l'altro. Raffigurazioni di ville, casolari, case coloniche dipinte con colori naturali, piante di terreni, con su indicata la semina della coltura, mi scorrevano sotto gli occhi in una perfetta geometria d'insieme.
Ricordi di un ragazzo, ancora oggi ben fermi e indelebili nella mente, che con il passare degli anni non sono svaniti, ma anzi hanno rafforzato la passione e l'interesse per le importanti vicende storico e culturali legate al nostro territorio.
Nell'anno 1997, l'Amministrazione Comunale di Vernio chiese un intervento finanziario alla neo costituita Provincia di Prato al fine di poter iniziare la catalogazione dell'Archivio. Durante gli incontri in Provincia per l'assegnazione dei fondi e la definizione delle modalità di tale intervento, ricordo che non mancarono alcune battute ironiche da parte di qualche collega sull'effettiva necessità dell'operazione ..., ma poi, una volta fatta chiarezza, anche grazie alle loro capacità e alla loro correttezza, tutto si risolse.
Iniziò così l'opera di inventariazione dell'Archivio da parte della Dott.ssa Andreina Minaglia, un lavoro minuzioso e lungo conclusosi con successo. Ho avuto così modo di conoscere finalmente il contenuto di alcune filze e di apprendere nei dettagli molte vicende storiche legate alla Compagnia San Niccolò di Bari, a partire dalla sua nascita, avvenuta con il Testamento del Conte Ridolfo dei Bardi del 17 febbraio 1763, fino alla sua estinzione nel 1985.
Adesso, con questa ultima opera, edita dalla Biblioteca dell'Orso, Vernio può contare su un discreto patrimonio archivistico facilmente consultabile. Spero che questo volume, così come le altre pubblicazioni del Centro Bardi e del Comune di Vernio sulla famiglia Bardi, possa avere un'incisiva funzione divulgativa, e possa contribuire a intensificare gli studi e gli approfondimenti relativi alle vicende del nostro territorio e dei personaggi che ne hanno caratterizzato la storia, l'arte e la cultura.
Al Comune di Vernio, alla Comunità Montana e alla Provincia di Prato, un grande riconoscimento per le risorse messe a disposizione nel corso di questi anni e per il costante impegno nella valorizzazione degli aspetti culturali del territorio.
Infine al Prof. Alessandro Magini, presidente del Centro Bardi, un particolare e caro ringraziamento per la sua inestimabile opera fin qui svolta, per aver dato inizio, sostenuto e realizzato direttamente, sempre con forza e con professionalità riconosciuta, le ricerche che hanno e stanno facendo conoscere Vernio e il suo territorio in Italia e nel mondo.



Gamurrini Eugenio, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane et umbre, vol. II, Firenze 1671.
Repetti Emanuele, Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, vol. V, Firenze 1843.
Fedeli Ugo Vittorio, L'Opera Pia di S. Niccolò di Bari in Vernio, Prato 1875.
Fedeli Ugo Vittorio, Lo Spedale di Vernio, Prato 1877.
Edelman Paolo - Bardi Ferdinando, Vita e morte di un feudo. Signoria dei Conti Alberti su Vernio, Firenze 1886.
Piattoli Renato, Guida Storica e Bibliografica degli Archivi e delle Biblioteche d'Italia, vol. I, parte I, Prato, Roma 1932.
Pampaloni Guido, Le carte delle famiglie Bardi e Serzelli e della Contea di Vernio nell'Archivio di Stato di Firenze, in «Rassegna degli Archivi di Stato», XXI, 1961, n. 2, pp. 211-216.
Zaccaria Raffaella Maria, I Bardi di Vernio, in Archivi dell'Aristocrazia Fiorentina, Mostra di documenti privati restaurati a cura della Sovrintendenza Archivistica per la Toscana tra il 1977 e il 1989, Firenze Biblioteca Medicea Laurenziana 19 ottobre - 9 dicembre 1989, pp. 107-136.
Gli Statuti di Vernio, a cura di Rita Gualtieri, Cassa di Risparmio di Prato, Prato 1991.
Testamento del Conte Ridolfo de' Bardi dei Conti di Vernio del 17 febbraio 1693 e successivi codicilli. Ristampa anastatica a cura del Comune di Vernio, Prato 1997.
Magini Alessandro, Giovanni Bardi de' Conti di Vernio e la Camerata fiorentina, in Per un regale evento. Spettacolo nuziale ed opera in musica alla corte dei Medici, a cura di M. A. Bartoli- Bacherini, Biblioteca Nazionale Centrale Firenze, Firenze 2000.
Magini Alessandro, I Conti Bardi di Vernio. Note d'archivio e appunti di ricerca, in Neoplatonismo, Musica, Letteratura nel Rinascimento. I Bardi di Vernio e l'Accademia della Crusca. Atti del Convegno Firenze-Vernio 1998, a cura di A. Magini, P. Gargiulo, S. Toussaint, Chaiers Accademina 1, pp. 195-254, Prato 2000.
Magini Alessandro, Le lettere di Giorgio Vasari a Leonardo Marinozzi nell'Archivio della Compagnia di San Niccolò di Bari a San Quirico di Vernio, in Giorgio Vasari. Lettere inedite a Leonardo Marinozzi per il Palazzo dei Cavalieri a Pisa, a cura di P. Barocchi, A. Magini, S. Toussaint, Chaiers Accademina 3, pp. 11-20, Prato 2000.
Sara Tondi, L'Abbazia di Montepiano. Dalle origini alla metà del XIII secolo, La Biblioteca dell'Orso, Centro Bardi, Lucca 2001.
Gli Archivi Bardi di Vernio. Inventario del Fondo Bardi Serzelli, a cura di Ilaria Marcelli, La Biblioteca dell'Orso, Lucca 2006.
Pampaloni Guido, Vernio - archivio comunale, in «Archivio Storico Italiano», I, p. 664.



a. s., antica segnatura
c., carta
cc., carte
cart., cartone
cfr., confronta
fasc., fascicolo
int., interno
n., numero
nn., numeri
p., pagina
pp., pagine
perg., pergamena
s. d., senza data
sec., secolo
tit., titolo



L'archivio della Compagnia di S. Niccolò di Bari in Vernio si ricollega ad un complesso di fondi archivistici afferenti alla famiglia Bardi, non solo perché la Compagnia venne istituita per volontà testamentaria da un esponente della famiglia stessa, il Conte Ridolfo, ma anche perché conserva, oltre a tutta la documentazione relativa alla nascita ed alle vicende storiche della Compagnia, anche numerosi documenti appartenuti al Conte e a suoi familiari. L'archivio della Compagnia è sempre rimasto all'interno della sede di quest'ultima, cioè nei locali del palazzo comitale conosciuto col nome di "Casone", attuale residenza del Comune di Vernio. L'archivio ha trovato oggi collocazione definitiva nella galleria adiacente l'Oratorio dedicato a S. Niccolò che, assieme alla Galleria che lo collega al Casone, compone un unico complesso architettonico.

La Compagnia di S. Niccolò di Bari in Vernio venne istituita per volontà testamentaria dal Conte Ridolfo dei Conti Bardi di Vernio, il quale dispose nel suo Testamento di lasciare in eredità tutti i suoi beni, mancando lui di eredi, ad una Compagnia da istituirsi nella Contea di Vernio, della quale facessero parte solo i suoi vassalli. Quale titolo e protettore della nascente Compagnia, il Conte scelse S. Niccolò di Bari Vescovo di Mira.
Il Testamento, vero e proprio atto di fondazione della Compagnia, venne rogato dal Notaio Simone Mugnai il 17 febbraio 1693 in Firenze, nella Sagrestia del Convento di S. Giuseppe alla presenza dei padri Giacinto Vezzosi, Giovanni Battista Gasparretti da Pietrasanta, Alessandro Rocchiccioli da Barga, Dionisio Fanelli da Saravezza, Giovanni Domenico Gaggioli da Pistoia e Giovanni Antonio Giannini da Pietrasanta, tutti sacerdoti dell'ordine dei Minimi, e di Domenico Salvoni di Firenze. Con tale testamento il Conte dichiarava nullo il precedente testamento da lui fatto e rogato dal Notaio Noferi Calici il 21 gennaio 1674.
Ridolfo dopo aver raccomandato la propria anima a Dio, e disposto la celebrazione di cinquecento messe in suffragio della sua anima, e di un uffizio da celebrarsi ogni anno nella chiesa di San Leonardo nel Popolo di San Quirico il 6 dicembre, giorno della festa di S. Niccolò, dispone un legato di tre lire e soldi dieci piccioli all'Opera di Santa Maria del Fiore in Firenze, e di scudi centoventi alle monache di San Girolamo su la Costa a S. Giorgio dell'ordine di S. Francesco. Dà poi ordine ai propri esecutori testamentari di recuperare tutti i crediti da lui vantati, e quindi i contanti, tutte le grascie, le mercanzie ed il bestiame solito andare in Maremma, tutte le masserizie e suppellettili presenti in ogni luogo per poi investire i proventi di tali vendite in vari luoghi di monte di Bologna o di Roma. A questo punto inizia la parte più importante del Testamento, quella in cui Ridolfo nomina quale erede universale di tutti i suoi beni la Compagnia di S. Niccolò di Bari, per la quale scelse come sede la propria residenza denominata il Casone, accanto al quale ordinò che venisse costruito un edificio ad uso di Oratorio collegato al precedente da una galleria.
Di questa Compagnia potevano far parte solo i suoi vassalli, in tutto trentotto famiglie, fra i quali andavano divisi tutti gli utili e proventi derivanti dall'uso dei beni lasciati in eredità. Risultavano così esclusi dalla Confraternita oltre le donne che si fossero maritate con estranei, tutti i vassalli degli altri Conti Bardi, gli stessi Conti Bardi ed i loro discendenti, ai quali Ridolfo ordinava di restare estranei all'amministrazione e gestione dei beni della Compagnia. Dispone poi che Religiosi, Chierici e Regolari e tutti coloro che a vario titolo fossero debitori della Compagnia, venissero esclusi dal far parte di essa. Era quindi fatto obbligo ai fratelli della Compagnia di risiedere entro i confini della Contea, e quanti si fossero trovati ad abitare fuori potevano essere riammessi a far parte della Confraternita trascorsi cinque anni dal rimpatrio. Tale esclusione non riguardava però tutti coloro che si fossero trovati fuori dei confini della Contea di Vernio per causa di studio di Legge, Medicina o altre Lettere Laicali ed esercizi civili, o per motivi di commercio o militari. Anzi il Conte invita i propri sudditi ad essere particolarmente indulgenti con queste le persone che si sono allontanate dal Feudo "per acquistare scienza e senno, e facoltà, e reputazione, per poterne al loro ritorno istruire gli altri del Paese, che secondo l'esempio dello stato presente, averanno ancora allora estremo bisogno di tali ammaestramenti." (Testamento del Conte Ridolfo de' Bardi dei Conti di Vernio del dì 17 febbraio 1693 e successivi codicilli del medesimo, p. 13, Prato, 1997, ristampa anastatica dell'edizione fiorentina del 1778).
Definiti i criteri per l'erezione della Compagnia, il Conte detta le regole da seguire per l'elezione del Corpo Amministrativo, il quale doveva comprendere un Governatore, tre Consiglieri, un Provveditore un Camarlingo, uno Scrivano, il Sagrestano e due Infermieri. Tali cariche duravano un anno, eccetto il Camarlingo che poteva essere riconfermato, ed era l'unico ad essere eletto con i due terzi di voti favorevoli, a differenza degli altri che venivano sorteggiati fra gli appartenenti alla Compagnia, partecipando un componente per ogni fuoco da scegliersi fra i più anziani e prudenti. Stabilita quindi una serie di obblighi spirituali da eseguirsi, passa alla descrizione dei beni da lui posseduti nella Contea di Vernio e cioè un mulino con gualchiera nella Pieve di S. Ippolito, la tassa della rata del sale, l'Abetaia, la Bandita di Tronale, e i prati di Montepiano, terre e capanna di Monte Cascinaio, il Pignone nel popolo di S. Quirico e la propria residenza detta il Casone. Di questi beni dispone che venga fatta una ricognizione ogni sei anni ad opera di due confratelli. Dispone la concessione a livello di tutti i beni, eccettuato il Casone (era il Livello un contratto in forza del quale veniva concesso il godimento o il dominio utile di un bene in cambio di un canone annuo.) Ordina quindi il deposito di scudi mille sopra i Monti di Bologna, o Firenze, o Roma, o Venezia al fine di raggiungere un moltiplico di ventimila scudi da ridistribuire fra i Confratelli.
Altro scopo della Compagnia era quello di dotare tutte le fanciulle di onesti costumi in età da marito, per le quali veniva pagata una dote di quaranta scudi, a patto che si fossero maritate o avessero preso i voti nei cinque anni successivi. Per quanto riguarda le distribuzioni, venivano considerati indegni i minori di anni cinque, mentre le donne adulte ed i maschi in età compresa fra i cinque e i quindici anni potevano ricevere la metà della cifra elargita ai maschi maggiorenni. Tutti questi diritti venivano persi da quei vassalli che si fossero macchiati di crimini, o avessero alienato beni di proprietà della Compagnia.
Ridolfo nomina "erede del dominio alto, e supremo, e nel mero e misto impero il Conte Carlo del conte Carlo Ottavio Bardi, mancando questo i conti Cosimo Gualterotto e Flaminio Bardi, mancando questi il Conte Muzio Bardi, e mancando anche quest'ultimo il Conte Pier Filippo Bardi". A tutti fa divieto di aggravare i propri vassalli con nuovi dazi o tributi. In fine il Conte Ridolfo nomina quali esecutori testamentari il Capitolo dei Canonici della chiesa Metropolitana di Firenze, cui sostituisce in caso di rifiuto il Capitolo ed i Canonici della Collegiata di Pistoia, cui sostituisce il Capitolo dei Canonici di Prato, ed in ultima istanza l'ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze. Al proprio testamento il Conte Ridolfo apportò negli anni seguenti delle modifiche. che però riguardano solo marginalmente la Compagnia, in tre codicilli datati 12 luglio 1797, 26 agosto 1700, e 24 ottobre 1702.



Il 24 dicembre 1702 il Conte Ridolfo moriva senza lasciare eredi diretti. All'indomani della sua morte il Capitolo dei Canonici della chiesa metropolitana di Firenze preso l'incarico di esecutore testamentario, fece subito compilare un inventario di tutti beni lasciati in eredità dal Conte, comprendente immobili sparsi in varie parti della Toscana, si premurò di far riconoscere i crediti da parte dei Banchi di Venezia, Roma e Parigi oltre che dai privati cittadini. Nel luglio del 1703 vennero quindi iniziati i lavori di adattamento del Casone da adibirsi a sede della Compagnia, accanto al quale venne fatto erigere un Oratorio dedicato a San Niccolò di Bari, collegato al predetto edificio da una galleria. I lavori furono condotti sotto la direzione dell'ingegner Bettini e del Capomastro Giovan Battista Reali e si conclusero nel 1706, anno in cui vennero stampati a cura del Capitolo Fiorentino i Capitoli della Compagnia. (Capitoli della Venerabil Compagnia di S. Niccolò di Bari Arcivescovo di Mira eretta in Vernio l'anno 1706, in Firenze, nella Stamperia di S.A.R. Per Anton Maria Albizzini,con Licenza de' Superiori, 1706).
I Capitoli regolamentano quanto disposto dal Conte nel suo Testamento e in modo dettagliato descrivono le varie cariche, le modalità di elezione, la durata ed i compiti: il Corpo Amministrativo è composto di un Governatore, tre Consiglieri e un Provveditore. Al Governatore è data piena facoltà di esercitare il controllo sull'operato degli altri ufficiali, e la vigilanza sugli interessi temporali e sull'amministrazione della Compagnia. Il Provveditore ha fra i suoi compiti di provvedere la Compagnia di quanto necessita, tenere le scritture, il Libro dei Morti, e raccogliere i voti del seggio. I tre Consiglieri debbono assistere a tutti i negozi della Compagnia assieme al Governatore. Il primo consigliere in caso di assenza del Governatore ne fa le veci. Fra gli ufficiali minori compito del Sagrestano è quello di assettare l'altare dell'Oratorio. Lo Scrivano ha l'obbligo di tenere il Libro dei Campioni contenente i nomi dei casati dei fratelli della Compagnia, e il Libro delle Tratte (dove sono annotati i nomi dei fratelli da eleggersi ufficiali). Lo Scrivano poi, nei mesi di maggio e giugno, dovrà recarsi nelle ville assieme al Governatore o al Provveditore e ad un consigliere per il saldo dei Fattori e dei Contadini, e compilare ogni sei mesi il Bilancio del denaro pervenuto in mano al Camerlingo. Il Camarlingo ha l'obbligo della tenuta dei libri di entrata e uscita, di una filza di mandati di pagamento; spetta inoltre a lui il pagamento delle doti. Il Capitolo Fiorentino portati a termine i lavori, ed adempiuti i voleri del Conte emise rinunzia a favore del Capitolo di Pistoia.
Il 27 gennaio 1772 la reggenza del Feudo venne assunta dal Conte Flaminio Bardi, subentrato dopo la morte del padre il Conte Orazio. Il Conte Flaminio contravvenendo a quanto disposto dal Conte Ridolfo nel proprio Testamento, non esitò ad interferire negli affari della Compagnia, ponendosi a capo dell'amministrazione. A questo stato di cose tentarono di ribellarsi gli abitanti di Vernio, i quali, non riuscendo ad ottenere nessun risultato, pensarono di rivolgersi al Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, al quale nel 1778 si rivolse anche Flaminio. Il Granduca propose ai Bardi di ricevere l'investitura di Vernio come feudo Granducale, ponendosi quindi sotto le leggi comuni agli altri feudi della Toscana. Il Conte Flaminio non accogliendo tale proposta, si recò a Pavia presso il Plenipotenziario dell'Imperatore in Italia, il quale diffidò il Granduca dallo stipulare tale contratto.
Nel 1708 il Conte Flaminio, onde evitare nuovi tumulti, emanò una legge con la quale vietava ai vassalli di difendere le loro cause davanti ai tribunali posti nei confini del Feudo. Nonostante le istanze del Granduca la corte di Vienna si dimostrò favorevole ai Bardi. Nello stesso periodo il Granduca inviò a Vernio il Senatore Carlo Ippoliti il quale, compilando una relazione sull'Opera Pia di San Niccolò, trovò i conti della Compagnia molto dissestati. Il Granduca ordinò che i Bardi fossero esclusi da ogni ingerenza negli affari dell'Opera Pia, e incaricò i Canonici di Pistoia di assumerne il controllo tramite un Procuratore Generale. Venne così nominato il Canonico Michele Sozzifanti.
Frattanto a Vienna si svolgeva la disputa fra il Granduca di Toscana e i Conti Bardi per stabilire l'appartenenza della contea di Vernio al Granducato o all'Impero. Alla Camera Aulica i Bardi esibirono gli antichi Diplomi di Federigo Barbarossa del 1164, e di Ottone IV del 1209, concessi ai Conti Alberti, ma anche quelli di Carlo IV del 1335 e di Leopoldo I del 1607, concessi direttamente alla loro famiglia, dimostrando così la diretta dipendenza del Feudo dall'Impero. Il 16 ottobre 1787 il Consiglio Aulico riconobbe Vernio Feudo Imperiale, dipendente quindi direttamente dall'Impero Germanico. Nel 1790 Pietro Leopoldo assurse al Trono Imperiale, suscitando vane speranze fra gli abitanti di Vernio. Il Granduca Ferdinando III con Motu Proprio del 23 aprile 1794 si limitò a tutelare i diritti dei Confratelli dell'Opera Pia stabilendo che tutte le deliberazioni fatte dagli Uffuziali della Compagnia per essere valide dovevano riportare l'approvazione del Capitolo di Pistoia e, sempre al Capitolo, il Procuratore doveva ogni anno presentare il rendimento dei conti.
Il 5 agosto 1789 il Visconte di Noailles e il Duca d'Aguillon proposero all'assemblea nazionale di Parigi l'abolizione dei diritti feudali. Il 6 settembre 1797, il direttorio esecutivo dichiarava il popolo di Vernio parte della Repubblica Cisalpina; il 15 settembre l'avvocato Raimondo Leoni di Poppi, con al seguito duecento soldati polacchi, giunse a Vernio e pose la sua residenza nel Casone. Il Leoni, per poter mantenere le truppe che aveva al seguito, impose alla Compagnia un rovinoso prestito che non venne mai restituito.
I Conti Bardi frattanto, a seguito del Decreto del 20 settembre 1797 che li aveva privati di ogni diritto feudale, fecero ricorso al governo di Milano contro il Decreto stesso. Per compensarsi dei diritti persi cercarono di tornare in possesso delle tre fattorie di Celle, Ghireto e Mangona; venne così stipulato un atto di transazione in data 26 maggio 1806, in base al quale si stabilì che le tre fattorie suddette di proprietà della Compagnia tornassero in pieno possesso dei Bardi. La Compagnia, visti i Bardi tornati in possesso delle tre fattorie che costituivano la parte più cospicua del suo patrimonio, nominò una commissione per presentare ricorso al Governo Italico; presidente di tale Commissione fu l'abate Tommaso Masi.
Nel 1811 Vernio veniva staccato dal Regno Italico e riunito al Dipartimento dell'Arno facente parte dell'impero francese. La Compagnia deliberò di richiamare i Bardi ad una liquidazione generale definitiva al fine di ottenere i compensi che la transazione del 1807 le concedeva, o il ritorno in possesso dei beni permutati. Venne così incaricata la Commissione di Beneficenza, istituita nel frattempo a Vernio, per adire il competente tribunale al fine di costringere i Bardi alla prestazione dei conguagli dovuti in cambio dei beni ceduti. Frattanto nel 1815 Vernio veniva riunito alla Toscana e l'ex feudo dei Bardi diveniva una Comunità del Granducato.
Il Primo Turno del Magistrato Supremo accolse le richieste dei Bardi, condannando i Livellari alla continuazione del pagamento dei Livelli. Il 24 ottobre fu ammessa la causa di revisione alla Regia Ruota Civile di Firenze; il 5 settembre 1820 persero ogni diritto ad esigere i fitti, il 12 giugno seguente i giudici confermarono la sentenza del Primo Turno del Magistrato Supremo in favore dei Bardi, condannando gli abitanti di Vernio al pagamento dei fitti. La Compagnia perse definitivamente le tre fattorie, ricevendo in cambio le rendite allodiali, che però vennero condonate agli abitanti di Vernio con rescritto Granducale del 30 gennaio 1823. Il magistrato Comunitativo frattanto aveva Compilato nuove istruzioni per l'amministrazione dell'Opera Pia.
Il nuovo Regolamento venne approvato il 4 agosto 1819. Tale Regolamento stabiliva che l'Opera Pia venisse amministrata da un Governatore e quattro Consiglieri da rinnovarsi ogni anno. L'elezione doveva eseguirsi da parte del Magistrato Comunitativo di Vernio e la borsa contenente i nomi chiusa con triplice chiave da conservarsi una da parte del gonfaloniere di Vernio, una dall'aiuto residente di Barberino di Mugello e una dal Vicario regio di Prato. La gestione dell'amministrazione economica spettava al Governatore e ai quattro Consiglieri, assistiti dal Cancelliere di Scarperia, i quali redigevano inoltre un Campione dove erano descritte tutte le famiglie partecipanti alle rendite dell'Opera Pia. Tale Campione doveva essere depositato nella Cancelleria di Barberino di Mugello. Il Camerlengo aveva poi l'obbligo di riscuotere tutte le entrate, pagare le spese ordinarie e straordinarie con mandato del Cancelliere munito del visto del Governatore. I Ragionieri sottoponevano all'esame del Governatore e dei Consiglieri lo stato delle distribuzioni delle elemosine e procedevano annualmente alla formazione del saldo del Camarlingo. Il Cancelliere ricevuto il saldo doveva esaminarlo in tutte le sue parti e sottoporlo quindi all'approvazione del Corpo Governativo e nel mese di marzo alla ragioneria della Camera delle Comunità per la revisione. Gli infermieri mantenevano il solito obbligo di visitare gli infermi una volta la settimana e lasciare loro "lire due". Eventuali nuove cariche dovevano essere approvate dal Provveditore della Camera delle Comunità. Venne istituito in questo periodo un posto di studio a carico dell'Opera Pia di San Niccolò di Bari in Vernio. Requisiti per poter accedere a questo posto di studio erano l'aver compiuto i quindici anni e l'aver frequentato il corso di Grammatica latina, oltre ad essere di buona condotta e moralità.
Con la nascita del Regno d'Italia furono riorganizzati gli istituti di Carità, con Legge del 3 agosto 1862. Il Consiglio Comunale di Vernio emanò un nuovo Statuto Organico approvato con Regio Decreto del 3 settembre 1868, a seguito del quale venne stilato il nuovo Regolamento Amministrativo dell'Opera Pia. Nell'adunanza del 16 maggio 1868 fu letta una proposta di Regolamento Organico predisposto dal Segretario Comunale Dante Fedeli perché venisse poi deliberato dal Corpo Amministrativo della Compagnia. Nella seduta successiva del 9 giugno 1868 venne data lettura del nuovo Regolamento Organico della Compagnia (come modificato dal Consiglio Comunale di Vernio nella sua seduta del 16 marzo 1867) comprendente quindici articoli; dopo la lettura di tutti gli articoli il nuovo regolamento fu approvato all'unanimità dai componenti il Consiglio Amministrativo, ad eccezione dell'art. 4 al posto del quale fu proposto l'inserimento del seguente: "l'amministrazione dell'Opera Pia è composta da un Presidente, e quattro Consiglieri nominati dai Capo famiglia ammessi alla beneficenza, esclusi gli inalfabeti, da farsi a scrutinio segreto il 6 dicembre di ogni anno, giorno titolare di questa Compagnia, e ciò per uniformarsi alla volontà del Pio Fondatore. Per partito di voti favorevoli tutti." (Protocollo delle Deliberazioni del Corpo Governativo della Compagnia di San Niccolò di Bari in Vernio, anno 1867" n. 23). L'approvazione avvenne con R. Decreto del 3 settembre 1868, con il visto del Ministro dell'Interno.
Nella prima adunanza del 1880, tenutasi il tre gennaio, si dette lettura della minuta del contratto di enfiteusi con il Comune di Vernio la quale fu approvata all'unanimità. Al Presidente dell'Opera Pia fu dato l'incarico di stipulare il relativo contratto in forma pubblica, come già disposto dal Consiglio Comunale nella seduta del 20 agosto 1877 (Protocollo delle deliberazioni del consiglio Amministrativo di detta Opera Pia, n. 24). Il 24 marzo del 1880 la Compagnia concesse in enfiteusi al Comune di Vernio il Casone.
La legge n° 6972 del 17 luglio 1890 dettava norme più precise riguardo l'amministrazione dei vari istituti di Beneficenza; a tale scopo veniva istituita in ogni Comune una Congregazione di Carità con il compito di amministrare le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. In forza di tale legge il 17 luglio 1906 l'Opera Pia venne concentrata nella Congregazione di Carità di Vernio; difesa dall'avvocato Callaini ricorrerà il 28 aprile 1908 alla V sezione del Consiglio di Stato contro questa decisione. La V sezione giurisdizionale, accogliendo il ricorso dell'Opera Pia, revocò il Regio Decreto del 17 giugno 1906 che ne aveva disposto il concentramento nella Congregazione di Carità.
L'Opera Pia, a seguito degli eventi storici nei quali fu coinvolta, aveva visto nel corso degli anni assottigliarsi sempre più le proprie rendite, consistenti per lo più nella riscossione di censi e livelli. Le vendite di immobili, resesi necessarie per poter finanziare la manutenzione e il mantenimento del patrimonio, unite ad una pessima amministrazione, la resero impossibilitata a proseguire i propri scopi. Il Consiglio di Amministrazione dell'Opera Pia, con deliberazione del 16 marzo 1985, decretò la cessazione della propria attività e la cessione di tutto il patrimonio mobiliare e immobiliare al Comune di Vernio. Il Consiglio Comunale di Vernio, con Deliberazione n° 81 del 27 marzo 1985, espresse il proprio parere favorevole all'estinzione dell'Opera Pia S. Niccolò, in relazione anche alla normativa vigente relativa all'estinzione delle I.P.A.B. (L.R 31/12/1982 n° 96). In base a tale normativa si rese necessaria una ricognizione completa del patrimonio mobiliare e immobiliare dell'ente. Tale patrimonio comprendeva il Casone, sede del Comune, la Galleria e l'Oratorio adiacenti, oltre ad un edificio sede della Farmacia comunale e della Biblioteca, già sede ed alloggio per le suore e la scuola materna. L' I.P.A.B. "Opera Pia San Niccolò di Bari" venne dichiarata estinta con Delibera del Consiglio Regionale della Toscana n° 236 del 30 giugno 1987, e quello che restava del suo patrimonio devoluto al Comune di Vernio.



Le carte prodotte nel corso della sua lunga storia dalla Compagnia di S. Niccolò di Bari in Vernio sono state oggetto di vari ordinamenti. Il più importante è rappresentato dall'intervento di riordino e inventariazione operato dal Dott. Guido Pampaloni Direttore dell'Archivio di Stato di Firenze, che nel gennaio del 1957 a seguito di una ispezione compiuta presso l'Archivio della Compagnia ravvisò la necessità di operare un riordinamento e inventariazione dell'archivio stesso. Venne quindi dato incarico a Stefanacci Rinaldo, Pieraccini Antonio e Pieraccini Pietro, esponenti del Corpo amministrativo della Compagnia di procedere alla schedatura con la consulenza tecnica della Soprintendenza Archivistica di Firenze. Il lavoro di riordino e inventariazione terminò nel novembre del 1957. L'inventario redatto dal Dott. Pampaloni contemplava le seguenti serie archivistiche, per un totale di 388 unità archivistiche che coprono un arco cronologico che va dal 1287 al 1893:
- Testamenti - Statuti - Deliberazioni;
- Lettere;
- Eredità Bardi;
- Contratti - Livelli;
- Costruzione Palazzo;
- Famiglia;
- Inventari dei Beni;
- Distribuzione di elemosine, Debitori e Creditori - Entrata e Uscita;
- Fattoria di Celle - Saldi;
- Fattoria delle Rose;
- Fattoria di Ghireto;
- Fattoria di Mangona;
- Fattorie di Mangona Celle e Ghireto;
- Poderi;
- Saldi;
- Lavori nelle Ville;
- Entrata di Pigionali;
- Note di Raccolte;
- Bestiame;
- Dazzaioli;
- Conti;
- Conti e Revisioni;
- Ricevute;
- Processi;
- Diversi;
- Spedale;
- Bardi;
- Malaspina;
- Bracciolini di Pistoia;
- Ricordanze di anonimo, 1430. Debitori di Michele Canacci 1425;
- Bolle;
- Libri a Stampa.
Successivamente, circa a metà degli anni ottanta (l'elenco rinvenuto porta la data gennaio 1986), sono stati accorpati alla precedente documentazione descritta tutti quegli atti prodotti negli anni seguenti all'inventario del Pampaloni, e comunque successivamente rinvenuti, ai quali è stata data semplicemente una numerazione progressiva dal n. 389 fino al 507, senza riordinarli - cronologicamente - e senza suddividerli in serie archivistiche. Come accennato precedentemente, documenti riguardanti il Conte Ridolfo e la Compagnia si trovano anche in altri istituti di conservazione, oltre che presso archivi detenuti da famiglie private. In particolare si segnalano documenti presso l'Archivio di Stato di Prato all'interno dell'Archivio Comunale di Vernio, in Archivio di stato di Firenze, nell'archivio dei Conti Guicciardini presso il Castello di Poppiano dove, a seguito dell'alluvione del 1966, venne trasportato l'archivio della Famiglia Bardi che era passato nelle mani dei Conti Guicciardini quali eredi.
L'Archivio della Compagnia di San Niccolò di Bari in Vernio comprende al suo interno, oltre a tutta la documentazione inerente la nascita e l'amministrazione della Compagnia stessa, altri fondi aggregati, all'interno dei quali si trovano carte appartenute alla famiglia Bardi e ad altre famiglie o personaggi legati a vario titolo ad esponenti di questa famiglia. Di particolare importanza sono alcuni documenti riguardanti un nobile di origine anconetana, Lionardo Marinozzi, fra cui il suo testamento del 1576. Il Marinozzi nel suo atto testamentario fa un dettagliato elenco dei beni da lui posseduti, fra i quali i possedimenti di Bellosguardo a S. Croce in Valdarno, e di S. Pietro in Gattolino a Firenze, al quale fa seguire un dettagliato elenco di tele di famosi pittori. Il Marinozzi si era imparentato con la famiglia Bardi a seguito del matrimonio in seconde nozze avvenuto fra il Conte Teodoro Bardi, nonno di Ridolfo, e Fiammetta Marinozzi sua figlia. Altre notizie riguardanti la famiglia Marinozzi si possono trovare all'interno della filza 499, dove si trovano fra l'altro sette lettere inviate da Giorgio Vasari a Lionardo Marinozzi, che con il Vasari era in rapporti di amicizia. Le lettere sono datate una 7 ottobre 1546, le altre sei recano la data 1564. (Le lettere di Vasari, il testamento di Leonardo Marinozzi e notizie intorno il carteggio Marinozzi e i suoi rapporti con i Bardi, sono stati pubblicati in Giorgio Vasari. Lettere inedite a Leonardo Marinozzi per il Palazzo dei Cavalieri a Pisa, vedi bibliografia). Altre carte aggregate all'Archivio della Compagnia sono quelle riguardanti la famiglia Malaspina, fra cui un registro di Debitori e Creditori appartenuto al marchese Galeazzo Malaspina, un "Giornale delle possessioni di Castelvecchio" del marchese Fazio Malaspina più un registro di "entrata e uscita" appartenuto a Clarice Malaspina, moglie di Lionardo Marinozzi. Vi si trovano inoltre documenti attenenti alla famiglia Bracciolini da Pistoia, fra cui un "Giornale" di entrata e uscita del fattore di Caterina Fea vedova di Giovanni Bracciolini, oltre a due filze di Contratti, lodi, lettere e sentenze. La Compagnia di San Niccolò di Bari in Vernio non era l'unico Pio istituto presente nel territorio di Vernio, un'altra importante istituzione fu quella dell'Ospedale di S. Maria Assunta in Mercatale. Questo istituto fu fondato con testamento rogato 8 marzo 1758, dal Conte Girolamo Bardi (31 gennaio 1685 -31 gennaio 1761). Il Conte Girolamo stabilì che venisse eretto un ospedale per infermi nella località di Mercatale. All'erezione di tale ospedale si opposero il Fratello Orazio Bardi ma soprattutto il di lui figlio Flaminio. Alla metà del 1761 lo Spedale era terminato, e fu inaugurato il primo maggio 1762. Il 22 aprile dello stesso anno con Motuproprio il Conte Orazio aveva ordinato il sistema e le costituzioni da osservarsi per il trattamento degli infermi, per la gestione economica, per la nomina degli impiegati. Fino alla morte del Conte Orazio, avvenuta il 1772, l'amministrazione dell'ospedale procedè in maniera regolare; le cose mutarono nel momento in cui subentrò il figlio Flaminio, sotto la cui reggenza si registrarono subito forti perdite economiche. La situazione andò peggiorando con l'avvento della Rivoluzione Francese. Il 15 ottobre 1876 con Regio Decreto venne approvato uno Statuto organico che ne stabiliva nuove norme dettate dai nuovi bisogni del Pio istituto.
Di altri due Legati Pii si trovano notizie nell'archivio della Compagnia di San Niccolò: quello della Contessa Marietta Bourbon dal Monte nei Bardi (la quale con testamento del 2 marzo 1697 lasciava tre doti annue da destinarsi alle fanciulle da maritarsi) e quello del Sacerdote Andrea Frilli il quale con testamento rogato il 12 dicembre 1703 ricevuto ai rogiti di Messer Antonio Meucci, ordinò che la Compagnia del Corpus Domini, in qualità di erede di tutti i suoi beni, provvedesse alla creazione di un posto di studio per mantenere un giovane di Vernio agli studi in un seminario o nell'Università Pisana, mediante un assegno di sessanta scudi.







Codifica:
Ilaria Pagliai, novembre 2016
Paolo Santoboni, revisione, dicembre 2016