Tassa prediale e Dazio comunitativo

Livello: serie

Estremi cronologici: 1818 - 1863

Consistenza: 60 unità

Con editto del 16 settembre 1816 ¹ fu ordinata l'abolizione della tassa di redenzione che le comunità dello Stato imponevano ai possidenti e pagavano alla cassa del Monte Comune di Firenze: in suo luogo venne istituita una nuova tassa prediale, proporzionale al valore dei beni immobili compresi nel territorio comunale.
Il gettito complessivo dell'imposizione fissato annualmente, veniva ripartito fra le diverse comunità e comunicato loro con notificazione del Sovrintendente generale delle comunità del granducato. Gonfalonieri, Magistrati comunitativi e Cancellieri provvedevano a riportare le quote assegnate nei bilanci di previsione e a formarne un corrispondente capitolo di entrata mediante imposizione sui possidenti locali. Con identico meccanismo erano previste nel bilancio anche le spese destinate alla compilazione del nuovo catasto particellare cui si dava inizio in quegli anni.
Per i Cinque comuni la tangente d'imposta venne fissata inizialmente in lire 3500 per la tassa prediale e in lire 60 per l'imposizione del nuovo catasto. Nel computo della tassa prediale era poi compreso anche l'importo del dazio comunitativo, percepito direttamente dalla comunità per far fronte alle diverse partite d'uscita previste in bilancio.
L'operazione successiva consisteva nella distribuzione dell'imposta complessiva fra i contribuenti: essa avveniva prima, in via provvisoria, nei cosidetti "reparti" e, successivamente al calcolo dei" defalchi" e alla risoluzione dei ricorsi, nei dazzaioli su cui il camarlingo effettuava le riscossioni.