Nel 1815 fu abolita la tassa di macine e sostituita dalla Tassa di
famiglia. Il Magistrato comunitativo doveva formare un'apposita Deputazione i cui
membri avevano l'incarico di preparare i reparti per la distribuzione della tassa in
base a classi di reddito tra tutte le famiglie e le persone della comunità. I
cancellieri comunitativi avevano il compito di controllare la compilazione dei
reparti e dei dazzaioli; il camarlingo della comunità si occupava della riscossione
e provvedeva a versare l'importo della tassa alla Camera di Soprintendenza
Comunitativa. I contribuenti pagavano l'importo dovuto suddiviso in quattro
rate trimestrali e le comunità erano autorizzate ad aumentare il reparto del dieci
per cento, incamerando l'eventuale maggiore incasso.