Livello: fondo
Estremi cronologici: 1680 - 1900Consistenza: 140 unità
A seguito delle riforme delle istituzioni periferiche, nella seconda
metà del Settecento fu avviato un processo per uniformare la gestione amministrativa e
fiscale di tutto il territorio del Granducato. La riforma comunitativa del 1774 sospese
la validità degli statuti locali e ridusse notevolmente l'autonomia fino ad allora
esercitata dai centri minori, i cui territori vennero accorpati e dettero vita a
comunità più ampie con regolamenti uniformi
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Nel febbraio 1773 fu elaborato un nuovo regolamento per le dodici
comunità dipendenti dal vicariato di San Giovanni, e l'anno seguente fu istituita la
nuova comunità di Reggello
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La nuova comunità
di Reggello risultò così composta dai popoli che avevano precedentemente fatto parte del
piviere di Cascia, di quello di Pitiana e dai popoli della lega di Incisa per un totale
di trentasei popoli.
Il nuovo regolamento prevedeva che il governo della comunità
di Reggello fosse affidato a due assemblee: il Magistrato comunitativo ed il Consiglio
generale. Il primo era composto dal gonfaloniere e da dieci Rappresentanti, mentre il
Consiglio era composto dai residenti nel Magistrato comunitativo e da venti Deputati dei
popoli. Le adunanze del Magistrato comunitativo e del Consiglio generale erano ritenute
valide quando erano presenti almeno i due terzi dei residenti
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Il regolamento stabiliva inoltre l'ammontare
della tassa di redenzione, che la comunità di Reggello doveva pagare alla cassa della
Camera delle Comunità, fissata nella somma di scudi quattrocentosettanta di lire sette
per scudo
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