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L'archivio postunitario del Comune di Scandicci

Tipologia: inventario analitico

a cura di Rossella Tramutola

patrocinio: Provincia di Firenze - Comune di Scandicci

Pubblicazione: Firenze, Leo. S. Olschki, 2005

Descrizione fisica: pp. XXVI, 149, cm. 24

Collezione: Cultura e Memoria, 33

Numeri: ISBN - 88-222-5433-6

Contenuti:

Già da tempo l'Amministrazione Comunale si è impegnata per rendere disponibile a cittadini, studiosi e ricercatori la memoria del territorio comunale; lo ha fatto dotando l'Archivio Storico Comunale di strutture quanto più possibile adeguate alle necessità di conservazione della documentazione prodotta dai suoi uffici: dalla sede, che è stata mantenuta nel palazzo simbolo del Comune fra Ottocento e Novecento, al personale impegnato che abbiamo voluto si dedicasse esclusivamente a quel compito. Abbiamo poi provveduto a documentare quel patrimonio fissandone la consistenza in un inventario, che si fermava al 1865, e iniziando a lavorare per la pubblicazione dell'inventario della parte più recente, quella relativa agli anni che iniziano con l'unità d'Italia.
Il presente lavoro, che copre un arco temporale che va dal 1865 al 1945, ne è il frutto e intende dare una veste scientifica all'informazione sulla documentazione amministrativa del nostro territorio. Esso è una utile chiave di accesso alle fonti di archivio del Comune e si colloca, per importanza, fra gli strumenti indispensabili al lavoro dell'Amministrazione comunale. La realizzazione di questa pubblicazione è stata resa possibile grazie all'impegno della dottoressa Rossella Tramutola, che ha lavorato con serietà e rigore, e alla competenza della dottoressa Sandra Pieri, della Soprintendenza archivistica per la Toscana, che ne ha seguito passo passo la genesi: a loro va il nostro più sentito ringraziamento.
Un grazie anche al nostro archivista, il dottor Riccardo Borgioli, per l'esauriente lavoro introduttivo e la passione profusa nel seguire i lavori.
Per il contributo economico, ma ancor di più per l'aver voluto ospitare questo nostro inventario nella collana Cultura e Memoria, vogliamo ringraziare la Provincia di Firenze che con tale strumento rende possibile la conservazione e tutela della memoria delle comunità locali del territorio di competenza.

Simone Gheri
Sindaco di Scandicci

Aldo Frangioni
Presidente dell'Istituzione Cultura di Scandicci



Il Comune e il territorio

Casellina e Torri si costituì in comune nel 1865 a seguito della prima legge emanata dallo stato unitario per la suddivisione amministrativa del territorio nazionale1.
In quella data le vecchie magistrature, che nei primi anni dello stato unitario avevano continuato ad amministrare il territorio, furono progressivamente sostituite da organismi che sono sostanzialmente restati gli stessi fino ad oggi. La legge per l'unificazione amministrativa stabiliva che i nuovi organismi di governo dei comuni sarebbero entrati in carica dal 1° luglio successivo a seguito delle elezioni e delle nomine dei sindaci; per dare tempo, però, per gli opportuni adeguamenti, si precisava che «Le attuali amministrazioni continueranno a compiere le attribuzioni e gli atti affidati dalle leggi fino a che le nuove amministrazioni non siano entrate in ufficio». Alla prima adunanza del Consiglio, tenutasi il 24 luglio, presiedette il consigliere Francesco Adorni in assenza del gonfaloniere; in tale occasione il presidente dette lettura degli articoli 95 e 212 della legge riguardanti il numero dei consiglieri richiesti per la legalità delle adunanze e le modalità di votazione; informò anche il Consiglio che in conformità dell'articolo 238 paragrafo 10 della legge l'attuale Consiglio e Magistrato dei Priori erano autorizzati a continuare nei rispettivi uffici. Fu confermato, inoltre, Luigi Torrigiani, già segretario del gonfaloniere «sotto l'impero del Regolamento Toscano 20 novembre 1849», a segretario del Comune secondo la nuova normativa2. Le elezioni amministrative si tennero il 10 settembre 18653; fino al 2 ottobre 1865 il gonfaloniere Luigi Mannelli Galilei supplì alla mancanza del sindaco4. Dal 13 ottobre Enrico Magherini compare nelle deliberazioni come facente funzioni di sindaco; egli venne ufficialmente nominato con Regio Decreto del 10 dicembre 1865 e la Giunta ne prese atto il 22 dicembre5.
Con gli aggiustamenti territoriali del 18656, che fecero acquisire a Casellina e Torri porzioni di territorio del soppresso Comune di Legnaia e cedere al Comune di San Casciano alcune zone nei pressi della Romola, il Comune, nato in epoca lorenese7 dalla fusione delle due leghe di Casellina e di Torri, ampliò di molto la sua estensione territoriale. Tale ampliamento e la logica del provvedimento legislativo portarono alla individuazione di un centro del comune che fino ad allora non esisteva. Si pensò inizialmente di acquistare un terreno per costruire un piazzale e un edificio da utilizzarsi per il mercato dei grani; vi si aggiunse anche l'intenzione di ampliare l'edificio per alloggiarvi altri servizi pubblici e, particolarmente, le scuole. Fra le due direttrici principali che attraversavano il territorio la scelta cadde su quella che porta alla valle della Pesa perché comoda per i collegamenti con le colline; il terreno su cui far sorgere il palazzo fu individuato nel borgo di Scandicci che, in quanto baricentrico della parte pianeggiante, meglio si prestava a servire gli interessi della popolazione8.
La situazione territoriale rimase immutata fino al 1928 quando il comune di Firenze fu ampliato a danno dei comuni limitrofi9; Casellina e Torri cedette al Comune di Firenze la parte a nord est del suo territorio per un totale di 6.931 abitanti e acquisì dal soppresso Comune del Galluzzo la zona intorno alla Pieve di Giogoli con 397 abitanti10; a Casellina e Torri, secondo la rilevazione dell'Ufficio Centrale di Statistica del 4 settembre 1928, restarono 12.253 abitanti11; restò anche il pubblico macello, sebbene si trovasse in territorio fiorentino12.
I previsti cambiamenti territoriali seguirono un iter che si protrasse per tutto il decennio a causa delle proteste degli abitanti delle zone lungo il fiume Greve, che chiedevano di restare nel comune di Scandicci, e delle conseguenti richieste del podestà di Scandicci13.
Infine, con R. D. 7 settembre 1939, n. 1591, Rettifica di confine fra i comuni di Firenze e di Scandicci (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 ottobre 1939) si concluse la vicenda: la superficie del territorio, che prima del 1928 era di kmq. 69.600, si ridusse a kmq. 59.594 mentre la popolazione scese da 20.252 abitanti a 13.20214. La nuova configurazione territoriale decorse dal 1 gennaio 1940 ed è rimasta immutata nel tempo.
Nel 1929 il commissario prefettizio Luigi Mazzucchelli deliberò di richiedere al Ministero dell'Interno il cambiamento del nome da Comune di Casellina e Torri a Comune di Scandicci, dal nome della località sede del municipio15; le argomentazioni a sostegno di tale richiesta erano di ordine pratico tese ad evitare di creare disservizi sia per la consegna della posta, che immancabilmente veniva portata sul tram diretto a Casellina, che per i viaggiatori e funzionari che si aspettavano di trovare la sede del Municipio nel luogo che dava il nome al Comune; il podestà faceva anche notare che lo stemma sarebbe rimasto lo stesso.
La risposta del Ministero non si fece attendere e in quello stesso anno fu emanato il Regio Decreto che autorizzava il cambiamento del nome16.

L'archivio

Nel 1865, a seguito della soppressione delle Cancellerie e Uffizi del Censo toscani, il gonfaloniere di Casellina e Torri fu autorizzato a provvedere al ritiro delle carte dagli uffici della Cancelleria del Galluzzo; fece eccezione la documentazione catastale di Casellina e Torri destinata al Demanio17. L'anno successivo i documenti furono effettivamente prelevati e fu affidato al segretario comunale di Casellina e Torri, Luigi Torrigiani, l'incarico di prendere in consegna e curare il trasporto delle carte conservate nell'Archivio della Cancelleria del Galluzzo18.
Nello smembramento dell'Ufficio di Cancelleria erano inevitabilmente stati commessi alcuni errori e così il 10 dicembre 1866 vari documenti, che erano stati portati a Casellina e Torri, furono mandati al Comune di Carmignano cui spettavano19.
Il Comune di Casellina e Torri aveva la propria sede in piazza della Signoria n. 6 in un quartiere in affitto di proprietà di Luigi Uguccioni; tale quartiere era in condominio con il Comune di Bagno a Ripoli20. Avendo di fronte il già citato Regolamento n. 2321 del 1865 e in vista del trasferimento sul territorio comunale degli uffici del Comune21 il sindaco propose, e la Giunta approvò22, gli opportuni provvedimenti per il riordinamento dell'Archivio. In sostanza il sindaco, in considerazione del fatto che gli impiegati dovevano occuparsi delle due amministrazioni di Casellina e Torri e di Bagno a Ripoli e che quindi non potevano svolgere ulteriori mansioni, propose di assumere provvisoriamente un amanuense straordinario, Callisto Becchi, per «dare all'Archivio Municipale un completo riordinamento [...] riconosciuta la necessità di provvedere ad una migliore tenuta dell'Archivio»23. Con l'Archivio presumibilmente sistemato per essere trasferito, la sede del Comune si spostò sul territorio comunale nella piana detta Scandicci Basso ai piedi di Scandicci Alto24. Venne acquistato un terreno dagli Eredi Poccianti25 e, nell'attesa della costruzione del palazzo comunale, l'Amministrazione e gli uffici comunali, compreso quindi anche l'Archivio26, si trasferirono in un locale della villa Poccianti preso in affitto27; qui il Becchi continuò per i due anni successivi il lavoro di riordinamento dell'Archivio28.
La prima riunione del Consiglio Comunale nella sede provvisoria fu celebrata il 13 maggio 1868. La locazione della sede fiorentina venne disdetta il 1 maggio 1871 poiché a quella data il nuovo palazzo comunale era già pronto ad accogliere gli uffici29.
Nei primi anni di assestamento della nuova realtà amministrativa anche l'Archivio aveva necessità di ulteriori interventi. Infatti, a fronte dell'avvenuto riordinamento della pianta organica del personale mediante la quale il numero degli impiegati addetti alla segreteria fu ritenuto sufficiente anche alla regolare tenuta dell'Archivio30 fu rilevato da parte della Giunta che il Becchi, che «per effetto della Deliberazione Consiliare 30 novembre 1870 n. 93 cessò di assistere la Segreteria Municipale, non aveva peranche compiuto l'assestamento di tutti gli atti e documenti attinenti a tutti gli affari ultimati negli anni anteriori.»31. Divenne quindi necessario autorizzare «il Sig.re Sindaco a valersi dell'opera di un'amanuense straordinario per quel tempo che strettamente potrà occorrere al completo ordinamento dell'Archivio Comunale, limitatamente agli affari compiuti precedentemente alla riforma del Ruolo Normale degl'Impiegati Comunali»32. La deliberazione non ebbe, però, seguito; nella documentazione dei mesi e anni immediatamente successivi non si trova traccia di ulteriori atti che riguardino l'Archivio, né incarichi o mandati di pagamento che facciano riferimento a tale lavoro; è probabile che l'Amministrazione comunale avesse appurato che il personale di segreteria che aveva a disposizione fosse sufficiente33, visto anche che il grosso del lavoro era stato già svolto da Callisto Becchi; ne è conferma il fatto che ogni anno, dal 1875 al 1898, vennero compilati supplementi o appendici annuali agli inventari34.
Per quanto riguarda la manutenzione degli uffici del Comune si trovano spesso, nella documentazione di quegli anni, note di spese liquidate a legnaioli e tappezzieri. Nel 1876 compare una liquidazione specifica per la manutenzione dei mobili dell'Archivio35; la cura nella tenuta dell'Archivio è confermata dalla sollecitudine con cui il Sindaco rispose al Prefetto in merito ad una circolare nella quale si chiedeva conto dello stato degli archivi della provincia36: in essa il sindaco si premurò di rassicurare il prefetto sulla salubrità dei locali che conservavano le carte di archivio.
Sulla stessa linea di accuratezza nel maneggio delle carte e degli strumenti di controllo amministrativo si colloca una lettera che il sindaco Pietro Torrigiani, appena nominato, indirizzò al segretario comunale37; in essa veniva richiamata l'attenzione del segretario all'osservanza del regolamento dell'8 giugno 1865. Non essendovi traccia, nel periodo precedente, di addebiti mossi agli impiegati della Segreteria la comunicazione al segretario sembra essere una puntualizzazione del neosindaco per la corretta gestione del lavoro amministrativo.
Sul finire del secolo le circolari prefettizie e le istruzioni del sindaco vennero sostituite da una norma statale che da allora guidò le amministrazioni nella tenuta degli archivi; erano le Istruzioni Astengo38, che trovarono applicazione presso il Comune di Casellina e Torri nel 1905. Agli inizi del nuovo secolo il sindaco propose un ampliamento degli spazi adibiti ad uffici; anche l'Archivio, che per oltre trenta anni aveva convissuto con lo Stato Civile, non avendo spazio sufficiente, si trovò costretto a traslocare al mezzanino del palazzo comunale39. Con la revisione del Regolamento (1908), si affidò con chiarezza al vicesegretario la tenuta dell'archivio corrente40, precisando anche la divisione fra Archivio Corrente e Archivio di Deposito secondo le già ricordate Istruzioni Astengo del 1897. La stesura del Regolamento fu ritenuta dall'Amministrazione Comunale una tappa importante nella gestione della macchina amministrativa, tanto che l'anno successivo si volle divulgare il relativo opuscolo a stampa41. Al testo già stampato si apportarono alcune modifiche già l'anno successivo quando il sindaco propose di allargare la pianta organica del personale per poter far fronte al maggior lavoro «attribuito ai comuni dalle tante disposizioni di legge e derivante dalle crescente esigenze di tutti i servizi, dalla aumentata popolazione e da tante altre cause»42. Si assunse quindi un quarto commesso e la mansione di archivista fu indicata come spettante al secondo commesso.
Nel 1913 il nuovo sindaco Mario Augusto Martini incaricò Alessandro Fabroni di «vedere quali fossero i mezzi migliori per riordinare l'Archivio Comunale in modo da dargli un assetto semplice ma sicuro». Il Fabroni rispose con una dettagliata relazione43 nella quale dava conto dei sopralluoghi che aveva fatto presso archivi di altre amministrazioni; degli archivi del Galluzzo e di Fiesole criticava l'impostazione personalistica dei rispettivi segretari rimarcandone, segnatamente per il Galluzzo, l'eccessiva complessità della divisione «in ben 48 serie» a fronte della divisione in 15 categorie operata dal Comune di Casellina e Torri «in ordine alla circolare del Ministero dell'Interno del 1° Marzo 1897»; riferiva anche che «in base a questo sistema è tenuto l'Archivio del Comune di Siena che per la sua regolarità è oggetto delle visite di impiegati di diversi Comuni che debbono riordinare i propri Archivi». A conclusione dell'incarico il Fabroni confermò l'opportunità di mantenere l'organizzazione data all'Archivio con l'applicazione delle 15 categorie previste dalla circolare Astengo, pur proponendo alcune modifiche relative alla protocollazione e alla compilazione di indici alfabetici. Terminata l'esperienza del commissario prefettizio44 la successiva amministrazione comunale confermò la pianta organica aumentando semplicemente gli stipendi a tutto il personale45.
Gli avvenimenti turbolenti di quegli anni portarono nell'aprile 1921 ad un nuovo commissariamento del Comune. Il primo atto deliberativo del nuovo commissario prefettizio46 riguardò la Pianta Organica del personale: in sostanza egli confermò la deliberazione del precedente commissario operandovi solo lievi modifiche strutturali che non interessarono, ad ogni modo, l'Archivio; nell'elenco delle qualifiche il nome di Fabroni è specificato come applicato con mansioni relative, fra le altre, all'Archivio. La stessa impostazione fu confermata in una deliberazione dell'anno successivo47. La specifica attribuzione di responsabilità amministrativa dell'Archivio ad un membro della Giunta Municipale venne per la prima volta affidata nel gennaio 1915, quando la Giunta assegnò al sindaco l'Archivio e gli uffici strettamente connessi48.
In seguito il R.D.L. 3 settembre 1926 n. 1910, estendendo a tutti i comuni d'Italia l'ordinamento della Legge 4 febbraio 1926 n. 237 prevista per i soli comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, affidò al podestà di nomina regia tutte le competenze, compreso quella sugli archivi, che prima erano del sindaco, della giunta e del consiglio49. Per quanto attiene al personale adibito alle relative mansioni non si trova traccia, nelle deliberazioni del podestà, di cambiamenti o nuove attribuzioni fino al 1942 quando fu aumentato lo stipendio a Narcisa Micheli che «disimpegna non solo le funzioni di dattilografa ma anche di archivista e di tutti gli altri [...] servizi di segreteria»50; la Micheli, che si ritrova in servizio anche nel corso del 1944, fu confermata all'inizio del 1945 con la qualifica di dattilografa archivista51.
Nel 1927 fu emanata una circolare sulla obbligatorietà della compilazione degli inventari52 cui fece seguito l'anno successivo il Regio Decreto Legge per la destinazione degli scarti di biblioteche, archivi e amministrazioni dello Stato alla Croce Rossa Italiana53. In quell'anno e nei successivi giunsero dalla Croce Rossa Italiana numerose sollecitazioni al Comune di Casellina e Torri affinché fosse provveduto alla consegna degli scarti; e dalla Prefettura di Firenze si precisò di volta in volta lo spirito della Legge54. Si trattava, per gli archivi, di effettuare scarti sulla base delle indicazioni del Decreto n. 1163 del 1911. Il podestà rispose alla Croce Rossa il 26 agosto 193155, ricordando l'avvenuta consegna in data 15 dicembre 1930 di 5,09 quintali di scarti di archivio oltre a 9 chilogrammi di cartoni56; dato il tono insistente e didattico del presidente generale della Croce Rossa, senatore Filippo Cremonesi, il podestà non mancò di ricordare che Casellina e Torri aveva modificato la sua denominazione in quella di Scandicci a far data 7 novembre 192957; La Croce Rossa e la Prefettura continuarono a sollecitare i comuni tanto che il podestà, due anni più tardi, dovette precisare, con una lettera alla Prefettura, che l'Archivio di Scandicci non aveva «compiuto fino ad oggi nessuna operazione di scarto delle carte di Archivio», che la carta consegnata nel 1930 era composta da vecchio materiale elettorale e che nell'estate successiva il comune avrebbe provveduto ad effettuare le prescritte operazioni di scarto58; nella stessa lettera si sottolineò che il Comune di Scandicci non aveva «mai inviato a codesta On. Prefettura l'inventario degli atti dell'Archivio Comunale prescritto dall'art. 73 del sopracitato Regolamento»59. Della prevista operazione di scarto non si trova notizia negli anni successivi. La questione degli scarti andò avanti ancora per tre anni a giudicare dalle notizie trovate in Archivio. Una nuova normativa intervenne a precisare il Regolamento del 191160 ed il podestà di Scandicci scrisse al Provveditorato Generale dello Stato assicurando di aver «disposto per un rigoroso scarto di tutti i documenti inutili»61; fece notare, inoltre, che Scandicci, che aveva già provveduto nel 1930 a consegnare 509 chilogrammi di carta,62 al presente avrebbe consegnato non più di 70 chilogrammi di carta. I chilogrammi si ridussero a 50 l'anno successivo, il 1936, come si apprende da una nota di consegna dove si precisava che si trattava di «carta straccia»63; il fascicolo contiene anche una nota di risposta al prefetto nella quale il podestà informava che «nessuno scarto di carta può eseguirsi negli archivi delle Opere Pie esistenti nel territorio del Comune». La stesura di appendici agli inventari dell'Archivio, interrotta nel 1897,64 venne ripresa, come si è già detto, nel 1930 per poter dare attuazione a quanto disposto in materia di scarto.65 In tale occasione si procedette alla descrizione dei protocolli delle deliberazione e delle filze degli affari ordinari fino al 31 luglio 192766.
A guerra quasi finita, e con l'Italia in parte liberata, il Ministero dell'Interno si preoccupò di fare un bilancio dei danni subiti dal patrimonio storico archivistico nazionale; a tale scopo fece diffondere dai prefetti una richiesta di notizie sulle condizioni degli archivi. Il Sindaco di Scandicci rispose che non gli risultava che archivi pubblici o privati presenti sul territorio avessero subito danni67.
Nel 1959 fu redatto un inventario dell'Archivio preunitario da Lorenzo Tocchini con la supervisione di Giuseppe Pansini68; in tale occasione furono acquistate nuove scaffalature69. L'Archivio trovò negli anni '60 del Novecento sistemazione in un locale al piano terreno del palazzo comunale.
Nel 1975, in occasione del trasferimento degli uffici comunali nella nuova sede, seguì la sorte degli altri uffici e fu collocato al piano terreno del nuovo edificio. Là rimase per quattro o cinque anni per poi essere riportato, limitatamente alla sezione storica, nel vecchio palazzo comunale, dove aveva sede anche la Biblioteca Comunale, trovando la sua definitiva sistemazione nell'ala destra del piano terreno70. Nel 1996, dopo un capillare lavoro di schedatura e riordino, fu pubblicato l'inventario del periodo preunitario a cura di Wolfango Mecocci.

Il riordino attuale

L'arco temporale coperto dal presente inventario va dal 1865, data di inizio dell'attività amministrativa periferica del nuovo stato unitario, al 1945.
La stesura dell'inventario è stata preceduta dalla schedatura analitica delle singole unità che si conservano in Archivio; l'attuale riordino ha portato all'organizzazione di trentuno serie archivistiche individuate tenendo conto delle competenze dell'ente e degli uffici e delle caratteristiche della documentazione.
Le serie sono state articolate, quando necessario, in sottoserie, di cui alcune chiuse (nel caso di documentazione non più prodotta o legata a condizioni contingenti) ed altre aperte (destinate ad incrementarsi con la documentazione proveniente dall'Archivio di Deposito).
Per ogni unità archivistica sono stati rilevati la vecchia numerazione quando presente, la denominazione, il contenuto, gli estremi cronologici, il condizionamento esterno e, quando significativa, è stata riportata in corsivo l'intitolazione originaria.
Ogni serie è stata corredata da un'introduzione in cui sono stati forniti i riferimenti legislativi fondamentali e le indicazioni necessarie per la comprensione della documentazione esaminata.
Infine, sono stati descritti gli archivi della Congregazione di Carità, poi Ente Comunale di Assistenza, dell'Opera Nazionale Maternità ed Infanzia, del Giudice Conciliatore, dei consorzi idraulici e dell'Esattoria Comunale, che, prodotti da enti indipendenti, ma in rapporto con l'Amministrazione Comunale, sono oggi conservati presso l'Archivio Storico del Comune di Scandicci.

Riccardo Borgioli



Nella descrizione delle unità archivistiche sono stati adottati i seguenti criteri:
- le serie sono numerate con numeri romani,le unità con numeri arabi
- la vecchia numerazione è stata riportata entro parentesi tonda a fianco di quella attuale
- il titolo originale, quando si è ritenuto opportuno indicarlo, è riportato in corsivo
- i dati desunti sono posti entro parentesi quadra
- le lacune sono indicate da una serie di punti di sospensione
- lo stato di conservazione, quando non buono, è segnalato con un asterisco

Sono state usate le seguenti abbreviazioni:

art., artt. = articolo, articoli
cat., catt. = categoria, categorie
c., cc. = carta, carte
cit. = citato
c.s. = come sopra
D.L.Lgt. = Decreto Legislativo Luogotenenziale
D.P.R. = Decreto del Presidente della Repubblica
E.C.A. = Ente Comunale di Assistenza
fasc. = fascicolo
ibid. = ibidem
n., nn. = numero, numeri
O.N.M.I. = Opera Nazionale Maternità ed Infanzia
p., pp. = pagina, pagine
R.D. = Regio Decreto
R.D.L. = Regio Decreto Legge
sec., secc. = secolo, secoli
s.d. = senza data
ASC Scandicci = Archivio storico comunale di Scandicci

Wolfango Mecocci ha curato la schedatura degli atti relativi alle serie I-VI, X (dazio), XII-XV, XIX, XXI-XXIII (atti), XXIV, XXVII, XXIX-XXX e ai seguenti archivi aggregati: Congregazione di Carità e Giudice Conciliatore.
Rossella Tramutola ha curato la schedatura degli atti relativi alle serie VII-IX, X (imposte e tasse), XI, XVI, XVII-XVIII, XX, XXI-XXIII (registri), XXV-XXVI, XXVIII, XXXI e ai seguenti archivi aggregati: Ente Comunale di Assistenza, Opera Nazionale Maternità ed Infanzia, Esattoria; il riordino e la ricostruzione delle serie; la redazione dell'inventario con le relative introduzioni.
La schedatura degli atti relativi ai consorzi idraulici è stata effettuata da entrambi.

Per le introduzioni alle serie si sono tenuti presenti:
A. Antoniella, L'archivio comunale postunitario, Firenze, Giunta regionale toscana, La Nuova Italia 1979, che fornisce un quadro completo sulla normativa comunale;
M. Borgioli, Inventario dell'Archivio postunitario del Comune di Fiesole, Firenze, All'Insegna del Giglio 1988;
F. Capetta, L'Archivio postunitario del Comune di Sesto Fiorentino, Firenze, Olschki 2001;
B. Allegranti, Inventario dell'Archivio postunitario del Comune di Castagneto Carducci (1865-1955) e archivi aggregati, Castagneto Carducci, Comune di Castagneto Carducci 1999.

Si desidera ringraziare la dottoressa Sandra Pieri della Soprintendenza archivistica per la Toscana che ha seguito fin dall'inizio il lavoro con grande disponibilità e competenza, prodiga di consigli e incoraggiamenti; la dottoressa Elena Turchi per il contributo fornito.

Si ringrazia, inoltre, la Provincia di Firenze che ha sostenuto la pubblicazione del presente lavoro.





Codifica:
Veronica Vestri, gennaio - febbraio 2015
Paolo Santoboni, revisione, febbraio 2015