Le istituzioni e la trasmissione degli
archivi
Nell'archivio storico del Comune di Greve in Chianti sono conservati gli atti
prodotti durante la propria attività amministrativa dalle istituzioni che hanno
preceduto il comune moderno e dagli uffici di quest'ultimo. Al pari della
maggioranza dei comuni esistenti prima della nascita del Regno d'Italia,
l'archivio è composto da una sezione preunitaria e da una postunitaria. La
cesura è stabilita al 1865, anno della legge per l'unificazione amministrativa
nazionale, che, come è noto, fissò e regolamentò le funzioni e i compiti dei
moderni enti locali nell'ambito del nuovo Stato unitario1 . A
differenza della Sezione postunitaria, che è costituita dai documenti prodotti e
omogeneamente conservati dall'amministrazione locale a partire dalla legge
sull'unificazione amministrativa2 , le
carte della sezione preunitaria, oggetto di questo lavoro, rappresentano solo un
frammento, seppur consistente, nel quadro delle fonti documentarie che possono
consentire di tracciare, sotto vari aspetti, la storia del territorio oggi
circoscritto dagli attuali confini comunali. «La complementarità delle
fonti relative al territorio, presenti in questo e in altri archivi, e
l'appartenenza delle stesse ad un più vasto ed articolato sistema documentario
diventa più facilmente comprensibile solo alla luce delle vicende che hanno
presieduto alla trasmissione di queste carte fino a noi»3 . I documenti oggi conservati nell'archivio comunale preunitario di
Greve in Chianti erano infatti parte di un più vasto archivio di concentrazione
che ha avuto sede fino al 1865 presso la sede della cancelleria comunitativa di
Figline, nei locali di proprietà del monastero della Santa Croce, utilizzati dal
cancelliere sia come luogo di lavoro che come residenza4 . Questa
cancelleria, al pari delle altre dislocate capillarmente sul territorio toscano,
costituiva pertanto uno dei punti nodali della rete archivistica periferica per
le comunità territoriali che abbracciava.
La sezione preunitaria del Comune di Greve in Chianti comprende le carte della
comunità di Greve e quelle di altri enti del territorio, i cui destini furono
accomunati conseguentemente alle vicende storiche e alle disposizioni
legislative che determinarono un diverso assetto istituzionale e in seguito
all'acquisizione o alla perdita degli archivi o di parti di questi. Con una
certa sicurezza possiamo affermare che presso l'antico palazzo del podestà di
Greve, sede dell'attuale municipio, siano venuti alla luce e da sempre sono
conservati gli statuti e gli atti prodotti dagli ufficiali al servizio del
podestà5 . A questi si sono aggiunti, nel corso del
tempo, sicuramente dopo la sua soppressione6 , una parte di quei documenti, inerenti questo territorio,
prodotti dalle magistrature operanti presso o per conto della cancelleria di
Figline; al contempo, invece, sono venute meno le filze degli atti civili
prodotte dal podestà nell'esercizio dell'amministrazione della giustizia civile
le quali, dopo essere state trasferite alla pretura locale, sono confluite
nell'Archivio di Stato di Firenze7 . Gli attuali confini
amministrativi del Comune di Greve in Chianti comprendono il territorio che nel
Medioevo e nella prima età moderna fu pertinente alla lega di Val di Greve e
alla lega di Val di Cintoia e di Val di Rubbiana. Le leghe, già formatesi nel
corso del XII secolo, furono mantenute nel corso del XIV e XV secolo in
coincidenza con il primo tentativo realizzato dal governo fiorentino di dare un
organizzazione omogenea al territorio soggetto8 .
In occasione della riorganizzazione del dominio fiorentino avvenuta nel 1376, con
una provvisione del 22 ottobre, l'amministrazione della giustizia su questo
territorio venne affidata dalla Repubblica fiorentina a un podestà che ne
esercitava la giurisdizione civile9 . Nello svolgimento del proprio
mandato il podestà, in qualità di rappresentante in loco , aveva un duplice ruolo riflesso nella tipologia
delle carte che produceva: cause civili, dall'attività svolta in qualità di
giusdicente, carte comunitative, in qualità di sovrintendente al buon andamento
degli organi rappresentativi locali. L'ufficio del podestà durava sei mesi e
veniva assegnato sempre a cittadini fiorentini mediante il sistema della
tratta10 , pertanto,
recandosi sul territorio, il podestà portava con sé a proprie spese notai, messi
e mezzi di cui necessitava per esercitare il mandato11 . Il podestà di Greve aveva al suo servizio
«uno leale e buon notaio matricolato, tre berovieri e un chavallo»12 .
In seguito alla soppressione delle cancellerie, venne stabilito che gli atti
delle antiche magistrature giudiziarie fossero ereditati dai comuni
postunitari13 . Il fondo
degli atti civili, che presumibilmente non si era mai mosso da Greve, continuò
pertanto ad essere conservato presso il palazzo del podestà, fino a quando non
venne disposto che gli archivi giudiziari periferici fossero versati presso le
preture di competenza territoriale14 . Alla soppressione di queste ultime, confluirono negli archivi
di stato competenti per territorio. Diverso invece il destino degli atti dei
giusdicenti civili della podesteria di Figline e di Reggello, da sempre
conservati insieme, seppure in serie distinte15 , a Figline, prima in cancelleria e poi negli
uffici della pretura locale. Una volta soppressa la pretura di Figline furono
inviati a quella di Pontassieve e da quest'ultima restituiti al Comune di
Figline il 16 luglio 192616 .
Per l'amministrazione della giustizia criminale, il territorio di Greve dal 1415
era alle dipendenze della circoscrizione del Vicariato del Valdarno Superiore in
San Giovanni. Questo ampio vicariato comprendeva, oltre al Valdarno, la Val di
Sieve e la Valdambra e inizialmente ne facevano parte i popoli e i comuni delle
podesterie di San Giovanni, Montevarchi, Terranuova, Figline, Val di Greve,
Cascia, Bucine, Castelfranco, Laterina, Ponte a Sieve e delle leghe d'Avane,
Cintoia e Incisa alle quali si aggiunsero almeno dal 1578 quelli della lega di
Bagno a Ripoli17 . Con l'applicazione della legge di riforma dei tribunali del
1772, l'esercizio della giurisdizione criminale sulla podesteria di Greve venne
infine affidata all'ufficiale del vicariato minore di Radda in Chianti.
Come accennato in precedenza, analogamente a tutte le altre comunità del dominio
fiorentino, almeno dall'inizio degli anni Settanta del Cinquecento, su questo
territorio insiste una figura destinata ad assolvere compiti di sorveglianza e
controllo capace di arginare eventuali margini di arbitrio e ovviare a
negligenze di camerlenghi e rettori delle comunità: il cancelliere dei Nove18 . Questo funzionario, che
era obbligato a trasferirsi e risiedere presso la comunità più importante fra
quelle affidategli, aveva il compito di ufficializzarne gli atti, di occuparsi
della tenuta e della conservazione delle carte prodotte durante l'attività della
cancelleria e a concentrare presso il proprio ufficio quelle relative alle altre
comunità territoriali soggette. La presenza del cancelliere in tutto il
territorio del dominio fiorentino era inoltre giustificata dalla necessità di
garantire un controllo efficace continuo e diretto sulla vita economica delle
comunità, in funzione di un efficiente prelievo fiscale a vantaggio dello stato
centrale. Le funzioni delle cancellerie nel corso dei successivi anni saranno
interessate da cambiamenti che ne perfezioneranno e affineranno le funzioni.
La lega e podesteria di Greve e la lega di Cintoia dipenderanno così dalla
cancelleria di Figline, dove dal 1569 risiederà un cancelliere fermo , con il compito di curare gli interessi
dei comuni e popoli compresi nelle podesterie di Figline, Reggello, Greve e
delle leghe di Incisa e Pitiana. Questo funzionario avrà il compito di redigere
le deliberazioni, predisporre i registri delle imposte, controllare che le
elezioni alle cariche comunitative avvengano nei tempi e nelle modalità
prestabilite, verificare i rendiconti degli ufficiali finanziari; oltre ad
intrattenere, per conto delle comunità comprese nella sua circoscrizione, i
rapporti con i numerosi uffici centrali che da Firenze dirigevano la vita
locale. Alla centralizzazione delle funzioni di controllo era dunque legata la
tenuta e la conservazione accentrata dei documenti prodotti nell'esercizio di
quelle competenze che erano demandate al cancelliere ed alle varie istituzioni
periferiche.
Per questo motivo i documenti e atti relativi all'amministrazione territoriale di
Greve sono conservati presso l'archivio comunale di Figline19 , non soltanto nel
fondo della Podesteria (u.a. n. 354), in Altre
podesterie (u.a. n. 1160) o in quello della Cancelleria
anche laddove non esplicitato nel titolo (u.a. numeri 1668, 1678, 1695, 1701,
1735, 1760), ma anche in Altre
comunità (u.a. numeri 2453-2459, 2465-2469) e all'interno
del fondo dell' Ingegnere del
circondario . Interessanti inoltre per la definizione delle
modalità della conservazione delle carte sono le unità dalla n. 1761 alla n.
1766 relative agli inventari di mobili e carte esistenti nella cancelleria di
Figline. Ulteriori notizie sono presenti nell'archivio comunale di San Giovanni
all'interno del fondo del Vicariato del Valdarno
Superiore
20 , oltre che ovviamente, presso i fondi conservati all'Archivio
di Stato di Firenze21 .
Alla luce di quanto fin qui ricordato risulterà ancora una volta evidente come
per la ricostruzione di un complesso documentario, primo passo per accedere alle
fonti, sia pertanto indispensabile conoscere le vicende storiche delle
istituzioni che hanno concorso alla sua produzione, verificando i rapporti che
tra esse intercorsero, con conseguenze che inevitabilmente si rifletterono sulle
carte. Per questi motivi anche un archivio di dimensioni non certo ampie come
quello del Comune di Greve in Chianti può vantare documentazione riconducibile a
molteplici istituzioni, così come la dispersione delle carte, la concentrazione
o il loro versamento presso gli archivi di enti diversi è altrettanto
riconducibile a cambiamenti e disposizioni intercorsi nel corso del tempo.
Il territorio
Negli archivi storici comunali sono presenti carte e documenti che si riferiscono
al territorio. Il territorio del Comune di Greve, pur essendo stato
soggetto nel corso del tempo a minute erosioni o lievi modifiche nei percorsi di
confine dettate più da ragioni pratiche che da contestazioni fra popoli
confinanti, rivela una sostanziale stabilità. Il confronto fra gli elenchi dei
luoghi, dei popoli e delle parrocchie compresi nelle circoscrizioni
giurisdizionali e amministrative cinquecentesche e indicati negli estimi, dai
censimenti o negli statuti e gli elenchi inclusi nei regolamenti delle comunità
leopoldine dimostra, analogamente alla maggioranza delle comunità, come queste
ultime siano state costruite sulla base delle prime22 . Quanto
detto risulta essere confermato dall'atto di confinazione della Comunità di
Greve redatto il 7 maggio 1819 dall'ingegnere e ispettore del Catasto e
conservato in archivio23 .
Per poter procedere alla redazione di questo importantissimo atto, l'ingegnere
ispettore del Catasto, accompagnato dal gonfaloniere e da due deputati della
comunità di Greve, dovette provvedere alla ricognizione dei confini comunitativi
percorrendone tutta la linea di confine, assieme ai rappresentanti delle
comunità confinanti. Il gruppo di uomini, ogniqualvolta giungesse al punto
di confine che segnava il termine estremo della comunità di Greve con la prima e
l'inizio con la seguente, abbandonava i rappresentanti della prima comunità,
dopo averne percorso insieme tutta la linea di confine, averne condiviso le
decisioni e averle sottoscritte, per continuare il percorso insieme a quelli
della successiva, e così lungo l'intera linea di confine.
Il percorso ha inizio nel punto in cui il fosso delle Mortinete scarica le sue
acque nel torrente Ema, e prosegue da tramontana a levante e quindi a
mezzogiorno e a ponente avendo sempre a destra il territorio della comunità di
Greve e a sinistra i territori delle comunità di Bagno a Ripoli, Rignano,
Incisa, Figline, Cavriglia, Radda, Castellina, Barberino Val d'Elsa, San
Casciano e Galluzzo24 . Il medesimo termine sarà anche
il punto di arrivo una volta percorso tutto il cammino.
L'articolo primo tratta i confini con la comunità di Bagno a Ripoli. I
rappresentanti delle due comunità raggiungono insieme i punti di ricognizione
già individuati negli atti di confinazione stipulati in precedenza per
sottoscriverli anche questa volta, dal 1°, già citato, al 4° termine situato nei
pressi del podere del Mandorlo25 . All'articolo secondo, inizia la descrizione dei confini con
la comunità di Rignano, dal 4° punto nei pressi del podere del Mandorlo, al 7°
individuato nel ponte sul fosso del Massone26 . Concordato il 7°
punto di ricognizione, al momento delle firme, i rappresentanti le due comunità
vengono però raggiunti dal perito comunitativo e da un altro rappresentante
della comunità di Rignano i quali reclamano dalla comunità di Greve una porzione
di territorio a compensazione di quella ceduta dalla propria comunità a quella
di Bagno a Ripoli durante il periodo del governo francese, per la quale cessione
non era ancora stata risarcita27 . E così suggeriscono una
diversa linea di confine sulla base di quanto stipulato durante il governo
francese. Dopo un'accesa discussione fra le parti e una puntuale riflessione,
l'ingegnere stabilisce essere conveniente la modifica della linea di confine,
accogliendo così l'istanza avanzata dai rappresentanti di Ponte a Rignano.
L'accorpamento alla loro comunità della porzione di territorio descritta viene
ritenuta vantaggiosa per la popolazione, sulla base della situazione
topografica, della viabilità e della minore distanza dagli uffici della nuova
comunità di appartenenza28 .
Stipulati e sottoscritti i nuovi accordi, al successivo articolo terzo vengono
definiti i confini con la comunità di Incisa, che hanno avvio dal già citato 7°
termine individuato nel ponte sul fosso del Massone, fino al 10°, da apporsi,
per la prima volta e in maniera ben visibile, come stabilito dalla confinazione
di Figline del 24 marzo 1813, nel poggetto della casa nuova lungo la strada che
parte dal tabernacolo di S. Bruna. Tale termine segnerà il confine fra le tre
comunità di Greve, incisa e Figline29 .
All'articolo quarto vengono descritti i confini con la comunità di Figline
definendo i termini dal 10°, citato, al 14° individuato esattamente all'altezza
della casa colonica e capanna del podere detto la casa al Monte, lasciandole
però entrambe all'interno del territorio di Greve30 . All'articolo quinto vengono definiti i confini con
la comunità di Cavriglia, consistenti in un breve tratto compreso dal termine
14° citato al successivo, quello del Murellino31 . L'articolo
sesto tratta i confini con la comunità di Radda, dal termine 15° del Murellino
al 17°, presso il sasso di Lucarelli nella Pesa, passando attraverso il 16°
situato al punto di incontro tra la strada che, attraversati i poggi detti della
Strambella, del Pian dello Spedale e del Cerrone, incontra quella che dalla
Volpaia conduce a Panzano32 .
All'articolo successivo, viene descritto il confine con la comunità di Castellina
e accettata da tutti una modifica del percorso con l'individuazione di
complessivi tre termini, dal 17° presso il sasso di Lucarelli nella Pesa al 19°,
sempre individuato nella Pesa, all'altezza in cui il borro Sicellino vi entra,
nelle prossimità del molino del Botti. I presenti sono d'accordo nel prendere
come linea di confine la Pesa, spostando il precedente percorso indicato dai due
termini esistenti nel Pian di Trabocco e nello sbocco del Borro di S. Eufrosino,
dal momento che non presentavano un manto regolarmente determinato da confini
reali. Così viene deciso che la comunità di Castellina debba cedere a quella di
Greve tutta la porzione di territorio che rimane sulla destra della Pesa a
condizione però di essere correttamente indennizzata33 . All'articolo ottavo vengono invece trattati i
confini con la comunità di Barberino. Il termine di partenza è nella Pesa
all'altezza in cui è il molino del Botti e prosegue lungo la Pesa fino al fosso
delle Villane. Da lì risale al 20° termine individuato presso il tabernacolo di
S. Caterina de' Ricci e poi prosegue modificando, anche in questo caso, il
percorso del precedente confine, fino al termine 21° presso Valigondoli34 . Dal momento che con questa
modifica la comunità di Barberino perde il podere detto "Ercole" appartenente
alla fattoria di Passignano, viene stabilito che la comunità di Barberino venga
sgravata di una quota di tassa prediale proporzionata alla massa estimale del
fondo ceduto, assegnandola alla comunità di Greve e che lo stesso venga fatto
per la cessione della Pieve di Sillano da parte di quest'ultima a vantaggio di
quella di Barberino. Inoltre viene stabilito che il termine di Valigondoli venga
ricollocato indietro di 75 braccia, a sinistra della strada maestra, nel punto
preciso di confine tra i beni della Badia di Passignano e i terreni del conte
Gabellotti35 . Nell'articolo nono
inizia la trattazione dei confini tra Greve e San Casciano i quali partono dal
citato termine di Valigondoli, il 21°, fino al termine 23°, individuato nel
punto di confluenza del fosso di Casolina nella Greve. Anche in questo caso i
convenuti apportano alcune modifiche ai confini stabiliti in passato, che,
pertanto, minuziosamente vengono descritte. La comunità di Greve alla fine
cederebbe a quella di San Casciano «i due poderi detti di Storno dei signori
Verrazzani e Pitti, il mulino delle spugne ed il poder di Valle del signor
Marsilj ricevendo in compensazione tutta la porzione del popolo di Vico l'Abate
che resta sulla destra della Greve nella quale sono compresi i poderi detti di
Casa a Greve, la Calabria, la Paglia, Nizzole, il Casino, la Costa, le Briniche,
Calvano, la Terra, la Casa Nuova, e la Macchie». Ma, dal momento che le
porzioni di territorio non sono equivalenti, si stabilisce che entrambe le
comunità siano sollevate dal pagamento della porzione di tassa prediale
proporzionalmente al territorio ceduto per aggiungerlo alla comunità che lo ha
acquisito36 . All'ultimo
articolo, il decimo, vengono descritti, privi di modifiche rispetto a quanto
stabilito in precedenza, i confini con la comunità del Galluzzo. Partono dal 23°
termine, il già citato punto di confluenza del fosso Casolina nella Greve, per
arrivare al 26° punto di ricognizione dove, all'altezza della villa Cianfogni,
ha origine il fosso delle Mortinete che segnerà il confine fra le due comunità
fino al punto di confluenza con l'Ema, da dove inizia il confine con la comunità
di Bagno a Ripoli, oggetto del primo articolo37 .
Con comunicazione del 18 ottobre 1820 inviata alla comunità di Greve, la Real
Segreteria di Finanze approvò i confini così descritti, compreso il distacco del
popolo di Bisticci dalla comunità di Greve e conseguente aggregazione a quella
del Ponte a Rignano.
Dalla lettura dell'atto di confinazione emerge in più punti la cura con cui le
comunità vegliassero sull'integrità del proprio territorio, attente ad
allontanare ogni eventuale sottrazione di proprietà fondiarie tassabili al
proprio estimo. Ed è proprio questo il motivo primo di una sostanziale rigidità
dei confini comunitativi e di quelli che su di loro venivano costruiti38 .
Le informazioni
sull'archivio
Le prime informazioni relative all'archivio della podesteria e poi comunità di
Greve e alla tenuta delle carte risalgono al 1746, ossia al momento
dell'inchiesta condotta dall'Auditore Pompeo Neri. In seguito all'incarico di
censimento degli archivi di uffici e magistrature affidatogli dal Granduca
Francesco Stefano il 15 maggio 1745, l'Auditore della Consulta Pompeo Neri inviò
ai cancellieri del Granducato una serie di Istruzioni con cui prescrisse di
compilare una notizia generale che illustrasse l'origine, la storia, la
competenza e l'attività di ogni ufficio, con lo scopo di conoscere meglio la
natura delle scritture che i singoli cancellieri avevano in custodia nonché le
modalità di formazione dell'archivio. Di quest'ultimo era richiesto di
specificare se fosse o meno ordinato e se la documentazione fosse legata in
libri, ossia registri, o in filze oppure sciolta. Le istruzioni richiedevano
inoltre di segnalare la presenza di atti diplomatici non legati, e dettagliate
informazioni sugli statuti, oggetto dell'articolo terzo dell'inchiesta. Infine,
non doveva essere trascurata l'eventuale presenza di mezzi di corredo, da
intendersi quali repertori di cancelleria o redatti da privati. Molte delle
risposte giunsero al Neri incomplete, anche se in genere risultarono esaurienti
ed esatte, costituendo un importante contributo per conoscere gli archivi degli
uffici giudiziari periferici e delle comunità del Granducato39 . Dalla risposta del
cancelliere del tribunale di Greve, Simon Santi Capacci, inviata al Neri il 17
aprile 174640 , risultano essere conservati in
una stanza non specificata del palazzo del podestà «gli statuti della podesteria
di Greve dell'anno 1415» e quelli «della Lega di Cintoia annessa a detta
podesteria dell'anno 1397», anche se poi aggiunge «non essere in detti statuti
alcuna riforma o appendice»41 . Risultano
essere conservati libri di leggi e bandi che descrive minuziosamente, oltre al
«Civile del signor Antonio Francesco Veracini stato podestà antecessore con le
sue coperte di carta pecora di carte 680 ove esistono cose di più debitori di
diversi magistrati di Firenze,...., più a diversi atti civili e poche lettere e
bandi di più magistrati di Firenze siccome d'altre diverse di iusdicenti»42 .
In ultimo, chiude la risposta dicendo che «sopra il restante degl'altri capitoli
non vi è da notare cosa alcuna»43 .
Ulteriori informazioni sull'archivio possiamo riscontrarle in due inventari. Il
primo è «redatto e verificato» dall'ingegnere del circondario di Pontassieve,
Luigi Chiostri, al momento della presa d'incarico nel giugno 182944 . All'elenco degli oggetti conservati in archivio, segue la stima del
loro valore, la percentuale spettante all'aiuto residente in qualità di custode,
le sottoscrizioni, oltre che di Chiostri, anche dell'aiuto cancelliere residente
a Greve, Viviano Stocchi, «obbligato alla custodia e conservazione degli oggetti
medesimi» e del gonfaloniere Marco Masetti. L'arredamento dell'archivio
consisteva in:
«Cinque scaffali di legname d'albero che circondano da tre parti la stanza
dell'archivio con palchetti a diversi ordini uniti a colla color cenerino
Un armadio a quattro sportelli con palchetti interni, toppa e chiave agli
sportelli medesimi tinto a colla come sopra Tre leggii per i campioni
catastali tinti a colla come sopra Un banco di albero con due cassette e
piano sopra verniciato color celeste Una tavola grande d'albero verniciata
color cenerino con fascie [sic], due cassette, toppe e chiavi e sue pedana di
legno sotto Due armadi di legname d'albero tinti color mogano con suoi
sportelli, toppa e chiave, in uno dei quali vi sono n. 40 cassette che
contengano le polizze di 39 popoli della comunità nelle sue borse Una
cassetta lunga braccia 1 nella quale vi si contengano n.2 bilancie [sic] di
ottone per campione del peso pubblico, n. 8 pesi diversi di ottone dentro una
cassetta di legname di noce, come pure altra cassetta di noce di 2/3 quadrata
entro della quale vi è l'urna di rame per l'estrazione dei residenti con toppa,
chiave e maniglia di ferro Una scaletta d'albero con sette scalini per uso
dell'archivio Una misura di B. 2 con asta di ferro per campione Una
tromba di ottone di fusto ritto per gli incanti Due piattini di ottone con
bussolotto simile per raccogliere i voti del magistrato Un campanello di
bronzo Numero sei misure di rame per campione, cioè staio, la mura, il
quarto, il mezzoquarto, mezzetta, quartuccio entro una cassa di legname d'albero
con toppa e chiave Uno scaffalino con divisori per tenervi gli affari a
mano amovibile Una seggiola di noce in pessimo stato con gualciale [sic]
giallo lacero Uno scaffale a due gradini con diversi divisori per la
classazione dei fogli manuali tinto color verde Una bolgetta di vacchetta
con lucchetto per le corrispondenze Una misura da militari di legname di
noce con traversa incassata con due molle per prendere la misura dei
coscritti Quindici seggiole alla pisana color ciliegio Un braciere di
rame collocato in un telaro di legno foderato con foglia di ottone Un
quadro con cornicie [sic] dorata con immagine in foglio entro il cristallo
esprimente l'assunzione di Maria SS.ma sostenuto da palchetto e sue mensole
egualmente dorato Un lampioncino di ottone per accendere il lume
all'immagine Due sigilli di ottone, il primo con l'arme del Granduca e
l'altro con quella della Comunità a vernice e ceralacca entro una cassetta di
latta»45 .
L'inventario è poi costituito dalle appendici con le sottoscrizioni di
cancelliere aiuto residente, ingegnere del circondario e gonfaloniere a ogni
passaggio di consegne. Queste avvengono negli anni 1829, 1830, 1838 quando si
registra anche l'aggiunta di un «armadio di legname di castagno ed albero pescho
della biancheria con entro n. 4 palchetti con suoi piedi e cornici verniciato
color celeste con toppa e chiave in ottimo stato che si stima Lire 50. Così il
totale della stima ammonta a Lire 562.6.8». Non si registrano variazioni
invece per i passaggi di consegna successivi che avvengono nel 1841, 1847, 1849
e 1850.
Il secondo inventario invece è relativo alle carte conservate in archivio ed è
redatto e sottoscritto dal gonfaloniere Marco Masetti oltre che dal cancelliere
comunitativo aiuto residente in Greve e dall'ingegnere del circondario46 . Vi sono
elencati, collocati su due scaffali, alcuni volumi di legislazione, istruzioni e
tariffe per le volture del nuovo catasto, registri di domande di volture,
registri e atti relativi alla gestione contabile47 . Ad ogni scadenza di mandato,
l'inventario riporta le integrazioni e le firme, che si susseguono fino all'anno
1864. Come accennato inizialmente, con la definitiva soppressione delle
cancellerie avvenuta nel 186548 , l'archivio di Greve
si trovò ad accogliere la documentazione proveniente dalla cancelleria di
Figline che, andrà ad integrare quella descritta negli inventari citati e a
costituire, l'archivio preunitario, oggetto di questo lavoro.
L'ordinamento dell'archivio
preunitario
L'archivio preunitario di Greve è costituito da 1.263 unità archivistiche.
L'articolazione in sezioni, fondi e serie è stata stabilita sulla base delle
magistrature e degli uffici che le hanno prodotte. Le prime notizie riguardanti
l'attuale riordino risalgono alla fine degli anni Settanta, quando in Toscana,
nel settore della tutela dei beni archivistici, furono promossi numerosi
interventi che coinvolsero molte amministrazioni locali. Dalla
consultazione dell'archivio della Soprintendenza Archivistica per la Toscana
emergono informazioni utili sullo stato di conservazione delle carte da parte
dell'amministrazione grevigiana. Grazie ad una relazione del funzionario della
Soprintendenza Archivistica per la Toscana Vittorio Biotti, redatta in seguito
all'ispezione avvenuta nelle giornate del 18 e 19 agosto 1978, l'archivio
storico risultava essere conservato interamente all'interno del palazzo
comunale. La sezione storica, che non era separata tra preunitaria e
postunitaria come la legge imponeva, raccoglieva le unità archivistiche dal
1415, anno della redazione della copia dello Statuto, al 1911 per la maggior
parte del carteggio, mentre alcune serie di registri si spingevano anche oltre
questa data. Era conservata al terzo piano in due vani di 35 e 60 mq disposta su
scaffali, in parte metallici e in parte lignei. L'archivio di deposito,
consistente in circa 1.950 unità archivistiche redatte tra il 1912 e il 1970,
era invece conservato in in due vani di 100 e di 80 mq situati a destra del
corridoio d'ingresso al piano terra del palazzo.
Nel corso degli anni successivi le visite da parte dei funzionari della
Soprintendenza Archivistica diventarono periodiche e la relazione del
funzionario Augusto Antoniella, scritta in seguito al sopralluogo effettuato a
Greve il 25 marzo 1982, risulta essere quantomai importante per la storia
dell'archivio. Antoniella trovò le carte in uno stato di semi-abbandono,
ovviamente inaccessibili al pubblico esterno e quasi ad uso esclusivo di un
dipendente con la passione per la storia e i documenti. Per questo motivo la
Soprintendenza intervenne direttamente e assegnò a due proprie funzionarie il
compito di effettuare una prima ricognizione del materiale finalizzata alle
operazioni di riordino49 . Elisabetta Insabato e Sandra
Pieri iniziarono così a recarsi periodicamente a Greve a partire dal 19 aprile
1982, in modo tale da prendersi cura delle carte e produrre un elenco del
materiale che vedrà la luce entro il 1987. Nel frattempo il sindaco, Paolo
Saturnini, resosi conto della gravità della situazione, segnalava alla
Soprintendenza Archivistica la disponibilità dell'amministrazione ad assegnare
un incarico per il riordino dell'archivio a Maurizio Carnasciali, storico noto
per i propri studi in ambito chiantigiano. Avendo ricevuto parere positivo,
l'amministrazione di Greve in Chianti, procedette pertanto con l'affidamento dei
lavori di riordino50 . Nel 1992 la Soprintendenza Archivistica
inviò a tutti gli enti territoriali toscani un questionario per avere un quadro
sulle condizioni degli archivi degli enti sottoposti a vigilanza e tutela. La
risposta di Greve evidenziava quanto l'archivio necessitasse di interventi,
nonostante l'inserimento in un piano di finanziamenti regionali dal 1988 al
199151 . L'archivio infatti risultava
essere carente di scaffalature per ospitare la documentazione, privo di
personale di custodia e in parte non fruibile, dal momento che almeno 150 unità
archivistiche necessitavano di restauro52 .
Nel corso del 1993, in seguito alla visita del 12 maggio, la relazione Raffaella
De Gramatica riscontrò il perdurare dello stato di disordine delle carte e la
sospensione dei lavori di riordino, pertanto la Soprintendenza segnalò fra il
personale qualificato a disposizione, il nominativo di Sonia Puccetti53 . Per agevolare le operazioni di riordino,
l'amministrazione di Greve trasferì temporaneamente l'archivio preunitario al
primo piano di un ex istituto superiore sperimentale in via Di Vittorio, dove
aveva sede anche la biblioteca. Grazie al conferimento dell'incarico per la
schedatura delle unità archivistiche rimanenti54 , dopo
quasi tre anni di lavoro, con lettera del 3 febbraio 1999, l'allora
soprintendente Paola Benigni comunicò al sindaco di essere in possesso della
bozza dattiloscritta dell'inventario preunitario, approvandone la qualità del
lavoro. Riportato l'archivio preunitario in comune, l'amministrazione inaugurò
il servizio di consultazione affidandone la sua apertura, su appuntamento, a
Lucia Donnini, responsabile della biblioteca. Grazie al nuovo assetto conferito
all'archivio preunitario e al conferimento dell'incarico per la schedatura delle
unità archivistiche rimanenti55 , dopo quasi tre anni di lavoro, con lettera del 3 febbraio
1999, l'allora soprintendente Paola Benigni comunicò al sindaco di essere in
possesso della bozza dattiloscritta dell'inventario preunitario, approvandone la
qualità del lavoro. Dotato oggi delle introduzioni, l'inventario diventa
strumento principe per la conoscenza dell'archivio e per la ricerca da parte di
un'utenza portatrice di esigenze differenziate: quella delle amministrazioni,
degli studiosi, dei ricercatori, dei singoli cittadini. Si auspica di avere
contribuito ad agevolare i lavori di ricerca che l'archivio preunitario di Greve
in Chianti potrà soddisfare con i suoi preziosi documenti.
Greve in Chianti, 30 settembre 2017.
Barbara Salotti