Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina | Vai alla colonna di sinistra

AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
Menu di navigazione
Home » Visualizza scheda inventario

Colonna con sottomenu di navigazione


Complessi archivistici

Soggetti produttori

Contenuto della pagina


Archivio storico comunale di Filattiera (1566 - 1859). Sezione preunitaria. Inventario

Tipologia: inventario analitico

a cura di Rita Lanza

patrocinio: Comune di Filattiera (Massa Carrara)

Pubblicazione: inedito, documento ad uso interno

Descrizione fisica: pp. 98

Contenuti:

La zona di Filattiera, fu frequentata fin dall'epoca molto antica come documenta il ritrovamento a Sorano di sette statue stele risalenti all'età del Rame e alla prima età del Ferro1. Scavi archeologici hanno messo in luce due necropoli liguri nell'area della stazione ferroviaria e nella vicina località di Quartareccia2, e, a Sorano, una villa rustica romana utilizzata tra il I e il III secolo, un abitato fortificato bizantino (il Kastron Soreon ricordato nel 610 dal geografo Giorgio Ciprio)3 e un edificio religioso precedente e più piccolo della Pieve romanica di S.Stefano. La prima menzione di quest'ultima è contenuta in una bolla papale del 1148 nella quale viene riconfermato al Vescovo di Luni il possesso di tutte le pievi della diocesi. La giurisdizione della Pieve si estendeva su un vasto territorio, comprendente anche la sponda destra del fiume Magra. Il toponimo Filattiera deriva dal greco fulactéria che ha il significato di posto fortificato ed è riferibile ad uno stanziamento militare di età bizantina che doveva essere distinto dal Kastron Soreon. I primi documenti materiali di un insediamento sulla collina di Filattiera si hanno però soltanto dai secoli XI e XII4. In quest'epoca a Sorano rimase, in posizione isolata, la Pieve come luogo di sosta e di preghiera lungo la Via Francigena. Poco oltre, alle pendici della collina si trovava il nucleo di abitazioni di Borgovecchio, attraversato dalla strada. Sulla propaggine meridionale del colle il castello di San Giorgio, con la svettante torre affiancata dalla chiesetta, controllava la via. La fortificazione fu realizzata dagli estensi che acquistarono le terre di Filattiera nel 1029; il possesso fu loro confermato nel 1077 dall'imperatore Arrigo IV. Il predominio estense non durò a lungo. All'inizio del XII sec. Alberto, il primo degli Obertenghi ad essere chiamato Malaspina, vide nella Lunigiana la possibilità di nuove conquiste. Il figlio di lui, Opizzo I accentuò l'attività in Lunigiana ed ottenne dall'imperatore Federico Barbarossa l'investitura di varie terre tra cui un quarto del territorio facente capo a Filattiera, a ribadire il diritto dei Malaspina ad avere la quarta parte dei possessi degli Obertenghi divisi fra le quattro stirpi da essi originatesi: Pellavicino, Estense, Massa-Corsica e Malaspina5. Prima del 1202 gli estensi cedettero completamente Filattiera e tutti gli altri possedimenti in Lunigiana ai Malaspina, come risulta dal compromesso tra questi marchesi ed il vescovo di Luni Gualtiero risalente a quell'anno, in cui prestarono giuramento anche i signori ed il popolo di Filattiera6. Ai Malaspina si deve la costruzione, a partire dalla seconda metà del Trecento, del nuovo castello sul versante nord-occidentale del colle, e del borgo murato di forma quadrangolare con le tre strade parallele, secondo un preciso piano urbanistico. Nel 1221, con la divisione del feudo malaspiniano tra i cugini Opizzino e Corrado l'antico, Filattiera era diventata la capitale dei domini sulla sponda sinistra del Magra toccati ad Opizzino (che assunse lo stemma dello spino fiorito), con l'eccezione di Villafranca che, pur essendo sulla riva sinistra del fiume, andò a Corrado assieme ai territori di destra, aventi come stemma lo spino secco7. I possedimenti di Opizzino, si estendevano fino al mare e all'alta Garfagnana. Dal territorio a lui sottoposto rimasero escluse le attuali frazioni del Comune poste sulla riva destra del torrente Caprio che seguirono la sorte del Comune di Pontremoli: Ponticello, Scorcetoli, Serravalle, Dobbiana. Rocca Sigillina, fu a lungo contesa tra Filattiera e Pontremoli. Dopo la morte di Opizzino il feudo fu gestito in condominio da tutti i suoi figli. Con tale formula di governo si intendeva ovviare ai danni che sarebbero derivati dall'applicazione della legge longobarda che, alla morte di ogni marchese, prevedeva la divisione dei beni tra tutti i suoi eredi. Nel 1275 si giunse tuttavia ad una prima divisione tra Alberto, figlio di Opizzino, ed i nipoti Francesco, figlio di Bernabò, e Gabriele ed Azzolino, figli di Isnardo. I possedimenti furono divisi in tre parti: al primo toccò Filattiera e il territorio della valle del Bagnone: il feudo detto "del Terziere" poiché costituiva la terza parte, appunto, delle terre ereditate8. Una seconda divisione, nel 1351, portò alla nascita dei feudi di Treschietto, Castiglione del Terziere, Malgrate e Bagnone e, quindi, alla riduzione del feudo di Filattiera, assegnato a Ricciardino Malaspina, al solo capoluogo e alle frazioni di Gigliana e Biglio9. Nel corso del XIV e XV sec. la frantumazione interna dei feudi lunigianesi ed il conseguente loro indebolimento, favorì le mire espansionistice delle Signorie esterne su questa terra, in primo luogo di Milano, di Genova e di Firenze. La penetrazione della Repubblica fiorentina in Lunigiana ebbe inizio al principio del 400 con la dedizione nel 1404 di Albiano Caprigliola e Stadano, e la stipula di una accomandigia con gli altri marchesi del Terziere che comportava, tra l'altro, reciproco aiuto in caso di guerra ed agevolazioni negli scambi commerciali. Questo primo trattato fu più volte riconfermato, fino al 146710. Filattiera affiancò Firenze nella guerra contro i Visconti di Milano e, nel 1437, fu presa d'assalto e devastata dall'esercito milanese a capo di Niccolò Piccinino. Dopo questa data l'influenza fiorentina sul centro lunigianese crebbe progressivamente. Nella prima metà del XVI i marchesi di Filattiera furono coinvolti nelle lotte fra francesi e spagnoli ed il paese fu più volte occupato dalle milizie spagnole, finchè il marchese Manfredi III chiese aiuto al Duca Cosimo I dei Medici che riuscì a liberare Filattiera nel 1545. Pochi anni dopo, nel 1549, il marchese vendette il feudo a Cosimo che aveva apertamente mostrato le sue mire sul territorio. Il consenso imperiale non fu però ottenuto; ciononostante Cosimo pubblicò arbitrariamente la compra-vendita e, approfittando della lontananza di Manfredi III dal feudo, sostituì il Podestà con un governatore di fiducia e il 4 aprile 1551 si fece prestare giuramento dalla popolazione. Morto Manfredi, nel 1554 il Duca si fece rinnovare il giuramento di fedeltà e pose Filattiera il suo territorio sotto il Capitanato di Castiglione del Terziere11. Da quest'epoca i marchesi persero di fatto il loro dominio mantenendo solamente il diritto alle entrate dello stato, le onorificenze e la proprietà del castello; più volte ricorsero all'Imperatore perché fosse restituito loro il feudo. Alla fine del XVII secolo Manfredi V ed Ippolito chiesero il rinnovo dell'investitura e offrirono a Cosimo III la cessione di Filattiera a linea finita ed il rinnovo dell'accomandigia, senza però rinunciare nel frattempo al loro dominio. Nonostante l'opposizione di Cosimo l'imperatore Leopoldo I nel 1698 concesse l'investitura ai Malaspina. La popolazione del luogo però insorse contro i marchesi e Leopoldo il 22 febbraio 1701 dovette emanare un nuovo decreto con il quale conferiva a Cosimo III l'investitura del feudo che fu rinnovata negli anni successivi da altri diplomi imperiali12 Con la riforma del Granduca Pietro Leopoldo, nella seconda metà del 700, si ebbe un riassetto amministrativo e territoriale e giudiziario della Lunigiana13. Nel 1772 furono riformati i tribunali periferici con l'istituzione dei tre vicariati di Bagnone, Fivizzano e Pontremoli. In precedenza, con la sottomissione a Firenze di Fivizzano nel 1477, la Lunigiana era stata divisa nei Capitanati di Fivizzano e Castiglione del Terziere. Nel 1633 questi erano stati uniti in un solo governo. Nel 1751 era stato creato il Governatorato Generale di Lunigiana ed il governo di Fivizzano unito a quello di Pontremoli14. Nel 1777 furono istituite varie Comunità dipendenti da tre cancellerie: Fivizzano, Bagnone e Pontremoli. Filattiera, Cavallana, Gigliana, Lusignana e Rocca Sigillina furono aggregate alla Comunità di Bagnone, mentre Caprio, Dobbiana, Scorcetoli e Serravalle a quella di Pontremoli. Il 4 ottobre 1786 Filattiera fu eretta a Comunità autonoma con le dipendenze di Migliarina e parte di Lusignana, continuando però a dipendere dalla cancelleria di Bagnone15. Successivamente venne costituita anche la Comunità di Caprio comprendente Scorcetoli, Dobbiana e Serravalle. Con le spedizioni napoleoniche il territorio granducale passò sotto il dominio transalpino e, dal 1801, nel Regno d'Etruria assegnato a Ludovico di Borbone16. Nel 1808 l'intera Toscana entrò a far parte dell'impero francese: i territori lunigianesi dell'ex Regno d'Etruria furono assegnati amministrativamente al Dipartimento degli Appennini con capoluogo Chiavari17. Ogni Dipartimento era organizzato in circondari, che comprendevano cantoni, suddivisi a loro volta in maires. Con decreto del 24 marzo 1809 Pontremoli divenne sede di Circondario, comprendente i cantoni di Pontremoli, Bagnone, Borgotaro, Compiano e Berceto. Nel 1812 Biglio, Rocca Sigillina, Cavallana, Lusignana, Gigliana, già facenti parte del cantone di Bagnone, furono aggregate a quello di Pontremoli18. Con l'attuazione di quanto disposto nel Congresso di Vienna nel 1815, Zeri, Caprio, Bagnone, Filattiera, Groppoli, Lusuolo, Terrarossa, Riccò, Albiano e Calice tornarono al Granduca di Toscana Ferdinando III di Lorena. Il territorio di Filattiera, rimase diviso, come in precedenza, nelle Comunità di Filattiera e Caprio con le loro dipendenze, facenti capo rispettivamente alle Cancellerie di Bagnone e Pontremoli. Cavallana, Gigliana, parte di Lusignana e Rocca Sigillina rimasero nella Comunità di Bagnone. Nel 1848, in seguito alla morte di Maria Luigia d'Austria, in attuazione del trattato stipulato nel 1844 tra il Granduca di Toscana, il Duca di Modena e quello di Lucca, si formò la Lunigiana Parmense sotto i Borboni . Questa comprendeva i territori dell'alta Lunigiana (Zeri, Pontremoli, Mulazzo, Caprio, Filattiera, Bagnone e Villafranca), mentre la bassa Lunigiana, da Aulla a Massa, rimase al Duca di Modena e costituì la nuova provincia estense19. Nello stesso anno, in opposizione al dominio parmense, fu istituito un governo provvisorio con sede a Pontremoli e decretata l'unione al Granducato di Toscana. L'anno successivo, tuttavia, con la vittoria austriaca, fu creata la Provincia di Pontremoli di nuovo assoggettata al Ducato di Parma e sotto la dominazione dei Borboni. La Provincia era divisa in sei comuni, Zeri, Pontremoli, Mulazzo, Filattiera, Bagnone, Villafranca, comprendenti diversi comunelli20. Il Comune di Filattiera fu ingrandito con l'aggregazione della soppressa Comunità di Caprio e diviso in sei comunelli21. Il 15 giugno 1859 in seguito all'occupazione delle truppe sabaude, venne formato con decreto di Vittorio Emanuele II il Governo provvisorio delle Province parmensi comprendente tutta la Lunigiana. Con l'armistizio di Villafranca (11 luglio) si stabilì che nei ducati parmensi, modenesi e toscani tornassero i vecchi regnanti, ma i governi provvisori formatisi non accettarono queste clausole e rimasero in carica ribadendo la volontà di essere annessi al Piemonte. Il 4 settembre si tennero le elezioni dei rappresentanti del Popolo delle Provincie Parmensi e nel dicembre si ebbe un riordinamento del territorio con la costituzione della provincia di Massa Carrara. Pontremoli diventò capoluogo di un circondario comprendente i comuni di Zeri, Mulazzo, Filattiera, Bagnone, Villafranca. Nel 1860 la Provincia di Massa Carrara fu annessa al Regno Sardo, divenuto, l'anno successivo, Regno d'Italia. Filattiera raggiunse l'attuale estensione territoriale nel 1865 con l'unione delle frazioni di Cavallana, Rocca Sigillina, Gigliana e Lusignana, distaccate da Bagnone.

[Rita Lanza]



Ogni fondo individuato è seguito dall'indicazione degli estremi cronologici delle unità archivistiche. Per la descrizione delle singole unità archivistiche sono stati adottati i seguenti criteri:

- le date dei documenti redatti prima del 1750 sono state lasciate nello stile originario;

- nell'indicazione delle unità è stato riportato, ove possibile, il titolo originale in carattere corsivo, presente all'esterno dell'unità archivistica;

- per i documenti dei camarlinghi sono state riportate, oltre alle date delle singole unità, anche quelle relative alla durata del mandato poste accanto ai loro nomi;

- per ciascuna unità è stato indicato il condizionamento esterno, seguito dalla numerazione moderna delle carte. Quando l'indicazione non compare si deve intendere che le carte non sono numerate;

- lo stato di conservazione delle unità danneggiate è stato segnalato mediante l'apposizione di uno asterisco accanto all'indicazione relativa al condizionamento esterno;

- le unità sono state numerate progressivamente e accanto alla numerazione attuale sono state riportate le numerazioni originarie desunte dalle unità stesse;

- nelle unità archivistiche del Consorzio idraulico sono stati riportati, oltre che la datazione più antica e quella più recente, anche, tra parentesi tonda, i singoli anni, quando i documenti sono stati redatti in anni non consecutivi.

Abbreviazioni:

b. bb. = bianca, bianche

c., cc. = carta, -e.

leg. = legatura.

op. cit. = opera citata

p., pp. = pagina, -e.

reg., regg. = registro, -i.

s.d. = sine data.

ACF = Archivio storico del Comune di Filattiera





Codifica:
Filippo Mori, aprile 2012
Paolo Santoboni, revisione, maggio 2012