Livello: serie
Estremi cronologici: 1700 - 1775Consistenza: 4 unità
Il dazio del
decimino e testanti era una forma di imposizione diretta che colpiva tutti i lavoratori
di terre e i produttori di redditi artigianali, detti "testanti", che avevano residenza
nel contado fiorentino. I primi erano iscritti nei ruoli fiscali per una cifra
proporzionale alla decima pagata, alla città di Firenze, dai proprietari delle terre che
lavoravano; i secondi erano iscritti per una somma fissa calcolata sull'estimo delle
teste, cioè sul censimento e la valutazione delle capacità contributive di ogni maschio
adulto. I proventi di questa imposizione erano destinati a soddisfare le spese ordinarie
del magistrato fiorentino dei Nove conservatori; le spese ordinarie per i popoli del
contado, come il pagamento degli ufficiali periferici e il mantenimento delle strade; le
spese cosiddette "universali", come quelle di tipo militare e diplomatico. L'ammontare
della tassa, calcolato annualmente secondo un complesso procedimento contabile, era
ripartito tra i popoli del contado
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. In base a questa ripartizione i
cancellieri compilavano i dazzaioli che venivano infine consegnati ai camarlinghi
competenti per l'esazione.
La serie dei dazzaioli del decimino e testanti dei popoli della podesteria
di Barbialla e Montaione prende avvio nel 1700 ed è costituita da quattro filze, due
delle quali raccolgono i registri relativi ai popoli di Castelnuovo, Barbialla, San
Bartolomeo a Santo Stefano, San Giorgio a Canneto, San Quintino, Collegalli e San
Piero a Coiano; e le altre due quelli relativi a Montaione, Castelfalfi, Vignale e
Tonda. Si segnala, in ambedue i casi, una lacuna tra gli anni 1719 e 1765, tale
lacuna era già evidente nell'inventario di cancelleria del 1859
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