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Tassa del macinato

Livello: serie

Estremi cronologici: 1693 giu. 1 - 1806

Consistenza: 77 unità

Istituita con la denominazione di "gabella delle farine" da Cosimo I con la legge dell'8 ottobre 1552 1 per far fronte alle necessità militari del momento, era un'imposta straordinaria e indiretta su tutte le farine che si producessero fuori dalla città di Firenze. Chiunque macinasse o facesse macinare grano era tenuto perciò a pagare la gabella, dopo essersi fatta rilasciare dal rettore locale, poi dal camarlingo, una "poliza o vero licentia". Benchè stabilita per un triennio, la tassa divenne subito ordinaria e nel 1678 fu trasformata in tassa personale, che ricadeva su tutti gli abitanti delle comunità. Il reparto annuale fra questi era fatto da una deputazione di quattro membri designati dalle comunità, le cui adunanze erano decise dal cancelliere comunitativo. Per la riscossione delle somme, la deputazione nominava un camarlingo. Il cancelliere quindi consegnava al camarlingo il dazzaiolo contenente le poste dei contribuenti. L'esercizio economico cominciava il primo gennaio e terminava il 31 dicembre.
Con il motuproprio del 23 marzo 1763 2 l'amministrazione della tassa fu affidata ai cancellieri comunitativi e, con le "Nuove istruzioni per i cancellieri comunitativi" del 16 novembre 1779 3 , si precisò che, compilati sulla base delle portate delle bocche che ciascun capofamiglia doveva rimettere al cancelliere, i reparti della tassa dovessero essere registrati in "un quaderno cartolato e numerato in fronte al quale nella prima facciata saranno descritti i nomi dei deputati (...), e di poi sarà posta la nota delle classi [dei contribuenti] con la rispettiva quantità della tassa assegnata a ciascheduna delle medesime". Doveva poi essere compilato un "ristretto" di ciascun popolo per giungere quindi al "bilancio dell'entrata e dell'uscita". Il reparto deveva essere trasmesso dal cancelliere all'Auditore delle Regalie per l'approvazione. La somma esatta dal camarlingo era poi versata alla cassa della tassa di macine di Firenze. Il cancelliere aveva anche il compito di annotare nel "libro dei partiti" tutti i defalchi fatti dai deputati e, insieme con i deputati vecchi, doveva effettuare il "saldo di ragioni" del camarlingo uscente. A fine gestione, i dazzaioli erano depositati nell'archivio della cancelleria.
Con la legge del 7 marzo 1789 4 , infine, l'amministrazione della tassa passò alle comunità che, tramite il proprio camarlingo generale, erano incaricate di riscuoterne l'ammontare e versarlo alla cassa della Camera delle comunità di Firenze.