Livello: serie
Estremi cronologici: 1624 ago. - 1797 ago.Consistenza: 68 unità
Fino alla seconda metà del Seicento i tre comuni facenti parte della
podesteria di Carmignano avevano ciascuno un proprio depositario dei pegni,
coincidente in genere con lo stesso camarlingo del comune. Nel 1695, data a cui
risale il primo registro della serie dei libri dei pegni, risulta un unico
camarlingo che esercitava la propria funzione in tutto il territorio della
podesteria.
L'uso del deposito dei pegni si trova attestato negli statuti di
Carmignano
1
, di Artimino e di Bacchereto
2
.
I primi accenni ad una regolamentazione uniforme dell'ufficio del depositario
dei pegni si trovano nella riforma dei Cinque del Contado del 1553
3
. Di nomina
comunitativa e sottoposti al beneplacito dei Nove, questi ufficiali erano deputati
al ricevimento dei pegni che venivano effettuati nell'ambito della podesteria dal
messo, per ordine del rettore di giustizia.
I compiti del depositario sono
dettagliatamente illustrati dal cancelliere nel frontespizio del libro che
quest'ultimo gli consegnava per la registrazione dei pegni a Carmignano. Egli era
tenuto a ricevere in consegna dai cavallari, messi ed altri esecutori i pegni con
l'indicazione della data di consegna, il nome del proprietario, quello di colui che
aveva fatto l'istanza di pignoramento, il nome dell'esecutore e la somma per la
quale era stato effettuato il sequestro. Gli stessi dati dovevano risultare sulla
ricevuta che il depositario era tenuto a fare all'esecutore nel quaderno consegnato
a quest'ultimo dal cavaliere della corte. Le poste registrate sul libro del
depositario, i cui numeri dovevano corrispondere a quelle annotate nel quaderno del
cavaliere, recavano anche l'indicazione delle carte del civile dove compariva la
sentenza relativa. Sia il quaderno del cavaliere che il libro del depositario
dovevano essere presentati, almeno una volta al mese, al cancelliere per correggerne
gli eventuali errori e darne conto ai Nove. Inoltre quest'ultimo doveva far sì che i
depositari rimettessero i loro conti annualmente, come gli altri camarlinghi
4
.
I tempi di conservazione dei pegni presso il depositario erano regolati dagli
statuti locali
5
. Alla scadenza
dei termini si procedeva all'incanto per la vendita e, in caso di pegni vivi, era
prevista la facoltà di detrarre dalla somma ottenuta le spese di mantenimento delle
bestie. Una volta venduto il pegno, il camarlingo era tenuto ad annotare il nome del
compratore, il luogo, il giorno ed il prezzo della vendita: dal ricavato venivano
detratti gli emolumenti per gli esecutori e il giusdicente.
Per la restituzione
del pegno al debitore, che avveniva solo dietro licenza scritta del cavaliere, il
camarlingo rilasciava una ricevuta i cui estremi erano annotati sul libro dei
pegni
6
.
Nell'archivio di Carmignano si conservano i libri dei
pegni, con i relativi saldi, oltre ad un registro delle rimesse dei pegni venduti. I
primi, che rimontano al 1695, erano consegnati annualmente dal cancelliere
comunitativo al depositario, con un esplicito richiamo alle norme ed alla prassi
alle quali doveva attenersi nell'esercizio del suo ufficio. In essi egli doveva
rendere conto della sorte dei singoli pegni affidati alla sua responsabilità e
pertanto alla presa in carico del pegno, descritto con la precisione e i dati
richiesti, corrisponde lo scarico con l'indicazione dell'eventuale restituzione o
vendita dello stesso.
L'unico registro delle rimesse dei pegni giunto fino a
noi, che riguarda gli anni 1624-1660, è costituito dalle rimesse di denari che i
depositari dei vari comuni, facenti parte della podesteria, facevano periodicamente,
a seguito delle vendite effettuate, al podestà di Carmignano. Quest'ultimo aveva
l'obbligo di destinarli, una volta detratte spese ed emolumenti vari, all'ufficio o
alla persona che aveva richiesto il pignoramento. Tali versamenti sono registrati,
in ordine cronologico e separatamente per il depositario di ogni comune, a cura del
notaio che svolgeva le funzioni di cancelliere del podestà.
Si conserva altresì
un registro di pegni gravati della lega del Galluzzo, Casellina e Torri, che faceva
parte insieme a Carmignano della cancelleria del Galluzzo presso la quale i libri
venivano conservati
7
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