Il vicariato, come organo di governo locale, a livello provinciale, per le
questioni che riguardassero le diverse podesterie e comunità comprese nel suo ambito
territoriale, fu dotato di un organo deliberativo proprio con l'avvento del
Principato mediceo. A San Miniato dal 1536 fino alle riforme leopoldine funzionò un
Consiglio di vicariato presieduto dal vicario fiorentino e formato da sei
"Soprasindaci", rappresentanti gli interessi delle varie podesterie (1
rappresentante rispettivamente per le podesterie di Castelfranco di Sotto,
Montaione, Cerreto Guidi e Fucecchio, 1 per la città di San Miniato e 1 per le
"Ville" della podesteria di San Miniato). Il Consiglio deliberava precipuamente
sulla determinazione e sulla suddivisione di imposte e dazi da assegnare alle
singole comunità, sulla copertura delle spese occorrenti per il funzionamento della
corte vicariale, per lavori pubblici di interesse intercomunale, oltre che
sull'elezione di un camarlingo che tenesse la contabilità e gestisse le entrate e le
uscite. Le deliberazioni dei "soprasindaci" erano verbalizzate in appositi registri
dal cancelliere comunitativo pro-tempore di San Miniato in quanto cancelliere del
comune "capoluogo" del vicariato.