Sede: Montevarchi (Arezzo)
Date di esistenza: sec. XVI - 1865Intestazioni: Podesteria di Montevarchi, Montevarchi (Arezzo), sec. XIV - 1784
Storia amministrativa:
Fu una delle più antiche podesterie istituite dal comune di Firenze in quella parte
del proprio contado costituita dai territori del Valdarno di Sopra, organizzai in
vicariato nel 1409.
Il podestà, designato fin dalla prima metà del XIV
secolo1 dall'ufficio delle Tratte,
ebbe, a partire dal secolo seguente, la piena giurisdizione civile mentre per le
questioni «criminali» era competente su tutto il territorio del Valdarno il vicario
di S. Giovanni.
Nella podesteria era compresa fin dall'inizio, accanto a quella
di Montevarchi, anche la comunità di Castiglione Libertini il cui territorio
rientrava però nella circoscrizione del vicario di Anghiari ed era sottoposto alla
sua giurisdizione criminale. La situazione fu ridotta ad uniformità nel 1772 - nel
contesto della riforma giudiziaria leopoldina - con l'assegnazione di tutti i
territori della podesteria al vicariato di Valdarno Superiore. Contemporaneamente
venne trasferita nel podestà di Montevarchi la competenza civile fin'allora
esercitata, sul relativo territorio, dall'ufficiale di Montegonzi.
L'ufficialato, comprendente anche i popoli dell'antica lega di Avane e retto da un
notaio, fu soppresso e al banco di giustizia di Montegonzi si recò settimanalmente,
fino al 1780, il «notaio civile» del podestà. A queste pertinenze territoriali si
aggiunsero, nel 1784, quelle dell'intera podesteria di Laterina, abolita in base a
disposizioni generali di quell'anno2.
Il podestà, come accennato, fu assistito fino al 1780 nello
svolgimento degli affari giudiziari, da un notaio della sua «corte», indicato, per
tutto il XVI secolo, come «milite socio», quindi come «cavaliere» e infine, dopo il
1772, come «cancelliere civile». Il nome di questo notaio è stato riportato in
inventario, accanto a quello del relativo podestà, ogni volta che ne è stata
possibile l'individuazione.
La documentazione, che non risale oltre il 1530, è
riunita in filze recanti l'indicazione di «atti civili», con riguardo alla natura
delle competenze giudiziarie dei podestà. In realtà sotto tale denominazione sono
ricondotti, nella loro generalità, tutti gli atti dei giusdicenti, compresi quelli
attinenti alle competenze di carattere amministrativo da essi esercitate
istituzionalmente. Così, accanto agli atti processuali civili - che danno il titolo
alle filze - figurano i documenti dell'attività di vigilanza (visite a carceri,
spedali, strade, rivendite di pane e carne, etc.), quelli relativi all'esercizio
dell'esecutivo privato e pubblico(diviso, quest'ultimo, in pubblico di Firenze e di
podesteria) e quelli concernenti i protesti, i sequestri giudiziari, i comandamenti,
le ordinanze podestarili, etc. A ciò si aggiungono le lettere del carteggio generale
e egli atti del danno dato quando la cognizione dei reati relativi diventò di
competenza del podestà. Successivamente al 1772 la documentazione dei singoli
podestà (ormai nominati per lunghi periodi di tempo) non è più contenuta, come in
passato, (quando i medesimi si eleggevano normalmente per un semestre) in un'unica
filza, comprensiva, talvolta, addirittura degli atti di più podestà. Gli atti civili
di un giusdicente sono raccolti in questo periodo in più unità archivistiche dove
sono distribuiti in base al contenuto, per periodi cronologici o, addirittura, senza
criteri precisi.
Nella individuazione, che si è resa necessaria, del contenuto
delle diverse filze di atti di uno stesso podestà, si sono indicati come «atti
processuali» i documenti dell'attività giudiziaria civile e come «quaderni» le
registrazioni (effettuate appunto su appositi quaderni poi cuciti nelle filze) degli
atti relativi all'esercizio delle competenze amministrative e alla giurisdizione del
danno dato. Il carteggio generale è stato indicato con il termine «lettere».
Con ciò ci si è attenuti, in definitiva, ad una tripartizione terminologica - oltre
che di contenuto - coeva alle carte (anche se non generalizzata), modificando
soltanto in «atti processuali», la dizione «atti civili» che si è preferito, per
chiarezza, usare solamente per indicare la documentazione podestarile nella
generalità delle sue componenti.
Restaurati, nel 1814, i vecchi organi giudiziari soppressi dal governo francese, a
Montevarchi tornò a funzionare una podesteria con la solita circoscrizione
comprensiva delle comunità di Montevarchi e Laterina.
Mentre la corte del
podestà riprese ad amministrare la giustizia civile, la podesteria fu compresa, per
il «criminale», nel circondario del tribunale del commissario regio di Arezzo e, per
la seconda istanza civile, in quello più vasto della Rota civile di prima
appellazione sempre di Arezzo.
In seguito, con la successiva riforma
giudiziaria del 1838, la podesteria di Montevarchi si ingrandì dei territori di
quella di Bucine e Valdambra che fu soppressa. In materia di giurisdizione criminale
tornò, come prima del 1808, alle dipendenze del vicario regio di S. Giovanni
Valdarno mentre in materia civile, per la parte eccedente le competenze riservate ai
podestà dalla nuova legge, dipese dal Tribunale di prima istanza di Firenze.
La
podesteria cessò di funzionare alla fine del 1849, secondo quanto previsto, in
generale, dalla legge dell'anno precedente che istituiva, a partire dal 1" gennaio
1850, le Preture toscane in luogo di vicariati regi e
podesterie.
Complessi archivistici prodotti:
Podesteria di Montevarchi I, sec. XVI -
1808
(fondo, conservato in Comune di Montevarchi. Archivio storico)
Podesteria di Montevarchi II, 1814 -
1849
(fondo, conservato in Comune di Montevarchi. Archivio storico)