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Comune di San Marcello

Sede: San Marcello Pistoiese (Pistoia)

Date di esistenza: sec. XIII - 1775

Intestazioni: Comune di San Marcello, San Marcello Pistoiese (Pistoia), 1551 - 1775

Storia amministrativa:

Di certa origine romana, il borgo di San Marcello si formò in epoca alto medievale attorno alla pieve omonima, citata per la prima volta in una cartula datata 7 aprile 1085, e come molti altri territori pistoiesi, fu concesso dall'imperatore Enrico VI, con diploma pubblicato nel 1191, al conte Guido Guerra dei conti Guidi di Modigliana.
Nel 1244 venne censito a scopi fiscali fra gli altri comunelli rurali dipendenti da Pistoia. Il paese contava all'epoca 117 fuochi ed era suddiviso in due frazioni, una, la più popolosa, detta "de plebe", l'altra "de cappella S. Michelis".
Nel 1255 il Comune, la cui giurisdizione si spingeva fino allo spartiacque appenninico e il cui territorio confinava con quelli dei Comuni limitrofi di Lizzano, Gavinana e Piteglio, era retto da un podestà, coadiuvato da un notaio e da un camarlingo.
I disordini politici scoppiati a Pistoia fra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento tra i guelfi "bianchi" capeggiati dalla famiglia Panciatichi e "neri" guidati dai Cancellieri, coinvolsero anche la Montagna Pistoiese. Il successivo scontro fra il ghibellino Castruccio Castracani, signore di Lucca, ed i fiorentini, avvenuto tra il 1325 ed il 1328, portò nuovo scompiglio fra le due fazioni che si fronteggiarono particolarmente nel territorio montano. Proprio come conseguenza di tali disordini venne eletto per la prima volta a San Marcello, nel 1330, il Capitano della Montagna, con funzioni sia militari che di controllo sulle podesterie locali. Non a caso il primo a rivestire tale carica fu un membro della famiglia Panciatichi, alleata dei fiorentini.
Anche nei secoli successivi il comune venne coinvolto nelle guerre di fazione: nel 1530 San Marcello venne messa a ferro e fuoco dalle truppe di Francesco Ferrucci, che sarebbero state poi state sconfitte a Gavinana.
L'originale struttura politica e amministrativa del Comune, descritta nello Statuto del 1438, conservato nell'Archivio di Stato di Firenze, prevedeva ai vertici della comunità due vicari, estratti semestralmente da una borsa contenente trenta o quaranta nomi appositamente "squittinati". I vicari erano coadiuvati da quattro consiglieri, estratti anch'essi ogni sei mesi da una borsa contenente cento nomi, che disponevano di iniziativa legislativa e che, insieme con i consiglieri delle altre comunità, andavano a formare il Consiglio Generale del Capitanato.
Vi erano poi un Consiglio Generale Maggiore con sola funzione consultiva, composto da dieci membri estratti semestralmente da una borsa contenente i nomi degli uomini allibrati nel comune da almeno venticinque anni, un camarlingo, un tassatore della carne e del vino e un salaiolo, ufficiale addetto alla distribuzione del sale.
Con lo statuto successivo, redatto nel 1453 all'epoca delle lotte fra le fazioni dei Panciatichi e dei Cancellieri, si ebbe la creazione di due distinte borse per l'estrazione dei vicari, una per ciascuna fazione.
Maggiori informazioni sull'organizzazione amministrativa del Comune si hanno dalla metà del XVI secolo, epoca dalla quale si conservano i registri dei Partiti e Deliberazioni, redatti da un cancelliere locale, eletto dal consiglio generale e in carica per un anno. I due vicari avevano il compito di mettere a partito le proposte di riforme nel Consiglio generale, che le approvava o le respingeva. Avevano inoltre il compito di mettere all'incanto, per sei mesi, gli uffici di depositario dei pegni e di camarlingo e di nominare la guardia dei danni dati o campaio. Gli uffici degli stimatori dei beni e del camarlingo del sale venivano invece estratti a sorte.
In caso di necessità veniva posto all'incanto l'incarico di provveditore al rifornimento di grani presso l'ufficio dell'Abbondanza di Firenze; gli uomini incaricati della distribuzione del grano venivano invece eletti dai vicari. L'operato dei camarlinghi era riveduto da una commissione di sindaci.
Nello statuto del 1591 si prevedev la costituzione di un consiglio di dodici uomini esperti, che si sostituì nel corso del XVII secolo al Consiglio generale. Contemporaneamente la carica di vicario andò trasformandosi: il funzionario incaricato di inviare al Capitano della Montagna i rapporti sui malefici commessi nella comunità continuò a chiamarsi vicario o vicario dei malefici, mentre i due ufficiali incaricati di tutti gli altri affari vennero nominati "rappresentanti".
L'ufficio del camarlingo mutò il proprio nome dapprima in "camarlingo del dazio" e in seguito in "camarlingo del dazio e polizze". Negli anni di carestia il camarlingo del dazio era affiancato da un particolare camarlingo, detto "dei viveri", che si occupava dell'aspetto finanziario e della distribuzione annonaria.
Anche l'ufficio del camarlingo del sale, detto poi "della Canova", fu messo all'incanto nel corso del XVII secolo.
L'autonomia amministrativa di San Marcello terminò, come per gli altri comuni della Montagna Pistoiese, nel 1775, quando venne compreso nella Comunità della Montagna.