Archivio storico del Comune di
Livorno. Costituzione e criteri di
inventariazione
Nel corso del 1995 è stato avviato il primo intervento di
ordinamento dell'Archivio Storico del Comune di Livorno.
L'operazione è oggi giunta all'XI lotto di lavori. Il
materiale documentario preso in esame è relativo agli anni
1865-1964 ed attualmente riunito, con poche eccezioni, in
uno stesso luogo. La schedatura informatizzata è stata
eseguita con il sistema CDS - ISIS, utilizzando
un'applicazione specifica per documenti d'archivio
denominata CLAS (Comune Livorno Archivio Storico).
Dieci anni fa il materiale era sparso in più sedi e l'ultimo
tentativo di censimento risaliva agli anni sessanta1 . Nel 1968 risultavano presenti in
locali disastrati, soprastanti il Mercato Centrale, 641 fi
lze e 181 registri che andavano dal 1865 al 1886; in altre
tre sedi si trovavano filze e registri fino al 1953 per un
totale di 3352 filze e 2078 registri2 . Le vicende dell'archivio storico
livornese sono note soprattutto in relazione all'attività
del prof. Pietro Vigo, che tra la fine del XIX e l'inizio
del XX secolo ne fu cultore e promotore appassionato. Si
deve infatti alla sua incessante opera di recupero e
valorizzazione se in seguito la raccolta livornese ebbe il
riconoscimento di Sezione di Archivio di Stato3 . Nel
1873, come risulta da una delibera in data 11 agosto, fu
nominata una commissione con l'incarico di "riordinare le
carte dell'antico archivio del Comune che si trovavano
abbandonate nelle antiche soffitte del palazzo". Di questa
commissione facevano parte l'avv. Antonio Mangini, che ne
era presidente, l'avv. Gaetano Orsucci, il dott. Francesco
Domenico Falcucci, l'avv. Eugenio De Witt e il cav. Ugo
Chiellini. Gli ultimi due, dimessisi subito, furono
sostituiti dal cav. Eugenio Zaner e dal prof. Achille
Coen. Negli anni successivi continuarono i problemi di
assestamento per i componenti la commissione: il 17 dicembre
1875 rinunciò a farne parte, con una lettera inviata
all'Assessorato alla Pubblica Istruzione, anche Achille Coen
e l'anno dopo si dimise il segretario Francesco Domenico
Falcucci, sostituito da Raffaello Giannelli capo di servizio
del municipio. Del 1877 si è conservata una Relazione della
commissione, composta ormai soltanto da Mangini, Orsini,
Zaner, che ci descrive il lavoro svolto: le carte dalle
soffitte furono portate nei locali della caserma delle
guardie municipali, due stanze al quarto piano dello stabile
già Franchetti. L'archivio antico aveva preso il nome di
archivio storico. "Furono, dalla scorta degli antichi
inventari, identificate molte delle filze del Comune" ma,
prosegue la relazione, "perché questo possa degnamente
funzionare ha d'uopo di regolare costituzione, ha d'uopo che
si dimetta l'uso di tenere sparsi carte e documenti che
dovrebbero essere con diligenza mantenuti e custoditi"4 . Il 3
aprile di quell'anno furono ordinati nuovi scaffali di legno
con misure e modalità precise per la seconda stanza in modo
che fossero simili alla prima e il commesso Giuseppe Taddei
fu destinato alla sorveglianza. È comunque soltanto nel
1895, con il prof. Pietro Vigo, che prende avvio una vera e
propria opera di raccolta sistematica dei documenti storici
livornesi con indagini estese a tutto campo. Vigo ottenne
dall'Archivio di Stato di Firenze la restituzione delle
carte della Delegazione di Governo trasferite da soli sette
anni, su richiesta della R. Questura di Pubblica Sicurezza
per motivi di spazio. Altri documenti furono richiesti alla
Procura, alla Prefettura, all'Accademia degli Avvalorati e a
privati. Il problema che l'amministrazione si trovava
ad affrontare, oltre che il reperimento dei fondi, era
quello di individuare una sede idonea per accogliere una
quantità così vasta di documenti storici livornesi. Il 13
luglio 1895 fu presentato un preventivo dettagliato di
lavori preliminari per l'impianto di un archivio storico
nelle gallerie superiori del nuovo mercato5 . Il 17 agosto 1896
fu istituito ufficialmente l'archivio storico e predisposto
un dettagliato e interessante regolamento6 . Nel 1898
l'archivio storico ebbe un direttore, un custode e un
assistente del direttore, il maestro Osvaldo Testi7 , e fu in continua espansione anche
grazie a doni di privati. In questo periodo iniziarono
le trattative per prendere in affitto il terzo piano del
Palazzo Franceschi-Bicchierai, in Via Borra 5, concesso
dalla vedova contessa Sofia Agostini della Seta dal 20
maggio8 . Ogni anno occorrevano
nuovi scaffali9 :
nell'archivio vennero versati gli atti della Prefettura
anteriori al 1860 e altri "antichi atti comunali". I
documenti erano ordinati e inventariati con un incessante
lavoro, tanto che il 7 dicembre 1899 fu destinato
all'archivio un ulteriore impiegato, Icilio Benigni, in
aiuto all'assistente Osvaldo Testi. Nella sua opera di
riunificazione dei documenti cittadini Vigo era ormai giunto
ad un importante risultato, così che nella seduta del
Consiglio del 7 aprile 1899, la n. 71, si conserva un elogio
del direttore per il lavoro svolto e si fa cenno alla
avvenuta inaugurazione. In una relazione dattiloscritta e
indirizzata al Ministero dell'Interno si ricorda che il 30
aprile 1899 è avvenuta l'inaugurazione dell'archivio storico
cittadino10 nei locali di Via Borra, ma si prospetta
l'eventualità di ampliare ulteriormente l'archivio. Nel
luglio di quell'anno fu stipulato infatti un nuovo contratto
d'affitto di un "quartiere" per l'ampliamento dell'archivio
storico; si trattava di un appartamento attiguo a quello già
utilizzato, posto al terzo piano, casa n. 5 sugli Scali del
Monte Pio. I primi anni del Novecento videro
l'acquisizione di altri fondi molto importanti e si
intensificò la politica di reperimento delle risorse. Il
direttore avanzò richieste anche presso il Ministero
dell'Interno, che nel settembre inviò l'ispettore Alfredo
Giovanetti. In una relazione il funzionario invitava altri
enti livornesi ad essere presenti per il mantenimento
dell'archivio cittadino; contemporaneamente iniziarono i
progetti di trasferimento in una nuova, prestigiosa sede in
piazza Guerrazzi, dove avrebbe avuto sistemazione anche il
Museo Civico: l'11 giugno 1902 fu deliberata una spesa di
400 lire per il trasporto dei documenti e il riadattamento
delle scaffalature lignee e del palazzo. Nel corso del
1903 e 1904 Pietro Vigo arricchì l'archivio, ottenendo il
versamento di 750 filze di documenti di varia natura
dall'Amministrazione dei RR. Spedali Riuniti, di circa 400
buste in cartapecora, Protocolli e relativi indici, per gli
anni 1861-70, dalla Prefettura e delle carte dell'archivio
di Pubblica Sicurezza e della Leva di Portoferraio11 . Nel corso del 1905
venne aperta la nuova sede dell'archivio storico cittadino
posto in Piazza Guerrazzi 412 . L'amministrazione aveva in
affitto questi locali da alcuni anni; l'archivio, secondo
gli accordi presi con il Vigo, "occuperà il primo piano
dello stabile, del già Spedale della Misericordia, le grandi
infermerie, la cappella, la stanza della vecchia farmacia e
l'antica stanza dei bagni"13 . Nel 1907 l'archivio ha
ancora un custode e un assistente del direttore, mantiene il
regolamento del 1898 ed ha un orario di apertura continuato,
dalle 10 alle 15, che si chiede di modificare inserendo una
pausa (10-12 e 13-16). Per venire incontro alle difficoltà
economiche, il direttore propone di reimpiegare le piccole
somme, provenienti dai diritti di riproduzione dei
documenti, per acquisti interessanti l'archivio stesso che
intanto continua a crescere. È del 1909 infatti un ricco
carteggio con la Questura, che chiede di versare i documenti
dell'anno corrente, come già fatto nel 1904, un altro
carteggio con la Prefettura, per il deposito di documenti
riservati del 1848-49, un altro ancora con il Ministero
degli Esteri, per uno studioso che compie ricerche storiche
e per fornitura di attrezzature ai locali per la
consultazione. La sede di piazza Guerrazzi è ampia, ma ha
bisogno di continui adattamenti per poter meglio conservare
la documentazione. Pietro Vigo continuerà fino all'ultimo a
sollecitare interventi strutturali e ad acquisire materiale,
come testimoniano le pratiche per l'acquisto della
collezione Minutelli, che risalgono al 1911. Con la sua
morte, avvenuta nel 1918, lo sviluppo delle iniziative e
l'attenzione verso l'archivio subiscono una battuta di
arresto; nel 1920 non c'è ancora la luce elettrica in tutte
le stanze; soltanto nel 1922 viene nominato un nuovo
direttore nella persona di Osvaldo Testi - era stato
assistente dal 1908 al 1921 - e la carica di assistente
viene abolita. Diminuisce così il personale mentre
continuano i versamenti documentari: il 29 marzo 1924 si
verifica la cessione dell'archivio del soppresso ufficio
provinciale scolastico di Livorno, in seguito arriva altro
materiale dalla Prefettura, relativo ad anni che vanno dal
1765 al 1890. Il 30 giugno vengono donati da Francesco
Polese registri degli anni 1733-1854, appartenenti alla
parrocchia militare di Fortezza Vecchia. Nel 1926, con
il nuovo direttore Giovanni Marreghi, nominato il 25
febbraio del 1925 dopo la morte di Testi che aveva appena
concluso il riordino della collezione Bastogi14 , viene
approvata la costruzione del nuovo impianto di illuminazione
elettrica. Nel corso degli anni trenta, l'archivio
storico cittadino, dal 1933 dedicato a Pietro Vigo, continua
ad acquisire fondi documentari importanti, come le 709 fi
lze e i 266 registri e protocolli della Capitaneria di
Porto, per gli anni 1860-1910, gli Atti del Consolato del
Mare, ancora l'archivio della Chiesa del Soccorso e
documenti riservati della R. Prefettura, relativi agli anni
1861-1867, fino a quando, nel 1941, si realizza il progetto
per cui tanto si era impegnato Pietro Vigo: la raccolta
documentaria diviene Sezione di Archivio di Stato. L'anno
successivo il nuovo direttore chiede l'assegnazione
all'archivio di tutto il piano superiore dello stabile di
Piazza Guerrazzi, lasciato libero dal trasferimento della
Pinacoteca a Villa Fabbricotti, facendo presente che i
locali vanno resi agibili e che deve essere approntato
l'alloggio per un custode. Ipotizza inoltre l'acquisto di
riviste e materiali a corredo dei documenti livornesi.
Da questa data le carte dell'archivio storico del Comune di
Livorno si dividono in due raccolte con destini e
sistemazioni diverse. Tutti i documenti, prodotti dall'ente
successivamente al 1941 o non presenti nell'archivio storico
al momento della sua trasformazione in Sezione di Archivio
di Stato, rimasero al Comune o presso gli uffici o in
depositi e soffitte di edifici diversi. Nel 1945, in più
riprese, si verificarono furti di quantità anche ingenti di
documenti: il 26 aprile sparirono dalle soffitte del Palazzo
comunale carte "dell'archivio generale vecchio" dal 1865 al
1921 e molti registri dell'archivio di Finanza; il 28 aprile
dalla parte di archivio collocata "in cinque vani a tergo
del palazzo comunale" furono rubate diverse tonnellate di
inserti e registri degli anni 1865-1921. Il 18 maggio
seguente parte dei documenti fu recuperata presso
commercianti e si appurò che altre quantità erano state
spedite alla cartiera di Pescia. L'ultima notizia uffi
ciale, che testimonia interesse per le sorti dell'archivio,
è del 24 maggio 1950: un documento15 informa il Prefetto che
l'archivio stesso raccoglie materiale dal 1865 "ad oggi",
salvo la grossa lacuna di documentazione nel periodo
1913-1921, a causa di eventi bellici. L'archivio, si dice
nel documento, "è ordinato e inventariato".
L'incarico affidato nel 1994 alla Cooperativa "Livorno: Nouvelles
frontieres" prevedeva la necessità di affrontare la
situazione di gruppi di documenti secondo la loro
dislocazione - nel frattempo i locali del Mercato Centrale e
di Via Capocchi, usati come deposito, erano stati
abbandonati -, senza poter avere fin dall'inizio una visione
completa dell'entità e della tipologia del materiale. Fu
scelto di iniziare da una soffitta del Palazzo comunale,
nella quale si trovavano prevalentemente buste di "Affari"
comunali. La serie aveva mantenuto per lo più l'ordinamento
originario in fascicoli numerati e titolati, corredati di
rubriche alfabetiche (o Repertori), anch'esse in buona parte
conservatesi. Nel corso del successivo lotto furono
schedati i Protocolli delle Deliberazioni a partire dal
1898, i Protocolli degli Affari, dal 1887, con relativi
indici di Nomi e di Affari, faldoni di Affissioni e di
Carteggi particolari, come quelli relativi alla
illuminazione a gas, alla conduttura di acqua potabile o
alla Festa del centenario della Fondazione di Livorno.
Furono poi affrontati tutti i documenti relativi alla Leva
Militare dal 1903 al 1943, conservati in parte presso i
locali dell'Emeroteca di via del Toro 8 e in parte presso
l'Ufficio Servizi Militari e Leva situato in Piazza del
Municipio 50. In una delle sedi di questo secondo intervento
(una soffitta del Palazzo comunale), furono rinvenuti due
piccoli fondi frammentari relativi al Giudice Conciliatore
(1888-1897) e alla Pretura Urbana (1898-1909). Negli
anni successivi sono poi stati reperiti documenti
riconducibili alle serie principali, relative agli Affari e
alle Deliberazioni, fino ad arrivare agli anni sessanta del
secolo scorso e sono state schedate le serie contabili
prodotte negli anni 1900-1940. Nel corso dell'ottavo
lotto ci è stata richiesta la schedatura di un piccolo fondo
documentario relativo alla Sezione Preunitaria dell'Archivio
Storico comunale. Si tratta di materiale prodotto
prevalentemente dagli ufficiali preposti allo Stato Civile a
partire dalla Legislazione Napoleonica. Nel 1808, infatti,
con l'Istituzione della Mairie furono affidati ai governi
locali anche i compiti di registrazione delle nascite, delle
morti e dei matrimoni della popolazione. Con la
Restaurazione del 1814 le funzioni di Stato Civile,
esercitate dalle comunità in periodo francese, cessarono e
fu restituita alle parrocchie la competenza esclusiva in
materia. Furono anche ricostituite le Cancellerie
comunitative, i cui titolari riassunsero le consuete
competenze su Comunità e luoghi pii, le funzioni catastali
tipiche e, in genere, tutte le attività loro riservate dalla
legislazione precedente il 1808. Particolari
disposizioni del 1817 stabilirono poi la costituzione,
presso la Segreteria del R. Diritto, di uno Stato Civile
toscano, centralizzato, destinato a conservare i duplicati
dei registri di nascite, morte e matrimoni - da tenersi
obbligatoriamente nelle parrocchie -, nonché gli estratti
dei relativi atti che i parroci avevano fatto pervenire,
tramite i cancellieri comunitativi. A questi ultimi
venne invece affidata la tenuta dello Stato Civile dei non
cattolici, i quali dovevano provvedere a denunciare alle
Cancellerie competenti gli atti di nascita, morte e
matrimonio. I Cancellieri dovevano compilare, per ogni
comunità, tre registri trasmettendo, a loro volta, i
Duplicati e gli Estratti degli Atti all'Ufficio di Stato
Civile centrale. Una parte consistente della
documentazione prodotta da queste istituzioni è oggi
conservata presso l'Archivio Storico del Comune di
Livorno. Nel dicembre 2003 l'intero Archivio Storico
del Comune ha trovato la propria sede definitiva nei locali
di Via del Toro, dove ha sede anche l'Emeroteca
comunale. Presso questa sede è stato riunito tutto il
materiale schedato precedentemente (eccetto quello che si
trova presso gli uffici di riferimento). Al momento
della sistemazione, la schedatura riguardava gli anni 1941 -
1948 con materiale delle serie Affari e Protocolli degli
Affari. La documentazione archivistica di questi anni si
presentava particolarmente confusa, con numerose lacune,
probabilmente causate dalle vicende belliche e dai traslochi
subiti successivamente. Le "rubriche alfabetiche" o
"repertori" che corredavano i faldoni degli Affari terminano
con l'anno 1941; per questo motivo non è stato più
possibile, come per gli anni precedenti, integrare tutte le
titolazioni dei fascicoli mancanti o scartati e versati alla
Croce Rossa Italiana. Il lavoro di schedatura è proseguito,
da allora, nei locali di via del Toro ed ha avuto come
oggetto il materiale degli anni 1949 - 1955. Dopo il decimo
lotto il data-base CLAS è ormai costituito da 7012 schede.
La documentazione dal 1950 torna ad essere molto consistente
ed ancora relativa agli Affari, ai Protocolli e alla Leva
militare. La Cooperativa "Livorno: Nouvelles
Frontieres" sta portando a compimento un undicesimo lotto
dedicato alla documentazione prodotta dall'Ufficio Tecnico e
dall'O.N.M.I. L'affidamento prevede la schedatura di
310 unità archivistiche a partire dall'anno 1894 fino al
1957. Il materiale, attualmente collocato in Via del Toro,
dove è stato raccolto dopo una ricognizione effettuata in
molti uffici e in sedi disagiate dell'Amministrazione, si
presenta condizionato in buste di "miscellanea". La sua
ricognizione ha permesso una prima ricostruzione della
"organizzazione" dell'Ufficio Tecnico negli anni trenta,
quando era definito "VII ripartizione" e diviso in sezioni e
Servizi, e di alcune sue trasformazioni successive, in
particolare sono state individuate le seguenti sezioni:
Segreteria, Disegnatori, Servizio Tecnologico, Servizio
Edilizia, Servizio Fabbricati, Servizio Strade, Servizio
Urbanistica, Servizio Fognature, Sezione Risanamento (dal
1935) (legge n.1141 del 6-06-1935 mnf 6357). Il
servizio Edilizia comprendeva: Disciplina edilizia
privata, Patrimonio comunale, Manutenzione fabbricati
comunali, Progettazione scuole, ambulatori, alloggi minimi,
Toponomastica, Affissioni, Seggi elettorali. Al servizio
Fabbricati dell'immediato dopoguerra fanno riferimento carte
relative ai danneggiamenti per gli eventi bellici. I
documenti vedono come soggetti il Comitato per le
riparazioni edilizie ed il Comitato assegnazione alloggi. Il
data base CLAS complessivamente raccoglie la schedatura di
oltre 7000 unità documentarie consentendone la ricerca per
parola o più parole legate da * Es.: Porto
Oppure Porto* mediceo
La schermata sintetica di ogni singola scheda si presenta nel
modo seguente: Es.: np: 2504 (1 (6)) 1898 / 1901
Comune di Livorno Protocolli delle deliberazioni:
Deliberazioni inviate alla R. Prefettura "Deliberazioni
inviate alla R. Prefettura per il visto per
l'approvazione" Registro; * Note: Il registro
riporta l'oggetto delle deliberazioni dal n. d'ordine 364
del 30-12-1898 fino al n. 119 del 24-04-1901.
[002504] Il numero che compare preceduto da "np"
(numero provvisorio) indica la numerazione provvisoria. I
numeri che seguono, racchiusi tra parentesi tonde,
rappresentano le indicazioni di due precedenti
inventariazioni. Le date sono riportate in successione
anno, mese, giorno; seguono le indicazioni dell'Ente
produttore, della serie archivistica e del titolo originale,
riportato tra virgolette. Infine vengono specificate la
definizione archivistica e lo stato di conservazione,
contraddistinto dall'uso degli asterischi. Seguono
talvolta le "note", ambito compilato a discrezione dello
schedatore e utilizzato per precisazioni, segnalazioni
eccezionali e tutte quelle informazioni, che non trovano
collocazione in altri campi. Il master file number,
ovvero il numero d'ordine della scheda computerizzata, è
racchiuso tra parentesi quadre. Questa numerazione è l'unica
che, allo stato attuale della schedatura, stabilisce la
connessione tra il documento e la scheda compilata. Ciascuna
unità documentaria è infatti contraddistinta da una fustella
su cui è riportato il corrispondente master file number. Per
quanto riguarda il carteggio, ovvero la serie denominata
Affari, schedata analiticamente, il Data base fornisce anche
l'indice alfabetico per argomento dei fascicoli, che
compongono le varie buste. Si tratta di circa 300 fascicoli
per ogni anno.
Silvia Nannipieri
Cooperativa Nouvelles
Frontières